Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti per Corti 2020 ” 120 giorni e poi…” di Maria Antonietta D’Amici

Categoria: Premio Racconti per Corti 2020

Giorno 1

I suoni mi fanno sussultare, sperare, il suono dell’i-phone,  quello del suo motore, il campanello di casa….si accendono le speranze, vane. 

Prego, invoco aiuto per me, la mia famiglia, il matrimonio. Sono andata in cimitero dal mio babbo, ho chiesto  la sua protezione, lo faccio da sempre, quando sono davvero in difficoltà. Poi, ho come la sensazione di sentire la sua mano posata sopra la mia testa, a darmi coraggio per i giorni che verranno e nelle ore successive mi sento meno sola.

La sera mi intristisco ancora  ma la notte è terrificante, arrivano i ricordi, le  suppliche, arriva l’angoscia per essere stata abbandonata e  non essere amata, forse mai. 

Via via mi sento stringere lo stomaco e allora faccio un gran respiro per riempire i polmoni dell’ aria che mi manca, per colmare il vuoto che vivo.  Come  affrontare il presente e accettare il futuro senza il compagno della vita che ha preferito l’amicizia all’amore? Vivere e invecchiare sola, in sofferenza, cercando di dimenticare il tempo vissuto con te, una vita, due figli, gioia e dolori,  nascite e lutti, l’amore e la fine di un amore, il mio amore per te. 

Il virus che ci ha colpiti ci obbliga a portare le mascherine,  copre il naso e la bocca  ma questo non impedisce agli occhi di piangere, diventano tristi e piccoli piccoli, si inumidiscono e poi, improvvisamente, cominciano a scendere le lacrime ed è difficile, impossibile frenarle, trattenerle. 

Credo nell’amore e nell’onestà delle persone. Sono e resterò un’ eterna bambina,   non dubito  della  sincerità delle parole, salvo poi rendermi conto che spesso queste si sprecano  e si “sparano” senza esserne convinti  fino in fondo, veramente. 

Il tempo scorre così veloce da quando ho lasciato la casa dove ho vissuto con la  famiglia, sono già passati dei mesi ma l’angoscia, la perdita della persona che amo non mi fa vivere, sopravvivo, giorno dopo giorno ma non sorrido, non gioisco più. 

E mio figlio un giorno me l’ ha detto  mentre leggevo un racconto:  “Mamma sorridi!…” stai leggendo per i bambini…

Che brutta compagna di viaggio è la solitudine, rende ogni azione inutile, priva di senso perchè non ti permette di condividere il proprio stato d’animo con nessuno, che sia gioia, dolore, qualunque sentimento è solo personale, un fardello immenso, solo mio.

La voce talvolta si rompe anche al telefono mentre sto lavorando, deglutisco cercando quella lucidità necessaria per rispondere con precisione e chiarezza  perchè è questo che la persona al telefono si aspetta da me, nient’ altro. 

Ma la fede è sempre al dito, al suo posto, ho provato a cambiargli almeno la mano ma non ce la faccio, dopo poco ritorna all’anulare della mano sinistra, è li’ che vuole stare!

Giorno 2

Un altro giorno è cominciato, il tempo aiuta a riparare le pene del cuore, a cicatrizzare le ferite ma le mie  sono ancora aperte  e sanguinano copiosamente. Mi domando perchè quando una storia finisce può accadere che una persona soffra e l’altra possa invece vivere in tutta tranquillità. Non siamo stati insieme per tutto quest’arco di vita? Nella gioia, nel dolore,  in salute, in malattia finchè….Non te lo ricordi  cosa ci promettemmo anni e anni fa?

Esiste una formula per dimenticare? Per ricominciare da sola, ma con il cuore in pace, senza sofferenza?! 

Da pochi giorni ho esternato alle mie amiche più care questo mio vissuto, quanta fatica ho fatto per far uscire le parole e per raccontare  la fine della mia storia d’amore. Ogni parola si spengeva in gola e mentre parlavo, al contempo, mi sembrava di raccontare qualcosa che era capitato ad un’altra donna, non a me.

Quando gli occhi si bagnano, comincio a stropicciarli come a voler rimandare al mittente le lacrime e allora provo ad ingannarmi dicendomi: “Il collirio comincia a darmi noia, forse sarà necessario cambiarlo.”

Giorno 3

Penso a questo periodo trascorso lontano da casa,  da mio marito e mi rendo conto che ho sempre vestito di scuro, non è avvenuto consapevolevolmente ma anche la scelta del vestiario ha rispecchiato cio’ che sento, il buio che vivo mi ha talmente pervaso e stritolato da indossarlo anche esteriormente. 

Oggi  invece ho messo un vestito da donna, femminile, colorato, in cui il colore rosso è proprio sgargiante e vivo, anche il colore nero presente, è forte, ma si confronta con il rosso, se la giocano alla pari. 

Perchè ho messo un vestito? Ci ho pensato e mi sono ricordata che quando mi sono allontanata da casa ho portato con me un poco di tutto, un po’ alla rinfusa,  forse pensando che sarei tornata in famiglia presto ed è capitato nella borsa quell’ unico abito ed è quello che ho indossato oggi. C’è chi sostiene che i colori influenzano l’umore delle persone. Non so se è vero ma per la prima volta dopo mesi, un collega ha notato questo cambiamento e mi ha fatto i complimenti per la mise, una femmina è uscita allo scoperto e sinceramente  mi ha fatto piacere, ero orgogliosa di me. Almeno all’esterno posso vestire i colori, coprirmi di gioia, di vivacità e allora perché non farlo ancora? Aiutarmi, questo lo posso fare, ci sono persone che mi vogliono bene veramente, che sono legate a me da sentimenti veri, autentici. 

Giorno 120

Oggi è passata a trovarmi un’amica e mi ha fatto piacere vederla. 

Nel conversare mi ha chiesto: “Come va?” L’ ho aggiornata sulle ultime cose e poi le ho detto che sentimentalmente non è successo niente di nuovo, perciò non va affatto bene. Il detto “nessuna nuova, buona nuova” in questo caso non calza a pennello. Il silenzio di mio marito genera tanti pensieri e domande all’infinito che rimangono senza risposte o meglio, mi do delle risposte, forse le più ovvie….

Poi mi ha consigliato di chiedere aiuto per la coppia: “Non lasciare niente di intentato, c’è una vita trascorsa insieme, dovete provare il tutto e per tutto per salvarla.” Ha ragione ma controbattere il silenzio che lui ha scelto con il dialogo di coppia è davvero difficile, anche da proporre, ma dovrò provarci  comunque, la posta in gioco è davvero alta.

Stamani mentre in macchina andavo al lavoro metto una stazione radiofonica a caso e passavano una canzone di Venditti che diceva: <<Voglio te, voglio te, voglio te…fino all’ultimo sguardo, all’ultimo istante, all’ultimo giorno che avrò!>>

Insieme siamo stati a vedere il suo concerto, ci siamo emozionati, abbiamo accompagnato le parole delle canzoni che conoscevamo….

Non ci sono previsioni per il finale di questa storia, il futuro è da vivere mentre il passato ritorna in ogni momento.

Scrivo, leggo, impasto facendo il lievito madre, compro colori da vestire, cerco di riempire il tempo ma il cuore? 

Il cuore non lo posso ingannare.

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7 commenti »

  1. L’altalena di dolore ed emozioni col passare dei giorni, è molto ben descritta. Complimenti

  2. si percepisce chiaramente tutta la tua grande sofferenza.

  3. Sii forte, bellissimo racconto

  4. Il dolore e l’angoscia come il passare del tempo sono palpabili. Brava.

  5. È stato un piacere poter leggere questo…ho potuto comprendere meglio lo stato d’animo di certe circostanze e assaporare in modo più palpabile lo stato d’animo di questi pensieri e dialoghi. Sono rimasta colpita dal modo di scrivere ed esporre i propri sentimenti..tali da darmi e lasciarmi qualcosa dentro l’animo, raramente accade. Complimenti davvero, sei una persona molto bella e di gran passione e animo. ????

  6. Brava Maria, il tuo racconto è un dono per chi lo legge, un invito a ripensare alle ricchezze che attraversano la vita e al dolore inevitabile quando vengono a mancare…..eppure niente è perduto, i ricordi aiutano, le esperienze ormai hanno prodotto una sicurezza interiore che servirà, col tempo, per ripartire con colori diversi…. più caldi, più maturi e soprattutto consapevoli che la nuova bellezza portera’ nuove emozioni….col tempo

  7. Bellissimo racconto che ho letto senza quasi respirare…..l’autrice ha un grande dono….quello di esternare i sentimenti attraverso le parole messe su carta e di far in qualche modo “toccare a chi legge il suo dolore”….è un dolore profondo .. che sarà difficile da gestire e da superare. Ma mentre il passato ritorna bisogna ( anche se capisco sia molto difficile) avere uno sguardo sul futuro… Ti auguro di riuscire a guardare “oltre” con la sensibilità e la cura che si percepisce dal racconto, riesci a mettere in quello che fai! E mi raccomando non smettere mai di dare voce al tuo sentire attraverso la scrittura….è davvero una qualità che non tutti hanno e devi farne tesoro!

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