Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “La notte “giudiziosa”” di Anna Rosa Perrone

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Cecilia seduta sul ciglio della strada, guardava la punta dei suoi piedi.

Aveva scarpe basse, come al solito, perché fra la comodità e l’apparire un pochino più alta, per lei non c’era storia.

Ogni tanto, volgeva gli occhi verso l’alto, la volta scura a piccoli pois luminosi, sembrava ricambiare lo sguardo ma con ironia…

Cecilia ma cosa ci fai là…Non sei più la piccola “giudiziosa”?

Quell’ aggettivo, che ormai faceva solo sorridere, per non dir di peggio, la definiva abbastanza puntualmente come una ragazza prudente e un po’ “sbiadita” rispetto alle sue coetanee che pensavano fosse una meteore caduta da chissà quale pianeta, una pure “vergine”, vuoi ridere?

Cecilia aveva vissuto i primi vent’anni al “riparo”, così dicevano i suoi genitori che l’avevano avuta, quando ormai la madre pensava di dover dire ciao “alle sue cose”.

A scuola, non aveva legato molto con i coetanei, la sua timidezza ne faceva una ragazza poco divertente e per giunta lei non andava mai male a scuola…mai avrebbe accettato di far “vela”, né le altre asinate obbligatorie come le vaccinazioni, per essere del gruppo.

Cecilia era tutto questo sotto il cielo… ed ora invece il “patatrac”: macchina in panne, valigia e montagna di libri al seguito!

La voce, all’improvviso, la fece sussultare interrompendo quei pensieri:

Un uomo sui 30 anni alla guida di una macchina si era fermato di fronte a lei:

-Problemi?

– Si, l’automobile si è fermata all’improvviso e non sono più riuscita a farla ripartire…

-Beh… posteggio e provo a vedere se riesco a metterla in moto.

Non diede neanche il tempo a Cecilia di dire “bah!” che era già con la testa dentro il cofano della macchina per cercare un rimedio.

-Beh sali in auto e gira la chiave quando te lo dico io, il motore sembrerebbe a posto ….

Come è successo? La macchina anche in movimento dava segnali di sofferenza? …

Qualche rumore strano?

-No, rispose laconica Cecilia, si è fermata e basta…

-Ma forse sarà la batteria, dai adesso proviamo spingerla e vediamo, dai sali sull’auto!

Cecilia dentro la macchina sgranò la marcia e mise come di rito in folle per agevolare la spinta, lo sconosciuto ad imprimere sulla vecchia scocca, tutta la sua forza con le braccia …

L’auto, senza emettere alcun rumore, percorse la breve discesa e si puntò con le sue ruote laddove la strada iniziava ad arrampicarsi verso una leggera salita.

L’uomo paonazzo in viso il fiato piccolo, piccolo…

-Senti, qua non tiriamo fuori niente … cosa vuoi fare?

-Io devo per forza essere domani mattina a ….

– E la macchina?

– Oh… a questo punto chiederò a mio padre di venirla a recuperare domani, io invece domani devo dare un esame all’Università, per forza, se perdo questo l’appello rimango bloccata per altri tre mesi.

Senti… ho il cellulare scarico, mi puoi prestare il tuo per avvisare casa?

-Volentieri, ma in questa zona non c’è possibilità di telefonare, non c’è “campo”.

comunque nel frattempo ti posso dare un passaggio sino alla fermata della corriera… mi sembra ci sia una corsa alle 6.00 domani mattina.

Ti toccherà aspettare di fronte la fermata, c’è un bar che apre solo fra due ore…

– Va bene lo stesso…

-Beh, proseguì, se non sali in macchina l’esame lo perdi di certo!

Cecilia, era combattuta: anche se  non accettava mai passaggi da sconosciuti, cosa poteva fare? era consapevole di non poter continuare ad aspettare sulla strada osservando i suoi piedi!

Aprì allora di scatto la portiera, come si beve tutta di un fiato una medicina, particolarmente amara.

Dopo aver sistemato la valigia e preso due libri dalla catasta appoggiata sul sedile posteriore   della sua auto, gli si sedette accanto.

Sei fortunata …mi hai beccato per puro caso … disse l’uomo riavviando la macchina, sono in giro perché mi hanno chiamato per un guasto, a proposito  io sono Luca, disse allungando la mano, ho appena finito di controllare le cabine elettriche della zona, sono un dipendente dell’Enel.

Cecilia, mentre ascoltava, pensava che lo sconosciuto aveva una idea della fortuna molto diversa dalla sua.

Nel tentativo di rassicurarsi, si soffermò ad osservare l’uomo.

Il viso era decisamente normale, né bello né brutto: emergevano   però occhi grandi e scuri, ed una bocca con labbra evidenti, che gli diedero una certa sicurezza…. istintivamente diffidava delle persone con occhi piccoli e labbra appena accennate, le labbra carnose le trasmettevano “a pelle” un senso di sincerità e gli occhi grandi le davano l’impressione di poterci guardare dentro senza timori…

Una volta parlando con suo padre di questo suo personale “metro di fiducia” ne aveva ricevuto uno sguardo di disapprovazione, lui non condivideva quel suo metodo bizzarro di “annusare” le persone e la invitava ad adottare un altro criterio di giudizio: il mondo animale che lei studiava con passione doveva pur insegnargli qualcosa! Le tigri non avevano forse i più begli occhi del pianeta?

I capelli dell’uomo invece erano ondulati ed abbastanza lunghi, raccolti con un elastico, Cecilia istintivamente pensò, con fastidio, a quella stranezza.

-E tu… come ti chiami? Disse l’uomo interrompendo quello sguardo di che sembrava volerlo penetrare come una risonanza magnetica con contrasto.

-Io…, disse, mi chiamo Cecilia, studio veterinaria…, ci vuole molto per raggiungere la fermata della corriera?

-No, anzi …visto che hai fretta, adesso prendo una scorciatoia…Sai, vivo in campagna …conosco bene le stradine della zona…

-Perché non stai un po’ con me anziché rimanere buttata nella stazione dei pullman? Disse l’uomo dopo una pausa silenziosa.

Cecilia sentì improvvisamente le gambe irrigidirsi ed un sudore gelido inumidire i palmi delle mani, ebbe fulminea la certezza che l’uomo, volutamente gli avesse negato la possibilità di telefonare … ed ora la strada principale era già alle spalle, sempre più lontana…

Il cuore di Cecilia aveva iniziato a correre, il sangue a pulsare da sembrare di voler uscire dalle vene…

-Oh non è possibile…non voglio… per piacere portami subito alla stazione, disse con un tono aspro che trasudava tutti i suoi timori.

Lo sconosciuto ora la guardava e sembrava deriderla, o almeno così le parve,

– Hai paura di me?  disse Luca guardandola in modo diretto

– Cecilia ora vedeva un susseguirsi di immagini …

Un operatore nascosto nella sua scatola cranica le stava scegliendo, ma lei non voleva interpretare quel film….

Te l’ho detto…disse, sempre più concitata, lasciami scendere…

Ma la macchina continuava la sua corsa sulla piccola strada sterrata e Cecilia sempre più agitata fece il gesto di aprire la portiera con la macchina ancora in movimento.

Luca, sentì lo scatto della portiera, istintivamente scalò di marcia e puntò a tavoletta il piede sul freno.

La macchina quasi ondeggiando nella stradina di campagna si fermò bruscamente…

Mentre Luca stava girandosi per cantargliene quattro vide la portiera completamente spalancata e la ragazza già sullo sterrato correre a perdifiato…

Si trovò, anche lui, quasi senza rendersene conto, per strada ad inseguire quello straccio colorato che vedeva, a tratti, balenare davanti a lui, ad urlare a quella pazza che lo indossava   di fermarsi…

Cecilia   non vedeva nulla o quasi, sentiva però gli arbusti, cresciuti spontanei lungo il sentiero, colpirla su tutto il corpo, avvertiva il suo fiato farsi minuto, i polmoni lacerarsi sotto un fuoco che sembrava porre fine al poco ossigeno rimasto, ma le sue gambe, miracolosamente, continuavano a trovare nuove energie per proseguire la corsa.

Voltava ogni tanto il capo, all’indietro, per vedere se lo sconosciuto che si era presentato come Luca teneva il suo passo…

Una morsa, un intrico di rami sempre più fitti, all’improvviso le bloccò le gambe, ebbe solo il tempo di mettere le mani avanti, per proteggere il volto nella caduta ma non emise nessun gemito, il terrore le comprimeva a tal punto la gola quasi da soffocarla.

È finita pensò e, dopo un attimo, Luca le fu addosso.

– Sei matta? no tu Sei Matta!

Cecilia vide lo sguardo dell’uomo carico d’ira, pensò che volesse prenderla a schiaffi coprì istintivamente con le braccia il suo volto.

-Ma cosa hai capito …continuò lo sconosciuto urlando, devi essere tutta scema …

Dimmi …con chi credi …

Cecilia   non riusciva a capire più nulla …e il cuore, il cuore, le pulsava dentro il cervello mentre le mani dell’uomo con violenza cercavano di liberare il suo volto dalla stretta protettiva delle sue braccia.

-Ti ho offerto solo la mia compagnia per non farti restare sola, anche se ci stavo tentando … non potevi semplicemente dirmi di no?

Pensi forse di essere un “tronco di canna”, guarda, neanche mi piaci!

Non sono uno stupratore disse continuando ad urlare.

Lo sconosciuto che cercava disperatamente di parlarle tremava, sembrava avere, se la cosa fosse stata possibile, più paura di lei…e ormai era un corso d’acqua investito da una improvvisa piena …

-Ma sei vera o sei uscita da qualche album di famiglia…

Una come te deve stare ben chiusa a casa non romp…

Cecilia con stupore, si trovò ad accarezzare il viso di quel animale ferito e… si rese conto che quel contatto le piaceva…

Cercò repentinamente di alzarsi…di allontanare da sé lo sconosciuto, cercò di ritrovare una certa freddezza, di mettersi al riparo …

Luca ammutolito sentiva ora e sempre con maggiore forza un incollarsi di carne, sentiva il seno di Cecilia gonfiarsi sotto la pressione del respiro, il calore del suo pube.

Per un attimo pensò che sarebbe stato bello non fermarsi…prendersi comunque quello che ora aveva la consapevolezza di volere e fu lui, a quel punto, a trovarsi dentro “una semina” di pensieri e immagini…

Le sue mani brandire e lacerare le vesti, le sue mani soffocare con forza le grida di Cecilia, mettere a nudo il suo ventre e sentire da quella forza e da quel “dominio” una eccitazione mai provata prima.

Prendere e basta… senza il freno delle convenzioni, prendere e basta e perdersi in quel mare oscuro…

Si arrampicò su quel corpo e lo avvolse con le sue braccia cercando di resistere a quell’onda d’urto, il calore del suo seme dentro i pantaloni improvvisamente e con semplicità mise fine a tutte le sue domande.

Cecilia guardando le sue scarpe si rese conto di essere nuovamente in piedi.

Frettolosamente Luca la invitò a seguirlo sulla strada dove aveva abbandonato la macchina.

Senza una parola la accompagnò alla fermata dell’autobus.

Cecilia capiva di essere in un grande casino: non la consolava il pensiero che sarebbe stato “facile” dimenticare,non avrebbe avuto altra occasione di incontrare lo sconosciuto, nessuno avrebbe saputo..mai!

Scese dalla macchina, prese la valigia ed i libri che aveva messo nel sedile posteriore.

Prima ancora di poter dire una cosa qualsiasi era già sola sulla via.

Cecilia, non sapeva davvero cosa fare… non poteva certo entrare nel bar di fronte …

Aveva ancora il viso paonazzo dalla corsa, le braccia e le gambe con visibili escoriazioni, gli abiti impolverati e stropicciati…

Se le avessero chiesto cosa le fosse successo, cosa avrebbe potuto dire?

Era ancora così turbata da non farsi lei stessa altredomande, ci avrebbe pensato dopo…

Rimase lì fuori, nonostante il freddo, cercando riparo vicino alla pensilina dell’autobus, sperando che nessuno la notasse, sperando che quelle ore passassero per incanto, sperando di vedere sbucare da dietro la curva la corriera.

Era passata giusto un’ora quando un uomo, occhi grandi e scuri, capelli lunghi, si fermò proprio lì di fronte.

Ebbe poche parole, le disse che aveva cercato di andarsene a casa a dormire…

Si era pure spogliato e messo a letto ma qualcosa aveva continuato a tormentarlo.

Ora era lì, per accompagnarla dove voleva purché non rimanesse per strada ed al freddo.

Cecilia seduta di fronte al fuoco del camino, in una fredda giornata di settembre,  guardava con dolcezza il suo ventre tessuto di nuova vita, ancora dopo un anno pensava allo strano incontro con Luca, qualche volta a letto ancora ci rideva con lui, ma qualche volta le tornava il dubbio…

Luca non le confessò mai che per un attimo due grandi occhi di tigre si erano posati su di lei.

 

 

 

 

 

 

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19 commenti »

  1. Ecco vedi… Se ci fosse stato “campo” non ci sarebbe stata storia!!!! Guarda cosa ci perdiamo attaccati a sto telefono!!! Emozioni, avventure, passioni … Occhi grandi e persone da incontrare …Mi è piaciuto molto il tuo racconto Annarosa davvero!

  2. Racconto avvincente ma, per me, un po’ inquietante. Tratta forse di una violenta passione? Per fortuna finisce bene, come purtroppo spesso non accade. Eppure rimane il dubbio che l’atto tra i due sarebbe potuto essere altro. Sei stata molto brava a tessere una trama che tiene con il fiato sospeso e che, a mio parere, sarebbe interessante anche nella sezione per corti. Io, infatti, ho visto il film! Complimenti!

  3. Mi piacerebbe che i 23 autori che hanno commentato il mio racconto inviato al concorso 2017 leggessero questo mio nuovo racconto dandomi elementi di riflessione.

  4. Un grazie ad Anna Sambo ed Anna Mariga per aver letto e commentato il mio racconto

  5. La realtà è amara e troppe volte si conclude nel modo più drammatico. La storia di Cecilia invece ha un lieto fine e tuttavia, dopo la lettura, mi è rimasta l’angoscia, Angoscia perchè ormai la dura realtà ci toglie la serenità e la fiducia impedendoci di apprezzare momenti che potrebbero evolvere in rapporti positivi. Sei riuscita a trasmettere molto bene questo profondo disagio femminile. Complimenti Anna Rosa.

  6. Anna Rosa,
    Come già detto da altre autrici, mi sembra che questo tuo racconto sia adatto alla sezione corti.
    Mi è piaciuto tanto.
    Ho trovato l’ultima frase piuttosto spiazzante perché insinua nel lettore un dubbio sul comportamento di Luca. Possibile finale aperto.
    Complimenti!

  7. Auguri di buon Natale a tutti, organizzatori ed autori di “RACCONTI NELLA RETE”

  8. Grazie Gianluca

  9. Grazie Lorenzo

  10. La storia riesce a tenere desta l’attenzione del lettore fino alla fine, perchè ‘svolta’ sempre in un’altra direzione rispetto a quella più prevedibile, sedimentata dalla lettura e dalla visione di storie su storie sempre molto simili tra di loro. Qui, invece, la misdirection funziona fino all’ultimo. E’ il principale pregio di un racconto molto ben costruito. Complimenti.

  11. Grazie per il commento Penna Bilama, mi fa davvero piacere che ne abbia colto il “ritmo” e la tensione.

  12. Una trama tesa e veloce che come ha acutamente notato PB ti porta sempre a scartare e riconsiderare. Un finale che lascia in effetti qualche inquietudine sul futuro: ma su Luca possiamo stare tranquilli o no?

  13. Ciao Anna Rosa, leggendo il tuo nuovo racconto sono andata a ricercare l’altro. Benché i personaggi e le trame siano profondamente diversi, non posso fare a meno di notare il “passaggio da uno/a sconosciuto/a” che li accomuna. Fidarsi o non fidarsi? In entrambi i tuoi racconti il finale non è negativo, ma lo/a sconosciuto/a lascia qualcosa.
    Forse Ada e Carlo potrebbero essere i Cecilia e Luca del futuro? Chissà. Complimenti per le atmosfere notturne che riesci a creare, quasi da film.

  14. Di questi tempi oscuri, fidarsi è un dilemma direi quasi indistricabile e il tuo racconto ha reso alla perfezione questo dilemma. E anche con il lieto fine, il dubbio a volte fa capolino, proprio come succede, a volte, nella realtà.

  15. Ringrazio Marco, Silvia e Antonella per aver letto e commentato il mio racconto. A Silvia una domanda quale fra i due racconti ti è piaciuto di più?

  16. Ciao Anna Rosa, scusami per l’imperdonabile ritardo.
    Come Silvia noto una continuità con il racconto dello scorso anno e anche una maturazione.
    Ciò che mi ha colpito è l’uso ripetitivo e quasi ossessivo delle virgolette e punti di sospensione; sembra che Cecilia viva in una sorta di mondo indefinito dove i termini sono “per modo di dire”, le affermazioni non concluse e le domande insolute, esattamente come i contorni poco chiari della notte.
    Il finale è alla Thriller di Micheal Jackson; lo sguardo ferino che spunta a sorpresa in un apparentemente tranquillo quadretto familiare in cui però il dubbio ancora aleggia, rende il racconto inquietante e sorprendente al punto giusto.

  17. Un racconto con sorprese continue e il ritmo incalzante di un thriller. Originale il finale, che riporta finalmente il lettore in acque conosciute. Molto brava!

  18. grazie a Marcella e Caterina per i vostri commenti.

  19. Tra i racconti che hai scritto questo è quello che mi è piaciuto di più. Sembra andare in una direzione e invece ne imbocca un’altra sorprendendo il lettore. Complimenti

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