Premio Racconti nella Rete 2018 “Pánta rheî” di Rosario Toscano
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018Al volger dell’autunno Roma è bellissima; giace placida ai lati del Tevere coccolata dalla mitezza dell’aria e dai colori accesi dei cieli del Sud, mentre la sua gente si affanna caotica per compiere la propria giornata. I contorni dell’Urbe sembrano infiammati dall’oro del tramonto all’orizzonte e davanti a me il fiume battezzato da Tiberino Silvio compie un piccolo salto dopo aver incorniciato l’Isola.
Il vento ha la flebile forza per sollevare qualche foglia gialla dal manto stradale e disturbare la fiamma del mio accendino che ravviva la sigaretta stretta tra i miei denti, ma subito smorza la sua potenza; ho giusto il tempo di appoggiarmi al parapetto del ponte per godere meglio dell’inchino che la Storia e la natura han voluto regalare a questa città.
Ma i miei occhi smettono di vedere le cose, abbagliati di buio, così come accade quando incautamente si cerca di sostenere lo sguardo verso il Sole. Il Tevere si chiude nel silenzio e tutto intorno a me perde forma e sostanza. Percepisco soltanto i battiti del mio cuore che accelerano come non mai di concerto con il respiro e fanno molto rumore. Il mio stomaco cede insieme alle membra ed il mio ventre si contrae.
Si avvicina a me così all’improvviso, come già accadde. Ho l’impressione di un dejà vu, ma noi sappiamo che non è così: un uomo non può ripetere per due volte la medesima esperienza!
Infatti non fu qui e non fu così prossima a me tanto da poter quasi vedere il suo terrificante volto di fango. Mi costringe a terra, chino sui suoi gelidi piedi di marmo ed io ho davvero paura.
Sento la sigaretta spegnersi tra le mie labbra, incendiarmi la bocca e spargere fuoco freddo fin dentro le viscere del mio corpo ed al brillar dell’ultima fiammella blu, sulla Città Eterna è calata la Notte a riprender con sé la macabra prole. E sì, si allontana da me che rialzandomi sento il frastuono del fiume sul rinfianco del ponte e l’acqua che procede sotto le arcate.
Atropo ripone le cesoie e lascia scorrere via il filo imponendomi di andare avanti, ma la falce nera ha ferito la mia anima di un dolore che finora avevo avuto la fortuna di non conoscere.
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Complimenti Rosario, bellissimo, con poche righe hai reso l’idea racchiusa nel titolo. Immagine poetica che in un attimo è spazzata via dal terribile scorrere degli eventi. Ne ho percepito tutta la sconvolgente forza distruttiva.
Pasqualina, grazie per aver letto il mio racconto.
E grazie, ovviamente, per il tuo commento.
In bocca al lupo!