Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2017 “Il falegname” di Moreno Matteucci

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Mio padre l’ottavo di dieci figli, faceva parte di una famiglia numerosa di contadini, ma a differenza dei suoi fratelli, decise fin da piccolo che lavorare la terra non era la sua aspirazione, e a 12 anni, andò nella vicina Viareggio, da un piccolo artigiano per imparare un mestiere:il falegname. L’abbigliamento del ventennio fascista, era rigoroso, calzoni alla zuava,camicia nera, maglioncino grigio topo, calzini di lana fatti a mano con i ferri da mia nonna, e zoccoli di legno tutti chiusi intorno chiamati SGROI in dialetto versiliese.

Si alzava molto presto la mattina, percorreva a piedi circa  4 chilometri e per non consumare gli zoccoli camminava scalzo, quando poteva, ma quando arrivava in prossimità del cimitero paesano, lesto lesto se li rimetteva ai piedi, perchè il rumore degli zoccoli gli faceva compagnia e lo accompagnava al di la del cimitero, sfatando quella paura inconscia che è dentro ogni essere umano e quel brivido ghiaccio che gli percorreva la schiena in attimo spariva, e in men che non si dica si ritrovava alla fermata del tram di Ponte di Sasso, dove da li a poco sarebbe arrivato sul posto di lavoro. Passati alcuni anni finalmente, aiutato da uno zio materno, acquistava un appezzamento di terreno, e li costruiva la sua piccola BOTTEGA  e iniziò a farsi conoscere lavorando il legno,Si racconta che era di bell’aspetto e un ottimo canterino, così che conobbe una giovine fanciulla, bella come il sole che sarebbe divenuta ben presto  mia madre. Messa su famiglia ebbe 4 figli tutti maschi, e tre di loro me compreso abbiamo imparato il mestiere da mio padre. Papà mi portava spesso con lui, sui cantieri in costruzione per prendere le misure degli interni, e si vantava coi capimastro che io ero il bastone della vecchiaia, essendo il minore dei figli, e così piano piano mi introduceva nel meraviglioso mondo della lavorazione artigianale del legno. Fu così che conobbi un certo Cassio Mameli di Viareggio rivenditore di legname, dove  papà si serviva, e presomi in simpatia, mi donò a piene mani tutto il suo sapere sul legno, la classificazione, la lavorazione i vari tipi di legname e la loro peculiarità della lavorazione, e ben presto ero capace di volare con le mie ali, al tal punto il Cassio Mameli fece dono di un progetto ben disegnato della fabbricazione di un barchino da palude, sapeva che ero appassionato di caccia, e mi diede l’opportunità di sviluppare un barchino, che ben presto sarebbe stato il vanto di tutto il palude di Torre del Lago, dove avevo un capanno per la caccia alle anatre. Oltre ai serramenti che era il mio lavoro primario, mi dilettavo nella costruzione di piccoli mobili, erano cassapanche tavoli e soprattutto madie e arcili, dove potevo estraniare tutta l’arte che era dentro di me, ma gli anni passano,e dopo il servizio militare metto su famiglia e il lavoro artigianale stava diventando a passi giganti lavoro industriale, e noi fratelli eravamo nell’impotenza di fronteggiare l’industria e così con notevole disapprovazione da parte di mio fratello, decisi di cambiare lavoro, e unitomi a mio suocero, cominciai l’attività nel mondo dell’edilizia, portando a casa quel poco denaro in più per fronteggiare le necessità della famiglia. Sono passati molti anni, mio fratello ha continuato da solo in bottega,io ho fatto carriera come autista di camion nella ditta edile di mio suocero, però non potrò mai scordare i miei lavori di falegnameria, e quando voglio, posso sempre rivedere le mie creature, in casa di amici o di parenti.

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