Premio Racconti nella Rete 2016 “Anna, Perugia e il mare” di Michele Orione
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016Percorrevo via Calderini con un passo insolito, tranquillo, lento. Mi ero appena lasciato alle spalle Corso Vannucci con la sua elegante e nobile bellezza; con i suoi monumenti, pagine di storia a cielo aperto, icone nel mondo di quella città che, un giorno, di qualche anno prima, mi aveva sedotto e fatto perdutamente innamorare di lei.
Ogni volta che mi trovavo a passeggiare tra quei vicoli, tra quei palazzi maestosi quanto affascinanti, la mia vita pareva riscoprire l’essenza e l’importanza del tempo, del vivere intensamente ogni prezioso istante.
Osservavo con scrupolosa attenzione tutto il bello che mi circondava, scorgendo ad ogni passo qualche nuovo emozionante dettaglio.
Spesso lasciamo che questa società del tutto e subito, dell’andare sempre e comunque veloce, ci imponga il suo ritmo. E così guardiamo senza vedere; ci preoccupiamo di condividere, spesso, ancor prima di aver vissuto.
Camminavo elaborando queste riflessioni quando a pochi passi da Piazza Matteotti, un pittore di strada rapì la mia attenzione. L’avevo trovato dinanzi a me in silenzio, all’improvviso; come una comparsa che in pochi istanti entra in scena, distoglie l’attenzione dall’attore principale, da nuova azione all’atto e stravolge il copione.
Mi fermai ad osservare quella tela su cui l’artista stendeva, con minuziosa precisione, tinte pastello.
Nessuna sbavatura, nessun tratto troppo marcato ma contorni ben definiti a dare armonia e forma sinuosa al soggetto.
<<Manca solo il mare…>>. Quel pensiero che in pochi istanti, con frenetica velocità, il mio cervello aveva elaborato, trovò, forse senza che nemmeno me ne accorgessi, respiro, fiato, tono.
Non avevo ancora terminato di pronunciare quell’impulso vocale che già la mia sopita parte razionale sgomitava.
Lui distolse lo sguardo dalla tela, mi fissò e disse: <<L’ho portata lontano, vero?>>
Quella domanda posta con tono educato quanto determinato aveva bloccato ogni mio pensiero razionale, ogni dubbio sull’opportunità di quella mia impulsiva affermazione.
In pochi istanti quell’uomo aveva compreso che i suoi gesti, quel suo modo di essere artista, ancor più dei colori e dei tratti della sua tela, mi avevano portato altrove, lontano.
Lo guardai negli occhi azzurri, limpidi, intensi.
<<Sì, questa tela mi ha portato lontano. Il suo modo di dipingerla, appassionato e silenziosamente determinato, preciso, senza mai un eccesso, mi ha ricordato una persona…>>.
Sospirò, sorrise: <<Come si chiama la ragazza?>>.
Quella domanda sussurrata con garbo e gentilezza mi aveva stupito, ipnotizzato. Quell’uomo sconosciuto, in pochi istanti, era entrato in punta di piedi, con intelligenza sopraffina, nella mia intimità. Aveva dipinto, utilizzando i colori delle mie poche parole, tutta l’intensità e l’autenticità di un sentimento, di un legame.
Aveva, in pochi istanti, dato forma, tratto e contorno a quel viso di donna che aveva percepito nei miei occhi, che aveva visto, nitido, nel mio cuore.
Rimasi in silenzio per qualche istante in un mix di ammirazione e paura nei confronti di quel pittore di strada che, nel tempo di uno sguardo, mi aveva spogliato e messo a nudo.
E solo mentre lo racconto, mi accorgo quanto quell’incontro in via Calderini fu simile, nella sua unicità, nei suoi sguardi, nei suoi rumorosi silenzi, a quello con lei.
La incontrai il pomeriggio di una fredda domenica d’autunno nei caldi corridoi di quel vecchio palazzetto dello sport. Teneva in spalla un borsone dalle tinte accese che sembravano illuminare quell’espressione timida e dolce, quei capelli raccolti a dare geometria ed eleganza ad una delicata bellezza.
Appena i nostri sguardi si incrociarono le dissi: <<Benvenuta>>
Lei si fermò, sorrise e rispose: <<Grazie, è un piacere>>.
Capii qualche anno dopo che in quella frase c’era molto di lei. In quella prima risposta, in quel tono educato e determinato c’era la sua essenza, c’era il suo essere persona autentica, corretta. C’era una sportiva tenace, una di quelle che non si arrendono mai, di quelle che sanno guardare negli occhi gli avversari come la vita.
Avevo sentito parlare di lei, avevo letto stralci di giornali locali che ne esaltavano le qualità sportive e le capacità umane.
Correttezza, determinazione, eleganza, potenza erano i sostantivi più utilizzati per descrivere lei e i suoi gesti sportivi.
Una donna timida e riservata che indossando scarpette, ginocchiere e divisa diventava una sportiva grintosa, un leader caparbio, determinato; un indiscusso punto di riferimento per tutto il gruppo. E in quella trasformazione che pareva così estrema, sapeva restare lei, con la sua umiltà, con la sua sobrietà, con quel rispetto verso il campo, le regole, gli avversari, lo sport.
Credo che l’insegnamento più prezioso che uno sportivo possa trasmettere sia quello di essere umile con tenacia e combattivo con rispetto. Lei aggiungeva a questo la bellezza e la spontaneità di un sorriso fresco, frizzante, affascinante.
Ero rimasto a guardare quell’atleta avversaria come se in campo, quel giorno, ci fosse stata solo lei; come se in quel palazzo dello sport gremito e chiassoso fossimo stati, silenziosamente, solo noi due.
Mi aveva così affascinato che, quella sera, decisi di aspettarla a fine partita per rivederla, stringerle la mano e sorprenderla con le mie chiacchiere. Non avevo ben chiaro cosa le avrei detto ma questo non mi preoccupava: le parole non mi erano mai mancate.
Quella sera si era alzata la nebbia, quel mantello grigio che spesso avvolge romanticamente la mia terra, quasi a custodirne gelosa la bellezza, impedendone ad altri la vista.
E così per il timore che quel mantello avrebbe custodito geloso anche la spontaneità di quel sorriso impedendomi di rivederlo,
mi appostai vicino a quel bus grigio metallizzato che avrebbe riportato lontano lei e le sue compagne.
Sentivo il bisogno di restare lì, nonostante il freddo, nonostante l’ora tarda.
Lei arrivò dopo poco. Capelli a caschetto sciolti, liberi; sguardo intenso, felice. Fra le mani quel borsone sgargiante che sembrava illuminare quei metri. Mi guardò, sorrise.
Mi vennero in mente migliaia di parole poetiche, bellissime, emozionanti come solo chi ti entra nel cuore sa suggerire alla mente. Quella sera però restai in silenzio. Un silenzio strano, sorprendente, assordante, soprattutto per uno estroverso e irruente come me. Un silenzio che mi fece pensare, riflettere, sognare.
Credo che la bellezza della vita, il suo fascino, sia quella di essere come una tela a cui ogni pennellata aggiunge colore, senso, spessore.
Quel che più mi affascina della nostra esistenza è che spesso, quando si pensa di aver finito l’opera e di poterla mostrare, esporre, arriva un’altra imprevedibile pennellata, un altro colore da stendere, che da nuovo senso alla forma, ai contorni, al tutto.
E quella pennellata arrivò sulla mia tela un paio di anni dopo.
Nonostante la distanza dalla mia abituale residenza, gli eventi della vita e la passione per lo sport, sembravano impormi, sempre più assiduamente, trasferte a Perugia. Ed io ne ero estremamente felice. Quasi cinquecento chilometri che percorrevo spesso, tutto d’un fiato, senza soste; desideroso di arrivare e respirare la magia di quella città, di quell’atmosfera. Il capoluogo umbro era divenuto scrigno di amicizie, di legami intensi, indissolubili, che avrebbero dato colore e forma a quegli anni come a questi giorni.
Ed è proprio passeggiando con un amico, in una afosa serata d’estate, che quella ragazza, che quel sorriso, tornarono prepotentemente e fragorosamente nella mia mente, nel mio cuore.
Non avevo mai dimenticato quella donna timida e determinata, la sua grinta e la sua umiltà. E quella sera, dopo quella manciata di passi all’ombra della Fontana Maggiore, ebbi la certezza che l’avrei rivista, che avrei nuovamente potuto apprezzare le sue infinite qualità umane e sportive.
La ragazza che mi aveva lasciato nella nebbia senza parole, era stata infatti ingaggiata dalla compagine locale, dal sestetto di cui, da un paio d’anni, ero diventato, per caso e per amore, un irriducibile sostenitore.
La mia passione per lo sport, mi ha portato a scoprire, visitare, vivere molti palazzetti. Dai freddi e scalcinati palestroni di periferia ad impianti moderni, futuristici e confortevoli di metropoli italiane ed europee. Ognuno di questi luoghi conserva una storia che varrebbe la pena di rivivere e raccontare.
Credo però che pochi siano, per me, un forziere di emozionanti ed indelebili ricordi come il Pala Evangelisti di Perugia.
E fu proprio all’impianto di Pian di Masiano che ritrovai quella ragazza capace di dare alla mia vita nuovi contorni, colori, suggestioni.
In quei due anni di permanenza sportiva a Perugia ebbi molte occasioni per ammirare nuovamente quella grinta, quella determinazione, quella bellezza timida, umile, autentica; per apprezzare quel suo essere donna, sportiva, leader equilibrata, corretta, vincente.
Molte volte ho pensato che i veri campioni nello sport come nella vita sono quelli che compiono grandi imprese con estrema semplicità, restando sempre se stessi, con umiltà, senza sbavature, senza mai uscire dai contorni dell’opera.
E Perugia, la nostra Perugia, con la sua infinita, sinuosa e vitale bellezza, aveva fatto da cornice a quella meravigliosa storia di sport e di vita, così come alla tela che quel pittore di strada, incontrato forse per caso, stava dipingendo.
Corso Vannucci, Piazza Matteotti, luci soffuse, viottoli, campanili a sfiorare delicatamente il cielo.
<<A Perugia manca solo il mare>>.
Lei l’aveva descritta così, in una sera d’estate prima di quell’emozionante arrivederci che sarebbe stato un addio.
E a quella cornice mancava davvero solo quel mare accanto a cui lei era cresciuta e di cui aveva rapito forza, profondità e limpidezza.
Qualche volta la sogno ancora, lì, in campo con quella grinta che nemmeno il più abile romanziere riuscirebbe a descrivere. Con quella gentilezza, umanità e tenacia che ho applaudito in tante occasioni e che ricordo ogni giorno con infinita ammirazione.
Qualche volta ripenso a quel pittore di strada incontrato in via Calderini. Mi chiedo che cosa stia dipingendo ora. A quale scorcio stia dando vita, a quale storia stia dando respiro.
Poi alzo lo sguardo e osservo, appesa alla parete del mio studiolo, quella tela luminosa, limpida, intensa. Quella tela emozionante dai colori pastello, ritraente quell’angolo di città, quel pezzo di vita.
In basso a sinistra il titolo che l’artista aggiunse prima di congedarmi da lui; la più romantica dedica alla migliore delle opere d’arte che è la vita: “Anna, Perugia e il mare”.
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Splendido, emozionate e profondamente vivo! L’ ho letto tutto d’ un fiato: complimenti!
Grazie!
Intenso, emozionante, romantico… La metafora con il pittore di strada che dipinge la vita è meravigliosa… Complimenti. Da leggere.
Grazie!
Bella metafora, poetica. In alcuni punti lo trovo ridondante, troppi aggettivi e alcuni anche un po’ desueti: penso ad esempio a “maestoso”. In ogni caso l’idea centrale c’è, forte e chiara. Che per un racconto è già buona parte dell’opera. Bravo.
Grazie!
Emozionante, Romantico, Intenso… Davvero bello… da leggere… Mi è piaciuta moltissimo la camminata iniziale dell’autore e su tutte la frase “Spesso lasciamo che questa società del tutto e subito, dell’andare sempre e comunque veloce, ci imponga il suo ritmo. E così guardiamo senza vedere; ci preoccupiamo di condividere, spesso, ancor prima di aver vissuto.” La condivido e la faccio mia. Bravo! Complementi!
Grazie
Utilizzando le parole dell’autore “la più romantica dedica alla migliore delle opere d’arte che è la vita”. Davvero romantico. Emozionante la descrizione della ragazza e la metafora in cui viene paragonata al mare: “quel mare accanto a cui lei era cresciuta e di cui aveva rapito forza, profondità e limpidezza.” . Bello! Consiglio la lettura.
Grazie
Bellissimo! Brividi ed Emozioni. Soprattutto per chi, come me, ha vissuto un paio d’anni a Perugia. L’autore rende in modo magnifico la magia della città. Un racconto che suggerisce qualche spunto di riflessione sulla vita. sul tempo e sull’ intensità dei sentimenti… Alcuni passaggi sono davvero eccellenti, altri più semplici ma mai banali.
La metafora fra vita e quadro da dipingere che fa da sfondo a tutto il racconto mi è piaciuta molto. Bravo. Complimenti.
Grazie
Letto tutto d’un fiato! Bello! Complimenti! Alcune riflessioni sulla vita sono veramente notevoli. Mi è piaciuta moltissimo la definizione di quel che per l’autore è il vero sportivo. Davvero bella e poetica la conclusione. Bravo.
Grazie!
Che bello! emozionante! romantico e riflessivo. La descrizione della protagonista è miniziosa. Le metafore usate mi sono piaciute molto. Bravo l’autore perchè è stato in grado di tener alta la mia attenzione e spronarmi alla lettura. Il finale è da applausi. Consiglio la lettura.
Ero indecisa se lasciare il mio commento perchè è molto simile a quelli di coloro che mi hanno preceduto nella lettura: racconto bello, emozionante, intenso… Credo valga la pena di aggiungere anche che è un bellissimo spot per la pallavolo e i suoi protagonisti. Il finale è stupendo. Merita senza di essere letto. Complimenti all’autore.
Bello e suggestivo. Senza dubbio romantico. Il finale inaspettato nonostante il titolo! Originale!
Molto intensa la descrizione della protagonista ed inoltre traspare tutto l’amore per Perugia.
Bravo! Complimenti all’autore.
Il racconto scivola via con facilità, anche se ci sono un po’ troppe descrizioni forse, da renderlo in qua e in là un tantino” mieloso”. il racconto parla molto delle sensazioni del protagonista, ma in realtà ci racconta pochi fatti ( i due si sono amati? chi ha lasciato chi? E lei è andata via? E’ morta?), non si capisce bene se il protagonista vive davvero certe situazioni, o sono solo il frutto delle sue fantasticherie, come il quadro, bello si, ma fatto da qualcun altro. Da questo punto di vista il protagonista ( forse troppo sensibile) perde un po’ di credibilità, rimanendo un po’ in bilico, come sospeso… tra Perugia e il mare. E questa è veramente l’unica critica che posso fare al tuo racconto, perché altrimenti sfiorerebbe la perfezione! Complimenti davvero e in bocca al lupo!
Grazie!
Ps: appagherò le curiosità sulla protagonista alla fine del concorso. Se le farà piacere le racconterò il non narrato.
Una città la cui bellezza é resa in modo romantico e poetico. La bellezza, l’umiltà e la correttezza di una sportiva raccontate con semplicità, intensità e passione. Un racconto coinvolgente. Complimenti.
Grazie!
Emozionante, intenso, bello! Scorrevole e romantico! Complimenti all’autore
Grazie!