Premio Racconti nella Rete 2016 “Mimosa” di Maria Rosaria Dominis (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016
C’era una volta una famiglia felice: un papà, una mamma e due bambini. Tutti biondi. Tanto biondi da parere gialli. Abitavano in una casina nel bosco delle fiabe. Erano poveri: tanto poveri che al mattino si cibavano di sorrisi (al posto del caffelatte) e di dolci parole (al posto delle brioches). I bambini per divertirsi facevano le gare di salto con i grilli e giocavano a rimpiattino con i raggi del sole.
Un giorno però, improvvisamente, il bosco diventò cupo e nero e la casina piombò nel buio. Al papà e ai bambini non piaceva il buio così sospiravano, guardando la foresta, perché erano davvero indecisi su che cosa scegliere: la Luce o gli Alberi?
Più di tutti sospirava la mamma. Possedeva un solo piccolo specchio. Ogni mattina, quando sedeva davanti al piccolo specchio per pettinare le lunghissime trecce, si guardava, per scoprire se era bella. Ma non riusciva a vedersi e allora sospirava. Una mattina, mentre sospirava di nascosto, non sentì il papà avvicinarsi così egli la sorprese a sospirare e fu tale il dispiacere che gli si bloccò l’appetito. La mamma gli fece subito tanti sorrisi e gli parlò dolcemente, ma il papà non riuscì a mandare giù nessuna di quelle moine. Uscì affamato e, come succede a molte persone quando hanno fame, diventò nervoso. Si scagliò con l’accetta sugli alberi che aveva attorno pensando:
“Farò una grande piazza intorno alla casa così mia moglie potrà vedersi allo specchio e smetterà di sospirare.”
Fece intorno alla casa una grande piazza a forma di cuore poi rientrò e, vedendo la moglie contenta davanti allo specchio, la rimproverò:
“Tu, da quando il bosco è buio, non hai mai creduto ai nostri sorrisi e alle nostre dolci parole. Quando ti dicevamo che eri bella, fingevi solo di crederci: in realtà saltavi la colazione.”
Il papà aveva ragione. Per cibarsi di sorrisi e dolci parole, quando è buio, bisogna crederci.
“Non ti arrabbiare, marito mio. Pensavo che parlaste per amore, che non diceste la verità.”
“E ti pare poco? Non hai apprezzato abbastanza l’amore.”
“Ma no, marito mio, sono una donna e sono vanitosa. D’altronde anche tu eri infelice, non distinguevi più il giorno dalla notte e ti sentivo sospirare.”
Il marito, arrabbiato per essere stato scoperto (lui voleva apparire sempre perfetto) uscì sul piazzale. Avrebbe voluto sbattere la porta, ma vedendo i bambini giocare con i raggi di sole non volle disturbarli e chiuse piano. Però era deluso e triste.
Per consolarsi guardò la piazza e pensò soddisfatto:
“Ho fatto proprio un bel lavoro!”
In quel momento si accorse di avere dei vicini. Una grande casa sorgeva ai margini della foresta. Dalla casa usciva odore di cibo, dal camino un filo di fumo; la porta era aperta. Il babbo non seppe resistere alla curiosità ed entrò. Dentro alla casa abitavano due Orchi che però, a vederli, sembravano persone normali. Avevano nomi strani. Lei si chiamava Ambi Sfre (che voleva dire AMBIzione SFREnata) e lui Gua-Fa (che voleva dire GUAdagno FAcile). Non avevano eredi e avevano preso in simpatia il babbo. Per questo, con una magia, avevano incupito il bosco: per costringerlo a tagliare gli alberi, ad entrare nella loro casa. Appena entrato con un incantesimo lo catturarono.
La mamma lo chiamò, i bambini piansero, ma il babbo non tornò. Avendolo finalmente in loro balìa, gli orchi dissero all’uomo:
“Sei bravo a tagliare alberi, tagliane ancora; c’è un’intera foresta qui attorno. Una cartiera comprerà i tronchi pagandoli bene. Potrai fare magnifici regali alla tua famiglia.”
Ma alla famiglia i ricchi doni non interessavano, loro avrebbero voluto il papà. Piangevano tutti all’ora del tramonto, l’ora della malinconia. Il papà, stregato, non li capiva. Era offeso dai loro lamenti e dalla loro ingratitudine.
A Natale uno dei bambini si ammalò; a febbraio non era ancora guarito. Il bambino piangeva, piangeva la mamma e anche il fratellino. Piansero e piansero però, a un certo punto, la mamma capì di aver pianto abbastanza. Alzò lo sguardo verso la finestrella che dava luce alla stanza chiedendo aiuto al sole che era sempre stato suo buon amico. Fuori si vedeva l’unico albero che il babbo aveva lasciato vicino alla casa e che, per lo sconforto di essere rimasto solo, aveva deciso di non fiorire più. Il Sole, gentile, passò attraverso le foglie dell’albero e illuminò, facendoli risplendere, i capelli dei bambini. Immediatamente la mamma toccò le sue bionde trecce colpita da un’idea. Con un paio di affilatissime forbici le tagliò e ne fece dei ciuffetti che legò a grappoli sui rami. Subito l’albero si riempì d’oro e di luce.
Nel cuore del bambino ritornò la gioia ed egli guarì. Insieme alla mamma e al fratellino uscì a cantare canzoni e a fare girotondi intorno all’albero splendente d’oro. Ed erano molto carini da vedere, mentre ballavano, i bambini e la mamma con i capelli corti. Il babbo, che passava di lì per caso, li trovò irresistibili. Si unì a loro e i bimbi lo presero per mano e lo tennero stretto nel cerchio. Quando gli Orchi chiamarono a gran voce il babbo non li ascoltò, rimase legato alla sua famiglia.
L’albero, per la gioia, rifiorì ogni anno a metà inverno in un tripudio d’oro.
Chiamarono il nuovo albero MIMOSA dal nome del primo figlio che si chiamava MIchele, del secondo che si chiamava MOSè, della mamma e del papà che avevano ognuno un nome che cominciava per A: Allegra e Amore.
Che fine fecero gli Orchi? Fecero una brutta fine. Tutti i bambini del mondo avevano imparato a fare la raccolta dei rifiuti differenziata e alla cartiera non occorrevano più gli alberi: la carta nuova si faceva riciclando quella vecchia. Gli Orchi, rimasti senza il loro cibo principale che era il denaro, si consumarono e rimpicciolirono fino a scomparire del tutto.
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Splendido racconto Rosaria, scritto divinamente, bellissime idee, molto, molto educativo.E adesso sai cosa ti dico? Ti dico che…sarò pure infantile, ma io questo me lo rileggo ‘ stasera prima di andare a letto 🙂
La fantasia è la base su cui si fonda un racconto per bambini. Qui di fantasia ce n’è tantissima ed è distribuita bene in tutta quanta la storia. Bello l’inizio, naturalmente la fine è vincente. Mescoli in modo naturale le caratteristiche della fiaba classica a elementi contemporanei e attuali, come il teme del riciclaggio. Bimbi saranno contenti quando leggeranno la tua storia. Complimenti. Se ti va, di passa da me.
In bocca al lupo.
Racconti in modo soave i lati spinosi della realtà, hai costruito una favola piena di luce e di riflessioni. brava!
A me rimane un dolce e intenso profumo, dopo aver letto la tua storia, e non dipende soltanto dalla Mimosa ma dai profondi valori descritti con semplicità. Brava!!
Ti invito a leggere il mio racconto.
Divertente e molto dolce questo racconto. Questo racconto è anche pieno di insegnamenti molto utili, ben mescolati con la trama del racconto.
Mi piace molto!
Orsola