Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2016 “Sembra così felice” di Maurizio P. de Rosa

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

Entra in casa, lei guarda fuori dalla finestra, ha tagliato i capelli, quasi non la riconosce, è così assorta che non si accorge di lui. I capelli le scoprono il collo, muove lentamente le mani, come se ascoltasse una musica invisibile, “Sofia sono qui” dice, lei si gira di scatto, “che fai qui a quest’ora”, lo guarda come fa oramai da tempo, senza nascondere il suo disprezzo. Si avvicina per abbracciarla, la donna lo spinge via, “non mi toccare, lo sai che non voglio”. L’abbraccia di nuovo, lei si allontana, “non voglio, lasciami, vattene”. Quasi senza accorgersene, le afferra il collo, stringe con forza, non può sopportare quel disprezzo. Lo sguardo di Sofia è pieno di paura, lui ha voglia di fare l’amore, non può fermarsi, continua a stringere.

Non sa quanto tempo sia passato, Sofia non si dibatte più, non sta in piedi è pesante, l’adagia sulla poltrona, la mette a sedere, la guarda con attenzione, le accarezza il viso, la faccia della donna è blu, gli occhi sembrano più grandi, ha la bava alla bocca. Va in bagno, prende lo specchio, quello che Sofia usa per truccarsi, lo mette davanti la bocca della donna, come ha visto fare nei film, non succede nulla. Le accarezza le mani, la bacia sulle labbra, inizia a chiamarla, lei non risponde.

 

L’ha uccisa, con lentezza questo pensiero lo raggiunge, ha ammazzato Sofia, il suo amore. Stringe le mani della donna, sono belle, le tira su la gonna per guardarle le gambe. Si affaccia alla finestra, tutto è come sempre, il viale con i platani, la vecchia scuola elementare, l’orologio all’angolo della strada fermo alle sei meno dieci, il bar con le sedie di vimini, non può averla uccisa, Sofia è il suo amore, non può essere accaduto nulla di grave. Si avvicina a lei, è strana con gli occhi dilatati e la schiuma che le bagna la bocca. Ricorda la felicità della prima notte nella nuova casa, in un abbraccio che sembrava non dovesse finire. Sofia bella, dolce, si sentiva felice con lei, poi lei era cambiata, si era allontanata. Di nuovo, sente la voglia di prenderla, riesce a calmarsi, si guarda intorno, tutto è eguale ed indifferente. Sofia è seduta sulla poltrona, immobile, la gonna blu sollevata lascia scoperte le sue cosce, può vedere le sue mutandine nere, sentire l’odore del suo sesso.

Ricorda Sofia piangere perché aveva perduto il bambino. Una sera si era sentita male e lo aveva perduto. Sofia aveva smesso di lavorare, non prendeva la macchina, non faceva le scale, ma aveva perso il bambino. Sofia era stata male, avevano visitato tanti medici, tutto inutile, non riusciva ad avere un bambino. Vuole fare qualcosa per Sofia, vuole aiutarla, vuole vederla sorridere, l’ama ancora. Si guarda attorno, non c’è nulla in quella stanza che piaccia a Sofia. Si alza, va nella loro camera da letto, dallo scaffale della libreria, prende il bambolotto di Sofia, regalo della nonna, quando lei era bambina. Un bambolotto di plastica, che puzza di plastica.  Basta muoverlo e gli occhi del bambolotto si aprono e si chiudono, a lui quegli occhi fanno impressione.

A Sofia il bambolotto piaceva tanto, ci giocava a fare la mamma, quando era incinta. Prende il bambolotto, gli occhi del bambolotto lo guardano. Torna nell’altra stanza, Sofia è lì, immobile, seduta sulla poltrona, così come l’aveva lasciata. Mette il bambolotto tra le braccia di Sofia, non è soddisfatto, Sofia non sembra contenta di avere il bambolotto tra le sue braccia. Vuole fare qualcosa di meglio. Toglie il bambolotto dalle braccia di Sofia, la solleva, è pesante, la trascina sino alla loro camera, l’adagia sul letto con cura, le sistema i capelli, le sistema bene la gonna, appoggia il bambolotto sul letto accanto a lei, non è ancora soddisfatto. Esce di nuovo dalla stanza, va in cucina, la loro cucina è bella, tutta rossa laccata, fruga nei cassetti, deve esserci, lo ricorda bene, trova quello che cerca, sorride. Torna in camera da letto, sa cosa fare, si avvicina a lei, vuole essere garbato, non vuole farle del male. La guarda, Sofia è bellissima, le solleva la gonna, le toglie le mutandine nere, prende la trinciapollo, inizia ad aprirla tra le cosce, dal basso in alto, come faceva con il pollo la domenica a pranzo, a Sofia piaceva molto il pollo. Sangue, Sofia è piena di sangue, sta sporcando il letto. Prende il bambolotto, gli occhi del bambolotto continuano a guardarlo, posa il bambolotto nel ventre aperto di lei, gli sembra di aver fatto un buon lavoro. Ora il bambolotto è sporco di sangue. I bambini nascono nel sangue, si siede sul letto, la guarda, lei sembra così felice.

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