Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2016 “Di notte, a Trieste” di Giuseppe Armenio

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

È notte fonda ed il cormorano s’immerge nelle acque nere del molo. Ama l’oscurità ed ama cacciare di notte. Dopo aver scrutato la penombra del mare, con un guizzo scompare per riapparire cinquanta metri più in là con un piccolo pesce tra il becco. Difficilmente riemerge senza aver catturato una preda.

La piazza illuminata dalle luminarie e dai faretti viola conferisce al lungo mare una bellezza che solo quando cala il sole si può godere.

Agli altri cormorani la notte non piace, non la comprendono, fa paura. Loro vivono di giorno, quando tutto è chiaro ed azzurro.

Riemerge davanti alla rosa dei venti, all’estremità del molo. Ad aspettarlo c’è una figura tetra che lo osserva, seduta con le gambe incrociate. Ha la fisionomia di un uomo ma è altra cosa, è un predatore anche lui. Il cormorano sente il suo odore, l’odore delle tenebre, e ricambia lo sguardo, in attesa.

“Ciao, piccolo cormorano” la figura misteriosa rompe il silenzio.

Il cormorano continua a fissarlo, senza rispondere.

“Mi piace come ti muovi. Ti andrebbe d’insegnarmi?” Continua la figura misteriosa.

“La tua specie è signora della terra e del cielo, durante le ore notturne. Il mare non è il tuo territorio, o sbaglio?” risponde il cormorano che ha ben compreso con chi ha a che fare.

“Non sbagli, ma io voglio imparare, da te” risponde placido il vampiro.

“Per quale motivo? “chiede dubbioso.

“Non hai notato niente negli ultimi mesi, piccolo cormorano? Non ti sei accorto che la notte è diventata sempre più breve ed il giorno sempre più persistente?”

Il cormorano riflette. Effettivamente aveva percepito degli strani comportamenti tra i pesci e tra gli altri uccelli ma non vi aveva badato.

“L’uomo ha trovato un modo di eliminare la notte e far trionfare la luce del giorno.” spiega senza batter ciglio il vampiro.

“E perché dovrebbe farlo? L’uomo di notte dorme” replica diffidente il cormorano.

“Ci sono molti motivi: ad esempio per dormire meno e produrre di più, in nome del progresso e contro la crisi economica.  Inoltre l’uomo ha paura delle tenebre, non capisce la bellezza della notte e preferisce spazzarla via piuttosto che comprenderla ed amarla come parte del mondo. O forse è così ingenuo che crede di poterla studiare puntandole una torcia addosso, con il risultato di snaturarla e distruggerla.” argomenta con tranquillità il vampiro.

“E quindi voi vampiri non farete niente per impedirglielo? Voi siete i signori della notte. Gli animali notturni e le altre creature dell’ignoto vi seguiranno nella lotta!“ Ribatte nervoso il cormorano, arruffando le penne in mare.

“Piccolo cormorano, noi siamo l’oscurità, il male, e nessuno ci seguirà. Il bene deve distruggere il male così come la luce deve spazzare via la notte. Ed anche noi. Questo è l’ordine delle cose.” commenta pazientemente il vampiro.

“Non dire così: il bene non può esistere senza il male, così come il giorno ha bisogno della notte” insiste il cormorano.

“Io ho bisogno della notte” pensa con sgomento.

“Andrò dal mio popolo, chiederò aiuto agli uccelli ed altri animali diurni” continua sempre più irritato, agitando le acque intorno a sé.

“Non hai capito. Noi siamo diversi. Né uomini né animali, né vivi né morti. Nessuno ci seguirà perché noi siamo il male, puro e semplice, e siamo stati creati dalla fantasia dell’uomo per questo. Il bene deve vincere ed il male deve perdere, queste sono le regole e questi i ruoli, anche se sarei curioso di vedere quanti danni possa fare il bene puro con la sua presunzione, senza il suo nemico naturale a fermarlo” risponde imperturbabile il vampiro.

“Ed in ogni caso la tua gente non ti ascolterà perché anche tu sei diverso da loro” conclude, diretto.

“Quindi vi farete distruggere senza fare nulla perché questo è l’ordine delle cose e per rispettare il vostro ruolo?” replica ormai furioso il cormorano, spiegando quasi completamente le ali ed alzando potenti schizzi.

“Tu ci insegnerai a nuotare, piccolo cormorano, e noi andremo verso la notte eterna, le oscurità marine, insieme ai mostri dimenticati dal tempo. In questo modo continueremo ad essere temuti, a rappresentare il male ed a svolgere il nostro ruolo. E garantiremo un equilibrio senza il quale il mondo perirebbe.” conclude perentorio il vampiro.

Il cormorano non replica più e smette di agitarsi.

La notte successiva i vampiri si presentano a lui pronti per imparare ad adattarsi al nuovo ambiente naturale. Insegna loro a tuffarsi, ad immergersi, a sfrecciare sott’acqua ed a cacciare. Notte dopo notte il popolo dei vampiri sale sugli edifici più alti: sul municipio, sull’immensa gru brunita dal tempo, sulle chiese del lungo mare; figure oscure spiccano il volo e dopo una serie di piroette si tuffano in picchiata nelle acque nere, chiudendo le ali lungo il torso, a guisa di proiettile. Le luci della piazza gettano su di loro lunghe ombre e sfumature di luce viola e cremisi, rendendo lo spettacolo tenebroso e bellissimo. I vampiri si spingono come neri delfini sino al largo, raggiungendo la costa opposta a molte leghe di distanza e ritornando, rapidi e sicuri. Ed il cormorano impara con loro a nuotare sempre più a fondo, a cacciare non più solo a pelo d’acqua ma sempre più in profondità, verso le tenebre.

Una notte, finalmente, i vampiri si sentono pronti. Giusto in tempo perché le ore notturne erano ormai ridotte a scampoli.

“Piccolo cormorano“ esordisce nuovamente il vampiro. “Cosa farai ora? Ci seguirai nell’oscurità senza fine o godrai dell’eterno giorno del bene, ove le sfumature di colore e le diversità non sono ammesse?” chiede infine.

Il cormorano aveva già scelto, diverse notti prima, o forse già quando era venuto alla luce.

“Il mio nome è Notturno” risponde con sicurezza e si tuffa.

Ed anche i vampiri s’immergono nelle acque oscure verso le profondità marine, andando a prendere il loro posto tra le creature degli abissi, guidati da un piccolo cormorano candido come la neve.

 

 

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