Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2018 “L’idea” di Laura Lanza

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Johann Verter saliva lentamente le scale dell’antico palazzo seicentesco. Sentiva su di sé tutto il peso del tempo. Era stanco e affaticato ma contento di trovarsi di nuovo lì dove aveva vissuto gli ultimi anni della sua vita. Non sapeva come fosse possibile, ma ogni tanto succedeva ed era sempre in occasione di un concerto.

All’entrata del Salone maggiore della Biblioteca, dove aveva trascorso tanto tempo a studiare e a comporre musica, era attaccata una locandina che, tra i tanti progetti in programma per la diffusione della musica romana del ’600, annunciava: “L’armonia e l’estasi. Musiche di Johann Verter, eseguite dal trio musicale Barocco romano sotto la guida del maestro Ian Gabrieli. Sabato 20 dicembre 2014, ore 19.30. Ingresso libero”.

Compositore, organista, maestro di coro, Johann Verter aveva scritto solo musica sacra. Avrebbe voluto osare qualcosa di diverso: aveva pensato a una forma musicale completamente nuova ma era passato troppo tempo e non ricordava più quale.

L’armonia e l’estasi non era proprio il suo lavoro preferito ma Ian Gabrieli era il maggiore conoscitore delle sue opere ed era sicuro che avrebbe diretto la piccola orchestra con grande maestria.

“2014” era scritto sulla locandina. Dunque i suoi abiti avevano quasi quattrocento anni. Dovevano essere lisi, sgualciti, sporchi. Non riusciva a guardarsi, ma davvero non doveva essere elegante. Nessuno poteva vederlo ma si sentiva fuori posto lo stesso. Mancava mezz’ora all’inizio del concerto. Mentre gli addetti alla sala sistemavano i microfoni e il trio Barocco Romano provava per l’ennesima volta un breve passaggio musicale che non sembrava convincente, il pubblico iniziava ad affluire in sala.

Johann, come sempre, si era seduto in fondo, nell’ultimo posto dell’ultima fila e, per ingannare il tempo, osservava il pubblico: autorevoli musicologi, giovani studenti, signore impellicciate, il personale della biblioteca, gli amici e i parenti dei musicisti. Qualcuno era entrato solo per scaldarsi o per curiosare; comunque erano tutti lì pronti ad ascoltare la sua musica. Ed era una bella soddisfazione. Bambini non c’erano. Qualche decennio prima, durante un concerto, nella stessa sala, aveva notato un bambino tra il pubblico: biondo, riccio, con lo sguardo intelligente. Ogni tanto si era voltato verso di lui, come se riuscisse a vederlo ma doveva essere solo una sua sensazione. Nessuno può vedere un fantasma.

Il suo sguardo si sofferma sulla libreria centrale: sul cartiglio posto sopra il primo scaffale è impressa, in oro, la voce Astronomia.

Johann pensa che l’universo intero ruoti proprio intorno a quel primo palchetto: i libri, di formato diverso, sono disposti ordinatamente l’uno accanto all’altro e così nei quattro palchetti sottostanti. Come note su un pentagramma.

A giro, sulle librerie disposte ai lati del Salone trova posto il sapere universale. Antiquaria, Bothanica, Philosophia, Ars medica, Historia, Ius civile, Ius canonicum, Res divinae.

A Johann sembra che i libri vengano fuori dagli scaffali e girino vorticosamente al centro della sala. Una giostra di volumi animati: dai palchetti più alti escono, ordinatamente, libri di piccolo e medio formato seguiti, subito dopo, dai grandi volumi in folio, collocati nei piani bassi. E dalle pagine scivolano via centinaia, migliaia, milioni di parole; le parole diventano suoni e i suoni diventano musica: quella che aveva sempre desiderato comporre.

“Maestro Verter, svegliatevi!” A parlare è il giovane direttore d’orchestra.

“Dove sono? Che succede? Il concerto è già finito? Come fate a sapere chi sono? Come sapete il mio nome?”.

“Siete in Biblioteca, maestro. Sono Ian Gabrieli, ho appena diretto la vostra opera maggiore L’armonia e l’estasi. Vi conosco da quando ero bambino. Venivo qui, con mio padre ad ascoltare i vostri concerti. Nel retrosala c’è un vostro ritratto e vi ho riconosciuto da subito. Quel giorno ho deciso che sarei diventato anch’io un compositore. Purtroppo non è andata così, sono rimasto solo un esecutore”.

“Ma avete avuto un grande successo, la sala era piena di gente. Se la mia musica vive ancora è soprattutto merito vostro”.

“Non è proprio così, maestro. La sala era piena, è vero. Ma è Natale, l’unico periodo dell’anno in cui si ascolta volentieri musica sacra. Inoltre fa freddo, siamo in un periodo di crisi economica e l’ingresso è gratuito. Non potrò continuare a suonare sempre la stessa musica;  la mia carriera è alla fine e purtroppo anche voi, presto, sarete dimenticato. Se aveste scritto anche qualcosa di diverso… Ho letto e riletto tutti i vostri manoscritti ma non ho trovato nulla”.

“Quello che dite mi rattrista molto messer Gabrieli. L’idea di cui parlate l’avevo avuta e mi è tornata in mente proprio qui, poco fa: una musica viva, reale, coinvolgente, universale. Troppo tardi, purtroppo”.

“Perché tardi? Andiamo di là, nel vostro vecchio studio e scrivete!”

“Messer Gabrieli voi non capite. Credete che io sia il vero Johann Verter? Sono solo la sua idea, il suo pensiero. La mia immagine non si riflette. Avete amato così tanto la mia musica che siete riuscito a darmi un corpo, ma il corpo non c’è, le mie mani non ci sono; non posso scrivere”.

“Potete usare le mie di mani, scriverò io per voi”.

***

Ancora una volta Johann Verter sale le scale della Biblioteca. È meno affaticato ed è felice. Il suo sogno si è finalmente realizzato. Il primo concerto della sua ultima opera. Deve ringraziare la passione, la volontà, la fedeltà di un giovane direttore d’orchestra del XXI secolo.

È arrivato tardi. ma in tempo per sentire gli applausi e l’entusiasmo del pubblico,

La locandina, accanto all’ingresso, annuncia il concerto: “L’Assoluto”. Musiche di Ian Gabrieli eseguite dal trio musicale Barocco Romano sotto la guida del maestro Gabrieli. Sabato 2 febbraio 2015, ore 19.30. La biglietteria è aperta tutti i giorni dalle 10.00 alle 13.00”.

In basso a sinistra, a caratteri piccoli, compare anche il suo nome. “Da un’idea di Johann Verter”.

“Da un’idea di Johann Verter! Da un’idea di Johann Verter! Solo da un’idea?”. Ripete furibondo il vecchio maestro prima di scendere per l’ultima volta le antiche scale.

 

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1 commento »

  1. Racconto scritto veramente bene. mi piace l’atmosfera malinconica che lo caratterizza.

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