Premio Racconti nella Rete 2016 “Azzurro madre” di Laura Monteleone
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016Porto il nome della donna che mi ha portato al mondo. Mia madre, distratta, non se l’era preparato, così dovette acchiappare al volo il primo che le venne incontro appena nacqui. Aveva un bel nome la mia levatrice, per fortuna.
Mia madre era così distratta che si perdeva tutto, e un giorno non trovò più nemmeno la strada di casa.
«Siamo troppo a nord, perché abbia voglia di tornare a cercarla». Con queste poche parole e con una bella scorta di pazienza si rassegnò il mio papà sgangherato, e si prese il compito di allevarmi da solo. Tranne d’estate, quando mi affidava a una zia molto a sud, per farmi crescere di sole e di magia.
«Vai nella terra delle streghe e dei briganti» ammiccava misterioso prima di salutarmi.
La zia Pinella, una giovane donna che aveva rubato le sembianze a una vecchia, si barcamenava tra una moltitudine di creature e di faccende, sudando di nascosto dentro vestiti color della pece. Simili a quelli delle altre donne che popolavano come ombre inquiete le viuzze intorno, abbacinate di sole e di calce.
Delina invece, scolpite le sue natiche secche sulla paglia intrecciata, stava di guardia accanto a un uscio scuro, coperta dai colori più vivi e dai contrasti più azzardati.
Fu lei a regalarmi l’aggettivo sgargiante, un dono meraviglioso per la mia collezione di parole speciali. Le mie compagne segrete, che custodivo con amore in quel vuoto vicino allo stomaco che non è fame.
Mi piaceva tanto Delina, che aveva perso la A tra i denti delle vicine e le iridi sotto due gocce di calce. Mi piacevano i suoi occhi di panna che sapevano guardare senza vedere. E mi piacevano le sue risposte, che sapevano dire la verità senza raccontarla, come per il marito di zia Pinella.
Lo zio era un’assenza. Ma molto ingombrante, come un mobile fuori posto. Accendeva la mia curiosità che nessuno osava spegnere. Solo Delina aveva acconsentito:
«Tuo zio è un insetto notturno, un ragno equilibrista che si muove su reti invisibili», poi le sue labbra si erano richiuse così strettamente che mi ero aspettata di udire uno scatto metallico. Ero rimasta attonita, come i gusci di case che circondavano la sua seggiolina di stoppie.
Ci avevo riprovato con zia Pinella a soddisfare la mia curiosità, ma lei aveva sorriso massaggiandomi tra i capelli con le sue dita incantate, che impastavano il pane e tagliavano i cordoni ombelicali. I miei pensieri si erano fatti d’argilla fresca e avevano perso la forma e la domanda.
Solo di notte me ne ricordavo, quando si animava di rumori sconosciuti lo spazio misterioso sopra le camere da letto. La zia lo chiamava magazzino. Vi si accedeva da una scala esterna, vietatissima a noi bambini.
Mi svegliava l’odore di urina notturna, che i più piccoli non sapevano ancora governare, e nel buio compatto mi mettevo in ascolto di quei suoni stranieri, le mie orecchie così tese che avevo paura di trovarle cresciute la mattina successiva.
«C’è qualcuno di sopra» avevo azzardato a bisbigliare una notte.
«Nessuno» aveva grugnito un cugino grandicello «sono i gatti che cacciano i topi».
Ma non era vero. I gatti stavano sotto il mio letto perché dormivo con le braccia penzoloni e loro si divertivano a giocare con le mie dita, piccoli pugili che allenavano le zampe soffici sui miei polpastrelli.
Finalmente il cielo partorì una notte di luna. La stanza si accese di riflessi d’albume.
Un rumore più forte del solito mi fece sobbalzare e fece scattare le unghie dei gatti contro le mie dita come coltellini a serramanico. Soffocavo tra i denti i singhiozzi di sangue dei polpastrelli, mentre la lingua si impregnava di saliva ferrosa, quando zia Pinella si materializzò senza suono accanto al mio letto sollevandomi con cautela fra le sue braccia. Mi portò fuori e con un’agitazione che non le conoscevo mi esortò a salire nel magazzino:
«Vai, presto, lo zio ha portato una sorpresa per te…» ansimava nel bisbiglio e sembrava tremare in tutta la sua persona, ma forse era solo il riflesso delle piante scure che si muovevano nella luce lunare e nella brezza fresca. Esitai, mentre una specie di timore mi pungeva tra le spalle. La zia mi sospinse leggermente verso le scale proibite. Il carrubo proiettava disegni strani sui gradini grezzi di cemento e i miei piedi nudi sembravano calpestare briciole di vetro.
Avevo ancora le dita in bocca, tra le mascelle serrate. Le liberai e strinsi una mano contro l’altra mentre entravo nello stanzone sconosciuto. Pile di vecchie cose ingombravano la vista, sagome di sacchi e qualche mobile inutile facevano da riparo a una nicchia sul fondo, illuminata da un abat-jour appoggiato su un tavolino scuro vestito di marmo. C’era un letto di fortuna, occupato dalla creatura più meravigliosa che avessi mai visto. Stava in attesa, piedi a penzoloni, insaccata in una camicia da notte azzurra come i suoi occhi. Era davvero lei? Gli occhi indecisi se ridere o turbarsi. Quegli occhi che il cielo le aveva riempito svuotando una brocca del suo colore più intenso.
«Mamma…» era una domanda che temeva una smentita, era un’affermazione che temeva lo scherzo amaro di un miraggio. Ma lei annuiva, sempre più convinta, e allargava le braccia. Mi lasciai stringere. Poi mi allontanai un poco per cercare ancora i suoi occhi.
Tremavamo come la zia Pinella, forse per colpa della lampada sul tavolino. La mia madre distratta era impacciata e confusa. Schiudeva le labbra per pronunciare le parole segrete e speciali che aveva conservato per me, ma le perdeva prima che arrivassero a destinazione. Deglutì più volte con un verso assurdo che ci fece ridere e che allontanò un poco l’impaccio.
«Lo sai che ci sei nata, qua dentro?» mi fece d’un tratto, sollevando la camicia da notte sulla pancia. Sorrise con gli occhi e mi strinse di nuovo a sé. Non risposi. Il mio cuore era sgargiante.
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Mistero, vita e poesia: un mix toccante. Grazie.
Grazie a te Marzia. Sei riuscita a definirne l’essenza in tre parole. Mitica!
Commovente senza risultare ” stucchevole “. Simpatico e profondo al tempo stesso. Scritto bene. Complimenti Laura.
Grazie di cuore Gloria!
Il tuo racconto mi è piaciuto tantissimo! Sei fresca, originale, creativa, hai raccontato una storia folle e bizzarra rendendola leggera e poetica… E poi sei molto in gamba nel catturare l’attenzione del lettore fino in fondo, dove il tuo finale brilla…sgargiante! E poi brava per come inizia il tuo racconto, per i paragoni che fai in qua e là e per l’atmosfera che si respira da cima a fondo! Complimenti!
Un racconto scritto molto bene;poetico e a tratti malinconico.
Grazie Laura, hai uno stile “sgargiante” nell’affondare l’anima alla ricerca di parole ed emozioni segrete! Ti ringrazio anche per il tuo gradito commento.
Grazie di cuore Patrizia, più che un commento hai scritto una vera e propria recensione, e …così positiva!!!
E un grazie sincero ad Arian e Cesare per avermi letto e lasciato le vostre belle parole!!!
Laura la tua scrittura è davvero bella… fai un uso strano e originale delle parole che però descrive alla perfezione i concetti “sudava di nascosto dentro vestiti color della pece”, è una frase bellissima… la storia è interessante e molto bella ma il tuo modo di scrivere mi ha davvero colpito e dire che ho letto tanto nella mia vita!
Bello davvero!
Cara Orsola non so come ringraziarti, il tuo commento mi ha emozionato, e sono rimasta …senza parole!!!!
Cara Laura (ma che bel nome!) per aver letto “Mimosa” e per il tuo commento. Ho letto il tuo racconto: incantevole e sorprendente. Brava.
Grazie Maria Rosaria!! Troppo simpatica!!
Commovente, emozioni che arrivano delicatamente al cuore. Brava!!
Ti sono grata, Barbara!
Mi spiace di aver letto solo ora il tuo bellissimo racconto. Mi è piaciuta la storia, i tanti “non detto” che aprono un mondo, l’uso così particolare delle parole. E’ tutto così poetico e leggero, nella migliore accezione del termine, che mi ha stupito, lasciandomi letteralmente a bocca aperta a fine racconto.. Complimenti vivissimi
I personaggi, sembra di vederli; come le stanze, i pavimenti, tutto. L’atmosfera strega il lettore: si percepiscono davvero le “reti invisibili” di questo racconto.
Bellissimo. Commovente. Con una proprietà di lessico invidiabile che dona un sapore aulico a tutto il racconto.
Brava!
Stupento questo racconto,scritto divinamente,ti faccio i miei migliori in bocca al lupo.
Brava Laura: la tua scrittura è piena di immagini ricche di parole e parole ricche di immagini. In bocca al lupo per il concorso!
Carissimi, vi ringrazio di cuore della bellezza e profondità dei vostri commenti! E’ proprio una bella cosa questo entrare l’uno nella “voce” dell’altro e dialogare intuendo l’essenza che ci muove verso le nostre scritture.
Certe cose, a volte, possono essere affidate solo alla brevità di un racconto, un genere letterario che dobbiamo difendere. Complimenti e in bocca al lupo.
Bellissimo Laura, una scrittura originale che diventa a tratti poetica senza perdere freschezza. Una storia che poteva essere solo drammatica è invece leggera…complimenti e in bocca al lupo!
Cara Laura ora che ho letto il tuo racconto, ho capito perchè hai commentato in modo positivo il mio racconto, sei anche tu una persona molto sensibile.
Hai toccato un tema che mi ha riportato alla mente quando mio marito ha subito l’abbandono della sua mamma quando aveva 3 anni e poi finito in modo meno felice di quello del tuo racconto!!!
Caro Alessio, sono proprio d’accordo, il racconto è un ottimo veicolo letterario, duttile e sorprendente! In bocca al lupo anche a te
Grazie Lidia!!
E grazie a Maristella, i vostri commenti sono molto nelle mie corde. Un abbandono è qualcosa di traumatico che ti mette su un binario diverso della vita. E’ più facile che abbia un lieto fine nella fantasia che nella realtà, ma a volte il binario diverso può portare in un luogo più bello……auguri per tutto!!
il tuo racconto è la prova tangibile che le mamme si amano a prescindere , anche se sono ” distratte”.
Originale e fine il tuo stile.
. in bocca al lupo!
Grazie di cuore, Carla. E’ proprio vero, quella con la madre è una relazione speciale e senza condizioni.
In bocca al lupo anche a te!!!
Elegante e allegro. Le invidio qualche bell’aggettivo: magari me lo rubo!
Auguri
Alberto Pesi (il ritorno)
Caro Alberto, grazie mille e….concesso il furto!!! anzi è il complimento più bello!!!
prestissimo vado a leggere Il ritorno
Scusa Alberto altroché se avevo letto il tuo racconto!!!!! solo che io lo chiamo Penelope invece del ritorno…..
che bello,davvero.
Brava, bella scrittura e bel ritmo. L’ho letto tutto d’un fiato rapito dai mille colori che sei riuscita a creare con poche parole ben dosate.
Complimenti Laura, scrivi benissimo! Le metafore che usi sono azzeccatissime, davvero…sgargianti! Brava brava!