Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2016 “Il violinista” di Patrizia Tocci

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

E’ magro, potrà avere tra i quaranta e i cinquanta anni. Capelli lunghi ricci, quasi bianchi. Giubbetto nero di pelle, da rocker, ma lo sguardo è timido, impacciato. Si sente a disagio a stare sotto gli occhi di tutti anche se i passanti- che sono tali per definizione- passano con una certa velocità nel corso affollato e non prestano molto orecchio alla sua musica. Sciamano compatti gruppi di ragazzi, di anziani, di ragazze. Solo due pensionati, quelli col baschetto e l’ impermeabile color crema, sono seduti sulla panchina adiacente e aspettano la sua esibizione. Intanto commentano l’ ora legale, appena entrata in vigore. Infatti sono le sette di sera, ma c’ è ancora luce. Lui è concentrato sul suo archetto. Comincia la musica, e la segue col corpo, incurvandosi, protendendosi, alzandosi persino sulla punta dei piedi in alcuni passaggi. Pian piano acquista una scioltezza sicura come un ballerino che ripete una danza a memoria. Forse potrebbe suonare ad occhi chiusi ma tiene il leggio e lo spartito avanti a sé come una difesa, come un diaframma verso quella folla che continua a sciamare, nel sabato sera. Mi sembra quasi di essere tutti insieme dentro uno stesso bicchiere. Cubetti di ghiaccio o scorzette d’ arancia tintinnano, tutte gocce di gin o fettine di limone, shakerate dentro uno stesso bicchiere, leggermente appannato dai nostri respiri. Ondeggia un po’di qua e un po’di là la folla: come una cosa viva, tutti vestita di colori scuri nordici. Una marea scura nera, che compatta borbotta e si muove strisciante sul pavimento della grande piazza, nero anche’ esso, di porfido nero. Qualcuno si stacca da quella marea scura per lasciare nel cestino una moneta d’ oro. Solo i ragazzi che si amano hanno un volto che splende, in mezzo a quei rivoli  scuri: i loro piedi non sfiorano il pavimento ma camminano leggeri, a qualche centimetro da terra. Ed hanno occhi soltanto per i loro occhi.

“ Eppure lá in fondo c’ è il mare “ sembra pensare la badante paffuta, con i capelli di un biondo improbabile che però si è fermata in attesa ed ha parcheggiato la carrozzella del suo vecchietto in ottima posizione per assistere al concerto. Il suonatore e’ leggermente imbarazzato per questa prima fila così vicina, ma continua a suonare mentre il vecchietto agita le mani, vergognandosi eppure trascinato dalla musica. La badante si commuove; forse pensa al suo paese lontano, alla sua casa, ai suoi figli e ai suoi vecchi.e pensa che in fondo al viale, tra le due palme, c’ è il mare. Il violinista ha da poco attaccato l’ aria di Love Story, e il violino si impenna, canta, gorgheggia da solo. Qualcuno si ferma ad ascoltare. Si crea una piccola folla circolare. Forse anche lui ha avuto una dolcissima tragica storia d’ amore. Così la suona con più amore per quei passanti sbadati, ci mette tutta l’ anima e i passanti se ne accorgono e guardano, anche se hanno dimenticato quasi tutti com’ era l’ amore, e camminano accanto alle donne o agli uomini che hanno scelto senza sincronia, senza felicità. O forse no. Forse qualche coppia pensa che là in fondo c’è ancora il mare, forse cerca la mano del suo compagno o della sua compagna e la stringe. E piano piano, tutti cominciano ad alzarsi un centimetro dal suolo, le facce si aprono, appaiono i sorrisi. I bambini i con i palloncini colorati stretti nei loro piccoli pugni si alzano dal suolo, per colpa dei palloncini. La signora grassa per colpa della panna, abbondante, sul suo gelato alla fragola. Sicuramente è colpa anche delle bolle di sapone, grandi e giganti che s’ alzano tra i palazzi e obbligano gli sguardi ad alzarsi da terra. Persino i telefonini, su cui qualcuno imperterrito continua a digitare, si illuminano e diventano piccole zattere oscillanti. Una ragazza bionda  sale più in alto degli altri: forse perché è troppo esile o forse per colpa dei pantaloni strappati da cui entra e esce l’ aria frizzante. Sembra una mongolfiera. Mi pare di essere finita in un quadro di Chagall. L’aria s’ è fatta musicale, le vibrazioni dei rumori e delle note spingono tutti da una parte o dall’ altra, mi risucchiano e mi sollevano. E cerco la tua mano, per una carezza leggera e furtiva. Anche il violinista sta salendo, basta l’ archetto a tenerlo in equilibrio: è così magro che regge con un po’ di sforzo questo gioco di pesi e contrappesi. Qualcuno adesso finalmente si fermerà per applaudire il suo meraviglioso spettacolo. E invece no. Siamo passati ad un altro brano, quasi senza pausa senza colpo ferire. Diamine, ha ragione. Deve mantenere sospesa tutta quella marea. E noi ci incamminiamo verso il mare .

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8 commenti »

  1. Ottimo racconto complimenti. Mi sono piaciute molte le seguenti frasi : “Forse potrebbe suonare ad occhi chiusi ma tiene il leggio e lo spartito avanti a sé come una difesa, come un diaframma verso quella folla che continua a sciamare, nel sabato sera.” . “Una marea scura nera, che compatta borbotta e si muove strisciante sul pavimento della grande piazza, nero anche’ esso, di porfido nero “.
    Consigli e critiche col solo intento costruttivo
    —-come una cosa viva, tutti vestita di colori scuri nordici— penso ci sia un errore di battitura.
    Trovo il finale molto poetico, ma di non facile interpretazione, almeno per me :-). Apprezzo il ritmo della scrittura che data anche la trama riveste un ruolo molto importante.

  2. Oh che meraviglia! Come non sollevarsi da terra ascoltando ‘Love Story’ ?
    Quando per strada, immersa nei pensieri e problemi, mi capita di incrociare questi artisti e di godere della loro musica, tutto cambia!
    Hai reso tangibile una colonna sonora. Brava!!!!

  3. Poetico. Dal punto di vista dello stile ha qualche avverbio, qualche gerundio e qualche superlativo di troppo. Forse non c’è una vera e propria storia, che in un racconto dovrebbe esserci. Questi gli appunti che mi sento di fare. Ha degli spunti di cui io non sarei capace, quindi t’invidio un po’.

  4. Grazie, Costntino. Non sempre le storie sono necessarie. Anche un’ emozione è una storia.

  5. Grazie, Barbara. Sì questi musicisti di strada riempiono L’ aria con le loro musiche. Grazie

  6. Grazie del commento, Alessandro. Il mare è …casa, naufragio, culla, letto…il mare è tanto, e tutti lo sanno…ma spesso lo dimenticano.

  7. Ti ringrazio per aver scritto questo racconto… E’ leggero, surreale, poetico e il tuo modo di scrivere scivola via bene con chiarezza e semplicità. Hai ragione ad inserire il paragone con Chagall, ce lo vedo proprio bene. Complimenti, alla fine c’ero anch’io a svolazzare su quella piazza nera!

  8. Grazie! Patrizia Scialoni! Mi fa piacere averti portato…per qualche secondo…in un quadro.

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