Premio Racconti nella Rete 2017 “L’estinzione di una specie inesauribile” di Maria Letizia Balsamo
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017Al di qua di una lingua di fuoco che crepita con la sua rarefazione sull’oscurità di un universo ignoto si ergono dei bastoncelli che sorreggono l’ardente copricapo agitato dal moto fiacco e muto di ignari corpuscoli.
Al di là della lingua di fuoco che seguita a crepitare schiudendo valichi sull’oscurità di un universo ignoto, i bastoncelli articolano tra loro arcane logiche in cui, a fasi alterne, s’annida la vampa della creazione sullo sfondo di un’apparente inerzia che fluttua esalando lapilli di immortale indeterminatezza.
Fabrien è allineato agli altri, ai suoi simili e vi rimane per un intervallo di tempo indefinibile fino a quando non percepisce una scia di calore e di luce che distoglie tre dei suoi compagni addossati alla sua superficie.
Nessun perscrutabile motivo può giustificare l’esercizio di Kiero 220 che, dietro preciso ordine di un essere animato, carbonizza tutto quello che contiene al suo interno.
Kiero annienta i compagni di Fabrien con colpi sequenziali, mentre getti improvvisi d’energia si spargono intorno, sotto e sopra di lui. I suoi candidi compagni lambiscono la sua superficie e Fabrien indirizza loro una missiva molecolare, un segnale atomico. E’ una modalità, forse l’unica da lui conosciuta. Ambisce ad una cooperazione che schiuda un varco nella comprensibilità di quegli eventi. Che renda chiaro un profilo della realtà e degli esseri che la costituiscono.
Fabrien attende, ma non riceve alcun segnale! Le fibre dei suoi amici ostentano riserbo. Solo il sussurro dello sciame d’elettroni che volteggia attorno al nucleo con un ritmo disciplinato, ma qualcosa sta per accadere!
L’assenza di rumori satura quel contenitore pieno di loro, colmo di volontà e intenzioni esterne ed in interne ad esso.
Ad un certo punto Fabrien capta un’oscillazione, una variazione della sua configurazione organica che scuote la sua grammatura. Intercetta una serie di sussulti che si spostano lungo il suo asse e che non aveva mai esaminato.
Qualcosa è accaduto o forse sta per accadere proprio in quel momento.
Accade che adesso avverte e sinora non è stato così!
Ma se lui è sempre stato lì, allora come mai non ha sentito d’esserci?! Come mai non ha avvertito le sue fibre vibrare, i suoi elettroni turbinare, le sue particelle oscillare!? .. Osserva i suoi compagni che gli sembrano indistinguibili da come si presentavano qualche minuto prima. Sono ancora lì, impilati su di lui e silenti come lui. Oppure no! Forse è stato lui a tramutarsi. Qualcosa è accaduto nel suo organismo, nel suo essere inanimato dotato di una natura vibrante. Gli è successo qualcosa e vorrebbe comunicarla a quegli esseri animati che gironzolano fuori da quel posto che contiene lui e i suoi compagni costretti all immobilità!!
Movimento, … è dunque questo che li distingue? Il potere di un organismo di attraversare l’aria con i propri elementi costitutivi o l’intenzione di volerlo fare seguita dalla possibilità di realizzarlo?
Fabrien accredita la possibilità di spostarsi fuori da quel contenitore e indirizza le sue prestanze in quella direzione, ma niente, non succede proprio niente! Non riesce a muoversi o per lo meno così stima. Non riesce a delimitare i contorni del suo essere, ma sa che continua a rimanere sprangato in quello spazio privo di radiazioni luminose dove non può scorgere nessun altro che i suoi silenti e bianchi compagni.
Loro lo notano? O non sono dotati di quest’abilità?
Lui è stato fuori da quel vasto spazio privo di radiazioni luminose. Ebbene, prima di essere impilato e collocato dov’è adesso, è stato fuori, ha guardato ciò che può fare quel contenitore buio in cui si trova. Quel contenitore avrebbe riservato lo stesso trattamento anche a lui.
Sente di non riuscire più a sopportare tutto quello che sta accadendo! Perché qualcosa sta accadendo. Non s’è mai trovato in un simile disposizione. Si chiede quali motivazioni abbiano generato il mutamento delle sue capacità, se sono state quest’ultime a mutare o se è lui ad essere incapace di attivarle e se adesso può farlo, come mai può riuscirci?
Nessuna risposta lo sostiene, sa che era decisamente meglio prima, quando non poteva vedere, né avvertire nulla che fosse collegato al suo essere, ai suoi simili e agli esseri che gironzolano fuori da quel contenitore. Si, perché adesso che conosce vorrebbe trovare un rimedio ad una condizione che gli si prospetta in tutta la sua chiarezza.
E’ un’esecuzione collettiva quella che viene compiuta contro i suoi compagni. Gruppi di loro carbonizzati o maltrattati dalla pressione di un pulsante posto fuori del contenitore, un pulsante pigiato da uno di quegli esseri animati che girano attorno ad esso.
.. e se il problema invece fosse diventato lui!?
E se lui adesso non è più lui, ma è divenuto un essere animato?!
Fabrien rimane in attesa del plotone di esecuzione. E’ solo questione di tempo e qualcuno schiaccerà il pulsante “start” infliggendo il letale comando. La separazione dagli altri avrà il medesimo ineffabile ghigno e, pur ricorrendo a differenti travestimenti, indosserà la medesima veste. Cilindriche e difformi appendici mobili, di lunghezza variabile, si posano su quel pulsante. Alle loro estremità distali una patina lucida, quella di quei grandi esseri animati.
Esseri molto diversi da lui e dai suoi compagni.
Esseri che gestiscono il potere di decidere della loro ventura.
Tac, toc, tac .. i suoni si fanno sempre più intensi e nitidi …
Uno di loro si ferma davanti al grande contenitore ed emette dei suoni. Fabrien comprende tutto. E’ sgradevole! “Si tratta di una notizia a tutti gli effetti. Fai una copia dell’articolo per sicurezza.”
Non comprende il significato di quei suoni ma presagisce che, se quell’essere premerà quel pulsante, il compagno che sta sopra di lui verrà aspirato e allontanato per sempre. Anche lui lo seguirà a ruota.
Non sa collocare quel momento nel tempo e neppure nello spazio di quel piano su cui è stato ammucchiato insieme ad altri compagni. Altre volte è accaduto di trovarsi in un gruppo. Non capisce il motivo, sa che si è trovato fuori da Kiero. Ne ha potuto scorgere i bordi neri che contornano lo spazio chiaro attorno ad esso.
D’un tratto però accade qualcos’altro. Percepisce i suoi confini spaziali. Tutta la sua piattezza, tutta la sua sottigliezza. Sente di avere un valore. L’intreccio delle sue fibre vibra con vitalità per riportarlo indietro agli albori della terra da cui proviene. Quella terra in cui ha piantato le barbe e da cui ha estratto l’essenza della vita. E’ stato parte integrante di un insieme dotato di un equilibrio assoluto che è stato fatto a pezzi da quei grandi esseri animati che lo hanno ripetutamente scalfito e spappolato.
Esseri che lo hanno sbatacchiato e ricoperto di una sostanza simile a quella da lui stesso prodotta in seno. Sostanza di cui sente la penetrante fragranza.
Questi esseri lo hanno pressato e manipolato per produrre quello che è diventato adesso. Qualcosa che serve a loro! A quegli esseri animati.
Subire tutto quello è servito a qualcosa! Forse.
Le sue fibre si disgiungono, si allontanano, il suo mondo interiore è già cambiato o chissà, magari è stato sempre quello, ma finora non ha avuto la perizia di spalancare gli accessi sull’oscurità dell’universo ignoto dal quale proviene. Al momento gli risulta difficile continuare ad esserci nella cognizione che, di li a qualche attimo, non sarà più lo stesso.
Fabrien non accetta l’idea che in passato, in un passato parecchio passato, è stato qualcos’altro! Un essere vivente su cui hanno trovato riparo una moltitudine di piumati, su cui si sono appoggiati migliaia di quegli stessi esseri che ad un certo punto lo hanno preso a colpi di accetta e lo hanno trasformato in quello che è adesso. “La sua resina, la sua linfa così viva, la rigogliosità di quella verde chioma, la frescura.”
A dispetto delle correnti fattezze Fabrien sente di racchiudere una parte di quell’insieme dotato di un equilibrio perfetto, di esserne addirittura una armoniosa sintesi.
Ha capito che quelle creature animate vogliono eliminare lui e tutti quelli della sua specie e lui non ha alcun potere, non possiede alcuno strumento per impedirglielo, ma lo vorrebbe! … Oh, come lo vorrebbe!
Kiero non emette suoni. L’essere animato preme più volte il pulsante “start” con il viso paonazzo, ma non accade nulla! Nessun fascio di luce, nessuna ondata di calore invade lo spazio di quel contenitore. Qualcosa non funziona e Kiero manda un paio di avvisi sonori e visivi a quell’essere dalle estremità lucide e colorate che si pigola con un simile “ Senti, prova ad aprire il vassoio uno. Magari c’è qualche foglio incastrato e se lo rimuovi delicatamente puoi riavviare e sperare che questo rottame si ripigli.”
L’essere tira a sé il vassoio e qualche istante dopo un bagliore diffuso scivola su Fabrien che riesce a scorgere quell’essere in compagnia dell’altro suo simile. Il suo aspetto è stravolto e continua a comunicare con l’altro che abbassa il capo. “Quanti soldi sprecati! Queste macchine che fanno da fotocopiatrici, da stampanti e da chissà che altro, alla fine si guastano così tante volte da diventare in poco tempo dei ferrivecchi.”
L’essere animato si flette, apre altri cassetti nel tentativo di risolvere l’inghippo, ma proprio nell’attimo in cui Fabrien mette a fuoco quei gesti, un’esuberante folata s’introduce da una cavità rettangolare poco distante da Kiero. Percorre lo spazio e risucchia Fabrien …
Lo trasloca fuori dal contenitore, oltre la cavità rettangolare e lo fa roteare e roteare su stesso decine e decine di volte finché il suo moto non cessa su di un manto verde ai piedi di…
.. un tronco di pino.
Si accartoccia ai suoi piedi e battuto dalla pioggia insistente e dall’incuria di quegli esseri animati, rimane a lungo in quella posa. S’inzuppa, si macera e, trascorso un intervallo di tempo che non sa quantificare, attraversa l’oscurità di quell’universo ignoto per essere assorbito un’altra volta dalla terra in cui aveva affondato le sue radici.
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