Premio Racconti nella Rete 2016 “L’antidoto” di Andrea Irgolino
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016La pompa a infusione blu ticchetta, ticchetta. All’Improvviso, urla che interrompono il sogno (Liberami da esso!) e al tempo stesso non hanno la forza di svegliarmi. Cosa succede, si chiede una parte di me. Un’astronave enorme è sulla mia testa, in migliaia siamo riversi sulle strade e ci fottiamo di paura: una distesa di teste che guarda verso il cielo blu cobalto. La chemio, mia madre al mio fianco, tutto piano svanisce ed ecco queste cazzo di porte che non finiscono mai. Fuggo dagli alieni o da qualsiasi cosa contenga la navicella – enorme bara di metallo brunito – girando il pomello della porta rosso fuoco che mi si è materializzata davanti (L’hai messa Tu? L’ho creata io?) Una stanza nera che forse è il Nulla. Quinto piano, oncologia, ospedale infantile Regina Margherita. Ma ho 19 anni, infantile un cazzo. Perché? (Ti ho già rinnegato. Ti ho già maledetto). Di nuovo le urla. E ora, voci. Cinzia, diocristo, che tono fastidioso. Solo le tette. Per fortuna, ‘sto labirinto in cui mi trovo è un’ ottima scusa per non interagire con i rompicoglioni che arrivano nei momenti meno opportuni. Parenti. Amici. Volontari. Intanto, il diavolo compare dal nulla, al centro della stanza che allora non è il Nulla. E’ un cartone animato: un omino rotondetto di colore rosso sangue stretto in una salopette candida, le cornina nere spuntano sul viso circolare, al centro del quale si allarga un sorriso feroce. Di nuovo le urla. Urlano i bambini. (Falli smettere. Fai come cazzo vuoi, come cazzo sai fare tu, ma falli smettere). La neurologa – il farmaco? Intossicazione da ifosfamide? Ridicolo, ma quante possibilità ci sono? – mi chiede l’età. Rispondo sette anni, con un filo di voce. E’ perché la mia attenzione è tutta sul demonio: ascolto quello che ha da dire, lui e quel suo orrendo ghigno, e giro il pomello. La porta questa volta è di legno antico. Mio padre è qui: Diana morbide e saila alla liquirizia. Stanze. Giro centinaia di pomelli. Porte. Al di là di esse universi da cui vengo allontanato o costretto alla fuga. Più frequenti sono quelle nero pece che contengono il Nulla: qui, il pomello può impiegare secoli a comparire. (E’ il tuo senso dell’umorismo, Porco?). Ancora la neurologa, una parte di me ascolta le sue stupide domande, ora dice una parola, pronuncia quella parola nel mezzo di una frase di cui non capisco il senso. La pompa a infusione ticchetta. Il nome di mio fratello diventa una sorta di alabarda emotiva che frantuma il castello delle stanze e lo riduce a macerie incandescenti. Sono fuori dal labirinto nel sogno. Vedo di nuovo il mondo. Sono stanco. A fatica metto a fuoco l’etichetta sulla flebo: “Blu di metilene”.
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Molto interessante. Naturalmente ho dovuto leggerlo più volte per entrare nella storia ed ancora molte cose mi sfuggono, ma è proprio questo il bello del racconto. . . ti lascia con molte domande.
Apprezzo molto lo stile di scrittura, che trovo si adatti con la storia. E’ molto particolare il modo in cui esponi le sensazione, lo apprezzo.
Il racconto mi ha molto incuriosito e data la mia ignoranza in campo medico ho dovuto districarmi fra blu di metilene, ed Ifosfamide, e se ho capito bene si tratta di intossicazione di Ifosfamide (usato per il trattamento di tumori) attraverso dosi controllate di blu di metilene. . . . è corretto?
Esso causa disordini mentali. . . ed con il tuo racconto ne rendi benissimo l’idea. . . una domanda ma qual’è l’effettiva età del protagonista? 7 o 19 anni?
Grazie del racconto, molto espressivo.
Breve, intenso, duro!
L’idea è forte. Lo stile ostico. Rendere il pensiero è molto difficile. In ogni caso sono riuscito a seguire la storia e a capirla e questo ti fa onore. Intenso.
Un bel pugno nello stomaco e perciò ti dico: bravo! Come lettrice non ne posso più di storie rassicuranti, di amore all’acqua di rose, di famiglie perbenino. Sono queste storie come la tua che mi coinvolgono, che non mi lasciano andare via e mi dicono ‘rileggi’. Complimenti, e grazie per questo testo, breve ma di grande efficacia narrativa.
Incalzante descrizione delle visioni da intossicazione da chemioterapico. Chi le ha vissute sa che sono allucinazioni vivide, percepite come realtà angosciante da chi ne soffre. Bravo! La scrittura asciutta, accompagnata alla brevità del racconto rende estremamente efficace il racconto.
Grazie a tutt* per gli apprezzamenti, di cuore. Per Alessandro Boschi: sì, la tua interpretazione medica è corretta. Grazie per l’interesse!
Il tuo racconto è un’allucinazione, … Non c’è un inizio ne una fine, ma solo il delirio di una persona che sta male, e sembra quasi di soffocare sotto tutta quella sofferenza. In quelle poche righe sei riuscito a farmi stare male insieme al tuo personaggio, a farmi confondere insieme a lui, quindi per questo ti dico che sei stato bravo ed efficace, però non c’è una storia nel tuo racconto, ma solo la descrizione di un malessere… Mi chiedo quindi: è un racconto qualcosa che non racconta niente? Ma a parte queste osservazioni, ti faccio i miei complimenti per il tuo stile di scrittura diretto, pulito e convincente.