Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2016 “Alba” di Sofia Torre

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

La luna si rifletteva in tutta la sua bellezza sul nero specchio del mare, come in un quadro impressionista che ne ritrae l’immagine mentre cambia aspetto, e nel continuo riflettersi pareva assecondare ogni minima increspatura della superficie salata. Ad ammirarla, l’oscurità delle acque sembrava volersi cibare con voracità e instancabilmente di quella luce spettrale.

Sfumature chiare non avevano modo di fiorire, perché tutto era ombra, perché tutto era nero.

Nero. Silenzio.

In questa calma inquietante si avvertiva un fioco lampeggiare, lontano, lento, stanco. Un’intermittenza malata esposta al costante logorio del salino, che notte dopo notte la consuma.

La sagoma incerta di un profilo umano appariva e scompariva nell’immensità della notte. Su uno scoglio mangiato dalle alghe ed eroso dalle onde un vecchio fissava davanti a sé con gli occhi fissi, come ipnotizzato dal dolce ondeggiare delle acque. Davanti a sé non vedeva il nero, vedeva la sua vita, fotogramma per fotogramma, come fosse un vecchio film. Non udiva i suoni del proprio passato, non distingueva i colori della giovinezza; il lungometraggio era muto, in bianco e nero.

Era senza emozioni.

La canna da pesca vibrò impercettibilmente; l’occhio esperto del vecchio se ne accorse , ma non ci fece caso. Tutto tornò quieto e immobile.

In quel momento la terra sembrava essersi fermata, ma era solo uno dei tanti inganni della natura; la vita stessa era un inganno, un teatro in cui le rappresentazioni erano sempre drammi.

Da settant’anni quel posto era occupato dal vecchio, più di mezzo secolo lì, su quello scoglio, con quel panorama davanti agli stanchi occhi, che un tempo erano caldi e vigorosi, ora erano spenti e freddi, ma una cosa non poteva cambiare, quella scintilla in fondo all’iride che si sarebbe spenta solo con la morte.

Era solo.

Non aveva più niente, solo la propria canna e una casa, che somigliava più a una catapecchia, situata poco distante dallo scoglio. Non aveva più nessuno.

Era solo.

La sua essenza vitale era sempre stata il mare; da bambino sognava di diventare il capitano di una nave imponente, da giovane mirava ad imbarcarsi su una nave e girare il mondo su di essa, da adulto riuscì a comprarsi un piccolo peschereccio; ma nonostante le mire più o meno ambiziose l’unico punto fisso fu sempre e solo quello scoglio.

Avrebbe sempre voluto riuscire a iniziare una nuova vita, una nuova alba, ma purtroppo doveva combattere sempre con le stesse tenebre della notte.

Un gabbiano ruppe l’incantesimo che la luna aveva creato e andò a planare vicino al vecchio.

Il pescatore si destò definitivamente e si girò per ammirare ai raggi lunare il bianco e candido piumaggio dell’esemplare. Era perfetto, giovane, bello; un tempo lo era anche lui.

La notte stava ormai svanendo, il chiarore rosso dell’alba incominciava ad apparire ad est. Un nuovo giorno, una nuova vita.

L’occhio del vecchio era ormai completamente spento, una lacrima riuscì a staccarsi dalla sua pupilla, le altre rimasero intrappolate dentro. Il volto era accarezzato completamente dai primi raggi del sole e una lieve brezza spazzava via la pesantezza stantia della notte. Un lieve sorriso apparve sulle labbra; col viso finalmente sereno il vecchio lasciava le tenebre per entrare nella luce, riabbracciare i suoi cari, i suoi amori, i suoi sogni.

La luce lampeggiante smise di lavorare; la canna da pesca tirava, il giovane gabbiano si svegliò dai morsi della fame salutando il nuovo giorno con i suoi canti.

Il mondo continuava a girare, le stagioni a susseguirsi, e il giorno a rincorrere la notte. Nell’infinità solo una cosa rimase immobile.

Il vecchio non si mosse, lo trovarono così, su quello scoglio aveva finalmente trovato la sua alba.

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3 commenti »

  1. é ben scritto ma troppo statico.
    C’è una serie di immagini davvero molto belle, e dico “immagini” proprio perchè sembra di vederle.
    Però il finale diventa scontato.
    Questo è il mio parere e io non sono nessuno.

  2. Il protagonista ha ripercorso la propria vita, sicuramente non quella che avrebbe voluto, vista l’assenza di emozioni. Il ‘dover combattere sempre con le stesse tenebre della notte’, secondo me, spiega le difficoltà incontrate che gli hanno impedito di raggiungere ‘ una nuova alba’.

    Malinconico, triste, ma profondo.

  3. Mi sorprende un po’, non l’avevo letto e tratta un tema simile a quello del mio racconto. Ci trovo un paio di imprecisioni lessicali, un utilizzo della punteggiatura, in uno o due passaggi, che io non farei. Comunque degno di nota.

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