Premio Racconti nella Rete 2016 “Aeroporto” di Maurizio P. De Rosa
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016Notte. La grande parete a vetri spalancata sulle piste. Un aereo fermo, degli uomini intorno caricano i bagagli nella pancia dell’aereo. Le luci rose segnano le piste, poi nulla, solo il buio. Non ha più voglia di stare seduto ad aspettare, ma non c’è niente altro da fare. Si guarda intorno. Una donna grassa dorme seduta accanto a lui, può sentire il suo respiro irregolare, ha la bocca aperta, i capelli sporchi. Quasi tutti dormono, sono le tre del mattino. Nessuna frenesia oramai, troppe ore in attesa. Le luci verdi degli annunci nei pannelli luminosi indicano pochi voli nella notte, un aereo alle cinque, poi il suo aereo alle sette. Torna a casa dopo tanto tempo. Tornare gli indifferente, tanto non troverà nessuno ad aspettarlo. Ha sonno, ha cercato di dormire, ma non ci riesce, attorno il ronzio dell’aria condizionata. Si alza, non ha voglia di stare seduto accanto alla donna grassa, non gli piace il suo odore, la sua bocca aperta senza denti, il suo ventre grasso che si solleva al tempo del suo respiro irregolare. Si alza, si avvicina alla grande parete a vetri. L’aereo è ancora fermo sulla pista, gli uomini sono scomparsi è rimasta la notte. Si sente osservato, si gira, lei è lì seduta nella prima fila, sola su una delle poltrone che guardano le piste. Nelle file più dietro il resto dei passeggeri, la donna grassa con i capelli unti è lì, continua a dormire.
Lei ora ha distolto lo sguardo, guarda verso la grande parete a vetri. Si avvicina per vederla meglio, i capelli lunghi lisci, il seno da bambina, gli occhi grandi verdi. Non può vedere bene le sue gambe, è seduta, la gonna stretta blu, un po’ sopra il ginocchio, ai piedi delle ballerine nere, la punta bianca. Continua a guardarla, lei non si muove, continua a guardare fuori come se cercasse qualcosa nel buio della notte. Non gli sembra ci sia molto da guardare, un aereo fermo, le luci rose ad indicare le piste, niente altro. Vuole fare qualcosa per attirare la sua attenzione, vuole parlarle, ma non sa come fare. Non ha più sonno, non si sente più stanco. Si avvicina ancora sta per parlarle, lei si gira, abbassa lo sguardo, apre la sua borsa, prende un libro, lo apre. Ora sta leggendo. Si avvicina, si siede accanto a lei. Lei alza lo sguardo dal libro, nei suoi occhi verdi un riflesso viola. Nel suo sguardo un invito, o è solo la sua immaginazione, la sua stanchezza. La donna chiude il libro, lo ripone nella borsa, si alza, la vede dirigersi verso la toilette, si gira un attimo verso di lui, prima di sparire dietro la porta a vetri della toilette. La gonna blu si alza, balla tra le sue gambe mentre si allontana. Per un attimo pensa di seguirla, è come rapito, ma rimane seduto in attesa che lei torni. Il tempo sembra non passare, ha paura che lei non torni, che scompaia. Eccola è uscita dalla toilette. Spera che venga a sedersi accanto a lui. Lei si ferma un attimo a guardare la lavagna luminosa degli orari, poi si avvicina alle poltrone. Sono di nuovo seduti vicini. Deve parlarle, è come paralizzato. Questa volta lei non apre la borsa, si distende sulla poltrona, si lega i capelli, guarda fuori, l’aereo è sempre lì. La donna ha chiuso gli occhi, sembra dormire, si alza, si avvicina a lei, lei non si muove. Si avvicina ancora, il respiro della donna è lento, ha la bocca socchiusa, le labbra con un filo di rossetto, la camicia è slacciata, le guarda i piccoli seni da bambina, è una camicia bianca, di taglio maschile.
La donna respira lentamente, sta dormendo, lei riesce a dormire. Le guarda le mani, nessun anello, le unghie dipinte di un colore scuro. La gonna è sollevata sul ginocchio, ha le gambe abbronzate. Si avvicina ancora, l’odore della donna gli ricorda qualcosa. Quell’odore gli piace, sa di mare, ha voglia di toccarla. Le accarezza una mano, la donna fa un movimento quasi impercettibile, apre gli occhi per un attimo. Ha paura di avere esagerato con quel gesto, si allontana, va verso la vetrata, l’aereo è lì nella notte. Lei è di nuovo tranquilla, dorme, non vuole aspettare che lei si svegli per parlarle. Quello sguardo gli entrato dentro. Deve svegliarla, vuole dirle che non ha mai visto nulla di più bello, che la vuole, che non ha mai voluto nessuno come lei, che sarà tutto facile, che saranno felici. Si siede, la guarda, lei continua a dormire, si avvicina per svegliarla. Lei è lì, le labbra socchiuse, il respiro lento. Si avvicina, è così bella mentre dorme, non ha il coraggio di svegliarla. Non la conosce, ma non riesce a pensare altro che a lei, ha già immaginato mille vite con lei, tutte felici, come mai ha avuto. Lei continua a dormire seduta accanto a lui. Ogni tanto è come se aprisse gli occhi per guardarlo, ma forse è solo il suo desiderio. E’ notte il tempo sembra non passare. Ora è impaziente, non riesce a stare seduto, ha bisogno di alzarsi, di camminare, ma ha paura ad allontanarsi, ha paura che lei scompaia, ormai non può più stare senza di lei. Si alza, cammina, ogni tanto si gira per vedere se lei c’è ancora. Ha avuto il coraggio di allontanarsi verso l’angolo opposto della grande sala d’aspetto, torna indietro nulla è cambiato, lei è ancora lì che dorme. Si sente tranquillo ora, non ha nulla da temere, deve solo aspettare che lei si svegli. Le parlerà, le dirà tutto, a costo di essere scambiato per un pazzo, ma lui non è pazzo, la stava spettando da tempo e lei, finalmente, è arrivata. A volte succede, ci si incontra, quando ci si deve incontrare. Aveva sperato tanto che tutto questo accadesse. Si avvicina di nuovo a lei, gli sembrava di conoscerla da sempre, ricordava il suo odore di mare. Si sente tranquillo, l’ansia è scomparsa, si siede di nuovo accanto a lei, le sfiora la mano, lei apre gli occhi per un attimo.
Si è addormentato, un rumore improvviso lo sveglia. La luce dell’alba, annunciano qualcosa, si guarda attorno, i passeggeri dell’aereo delle cinque si stanno imbarcando, si gira verso di lei. Lei non c’è, la sua poltrona è vuota. Si alza, guarda nelle file dietro, forse lei ha cambiato posto, lei non c‘è, la donna grassa continua a dormire. Corre verso l’imbarco, gli ultimi passeggeri si affrettano all’imbarco, spera che lei sia tra loro, la vede, lei si volta a guardarlo, i loro sguardi si incontrano, poi lei sparisce nel corridoio che conduce all’imbarco.
Lui ora ha caldo, un caldo insopportabile, apre la camicia, ha qualcosa legato intorno al collo, un foulard. Si toglie il foulard, lo guarda è grande, bianco con dei piccoli teschi. In un angolo del foulard, una macchia di rossetto disegna la forma delle labbra di lei. Corre verso la vetrata, guarda fuori, l’aereo si allontana nella luce dell’alba.
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“Aeroporto” e’ un racconto in cui ciò che immediatamente colpisce e’ il tipo di narrazione; questa risulta essere sempre “vibrante” e vigile nel mantenere un equilibrio costante tra la parte descrittiva – temporale e quella, assai piu’ importante, riflessiva che bene esprime il mondo interiore del protagonista/dell’autore.
Tutto si svolge in un breve arco di tempo: il trascorrere di una sola notte fino al giungere delle prime luci dell’ alba.
In queste poche ore un uomo vive un momento assai significativo della sua esistenza; nulla, non a caso, si descrive del suo aspetto fisico, ma si pone l’ attenzione sull’ evoluzione di un profondo desiderio, che poi e’ quello autentico di essere felice. Nella quasi totale immobilità della notte, l” incontro con una donna, con la quale il protagonista non ha alcun dialogo, consente a questo ( e al suo autore) di vivere appieno il suo ” tempo dell’ anima”. Concepisce pensieri che solo corrispondono alla sua vera natura, pone attenzione continua a cio’ prova, crede che tutto sia possibile fino a far maturare un desiderio, un sentimento nuovo fremente d’ attesa. Della figura femminile c’e’ una maggiore ” descrizione figurativa”, ma l ‘ universo emotivo femminile emerge ugualmente; la donna, infatti, che non sembra vivere il turbamento del protagonista (lei riesce a dormire) vive appieno il momento unico e magico del loro incontro: perché e’ lei a lasciare qualcosa di se’….
Agile, incalzante la narrazione di tutta l’ evoluzione del sentimento del protagonista che da un’apparente apatia emotiva passa, nel breve arco di una notte, dal volgere l’ attenzione al brutto ( la donna grassa) alla ricerca del bello, dell’ amore, bene tanto atteso, che gli ” ricorda qualcosa” e che ” stava aspettando” da tempo.
E’ il ritmo sfuggente, con buona grazia del protagonista/ dell’ autore, della ricerca del tempo perduto.