Premio Racconti nella Rete 2016 “Amore assoluto” di Marisa Obletter
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016Da quando ti ho vista, ho avuto la certezza che la mia vita sarà ancora più perfetta. AMORE. È l’unica parola per descrivere ciò che occupa il mio cuore e la mia mente, e che è stato un continuo crescendo durante questi mesi facendomi sentire una persona più bella dentro e fuori. Amore profondo, indistruttibile, senza limiti e condizioni. PER L’ETERNITA’.
Sei entrata nella mia vita dopo una serata in discoteca. Con i miei compagni di classe stavamo festeggiando la fine degli esami di Stato. Avevo bevuto due flute di prosecco e mi sentivo tanto disinibita da ballare sul tavolo di fronte al DJ Olaf. Era un uomo alto, bello, biondo, con gli occhi azzurri e un sorriso che scaldava tutta l’atmosfera. C’è stata una forte attrazione fra di noi da subito. I nostri occhi non si sono staccati per tutta la serata e dopo la chiusura del locale gli sono letteralmente caduta fra le braccia. Da quel momento, per quattro settimane siamo stati travolti da una passione incredibile. Quattro settimane, il tempo per avere un ritardo e usare un test di gravidanza. Le due linee blu mi hanno invaso di una gioia straordinaria. Non però Olaf. Quando gli ho comunicato la grandiosa notizia mi ha chiesto di abortire. In quell’attimo ho capito che non avrei mai più visto quella persona.
E tu eri lì, ben attaccata alla parete uterina. E il mio istinto materno
sbucato all’improvviso, non mi ha permesso nemmeno per un secondo di deprimermi per questo improvviso e definitivo colpo di scena. Ho sempre avuto fiducia nelle mie capacità e ho rivolto tutte le mie energie ad organizzare il nostro futuro. Al mattino mi sentivo assai strana, e ogni cosa avessi provato a mangiare o bere, seguiva prontamente la via del ritorno per confinarmi una mezz’ora abbondante in bagno. La nausea mi seguiva poi a tutti i pasti. E’ stata l’unica cosa negativa della gravidanza. Ma è stato un periodo abbastanza limitato: solo due mesi.
Immaginavo spesso la mia vita dopo la tua nascita ed ero certa che sarebbe stata interessante. Avrei dovuto imparare come cambiare un pannolino, farti fare il ruttino, allattarti e tante altre cose. Avrei frequentato l’università per Interpreti e Traduttori qui a Trieste e avrei continuato a lavorare il fine settimana al ristorante “PortoRicò”. Per queste due giornate sei già stata prenotata dalla tua cara zietta Mara che ha vissuto la mia gravidanza come fosse la sua. Il nostro legame è sempre stato molto forte. Mi piacerebbe che anche tu potessi avere la complicità di una sorella. Vedremo cosa ci riserverà il futuro.
Per quanto riguarda i tuoi nonni, ti dico che non mi aspettavo una reazione così benevola nei miei confronti. Il tuo arrivo è stato accettato senza grandi discussioni. Di questo gliene sono veramente grata. Tua nonna si è subito resa disponibile a tenerti con sé mentre io sarò impegnata con gli studi. E così la mia gravidanza non è stata intaccata da ansie, tensioni, malumori o altre cose negative. Sei cresciuta nella tranquillità e nella gioia.
Fino a fine settembre uscivo quasi tutti i giorni per una lunga passeggiata al Castello Miramar, costruito su un promontorio a picco sul mare. Nei miei sogni da bambina è sempre stato il punto d’inizio di una vita felice da favola, del tipo “e vissero felici e contenti”. Ed è quello che faremo tu ed io. Il parco che lo circonda è stupendo, con una gran varietà di piante che Massimiliano d’Asburgo portò a Trieste dai suoi viaggi attorno al mondo. Ho sempre desiderato viaggiare e ammiro chiunque abbia messo in essere questa ambizione. So che ora dovrò aspettare ancora qualche anno, perché non andrò da nessuna parte senza di te.
Quando tua zia Mara non lavorava allo studio dentistico giravamo in lungo e in largo per la città a fare shopping, acquistando tutine, pannolini, biberon, giochini, berettini e scarpine. Tutto rigorosamente in offerta. Con il mio lavoro, negli ultimi due anni, ho messo da parte il denaro destinato ai miei ambiti viaggi verso le mete più suggestive della Terra, ma ora i risparmi servono tutti per te. Perché tu sei più importante di qualsiasi viaggio o altro.
Mara ti chiamava “il suo piccolo astronauta” convinta del tuo sesso maschile. Lei e la sua fissa per l’astronomia, l’universo e lo spazio. Io, invece, rivolgendomi a te, ti ho sempre chiamato “la mia piccola dea” essendo sicura di portare in grembo una bellissima femminuccia.
A ottobre ho iniziato a frequentare l’Università piena di entusiasmo e lo studio non mi pesava affatto. Ero convinta che ogni cosa io avessi imparato in gravidanza avrebbe automaticamente fatto parte del tuo bagaglio intellettuale. Divoravo testi su testi in inglese, tedesco, spagnolo e russo. Studiavo ad alta voce, così avresti recepito meglio tutto. Ero fiera di me stessa. Mi è sempre piaciuto studiare, apprendere cose nuove, ma mai come in questo periodo. Prima del tuo arrivo ho dato tre esami e li ho superati con il massimo dei voti. I professori ammiravano il mio slancio. So che è tutto merito tuo. Quello che mi hai dato in questi mesi, te lo ridarò per tutta la vita. Con gli interessi naturalmente. Perché tu meriti solo il meglio di qualunque cosa. Sei e rimarrai la mia piccola dea, no?
Se fino al settimo mese ti sentivo muovere lievemente come le ali di una farfalla, negli ultimi due mesi ho iniziato a percepirti molto bene. Sentivo i tuoi calci soprattutto sotto le costole e a volte distinguevo il suono ritmico del tuo singhiozzo. E poi è arrivato il grande giorno. Oggi, domenica 24 aprile. Un giorno fortunato, come dicono in Germania dove abita tuo zio Alex (in realtà si chiama Alessandro, ma da quando si è stabilito a Monaco lo chiamano tutti Alex). Dopo tre interminabili ore di travaglio, finalmente ho sentito il tuo pianto liberatorio. Il dolore è stato forte e insopportabile ma sapevo che dovevo superare questo momento per diventare una madre matura e responsabile.
Sono orgogliosa di te ma anche di me. E’ stata una tempestosa avventura. E l’abbiamo vissuta insieme.
Ho scelto il tuo nome assieme a Mara. Ti chiamerai Diana, come la dea delle selve. Significa ‘luminosa e splendente’, e tu sarai così.
Come puoi ben immaginare, avevamo scelto anche un nome maschile: Franco (come Franco Malerba, il primo astronauta italiano).
Il reparto maternità qui è veramente confortevole, le pareti della mia camera sono dipinte di un verde tenue. C’è un altro letto, ancora vuoto. Mi sento spossata ma al settimo cielo. I ricordi degli ultimi 9 mesi mi danno molta energia e aspetto con ansia il tuo arrivo per poterti attaccare al seno e osservare ogni tua piccola espressione. Eccoti. Bella come una dea. Hai i capelli biondissimi, quasi bianchi, due occhioni spalancati e delle dita lunghissime come quelle di un pianista. Sei stupendamente bella. Hai la tutina rosa con l’orsacchiotto bianco. E’ stato il primo acquisto che ho fatto per te. Mi viene da ridere a pensare agli occhi sorpresi di Mara nel momento in cui ti sei presentata a questo mondo. Mi è stata vicina durante il parto e respirava profondamente con me. Mentre io immaginavo il tuo piccolo corpo che si incanalava verso l’uscita, lei era tutta sudata e concentrata sulla respirazione. Poi quando ti ha vista, mi è sembrata una bambina davanti a Babbo Natale, incredula che possa esistere. “E’ una femminuccia” ha urlato piena di gioia. Sarà un’ottima zia, vedrai. Sei nata alle 14.14. L’orario di visita è alle 17.00. Verranno anche i miei amici a vederti. E io sarò piena di orgoglio nel descrivere tutte le emozioni provate.
Sei così piccola. Mi sistemo sul cuscino e ti prendo fra le braccia. La puericultrice mi aiuta ad attaccarti al seno. Hai capito subito come si fa e io fremo dalla gioia e dal dolore contemporaneamente. Già dall’inizio della gravidanza massaggiavo i capezzoli con l’olio di mandorle come mi hanno consigliato qui all’ospedale. Dovrebbe evitare le screpolature. Ma sei una piccola ingorda… E’ una sensazione piacevole. Nel frattempo ti dovrai accontentare del colostro. Mi hanno spiegato che fra qualche giorno si formerà il latte materno.
Ora esistiamo solo tu e io.
Legati da un amore assoluto che non conoscevo e pensavo non esistesse.
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Il tuo entusiasmo è contagioso e vero, bello e semplicemente autentico… Non so se la tua storia sia autobiografica, ma se lo è mando un grosso benvenuta a Diana!