Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2016 “Melassa” di Lara Rossetti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

Denise si siede sullo sgabello vicino alla finestra. Appoggia i gomiti sul davanzale e la testa sulle mani giunte. Sulla pelle del viso sente l’aria raffreddata dal vetro. Le sue gambe toccano il termosifone bollente.
Guarda il cortile, è un disegno colorato a matita. Case rettangolari compongono un profilo frastagliato, finestre gialle e nere ricombinano i colori a ogni sguardo. Osserva la lama di luce sottile e ricurva nel cielo blu scuro non ancora spento dal buio.
Un suono secco la distoglie dai suoi pensieri: il citofono. Denise non aspetta nessuno. È infastidita, quello è il momento che dedica ogni sera alla luna. Si alza lentamente, sperando che il tempo del suo cammino verso il citofono possa convincere lo scocciatore a desistere.
Alza il ricevitore: – Si?
– Fabrizio, sorpresa! Posso salire? –
Il silenzio che segue quelle parole le sembra di piombo. Ogni battito del suo cuore insegue a perdifiato il successivo. Ha la sensazione di essere in cima a un grattacielo e guardare giù. Se apre sarà la prima volta che i loro sguardi si incontreranno senza camerieri, tavolini e musica. Solo casa e silenzio. Il panico è melassa che imprigiona il desiderio. Il dito tremante schiaccia il pulsante che apre il portone. Ci sono cinque piani di scale e la balconata da percorrere. Ha ancora tempo, ma i pensieri formano una cascata incessante.

Ha otto anni. E’ seduta sul bordo del letto di metallo rosso. E’ pomeriggio e non riesce a dormire. Il campanello dell’istituto, dove da qualche giorno l’hanno portata, non smette più di suonare. Sente la porta d’ingresso aprirsi e chiudersi. Non ha voglia di mangiare né di giocare. Sono tre giorni che non vede la mamma e non capisce perché. Forse è stata troppo cattiva e ha deciso che non la vuole più. Forse non ha voluto abbastanza bene a papà quando lui lo chiedeva. Ha voglia di piangere ma si sente sola e piangere da soli è brutto.

Si avvia barcollante verso la camera. Vuole cambiarsi. Mentre si sveste un brivido le percorre la schiena.

Nella sua stanza vivono altre tre bambine. Oggi non ci sono perché hanno una gita di classe. Denise è da sola. Entra quell’uomo alto e magrissimo che le accompagna sempre in giardino. Denise ha paura, lui non le piace. Con voce brusca le chiede di togliersi la maglietta. Denise piange ma obbedisce. Scopre il piccolo torace nudo e lui rimane a fissarla tremare.

Sceglie la t-shirt viola. Le piace quell’arcobaleno stampato sul petto e il cotone morbido che non segna la pancia. Sente il sudore sui palmi delle mani e non riesce a concentrarsi nemmeno sull’armadio da chiudere. Parlare con Fabrizio le piace ma avvicinarsi al suo corpo è difficile.

L’uomo le dice bruscamente di rivestirsi. Si avvicina e le sue mani grandi la strattonano per farla sbrigare. Lei cerca di camminare in fretta mentre si sistema la maglia ma inciampa nelle scarpe ancora slacciate. Cade. Lui ride.

Denise torna in cucina e fissa la porta. Ormai sarà quasi arrivato. E se mi vorrà spogliare? Non lo ha mai più lasciato fare a nessuno. Ma essere soli è triste. Fabrizio le piace, Fabrizio le fa paura. Bussano piano. Denise gira la chiave. Chiude gli occhi quando sente l’ultimo mezzo scatto. Ora non si torna più indietro.
La testa le gira e sente le gambe pesanti. Apre la porta. Fabrizio le sembra ancora più alto. Lui si avvicina, Denise gira la testa. Dalla finestra vede la luna. Rimani a guardare, non lasciarmi da sola. Si prepara alla violenza della stretta.
Una mano le sfiora la guancia, un’altra si appoggia tra le sue scapole. Respira, quei due tocchi la lasciano libera. Abbandona la luna e incrocia lo sguardo di lui. Non trova rabbia né angoscia. Resta immobile. E’ sospesa tra la voglia di fuggire e il calore di quel corpo accanto al suo. Lui apre la mano, ogni dito sulla schiena è una piccola carezza che le chiede di restare. Denise tiene le braccia lungo i fianchi ma lascia cadere la testa sulla spalla di lui. Sente le lacrime scendere lungo le guance. Fabrizio preme le labbra sulla sua fronte. Il tempo si ferma. Non cerca la luna. Piangere, ora, è una pioggerella d’estate.

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9 commenti »

  1. Molto bello, delicato ma anche decisamente forte. Brava

  2. Grazie. Apprezzo molto ciò che hai scritto.

  3. Bellissimo, intenso e coinvolgente.

  4. Molto bello e interessante

  5. Breve (forse troppo ma solo perché arrivati alla fine viene voglia di leggere ancora) ma intenso. Bel racconto e ottima scrittura davvero.

  6. Davvero intenso, la brevità non sempre riesce a lasciare sensazioni decise, in questo caso secondo me sì! Brava!!

  7. Mi hai fatto quasi piangere.

  8. Grazie per i commenti, sapere di essere riuscita a emozionare è davvero molto bello!

  9. Grazie anche a Marco e a Roberto (bellissimo sapere che viene voglia di leggerne ancora!)

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