Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2016 “Chiara” di Maurizio P. De Rosa

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

In casa, in cucina, ha appena fatto colazione, è novembre, quasi inverno, ma non ci sono nuvole, non fa freddo. Il cielo è pulito, la luce è tersa, sembra sia primavera, guarda fuori dalla finestra, tutto è come sempre, il viale alberato, le panchine ad accogliere il sole di una giornata così bella. Apre la finestra, c’è qualcosa di strano, non sente arrivare il rumore della strada, non sente arrivare l’odore della mattina. Prova ad affacciarsi, non può, prova ad allungare un braccio fuori, non può, la sua mano tocca qualcosa, una superficie fredda, come una lastra di ghiaccio, così trasparente che non riesce nemmeno a vederla, eppure quella cosa è lì a chiudere la finestra è per questo che non può allungare il braccio, che non può affacciarsi.  Non sta dormendo, è sveglio, ha appena fatto colazione, si guarda attorno, tutte le cose sono a loro posto, sul tavolo della cucina la tazza del caffe, il barattolo del miele, il vasetto dello yogurt che ha appena mangiato, l’orologio segna le otto, è tardi deve uscire. Esce dalla cucina, va in camera da letto, la finestra è aperta, cerca di affacciarsi, anche lì quella lastra invisibile lo impedisce. E’ prigioniero in casa, quel pensiero lo raggiunge, corre ad aprire tutte le finestre di casa, sono tutte chiuse allo stesso modo, va in ingresso, gira la chiave, abbassa la maniglia, la porta non si apre, ha paura, ma è solo un attimo, poi la paura scompare, sa cosa fare, può chiamare Chiara, la sua donna, il dono della vita, arrivato quando non ci sperava più, lei verrà, lo aiuterà ad uscire. Prende il telefono, chiama Chiara. Chiara non risponde, prova a richiamare, Chiara non risponde. Ricorda quello che la paura aveva nascosto, Chiara non vuole più vederlo, l’ha delusa troppe volte, ed è andata via. Torna la paura è come un mantello nero che lo avvolge senza scampo, ha bisogno d’aria, non riesce a respirare. Richiama Chiara al telefono, non sa nemmeno più quante volte, ma lei continua a non rispondere. Vorrebbe dirle che ha sbagliato, che è l’uomo più stupido della terra ad averla persa, vorrebbe dirle che, senza il suo amore, lui non è nulla, che, senza il suo amore, si sente morire. Deve uscire, deve incontrala, deve vedere Chiara, prova di nuovo ad aprire le finestre, sono tutte chiuse, serrate da quella lastra invisibile, la porta di casa continua a non aprirsi, eppure deve uscire, un modo per uscire deve esserci. E’ in camera da letto in piedi davanti la finestra, fuori la luce è bellissima, dei bambini giocano a pallone lungo il viale alberato, deve trovare il modo di uscire, con le mani tocca quella superficie liscia che chiude la finestra, quella sottile lastra di ghiaccio, invisibile e fredda, in un angolo, in basso a sinistra, le sue dita sentono qualcosa. Si china a guardare c’ è qualcosa, è il buco di una serratura, minuta, quasi invisibile, basterebbe avere la chiave per poter uscire, deve trattarsi di una chiave piccola, a giudicare dalla serratura, guarda per terra, magari la chiave e lì, se riesce a trovarla potrà uscire. La cerca dappertutto, la chiave non c è, di nuovo il mantello nero della paura torna ad avvolgerlo. Non sa cosa fare, guarda fuori dalla finestra, vuole chiamare qualcuno, attirare l’attenzione, deve uscire da lì. Inizia a sbattere contro la parete liscia e trasparente della finestra, lo fa con tutta la forza che possiede, ma non accade nulla, non si sente nessun rumore. Guarda di nuovo fuori dalla finestra, la strada è così vicina, la sua casa è al piano terra, basterebbe poter allungare una mano per toccare le persone in strada. Si sente osservato, Chiara è lì, in strada, vicinissima e irraggiungibile, sta guardando verso la finestra, verso di lui, è bellissima, la guarda, almeno può guardarla, è felice per questo, indossa una collana che non conosce, una catena d’argento con appesa una piccola chiave trasparente. Chiara, Chiara, la chiama, ma lei non lo sente, non può sentirlo, è chiuso in casa, prigioniero di qualcosa che non conosce, di nuovo il mantello nero della paura lo raggiunge. Chiama Chiara, la chiama, la chiama, non ha mai desiderato tanto una donna, non ha mai amato tanto una donna, non ha mi avuto così tanto bisogno di una donna, ma non può dirglielo, vorrebbe urlarlo al mondo, ma non può farlo, poi lei non gli crede più, l’ha ferita, delusa, inizia a piangere, non aveva più pianto da quando era bambino. Deve uscire, Chiara è così vicina, sente il suo odore, il sapore delle sue labbra, deve uscire, andare da lei. La finestra non si apre, ha provato a rompere quella lastra misteriosa, in ogni modo, ma non ci è riuscito. Guarda dalla finestra, Chiara è ancora lì, spera non vada via, almeno può guardarla, è così bella. Non sa cosa fare, vuole che il suo amore arrivi a lei, rompa quell’incantesimo, non l’ha mai amata come in quel momento, può solo amarla, lo fa con tutte le sue forze, come mai prima, poi accade qualcosa, Chiara si avvicina alla finestra, prende la chiave che ha appesa al collo è piccola e trasparente. Chiara sa cosa fare, avvicina la chiave alla lastra misteriosa, si sente un rumore di vetri infranti, la lastra di ghiaccio è scomparsa, di nuovo i rumori della strada. Si guardano, Chiara fa un cenno, lui si precipita alla porta per farla entrare, sono vicini, non riesce a parlare, vorrebbe dirle solo che l’ama, lei fa cenno di tacere. Si abbracciano, sente le mani di Chiara che lo cercano. Con una mano Chiara sta aprendo il suo torace, non ha bisogno di bisturi, bastano le sue mani, è una scena impossibile, ma accade, il suo torace è aperto, è tutto così dolce e non sente nessun dolore. Chiara ha in mano il suo cuore, lo guarda, sorride, il suo cuore non sanguina, pulsa, batte come mai prima, nessun dolore, è felice che il suo cuore sia nelle mani di Chiara. Ora Chiara può vedere il suo cuore battere impazzito per lei, non può più dubitare del suo amore. Chiara si avvicina, si baciano, le sue labbra sanno di sale.

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1 commento »

  1. Gli elementi maggiormente persuasivi nel racconto sono la struttura e il tono. La prima si presenta come un continuum privo di cesure in cui i passaggi narrativi confluiscono l’uno nell’altro con ritmo rapido. Tale andamento,insieme al tono vagamente surreale determinato da una immagine ricorrente, crea un’avvincente tensione. La ripetizione quasi frenetica, di tale immagine-chiave ( che è poi proprio una piccola chiave), evidenzia il tema del racconto: la ricerca di completezza esistenziale e l’incontro. La struttura del discorso è dunque un “fluido”,ma anche un cerchio che si chiude. La conclusione infatti, suggella il cerchio delle “ricorrenze” in un appagamento finale..troppo perfetto per essere vero; lascia quindi spazio ad ulteriori soluzioni possibili.

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