Premio Racconti nella Rete 2016 “Noè” di Anna Laura Bobbi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 201615 febbraio 2009
Cara mamma che stai in cielo
sono due mesi che te ne sei andata e ancora non ho sparecchiato la tavola del pranzo. Nel momento in cui è successo non ci ho pensato, capirai dovevo correre via dietro all’ambulanza che ti trasportava in ospedale. Dopo poi non ho avuto il coraggio di spostare niente. C’è una collanina di formiche che passeggia intorno alle briciole di pane cadute in terra, mi ci incanto a guardarle e, a volte, mi scopro a parlarci.
La solitudine non mi pesa, mi cucino qualche minestra di cipolle e ci intingo dentro il pane. Poi lascio lì le stoviglie per fare compagnia al piatto e al bicchiere che hai adoperato tu prima di partire. Anche la bottiglia del vino è finita, ma vicino a lei, tutte in fila c’è una processione di bottiglie vuote.
Il tavolo è stracolmo e ho detto a Giuseppina che non è più necessario che venga a pulire. Non ti preoccupare, le ho detto, capiscimi senza la pensione di mamma non ce la faccio a pagarti e poi da solo me la cavo. Non sai neanche lavare un piatto, ha replicato, o cuocere un uovo; non pensare ai soldi, ci vengo lo stesso anche per onorare la tua povera mamma che chissà come starà in pena pensandoti tutto solo in questo mondo. Ma no, non ci pensare, ho risposto, mi prendo un gattino per farmi compagnia e i panni da lavare li porto in tintoria che i soldi della pensione me li faccio bastare.
15 marzo 2009
Cara mamma che stai in cielo
adesso non sono più solo. Ho preso per strada un gattino randagio, è grigio col pelo folto e ha due meravigliosi occhietti azzurri che mi fanno pensare al foulard che indossavi per andare a messa. Mangio poco poco e cerco di fare economia perché adesso deve mangiare anche il gatto e ho smesso di portare i panni in lavanderia. Pensa cara mamma ho imparato a fare il bucato, che ci vuole: metto i panni a bagno, ce li lascio un po’ e poi li risciacquo facendo attenzione a non sprecare l’acqua che mi sono arrivate certe bollette! Ho staccato il frigorifero – che ci faccio- e la lavatrice e di tutte le lampadine che avevamo nei lampadari ne ho lasciate attive una per lumiera. Mi sono fatto crescere la barba, esco pochissimo, giusto per comprare quelle quattro cose che mi servono e i croccantini per Lucetta, la mia gattina.
22 maggio 2009
Cara mamma che stai in cielo
ho venduto la tua fede, gli orecchini, e il bracciale a maglie grandi, che me ne facevo io? Li lasciavo per i ladri? Invece ho trovato un gatto nero dietro la porta di casa, miagolava disperato e aveva il pelo tutto arruffato. L’ho lasciato fuori un attimo e sono entrato a parlare con Lucetta. Che dici Lucetta, ce lo portiamo dentro? le ho chiesto. I suoi miagolii di approvazione mi hanno convinto e allora ho fatto entrare quello che poi ho chiamato Baffotorto. Sono immediatamente diventati amici e adesso giocano per casa come due compagni inseparabili. Naturalmente dormono con me sul lettone e la notte, a volte, allungo la mano e, accarezzandoli, mi sembra di sentire i tuoi capelli. No, non ci vado più al bar, gli amici mi annoiano e poi non posso spendere neanche un euro in più adesso che la famiglia è cresciuta.
30 Giugno 2009
Cara mamma che stai in cielo
un avvenimento straordinario è successo in casa nostra: tre giorni fa Lucetta ha partorito sei mici. Non sto nella pelle, il loro miagolio ha sostituito il suono della televisione che ho venduto e veramente è come avere un’orchestra. Mamma gatta e Baffotorto non li perdono mai di vista, li leccano, li annusano e io mi incanto a guardarli tanto che ci sono giorni che mi dimentico pure di mangiare. Certo, sono un po’ preoccupato: come farò a dar da mangiare a tutte queste boccucce? Però in qualche modo troverò una soluzione. Intanto con i soldi del televisore, poche decine di euro che mi ha dato un rigattiere, ho comprato un bel saccone di croccantini per i gatti e qualche scatoletta di carne per me. Per qualche giorno andremo avanti, poi mi farò venire un’idea. Ieri ha suonato una vicina per dirmi che davanti alla mia porta si sentiva un odoraccio. Quando ho aperto e le sono comparso davanti mi ha guardato con gli occhi stralunati. Noè, mi fa, ti senti bene? Sei magro come uno spaventapasseri , hai due cerchi blu intorno agli occhi, i capelli e la barba sembrano due foreste. Chi si occupa di te, adesso che la tua povera mamma non c’è più? Non si preoccupi signora, ho mentito, c’è la cugina della mamma che viene tutti i giorni a farmi da mangiare e a dare una sistemata alla casa. Poi a farmi compagnia ho i gatti, entri che le faccio vedere quanto sono belli. Mi danno tante di quelle soddisfazioni! Entra e si guarda intorno, vedo che gli occhi le diventano due fessure e assume un’espressione di raccapriccio. Ma Noè, dice, non senti la puzza che c’è qua dentro? E quelle povere bestiole sono rinsecchite e sporche peggio di te. Se continui così morirete tutti. L’ho mandata via in modo sgarbato, quella brutta impicciona. Come si permette di dire che i miei gatti sono rinsecchiti? Vivo solo per loro, come sarebbe che non gli do da mangiare, pensasse a lei che è grassa come una botola!
7Luglio 2009
Cara mamma che stai in cielo
La grassona ha avvertito l’assistente sociale che si è presentata qui e ha cominciato a ispezionare tutto scuotendo la testa. Poi ha cominciato a farmi uno strano discorso sulla possibilità di vendere la casa e di essere ospitato in una struttura familiare in cui sono assistiti disabili adulti. Disabile sarà lei, le ho detto, io di qui non mi muovo che questa è casa mia, me l’ha lasciata mia mamma e guai a chi la tocca. Sto bene da solo, non ho bisogno di niente, solo di essere lasciato in pace insieme ai miei gatti. Se avverto la protezione animali, ha detto lei, i gatti te li puoi sognare, te li levano tutti e li danno in adozione o li portano in un gattile. A quel punto, beata te mamma che stai in cielo, non ci ho visto più e ho cominciato a urlare e a sbattere la testa contro il muro, come quando ero piccolo che mi prendevano le crisi quando mi spostavi le cose in camera mia. Lei ha cercato di calmarmi, voleva che la guardassi negli occhi, lo sai mamma che non riesco a guardare negli occhi le persone, mi ha detto che una soluzione l’avremmo trovata e che lei stava agendo solo per aiutarmi. Bell’aiuto, ho detto io, portarmi via i gatti e mandarmi fuori da casa mia. E’ andata via, io ho tirato un bel sospiro di sollievo e per qualche giorno sono stato tranquillo.
14 Luglio 2009
Si è ripresentata in pompa magna, cara mamma che stai in cielo. Non volevo aprire la porta e lei da fuori mi diceva: dai Noè, ti abbiamo portato un bel pranzetto, c’è il barbiere che ti sistema la barba e i capelli e ti ho comprato anche un paio di pantaloni e una bella camicia. C’è Giuseppina che darà una sistemata alla tua casa, si possono ammalare i tuoi gatti in mezzo a tutto quel letamaio. Quale letamaio, ho detto io, ho messo i giornali in terra, li cambio tutti i giorni, me li regala Attilio il giornalaio che sta vicino al supermercato. Dai apri, ha affermato lei, bisogna vaccinare i gatti, mettere le gocce nelle orecchie che altrimenti si riempiranno di acari e pulire gli occhi. Non fare il testone, vogliamo solo aiutarti. Tanto bene mi era capitato di trovare due gattini rossi proprio due giorni prima, sperduti in mezzo alla strada, buttati via come spazzatura da qualche farabutto. Erano raffreddati e non avevo il becco di un quattrino per farli visitare da un veterinario. Gli avevo già dato il nome: Rosso e Malpelo. Allora ho aperto la porta a quella sorta di esercito della salvezza. Mi tremavano le mani e mi era tornato il tic sugli occhi, li battevo continuamente, sembravano partiti in quarta e non potevo fare niente per fermarli. L’assistente sociale mi ha fatto sedere, con lei c’era una donna giovane e molto carina, con la voce melodiosa che ha iniziato a spiegarmi che non potevo stare da solo ma che comprendevano il mio bisogno di rimanere nell’ambiente in cui sono nato e vissuto. Dove sta l’inganno, mi chiedevo, figurati se questi pensano a me, che cosa mi vogliono fregare? Quei quattro spiccioli di pensione? La casa? I gatti? Mamma mia al pensiero dei gatti mi sono volati da dentro alla testa migliaia di nuvoloni neri e minacciosi che mi hanno offuscato la vista e sentivo di nuovo tutti quei rumori rombarmi dentro. Sono scappato dalla sedia e mi sono accostato al muro. Battevo la testa contro il muro per far tacere i rumori ma loro si sono spaventate e la dottoressa giovane ha tirato fuori dalla tasca una siringa e mi ha iniettato un liquido sulla coscia. Finalmente silenzio!
25 luglio 2009
Non ci crederai, mamma cara che stai in cielo, ma un pezzettino di paradiso può starci pure qui. Sono seduto in poltrona, Giuseppina ha appena spolverato e lavato il pavimento, mi ha preparato pastasciutta per pranzo e una bella frittata per cena. Sono stato in ospedale più di una settimana, i nuvoloni e i rumori nella testa non ci sono più. Devo prendere le pasticche tutti i giorni, ma tanto le prendevo anche quando c’eri tu. Ricordi? Non ci credevo neanche io ma è così: mi hanno permesso di rimanere a casa a patto che venga Giuseppina tutti i giorni ad accudirmi e a controllare che prenda i farmaci. Hanno sterilizzato Lucetta e Baffotorto e mi hanno consentito di tenerli con me. Rosso e Malpelo sono stati adottati dalla vicina botolona e gli altri sei gatti hanno trovato collocazione, con tanto di giardino, nel villino di una signora danarosa che abita poco lontano da qui. Così tutti i giorni mi faccio una passeggiata, in due tappe vado a trovare i gatti che sono diventati splendidi e scambio quattro chiacchiere con le loro nuove padrone.
Sembra una fiaba, vero mamma cara che stai in cielo?
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Tanto triste.solitudine.incomprensione.bestie.gia’ chi sono le bestie, cara mamma che stai nel cielo ??
Sì, sembra una fiaba. Ne ha il tono, il linguaggio, persino il lieto fine, un vissero felici e contenti che regala un sorriso di sollievo… Eh, sì, perché cominciavamo a preoccuparci un po’ per il povero Noè, lasciato solo dalla sua mamma, come un bambino non ancora pronto ad affrontare il mondo là fuori… Per fortuna le brave persone esistono eccome e l’angolo di paradiso di Noè sembra destinato a resistere a lungo… almeno fino a che lui e i suoi gatti non raggiungeranno la mamma, lassù tra le nuvole. Bravissima davvero. Se ti va passa da me… Sarei curioso di conoscere il tuo parere sul mio racconto.
Com’è originale e dolce e malinconico questo racconto. Bravissima
Noè sta chiuso nella sua piccola arca con i suoi amati gatti, la sua fragilità e la forza tenace del suo amore che non riconosce l’oggettività della morte. Il suo modo di rivolgersi alla madre morta (Cara mamma che stai in cielo) ne fa un personaggio di struggente delicatezza.
Intenso e tanto triste. Adoro lo stile diario che hai adottato. Azzeccatissimo il nome Noe,nel quale trovo molti riferimenti al Noe dell’antico testamento.
Trovo che limitarsi a dare commenti del tipo brava, bello non sia del tutto costruttivo, ma non so che difetti indicarti. Il racconto mi è piaciuto molto. La storia è originale e ben scritta. . . brava!
Il vero amore, che detta le parole per una lettera infinita. Complimenti!
Brava Anna Laura, hai scritto veramente un bel racconto! Originale, scorrevole, fluido e anche la scelta di questa conversazione intima, quasi epistolare, con la madre defunta l’ho trovata una scelta azzeccata. Un po’ troppo ” buonista” il finale ( per i miei gusti ) ma che si adatta bene allo stile naif dal racconto. Complimenti.
Delicata la tua storia, foriera di tristezza ma pulsante, viva. Una carezza in prosa intrisa di tanto lirismo. Un diario per fissare momenti di solitudine, nei quali la presenza dei gattini sembrano supplire l’addio improvviso della mamma di Noè. Credo che anche il nome del protagonista abbia un senso in questa storia. La deriva iniziale si trasforma in approdo per se stesso e per una sua rinascita.
Brava, mia cara. Se ti va di leggere il mio racconto ne sarei contenta.
Cara Anna Laura ho pianto dal principio alla fine, e questo è quanto ho da dirti…Complimenti davvero