Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2017 “Il lieto evento” di Rosa Maria Petitto

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

1

Tutti si chiedevano: ce la farà il nonno?
Erano anni che aspettavano la sua morte. Non che la aspettassero per divertimento, no. Ma quando si arriva a quell’età e in quelle condizioni…
Era malato. Da tanto, da tanto davvero. Stava su una sedia da quando Elisa ne potesse avere ricordo.
Chi lo avesse conosciuto, avrebbe certo trovato acredine nei suoi occhi e qualcosa di peggio nelle sue parole. Diciamoci la verità: era un uomo astioso ed egoista. E lo era da sempre!
Le malattie hanno lo strano effetto di far sembrare miele il culo di un mulo, pensava tra sé e sé Innocenza, la badante che da qualche tempo aveva invaso casa. Quel mestiere non era facile, ma in certi casi le rendeva complicato respirare a fondo, senza nervosismi, e lasciava a vagare nella mente frasi inopportune che di sicuro le avrebbero fatto perdere lo stipendio e la professionalità.
Trovava commovente la pazienza dei figli: ogni giorno si verificava una processione, un andirivieni sistematico della prole di quel diavolo di uomo, che si alternava sempre agli stessi orari, col sorriso e un nascosto senso di inquietudine che li pervadeva, aspettando l’umiliazione presto inflitta. Era una certezza. Qualcosa cui erano abituati. Quasi un’attesa. Sì, perché una volta, uno strano giorno a dire il vero, Innocenza ricordava perfettamente com’era andata.
Si erano susseguiti uno dopo l’altro, nel solito ordine, e tutti, proprio tutti erano andati via impensieriti. Nessun rimprovero, nessuna parola brusca, nessuna occhiataccia; un velo di benevolenza accarezzava ogni suo pensiero e anche il volto era come trasformato, comprensivo, di pentimento per il passato.
E non appena usciti avevano chiamato, tutta notte avevano chiamato, certi che quelli non potessero che essere i segni di una presta dipartita. Il Cielo se lo stava portando!
Invece no. Dio solo sa cosa fosse successo, ma lui era ancora lì e non aveva tardato a tornare il solito bisbetico di sempre. Cosa che rasserenò non poco i famigliari con buona pace di tutti.
Innocenza non poteva avere la stessa calma: il sangue di quel tipo non scorreva nelle sue vene, né lo aveva scelto, piuttosto si sarebbe tagliata le mani, come compagno di vita. Lo aveva fatto, chissà poi perché, Paola, la signora, come la chiamava in presenza di altri.
La signora era un’altra cosa: buona nel vero senso del termine. Sebbene l’inizio del loro rapporto non fosse stato dei migliori, le due donne avevano legato molto, e segretamente.
Da principio, Paola non voleva un’estranea che si aggirasse tra le sue stanze, che armasse nella sua cucina, che mettesse mano tra le stoviglie, tra i bicchieri di cui andava fiera e di cui solo lei sapeva quando, dove e perché erano stati acquistati. Era stizzosa, come solo una donna sa essere, e gelosa delle sue sedie.
Ma era anche molto stanca; per l’età, per la vita, per una sorta di arrendevolezza che la contraddistingueva. Così smise di lottare. E quella che sembrava remissività coniugale, venne capita e presa per ciò che era: una bontà d’animo che non poteva essere intaccata da nessuna avversità.
Scavato sotto la crosta della diffidenza, avevano trovato due solitudini così similari, che presto furono alleate, poi amiche.
Innocenza era contenta, perché non aveva mai visto la signora così risoluta come in quel periodo. C’era un evento che incombeva, qualcosa di straordinario che la scuoteva. Per questo prese a uscire tutti i santi giorni, a incontrare gente, ed assunse la posa di una persona d’affari, che non ha tempo da perdere e spiccia questioni di vita o di morte. Per tutto il paese Paola si dava arie: presto, prestissimo, Elisa, la sua unica nipotina, si sarebbe sposata, e anche se non le mancava certo l’organizzazione, c’erano ancora troppe cose da sbrigare, davvero troppe, e non aveva tempo, non poteva star lì a ciarlare con Benedetta che si vantava della sua pastiera, eh no! Benedetta non aveva mai niente da fare, era questo il punto!
Paola si sentiva investita di un’altissima carica politica, famigliare, quasi sacerdotale.
Quel pomeriggio aveva appuntamento con la sarta. La figlia l’aspettava fuori del negozio: doveva provare per l’ultima volta il suo vestito e lo aveva preso così a cuore, che era quasi come l’ultima prova dell’abito nuziale.
Non aveva mai avuto niente di così elegante. Neanche per il matrimonio della figlia, neanche per il suo di matrimonio. Ne aveva scelto con cura stoffe, colore e modello e, il suo corpo, rimasto esile ma abbandonato all’incuria degli affanni, sarebbe tornato vivo per una notte almeno. Si era persino tinta i capelli in anticipo, perché quel nero non risultasse troppo acceso per la sua età, il giorno delle nozze; impaziente, in realtà, di vedere quale sarebbe stato l’effetto finale con quel capolavoro indosso.
Erano almeno tre notti che non dormiva. Le batteva il cuore. Mentre il marito le assicurava che presto sarebbe morto, a lei batteva il cuore e non si voleva fermare. Quando finalmente poteva chiudere gli occhi, lo vedeva nettamente: la lunga gonna a strascico, la fascia sotto i seni, l’ardito scollo a v, e le maniche, oh le maniche. Ripetendo due parole, scivolava verso i sogni: ruche-georgette, ruche-georgette.
Ora, dietro la tendina, mentre in sottofondo battevano gli aghi delle macchine che andavano su e giù, Paola si stava commuovendo: era bellissima.

2

?È tutto il pomeriggio che sei fuori!-
-Ho preso il vestito, è pronto, lo vuoi vedere?-
-È tutto il pomeriggio che sei fuori!- si sentì ripetere Paola in modo ancora più furioso, e senza il minimo riguardo per il suo entusiasmo ormai andato a farsi benedire.
-Non mi piace quando mi lasci da solo con quella.-
-QUELLA ha un nome.- urlò dal corridoio Innocenza.
-Vedi? Un giorno mi avvelenerà. Sta solo aspettando che passi questo trambusto per te, per farti stare tranquilla, e poi mi ucciderà. E tu d’accordo con lei…-
-Ma caro, Innocenza ti vuol bene, è vero Innocenza? Nessuno ti vuole uccidere.-
-Già, tanto a che serve. Rischiare la galera per uno che è già fatto di vermi.-
-Non dire così…-
-Come mai tutti questi preparativi per il tuo vestito e il mio era pronto da mesi?-
-Per un uomo è diverso.-
-Per un uomo morto è diverso. Che vi importa! Non arriverò a quel giorno, non vedrò niente, non vedrò… niente.-
Eccolo lì, in lacrime e pieno di livore verso la vita, verso chi restava, ma più ancora terrorizzato dalla morte. Erano gocce rare. Lei ne provava sempre compassione.
Ma poi, per un attimo, lo sguardo si trasferì sull’incarto scintillante che stava sul tavolo e il cuore le tornò a battere.
Mentre si preparava per la notte scandagliò le pareti della stanza da letto e le trovò spoglie e poco alla moda per il fotografo.
Si infilò tra le lenzuola fredde, appena cambiate, e già impregnate di medicinali. L’odore della malattia l’accompagnava da almeno vent’anni.
Voltato lo sguardo alla sua destra, vide il profilo dell’uomo che aveva sposato. Un tempo, le pareva di ricordare, l’aveva amata. Ora, che supino si faceva via via di cera, l’aveva abbandonata prima ancora di andarsene per sempre. Eppure lei gli era sempre rimasta accanto. Gli voleva bene. Come ne voleva agli altri suoi figli.
Nemmeno il vestito aveva voluto vedere.
Il vestito invece la guardava, appeso con cura all’anta dell’armadio, quella con lo specchio, perché potesse continuare a splendere anche al buio, col po’ di luce che si intrufolava dalla strada attraverso le persiane.
Mancava poco, e tanto era rimasto in sospeso. Domani se ne sarebbe occupata.
Passò in rassegna tutto e le sembrò impossibile da poter fare sulle sue gambe.
Ma alla fine, tra un rantolo del vicino e lo specchio che la fissava, si disse un Amen, e niente più.

3

Innocenza era arrivata presto come tutte le mattine. Paola era già in piedi da tre quarti d’ora e aveva cambiato le lenzuola, dato una spazzata veloce e rassicurato il marito sull’assoluta improbabilità che, dopo tutti quegli anni, sarebbe potuto morire proprio da lì a sei giorni.
Teneva le mani sulle ginocchia, dritta sul ciglio del divano, come un’atleta pronta a scattare al segnale. Pareva immobile e rigida, lo sguardo fisso alla parete di fronte, una statua. Raccoglieva tutta l’energia di cui avrebbe avuto bisogno in quella lunga giornata. Si scaldava, e vedeva chiaramente il percorso che le sarebbe convenuto seguire per risparmiare le sue povere ossa. Così la trovò la badante.
Lei, da parte sua, la salutò sulla porta e la vide allontanarsi con delle spalle così dritte, da militare, che la fecero sorridere di orgoglio.
La prima tappa dell’interminabile cammino, le aveva portato via praticamente tutta la mattinata: sua cugina non aveva ancora finito i centrini all’uncinetto per le bomboniere e l’aveva chiamata per avere due mani in più. Lavorarono in silenzio, concentratissime e nervose. Quando finalmente contarono l’ultimo, Paola sollevò il capo e disse: -Adesso ti parlo del vestito!-
Pranzarono assieme e si fecero compagnia e quando gli esercizi riaprirono si rimise in viaggio.
Andò affannando dal droghiere in fondo alla via per chiudere un vecchio conto, perché non si dicesse che viveva da gran dama sulle spalle altrui; comprò dei girasoli, due ceri, e li portò sulla tomba della madre. E lì rimase per un po’, più di quanto avesse programmato, perché aveva molte cose da raccontarle, e poi già che c’era andò da tutti, ché ben pochi del suo passato camminavano ancora sulla terra.
Sul tramonto, che si stava facendo, si rese conto che era già ora di rincasare e si rammaricò di non aver fatto tutto, ma almeno, le cose importanti, quelle sì.
Con passo meno convinto fece la sua solita salita, senza affrettarsi adesso, e guardando sulla cima che chissà quando avrebbe raggiunto.
Sulla porta, finalmente, il cuore le riprese a battere e questa volta non se lo seppe spiegare. Con una mano sul petto che ci era andata spontaneamente, sorrise, perché riconobbe un palpito che non sentiva dacché era ragazza: il palpito dell’attesa.
Dentro era buio. Piero già dormiva.
Innocenza doveva essere andata via da poco: il piatto che le aveva lasciato era ancora caldo. Consumato il pasto con una sottile tristezza, d’improvviso la raggiunse il peso degli anni: solo ora si era resa conto di quanto fosse vecchia.
Si stese sul letto, giusto un po’, a riprender fiato. Si era mossa al buio e quasi come un serpente per evitare di svegliare il marito, ma qualcosa doveva essere andato storto, perché lui aveva iniziato a imprecare e la guardava come se volesse morderla.
Lei gli chiese scusa.
Tornata la calma, il peso del corpo stabilì spontaneamente il suo posto sopra quelle coperte. Lui riprese a dormire e lei lo lasciò fare. E lo lasciò fare anche mentre sentiva venirle meno l’aria e qualcosa, oltre al sudore, piombarle sulla fronte. Il cuore le batteva, ora sì che le batteva, lo sentiva dappertutto, e con un ultimo dolore silenzioso ecco che smise.
Quando l’amica la trovò così al mattino non disse una parola, sedette lì accanto e rimase immobile, afferrò il telefono per avvertire i figli, si sentì di colpo triste, pianse, poi si fece forza. Andò verso l’armadio, e prese quel vestito che Paola avrebbe indossato per una festa tutta sua.

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22 commenti »

  1. Rosa Maria,

    che scherzi di cattivo gusto gioca talvolta il destino!

    Ho rinvenuto nel tuo racconto uno dei caratteri che, personalmente, adoro trovare nelle storie brevi: una costruzione dei personaggi davvero perfetta.

    I personaggi principali, così diversi ed allo stesso tempo legati tra loro, sono delineati fin nei minimi dettagli, finendo per sembrare così veri e reali da far impressione.

    La storia è scorrevole ed appassionante; il finale dal retrogusto amaro non poteva essere più azzeccato.

    Complimenti

  2. Lorenzo,
    contentissima che ti sia piaciuto e ti ringrazio per la bella critica. Tra l’altro, essendomi appena iscritta al sito ed avendo una mole di materiale enorme da poter consultare, mi sto servendo dei tuoi commenti per scegliere le mie letture.

  3. Una storia dal sapore drammatico per la situazione in cui i personaggi si muovono, ciascuno con i propri caratteri secondo uno schema abbastanza conosciuto tipico della famiglia di una volta. Il marito duro e un po’ padrone, la moglie brava e premurosa un po’ sottomessa, e la figura della badante che osserva tutti e tutto dall’esterno commentando a suo modo. Scorrevole e piacevole con il finale che ribalta l’inizio della storia e in parte sorprende.

  4. Splendido racconto splendidamente scritto. Gocce ironiche qua e là sparse con eleganza, elegia della vecchiaia nella sua miseria e nella sua nobiltà. Veramente un bel lavoro. Grazie!

  5. Rosa Maria,

    grazie per la fiducia, mi hai assegnato un compito difficilissimo!!!!! 🙂 🙂 🙂

    In ogni caso, come avrai notato, su questo sito è difficile fare cilecca: gli elaborati sono tutti talmente belli che è quasi impossibile incappare in una lettura banale o noiosa.

    Ancora complimenti per il tuo bel racconto.

  6. Che bel racconto! I personaggi sono così ben delineati che ci si affeziona a loro. Molto bella la parte in cui si descrive l’entusiasmo della moglie per il vestito.

  7. Cara Rosa Maria il tuo racconto sicuramente riguarda un tema ricorrente … la morte, ma soprattutto rispecchia la realtà dei coniugi che, ad un certo punto della loro vita insieme, iniziano a pregare di morire l’uno prima dell’altro, fanno quasi a gara a chi deve morire per primo! E la vita alle volte fa degli strani scherzi, proprio come nel tuo bellissimo racconto.

  8. Incuriosita da come si sarebbe svolta la vicenda o “il fattaccio”, ho continuato a leggere questo particolare racconto, che sul finale ha ribaltato tutta l’aspettativa lasciando sorpresi e sbalorditi dall’imprevisto della vita!

    Bellissimo!

  9. Ugo Mauthe, Ivana Librici, Lucia Finelli, Alesshandra
    Ringrazio tutti per la vostra attenzione, per aver apprezzato così tanto il mio racconto e per le bellissime parole che mi avete dedicato.

  10. Maddalena, felice che ti abbia fatto passare qualche momento di piacevolezza.

  11. Rosa Maria,
    arrivata ad un certo punto, ho capito come sarebbe finito il racconto. Letto tutto d’un fiato perché traduce quello che è sempre stato un mio sogno ricorrente che poi, purtroppo, si è avverato quasi nello stesso modo. Grottesco quanto basta per descrivere la realtà che supera spesso se stessa. Mi è piaciuto proprio tanto.

  12. Mi è sembrato di vederli tutti, mentre leggevo! E sono riuscita ad immaginare bene l’affanno di Paola, dietro al suo bel vestito, associato alla sua voglia di concentrarsi sul lieto evento, per distogliersi dalla meno lieta realtà di un marito burbero e malato (ma più malato o più burbero? 🙂 ). Complimenti!

  13. Molto bello questo racconto, ottima caratterizzazione dei personaggi. Il finale a sorpresa, struggente e delicato, fa riflettere, ancora una volta sulla forza delle donne. Bellissimi gli accenni all’ empatia e alla complicità femminile. Complimenti Rosa Maria

  14. @Paola Dalla Valle grazie del commento e mi fa davvero piacere che ti abbia appassionata.
    Silvia Schiavo e Gloria Fontanive, voi due avete colto gli aspetti che più mi stavano a cuore della mia protagonista, alla quale ovviamente sono molto affezionata. Grazie!

  15. Complimenti Rosa, un racconto coi fiocchi, molti personaggi ben descritti una prosa di alto livello, un personaggio nascosto (il vestito) che estrae emozioni e sentimenti dalla protagonista e che sembra quasi un parallelo alla Dorian Gray, finale a sorpresa.
    Bravissima!

  16. Gianluca Zuccheri, grazie per il tuo commento e, addirittura, per il parallelo con Dorian Gray.

  17. l Le parole hanno un grande potere e vanno sapute usare. Cara ROSAMARIA PETITTO non scrivi per dire qualcosa,ma scrivi perchè hai qualcosa da dire Questo racconto dal titolo che inganna il lettore è un romanzo capace di conquistare dalla prima all ultima pagina per capacità narrativa e per concatenazione di eventi. BRAVA

  18. Angela Nanci, grazie per le belle parole. Felicissima che ti sia piaciuto così tanto

  19. Personaggi ben definiti, che si amano e si odiano, reali e quasi tangibili. La storia è stupenda e dimostra quanto spesso sia crudele il destino. Scrittura davvero piacevole, che scorre e ti coinvolge con estrema facilità. Complimenti!

  20. Nicole Florile, anche a te vanno i miei ringraziamenti. Grazie davvero!

  21. Una storia delicata e paradossale, malinconica e ironica allo stesso tempo. Bellissima prosa, scorrevole e godibile. I personaggi sono riuscitissimi, la figura di Paola conquista e commuove. Bravissima Rosa Maria, il tuo racconto è senza dubbio fra i miei preferiti !

  22. Giada Guassardo, il tuo commento è davvero lusinghiero. Grazie

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