Premio Racconti nella Rete 2016 “L’edera e la quercia” di Laura Carpineti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016Ovvero, Racconto breve e allegorico a libera interpretazione del lettore sull’apparire e sul dominare
Quanto sei bella Edera? Ti arrampichi, ti inerpichi, ti ingarbugli e ti districhi. Ti contorci, ti snodi, ti allunghi e ti estendi. Il tempo non conta. Oddio, conta poco. Non ti curi di quella parete, perché prima o poi arriverai alla cima. Hai tempo, tanto tempo. Hai energie. Tante energie, E se queste energie ti mancano, stai certa, le troverai. Le troverai, soprattutto, senza fatica.
Questo pensava la Quercia millenaria mentre, immobile e statica, dominava la collinetta di campagna. Lei, Quercia, aveva dovuto faticare eccome per essere Quercia. Quante lune piene avevano illuminato la sua chioma, quante tramontane erano passate tra i suoi rametti rinsecchiti, quante gelate e quanti solleoni aveva vissuto Quercia prima di conquistarsi qualche percettibile segno di crescita. Per maturare Quercia doveva sgobbare. E giù e giù, sempre più giù, sempre più in profondità doveva guidare quelle goffe radici per un goccio d’acqua. E le stagioni si pestavano i piedi a vicenda una dopo l’altra, anno dopo anno. Intanto Quercia, impercettibilmente cresceva, impercettibilmente maturava. Quanta fatica vedere quelle foglie di quercia prima spuntare e crescere, poi variopingersi nelle scale del verde, solo per seccarsi lentamente e staccarsi da Quercia, accartocciate su se stesse per divenire riparo per qualche fungo. Quanta fatica erano per Quercia quelle ghiande, dure come sassi che le spuntavano ovunque come foruncoli. Quelle ghiande che la appesantivano, la imbruttivano. Ogni giorno un sasso nuovo da custodire, da mantenere. E poi anche loro finivano mangiati dai maiali. E tutti la lasciavano proprio quando il faticoso inverno soffiava da nord.
Nuda e sola, priva delle sue foglie e delle sue pietre per combattere l’inverno.
Se ci fosse Edera con lei a coprirla nei rigidi inverni con quel bel manto verde. Forse, con Edera, anche Quercia maturerebbe più in fretta. Si, con Edera non farebbe più tanta fatica a trattenere quella rugiada del mattino per imbeccare le sue ghiande. Edera potrebbe aiutarla a sopportare anche il peso di quelle odiose formiche, che tutto il giorno su e giù, giù e su, su e giù per il suo tronco a solleticarla. Edera, come un bel capo firmato, la renderebbe sicuramente più bella e maestosa, su per quella collinetta.
E un bel giorno, forse era primavera, Edera si attaccò a Quercia. Proprio cosi, proprio come Quercia pensava, Edera si era avvinghiata in punta di piedi al suo tronco rugoso e, tramonto dopo alba, alba dopo tramonto, i suoi rametti esili e verdini iniziavano a penetrare, a foderare, a drogare quel tronco di Quercia. Questa grande Quercia diventata sempre più sempreverde. Le stagioni potevano anche calpestarsi i piedi, adesso I segni dell’età di quercia erano invisibili, il bel vestito firmato l’aveva snellita. Quei maiali potevano pure mangiare le sue ghiande dure come pietre, tanto Quercia aveva il suo bel vestito di Edera, non si curava dei porci maiali.
E con il passare delle lune, con il correre delle stagioni edera raggiunse la cima. Fu allora che tutto fu chiaro.
Si, perché Edera, primavera dopo estate, luna piena dopo luna vuota, anno dopo anno, aveva succhiato tutta la linfa di Quercia per crescere, inerpicarsi, ingarbugliarsi e districarsi. Edera si era contorta, snodata, allungata ed estesa.
Fino a quando Quercia morì bella e sempreverde e con il suo scheletro privo di linfa sorregge ancora Edera sempreverde su quella collinetta, come un bel corpo morto.
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Colgo volentieri il tuo educato invito sulla ” libera interpretazione del lettore sull’apparire e sul dominare”.
La tua Quercia è strana: spesso si dà a questa pianta un ruolo importante, un simbolo di forza, di saggezza quasi, perché se ne sta lì, con la sua chioma maestosa a fronteggiare tutte le avversità, stoica e impassibile come solo una grande pianta sa fare.
La tua protagonista invece si presenta frivola, addirittura affaticata dal suo crescere e invidiosa dell’agile Edera che cresce più in là, è una quercia molto attuale quindi, ben inserita in questo mondo dell’apparire, e che inevitabilmente, perde tutto il suo fascino.
Se nemmeno le querce sono più quelle di una volta… allora siamo davvero arrivati!
Complimenti per questa tua allegoria.
Veramente originale!!!