Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2016 “Non ho più nome” di A.P. Caprino

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

Non ho più nome!

Mi chiamavano : piss, piss, piccolina, poverina, ma che amore ,ma non avevo più nome ! Se lo era portato via Lei e Lei non poteva più tornare.

Già , Lei ! la mia vecchia amata compagna di vita .

Non erano molti gli anni che vivevo con lei , avevo cinque anni …erano tantini per tipi come me , mi aveva scelto proprio Lei in mezzo ad una nidiata di implumi esseri abbandonati. Mi aveva adottata  appunto quando  ero uno scricciolo .

Per i primi tempi ebbe cura di me amorevolmente ma anche distrattamente  ma quando cominciai a fare i primi passi mi lasciò libera di…sopravvivere.

Ero ormai  abituata al calore di quella  casa anche se spesso me ne scappavo per le mie scorribande amorose o di caccia…grossa.

Non sempre si preoccupava di cibarmi o di farmi rientrare in casa , sapeva comunque che ci sarei tornata di mia volontà.

Aveva ben altro a cui pensare la poverella , era giunta alla veneranda età di cinquant’anni ; una volta era stata uno splendore di donna , bella , strepitosa

provocante e anche ricca ma credo mai felice .

Un matrimonio disastrato e disastroso , infelice e amorosamente torbido la portò alla rovina fisica , sociale e morale e le lasciò un pesante fardello : un figlio .

La rovina la costruì anche Lei , collaborò con il marito a scialacquare il patrimonio , a sperimentare frontiere amorose  ben oltre il buon senso e ad abbandonare alle cure della nonna  quel figlio incolpevole .

Più tardi giunse   ad inventarsi i lavori più strani per mantenersi e per fortuna che aveva quel buco di casa che la madre con accortezza le aveva lasciato vincolato , giunse anche a portarsi  in casa impudenti ed impudichi accompagnatori di…letto e persino farsi pagare.

Aveva una sola compagnia sincera : la bottiglia ! e aveva anche quel  figlio  la miserella , ma la sua incapacità di fare da madre aveva condotto l’infelice pargolo alla droga e alla schizofrenia.

Queste cose me le raccontava Lei nei momenti di lucidità , quando mi  faceva dormire nel suo lettone,quando mi rimpinzava di manicaretti.

Quella sera , quella fatidica sera  ,mi stava raccontando della sua ultima delusione amorosa ,della vicina di casa che era andata alla Caritas per Lei  per recuperare qualche cibaria  ma non aveva racimolato nessun soldino per pagare  le bollette ;

mi stava raccontando  della sua paura di vivere ,della solitudine  che la inquietava quando lo squillo del telefono la interruppe.

La vidi impallidire se ancora poteva impallidire , anzi sbiancare , lacrime amare e silenziose scesero dai suoi occhi che ancora riuscivano a stupirsi delle cose della vita  riuscii a sentire anch’io la voce della sua creatura che le diceva : “ se ti togli dal mondo mi fai un favore ! “Bene ! il figlio . Povera infelice creatura anche lui.

Era stato abbandonato alle cure della nonna materna , ma la fragilità dell’anima e dello spirito , il rancore verso la madre lo buttarono nella baraonda dell’oblio forzato: la droga .

Riuscì a soli sedici anni a sperperare quello che restava dell’antica ricchezza,ed era una vera ricchezza,gli amici fino a quando il ragazzo fu cosciente e ancora capace lo blandivano , lo seguivano al mare ma nessuno mai gli tolse dalle mani quell’arma fetida e purulenta che era la siringa. Veniva d’estate dalla madre e succedeva il cataclisma. Lui frugava in ogni dove per racimolare soldi , lei pur di accontentarlo

offriva i suoi…servigi anche per strada e non bastavano mai i soldi.

Arrivavano  a tutte le ore le forze di polizia !

Lei veniva pestata a sangue dal figlio e spesso dava come si suol dire di testa tanto che giocoforza furono costretti i nonni ,la madre non poteva aveva già perso la patria potestà, il padre era un tantino defunto , furono costretti appunto a farlo interdire e ricoverarlo per qualche tempo.

Fu un’atroce diagnosi per quel ragazzo quella che i medici decretarono :schizofrenia !

Mi addormentai su una poltrona non pensando più alle sue vicende anzi le lanciai un ultimo sguardo quasi distratto e vidi che si era addormentata. O almeno così a me sembrò.

Aveva sparse sulla camicia da notte che si apriva sul seno enorme,straripante,

rifatto… mi ricordo che d’estate se ne andava in giro  anche per la città e per le spiagge con un bikini interdentale , devo riconoscere da femmina… che le sue forme  dai piedi al lato” b “ erano proprio perfette , ma dalla pancia in su  il debordo di quelle enormi , enormissime tette  provocava anche disgusto e copriva… il tutto con un caffetano a rete , dicevo aveva sparse delle palline colorate e in mano una scatoletta , io pensai che si fosse consolata con le solite dolcezze… che prendeva ogni sera; una scatola intera ne aveva preso !

Me ne andai a zonzo la mattina dopo uscendo dalla finestra che dava in giardino e una avventura romantica mi distrasse sino a sera , tornai felice e satolla ma l’uscio di casa al mio richiamo non si spalancò,non potevo certo aprire io… mi aggirai fino a trovare uno spiraglio per entrare ma riuscii solo ad entrare nell’androne.

Pensai che Lei fosse arrabbiata o che fosse ancora addormentata , le capitava spesso di non svegliarsi per l’intera giornata.

Cercai ancora dopo il primo tentativo dell’androne di infilarmi in casa da dove ero uscita al mattino ma anche quella via era impedita.

Mi nascosi fra  il cespuglio di rododendro e l’albero di fico e da lì osservai il territorio lambiccandomi su come risolvere la penosa situazione. Le mie orecchie si

rizzarono al suono , gioioso a me parve, di una sirena che mandava anche una luce coloratissima e  uno strano corteo di uomini vestiti di bianco entrò in casa , io mi intrufolai appresso ma uno spintone con malgarbo mi fece ruzzolare  fuori dalla porta. Maledizione imprecai tra me , c’è una festa e questi maleducati di invitati mi

cacciano. Devo entrare e dirlo a Lei ! Poi  un tramestio di piedi frettolosi , sporchi,

pesanti  si aggiunse a quello appena provocato degli …invitati scortesi.

Ma non erano vestiti di bianco, erano bui , cupi e con mio stupore,felice stupore, avevano delle palline dorate  sulle  spalle , sulle maniche e una mano guantata di nero morbida  morbida e che sapeva di  tabacco e fuoco spento mi fece una carezza !

Pensai rinfrancata che allora c’era davvero una festa e una festa in costume !

Mi intrufolai  ma ancora una volta uno spintone crudele e poderoso mi mandò  a gambe all’aria nell’androne e allora chiamai , chiamai, chiamai  ma non ci fu  la sua risposta. Era  arrivata la notte e la festa doveva  essere finita , era  tutto spento,

c’era un silenzio… tombale.

Cominciai  ad avere fame , sete e anche freddo… quell’anno  il clima era  stato decisamente inclemente , era tutto gelato, pioveva  di continuo ed io non potevo  certo permettermi di andare altrove , non  avrei saputo neppure dove.                                                   

Mi rintanai  al riparo sulle scale della cantina ben avvolta nella mia pelliccia , potevo vedere chi passava  e loro non vedevano  me , dovevo  scegliere chi sarebbe  stata  la persona a cui chiedere discretamente aiuto , almeno sino a quando non capivo cosa fosse  successo a Lei.

Un mattino, gelido più che mai mentre ancora calda di sonno  aprivo gli occhi sentii un familiare profumo di cibo che veniva  dalla cima delle scale , solleticò il mio naso,mi misi a correre  , anzi no mi avviai  con passo dignitoso e distaccato , ero  pur sempre una signora ! e sul primo gradino vidi  un vassoio di carta su cui c’erano  poggiati vaschette di cibo e di acqua . Finalmente ! Mangiai  con calma , gustai

quel cibo  dopo tanti giorni con lentezza ed anzi ne lasciai  una parte di scorta per l’eventuale  carestia… Arrivò il Natale ,il palazzo cominciava  a vuotarsi e sapevo

già che  sarebbe rimasta  ancora per poco solo l’inquilina del terzo piano , che era  la samaritana che mi riforniva  di cibo  tutti i  santi giorni .

Invero per i primi tempi ho dovuto mangiare  un cibo non proprio adatto a me ma in questi frangenti non puoi certo fare la schizzinosa ! Però ! Erano  anni che osservavo l’inquilina  del terzo piano , la samaritana ,osservavo  lei e il suo cagnolino.

Faceva  su e giù dalle scale  sempre ad orari precisi,il suo passo era  allegro,veloce rassicurante,lo precedeva  il passo felpato e delicato del cagnolino che si ferma ad aspettare davanti al portone. Aveva  anche un delizioso profumo la samaritana, ogni volta che mi vedeva allungava una mano e mi carezzava e il suo profumo agrumato fresco solleticava  le mie narici. Avevo  capito che viveva da sola con la sua bestiolina ma non era  come la mia vecchia compagna,lei sorrideva ,cantava , parlava ,correva e poi portava sempre una bella quantità di pacchetti che avrei dato  non so che cosa per frugarci dentro. Era  sempre elegantissima,magra come un fuscello e che gambe…! E il rosso fuoco del suo rossetto mi mandava in estasi.

Ogni tanto vedevo un andirivieni maggiore degli altri giorni,uno scalpiccio di piedini di bimbi o un frettoloso passo maschile correvano verso la mia samaritana,il pelosetto si scapicollava e i guaiti e gli abbai di gioia perforavano le mie orecchie.

Sentivo la sua voce era più allegra del solito,gioiosa : amore della zia,zucchero,vita mia, pulcino e giù camionate di sdolcinature, capperi  ! avrei voluto che fossero rivolte a me tutte quelle parole zuccherose. Ci viveva di rendita quella simpaticona

per almeno una settimana! Compresi che dovevano essere i suoi affetti lontani che ogni tanto le riempivano la casa ed il cuore! Una volta per caso mentre girovagavo per le scale passai davanti alla sua porta e curiosa come una scimmia appoggiai

l’orecchio e rimasi ferita dal suono del suo pianto , ma durò poco perché subito si

rivolse al suo cagnolino e gli diceva : su coraggio, non devo far la vittima, è solo un po’ di malinconia !

La solitudine è stata più solitudine quando ero con la mia ex dolce metà…e poi ci sono guai peggiori…e apriva la porta di colpo e lei preceduta dal pelosetto sorridente come sempre correva per le scale e se ne andava a spasso.

Il pelosetto ,un  cagnolino  ,che a vederlo tutto riccioluto con un musino delizioso e anche intelligente che di primo acchito sembrava altezzoso,ma poi ho capito che era solo riservato ,leggermente snob e consapevole di essere la bestia più coccolata e amata , almeno del palazzo… però a mio avviso anche un tantino stupidino .

Ogni volta che ci incontravamo mi guardava  con distacco,come se  temesse di darmi confidenza e poi dovermi rivolgere la parola . Negli ultimi tempo ha accettato di scambiare qualche cenno con me, non è poi così male !

Perfino mi saluta per primo e mi lascia passare  scostandosi scodinzolando.

Anche l’inquilina del quarto piano mi riforniva di cibo ed acqua inaspettatamente !

Ecco lei era decisamente scostante, frettolosa e forse anche strana.

La sentivo parlottare ogni tanto con la samaritana , invero era lei che tutti i pomeriggi verso sera suonava alla porta della samaritana , raccontava le sue  avventure amorose più disastrate di quelle della mia vecchia compagna ,il suo essere figlia unica e non avere uno straccio di amicizia. Aveva uno sguardo sempre cupo e furioso, appena

vedeva me borbottava  che certi personaggi dovevano stare lontano da lei e che mai avrebbe permesso che io mi intrufolassi in casa sua. La samaritana la invitava spesso

a cena e la fighetta , era firmata dalla testa ai piedi non aspettava neanche che l’ospite si sedesse che aveva già finito . Aveva una bella terrazza su nell’attico la fighetta ,ma

l’appartamento all’interno era piuttosto dozzinale e con mobili raffazzonati e con un frigorifero …poverino sempre vuoto. Capivo perché  quando andava dalla samaritana

si abbuffava ! Aveva colei una storia d’amore.. di sesso più che altro con un quasi

collega di lavoro. Durava da dieci anni la storia,tira e molla ,tira e molla ma lui non

mollava la moglie ! Certi giorni , mentre me ne stavo spaparacchiata in giardino a

prendere il sole venivo svegliata da sceneggiate…inaudite. Il fedifrago si arrampicava sul terrazzo e si nascondeva fra i vasi di fiori,lei discinta e con il mascara che colava sul viso si rintanava in bagno sperando di non sentire più le urla di erinni infuriata della moglie cornuta che si era piazzata proprio davanti al mio cancello.

Accorrevano anche altre persone , il tramestio era degno di una pescheria all’alba, la moglie ferita non mollava la posizione. Li costringeva a stare rintanati come vermi su nell’attico , lei si sistemava in macchina sino a notte fonda , solo il sonno e la stanchezza la riducevano alla ragione e lasciava la trincea. Da un giorno all’altro mi accorsi che la fighetta non bussava più alla porta della samaritana e forse compresi da sola  per quale motivo. La samaritana l’aveva invitata ad andare con lei ad una festa , la malnata rispose con un mugugno dicendo che aveva sonno e che sarebbe andata a dormire. Volle il destino burlone che la mia samaritana rientrasse molto più presto del previsto e  zac ! sta per aprire il portone …ed esce la fighetta,tutta infiocchettata, truccata, profumata come una baldracca . Ha anche l’ardire di non arrossire ! Non la guarda neanche , non la saluta e la samaritana non ne rimane sorpresa , ha sempre avuto  una predisposizione  a riconoscere le persone  e di lei

non aveva certo una stima particolare ma solo pena .

 

Pioveva a dirotto quella sera e da una macchina  ferma lì davanti scese un uomo ,non si notava il suo volto nascosto dall’ombrello,non si notava anche perché cercava in tutti i modi di celarsi agli occhi della samaritana che… seppe da un gesto della mano che l’uomo era il…marito non della fighetta ovviamente ma il marito di qualcun’altra. Il  marito della migliore amica della samaritana.

Nei giorni a seguire si incontrarono per le scale, la samaritana sempre discreta e cortese la salutò piacevolmente, ricevette uno sguardo torvo e un repentino buongiorno! L’idillio era interrotto , quello con la samaritana ovviamente !

anche quello con l’amico che era terrorizzato  dall’eventuale rivelazione alla moglie, ma non era interrotto  con il marito della moglie cornuta. L’impudente fighetta dopo qualche tempo ebbe l’incivile coraggio di risuonare alla porta della samaritana.

Piangeva disperata e la samaritana generosa  come al solito invece di sbatterle la porta in faccia la fece accomodare e cercò di consolarla.

Quel giorno aveva  ospiti , i fratelli che erano venuti a farle compagnia da lontano,erano a tavola davanti alla solita tavola favolosamente imbandita e si premurò la samaritana di farle posto e invitarla. La  donnetta accettò e si…abbuffò

e poi parlò del motivo per cui era ricorsa a lei,aveva bisogno del suo intervento per una questione spinosa che solo lei poteva risolverle. La samaritana si fece carico della cosa e come il suo solito sistemò la questione. Continuò la fighetta a non salutarla!  

Un giorno vidi arrivare la fighetta con uno strano pacco, mi avvicinai ovviamente molto incuriosita ma ben attenta a non finire  alla portata delle sue grinfie e con stupore  apparve ai miei occhi il più bell’esemplare di gatto maschio !

Un pelo soffice,color tortora…nomen omen…si mangiò tanti di quegli uccellini in seguito ! peloso più del cagnolino della samaritana ,altezzoso e superbo.

Non mi degnarono  di uno sguardo i due mentecatti . La fighetta  aveva preso un gatto!!! Come mai aveva cambiato idea ? Lo scoprii ben presto !

In piena estate,io stavo sempre distesa beatamente fra le frescure del giardino,vidi aggirarsi nei paraggi dell’attico un uomo piccoletto ,di aspetto mite e anche educato !

Il marito fedifrago scomparve  del tutto, ogni traccia del suo passaggio venne minuziosamente pulito , un via vai di mobili,sacchetti della spesa, buon  giorno di quà buon giorno di là  e tutto sembrava  prendere una piega  diversa.

L’omino piccino e cortese si stabilì  nell’attico e pum, pum martelli,trapani,chiodi rinnovarono l’appartamento, anche l’Ikea arrivò ! L’omino piccino e cortese aveva

un negozio di animali! Si sono sposati i due …piccioncini…speriamo che non finiscano in bocca al gatto!

Al secondo piano ci abitavano altre due signore,una veniva d’estate e qualche fine settimana , l’altra ci abitava con il marito e i due figli.

La prima signora  quando arrivava  movimentava tutto il palazzo, aveva sempre da lamentarsi per qualcosa che non funzionava  e la trovavo a parlottare con qualcuno…sempre male di qualcuno. Eppure era una bella signora burrosa ,

con un meraviglioso viso ma una linguaccia…! Però mi piaceva , perché avevo capito quale mestiere facesse: era una macellaia ! Lo scoprii perché lei lo raccontava a tutti  decantando la sua bottega in quel di Firenze. Il marito un uomo anche lui ben in…carne era mite ,educato e stava un passo dietro di lei. Non lo faceva mai parlare .

La macellaia si sperticava in complimenti con la samaritana e sbaciucchiava il povero pelosetto che schifato cercava di svincolarsi dal suo abbraccio  e quando la intravedeva guardava con sguardo implorante la padrona perché lo allontanasse da quegli  sbaciucchiamenti . Per qualche tempo veniva  anche a scambiare le sue solite chiacchiere con la mia vecchia compagna ma quando capì che la poverella non era del tutto in sé cambio rotta. Mi dava fastidio anche  quel suo andare su e giù dalla cantina e trasportare le biciclette che gli altri inquilini lasciavano,devo ammetterlo con un po’ di trasgressione condominiale, sotto le cassette delle lettere.

Lei le portava giù e gli altri le riportavano su ! Non ci fu nulla da fare !

Le biciclette rimasero sotto le cassette delle lettere !

La seconda signora quella con i due bambini era molto carina , piccolina quasi una bambina d’aspetto ma petulante come una comare.

Era gelosa del marito che sì era un bell’uomo, bonaccione e forse un po’ ingenuo. Di piacevole c’era che dalla sua cucina proveniva sempre un delizioso , invitante profumo di cibo buono. Mi attirava più di tutti il profumo del suo fritto  di pesce che immaginavo maestoso , abbondante e croccante. Ma  non da meno era il profumo della sua zuppa di pesce ! Tutto ci metteva ! Quanto avrei voluto intingere almeno una zampa  in quella ambrosia! Ma non accennava mai a qualche invito e ogni tanto portava alla mia vecchia compagna  qualcosa da mangiare ma erano crostate, pane, minestre e mai una volta quel paradisiaco fritto o quella sublime zuppa di pesce ! Lo so ero un tantino schizzinosa allora !

La stolta poiché voleva dimostrare al mondo la sua generosità , con fare finto dolce  quando la samaritana si offriva di fare qualcosa per la mia vecchia compagna rispondeva sempre : grazie ma oggi ho già fatto io ! sino a quando la samaritana smise di offrire ! La stolta  quando la mia vecchia compagna svanì si lamentò con la

samaritana che una mano di aiuto sarebbe stata gradita ! Però…torniamo a me !

La seconda signora  del secondo piano , la stolta , mi parlava , mi raccontava  e mi avvertì che ormai ero sola e avrebbe pensato lei  a trovarmi una nuova collocazione.

Però nel suo voler essere chiara ferì i miei sentimenti e mi disse crudemente che Lei non  sarebbe tornata  più perchè si era  uccisa !!!

Compresi  che ero  perduta! Chissà dove   sarei andata raminga?

Decisi di prendere in mano la mia vita e decisi di scegliermi una nuova Lei e scelsi quella del terzo piano ,  la samaritana.

Era  gentile  come sempre,  più dolce che mai  e quando la sentivo scendere mi precipitavo  a salutarla e Lei  mi faceva  una fuggevole carezza e mi rassicurava: quando torno ti darò da mangiare.

Mi fornirono  di un riparo di cartone con un cuscino morbido dove io mi rifugiavo e attendevo che qualcuno aprisse la porta per  scappare fuori e fare i miei giri e poi mi appostavo nei pressi e appena la nuova Lei arrivava rientravo alla chetichella.

Da quel momento la nuova Lei mi dava  anche il cibo appropriato e coccole , imparai anche ad andare davanti alla sua porta e bussare lievemente e il cane l’avvertiva e Lei mi apriva  e mi invitava e mi offriva anche del latte, sapeva che mi piaceva tanto!!

Ero  però discreta e così subito dopo  mi accomiatavo  rivolgendole uno sguardo di affetto.

Per ricambiare la sua ospitalità  cominciai  a fare il giro della casa per lo più in cucina e muso alto,vibrisse diritte ,orecchie attente  perlustravo il territorio alla ricerca di eventuali ospiti sgraditi : i topi. E perdinci ci azzeccai. !

C’era in fondo ai cassetti del tovagliame  un sacchetto di confetti che la samaritana conservava  con amore ,era un ricordo delle nozze d’oro dei suoi genitori e le era sembrato che quel posto fosse il più sicuro dalle manine dei nipotini .

Coda diritta, tono autorevole e zampe distese mi intrufolai dietro al frigorifero e feci un bel discorsetto al topino che aveva  un aria terrorizzata ma sfacciata.

Non potendo usare il linguaggio umano , non potendo far capire al pelosetto che quel

topastro  non era un giocattolo feci in modo che la samaritana si avvedesse del topo.

Strappai qualche pelaccio dall’infame che …coraggiosamente prese la via della fuga da dove era venuto,un buchetto vicino ai tubi dello scarico degli elettrodomestici

e lo deposi ai piedi della mia nuova lei che  constatai era anche molto intelligente.

Capì ! Erano ormai passati tre mesi dalla scomparsa di Lei e non dico che l’avessi

dimenticata ma avevo  metabolizzato il dolore …dovevo  pur continuare la mia vita che certo non era delle più rosee.

Cominciai   a parlare anche con il cagnolino che  mi si avvicinava sempre con curiosità ma con tenerezza e quando bussavo alla loro porta era  il primo ad affacciarsi e la mia nuova Lei mi accoglieva con calore e ..cibo e poi contrita mi diceva: ti terrei in casa ma micia mia graffi i tappeti e fai la pipì dovunque!!!

Le miagolo felice e le faccio capire che ha ragione e che comunque preferisco la mia scatola di cartone e la mia…libertà….ma la amo!!!

Quando la mia nuova Lei si assentava mi lasciava sul suo zerbino una ciotola di latte,una ciotola di acqua e una scatoletta  di cibo.

Stavo beatamente leccandomi i baffi dopo una bevuta di latte delizioso quando la fighetta del piano quarto me lo tolse da sotto il naso.

Avevo capito invero che lo faceva per il mio bene ,il latte mi faceva venire tanto di quel mal di pancia …poverina la samaritana era restia all’inizio a darmi il latte ma un giorno mi aveva visto bere dalla ciotola del pelosetto…

Quando rientrava la mia nuova Lei  e non trovava le ciotoline si chiedeva costernata chi le avesse fatte sparire e scoprì per puro caso che la fighetta toglieva il tutto  per un verso nel caso del latte giustamente,ai gatti il latte fa male,ma per l’altro per  fare dispetto alla samaritana e non si degnava la stronzetta fighetta di avvertirla.

Passarono mesi  e questa nuova vita non mi dispiaceva per niente ma capitò qualcosa che mi mise in agitazione, arrivò il figlio della mia vecchia compagna e la porta della mia vecchia casa si spalancò.

Anche questa volta non ci fu verso di entrare in casa, un grassona brutta e sudata mi scalciava e così rimasi nell’androne a spiare quello che succedeva.

Vidi uscire la grassona  che sbuffava carica di scatoloni , faceva avanti e indietro sino ad una macchina  , grassa e sporca come lei  e appresso veniva il figlio della mia vecchia compagna.

Anche lui trascinava scatoloni e masserizie varie ,io pensavo che stavano forse ripulendo la casa per il ritorno di Lei !

Non avevo creduto alle parole della stolta signora del secondo piano !

Ogni tanto infatti mi arrotolavo sullo zerbino della vecchia casa e ci passavo delle ore anche ,ma quella porta era tristemente chiusa.

Tutta felice mi strofinavo sulle gambe del giovane che fu stranamente affettuoso ,non mi scaraventò come al solito contro il muro ,anzi mi carezzò pure !

Non  so come ma compresi il suo linguaggio e stavolta dovetti credere all’amara verità. Lei non sarebbe tornata mai più. Mi rassegnai !

Avevo un riparo , avevo cibo , avevo coccole e se volevo avevo tante case che mi accoglievano .

Un giorno , pioveva come al solito , quell’anno come ho già detto era stato catastrofico il clima , la fighetta del quarto piano mi invitò in casa sua .

Entrai guardinga , c’era pur sempre il gattone snob ,rammento che la prima cosa che vidi fu la sua enorme voluminosa coda che solleticò le mie vibrisse.

Mi fece cenno la fighetta di accomodarmi  e mi offrì una bella colma ciotola di croccantini.

Non avevo certo fame ormai,la samaritana mi aveva appena rifornita di una abbondante porzione di cibo ed ero satolla  e felice.

Ma non potevo deludere l’ospite e feci finta di sgranocchiare qualcosina.

Il gatto snob mi guardava con occhi di brace, mandavano messaggi intimidatori i suoi occhi :questa è casa mia  stanne alla larga !

Figurati , non ci pensavo nemmeno.

Ma invita oggi , invita domani fra noi scoppio la scintilla !

Mi sedusse il gatto !

E meno male che ero stata sterilizzata !

Compresi anche però che tutto questo tramestio di inviti non era per interesse vero verso di me ma per puro dispetto nei confronti della samaritana.

La fighetta non sopportava che “quella” ricevesse le mie attenzioni ,più di quanto ne riservassi a lei .

C’era però un piccolo intoppo , la fighetta quasi tutti i fine settimana se ne andava al paesello… con il marito e gatto al seguito e a me mi lasciva in braghe di tela!

Certo mi lasciava la pappa ,l’acqua ma la compagnia ? e le coccole ?

Durò un bel po’ questo stillicidio e un giorno la fighetta decise che era meglio se mi portava definitivamente a casa sua e così divenni sua… prigioniera!

Non potevo  più andare a trovare la mia amica samaritana , so che andava chiedendo di me in giro ,io la sentivo per le scale, ma non sapevo  come fare a chiamarla , a dirle che ero  sopra di lei,che la sentivo  camminare in casa, ridere , piangere correre.

Avevo una nuova casa , avevo una nuova compagna e anche un compagno e un amore tranquillo ma sentivo che mancava il calore della mia vecchia casa,anche le lacrime e la disperazione della mia vecchia compagna , l’allegria della samaritana ,

mi mancavano le mie scorribande ,le mie fughe notturne , la mia caccia grossa.

Non mi sentivo appagata appunto ma accettai la nuova condizione con un rammarico continuavano a chiamarmi :  piss, piss, piccolina, poverina, ma che amore ,

 

ma non ho più nome !

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