Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2016 “Prima guerra mondiale” di Elena Margreth

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

Guardai l’uomo accanto a me.
Le sue rughe erano profonde, gli occhi sapevano di passato, la sua bocca mimava parole che solo lui era in grado di capire e la sua mano era immobile, come morta.
Ci si abitua al forte odore nauseante, ci si abitua alla paura, ci si abitua al silezio e al rumore, ci si abitua al digiuno e al dolore, ci si abitua al male.
Costretti a resistere a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, con le gambe piegate e la schiena che appoggia su un muro di terra.
La propria vita è appesa a un filo, e una sirena decide quando è il momento di metterla in gioco, quando ognuno si alza e corre sul campo iniziando a uccidere per sopravvivere.
Questa è la guerra, questo è l’uomo.
L’anziano parlò, è raro che qualcuno pronunci delle parole in quella trincea.
“Morirò, e non perché sarò sfortunato, ma perche lo vorrò io. Non voglio continuare a mantenermi in vita se non posso vivere, se non posso dare un senso ai miei respiri. ”
Gli presi la mano, gliela strinsi nella speranza che anche la sua si muovesse.
” Tu sei giovane, avrai una moglie, magari dei figli ad aspettarti, tu possiedi qualcuno da cui tornare se mai questo inferno finirà. Io ho visto mio fratello morire”.
La sua voce piangeva.
Capivo la sua sofferenza, il suo desiderio di morire, nulla era più confortante di poter mettere a tacere quel silenzio.
Dunque mi chiedo cosa si può dire a un’uomo che ha ucciso e ferito contro la sua volontà, che è stato vittima di dolori atroci e che ha visto la morte nei suoi occhi e in quella degli altri, che non ricorda più cosa sia la pace, che non ha più niente se non un’arma e una manciata di ricordi.
Quali parole possono far tornare la speranza allo sguardo di un uomo che vuole solo chiudere gli occhi perché ha visto troppi mali.
Mi chiedevo cosa mi facesse andare avanti.
Gli parlai, gli ricordai delle piccole e immense cose che sanno di pace.
“Vivi per un pezzo di pane, per ascoltare la voce di un bambino, per ricordare tra le lacrime i sorrisi, per sognare, per prepararti un caffè, per scrivere.
Vivi per poter raccontare la tua storia ai passanti, perché tutti devono sapere quanto sia importante.
Vivi perche la vita è un dono.
Vivi per poter piangere e trovare sollievo nel sonno.
Vivi per te.
Vivi per chi hai accanto.”
Mi strinse la mano, come se ora avesse ancora un po’ di forze.
Il silenzio venne interrotto dal rumore della sirena, baciai la mia collana, entrammo in campo a giocare la partita di altri.

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