Premio Racconti nella Rete 2016 “Il ruscello” di Paolo Iezzi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016Nonna Clelia era solita raccontare storie meravigliose e più volte creature fatate e divinità antiche abitavano le sponde del piccolo ruscello Giocondo, che silenziosamente scorreva ai piedi della collina. La vecchia casa di legno, in cima all’altipiano, fu costruita prima della guerra, dimora sua e del suo prematuramente scomparso marito. Clelia abitava ancora la casa con suo figlio e il suo piccolo nipote Corrado, unico erede. Quando giungerà il momento sarà sua la casa, i mobili polverosi, la bianca collezione di porcellane, ma anche le antiche fiabe della nonna, che ormai gli hanno toccato il cuore, saranno parte inamovibile del suo lascito.
Sulle sue gambe, curioso, si sedeva il fanciullo prestando orecchio al timbro magico della nonna. La sua voce riempiva i pomeriggi e la mente del piccolo Corrado, che la sera nel letto ripensava sognante alle epiche creature che popolavano la vallata sotto la collina. Elfi, Alberi parlanti, dolci fate ed eleganti nani del sottobosco costruivano le loro case lungo il ruscello Giocondo e ogni sera cantavano, danzavano, rendevano grazie a Madre Natura. O magari per far fronte alle difficoltà partivano alla ricerca del prezioso manufatto, dell’antico amuleto, della chiave per aprire il misterioso forziere,storie di piccoli eroi impavidi mossi dall’amore per i propri cari. Corrado crebbe così, nutrito da buoni insegnamenti e mondi immaginari, passando i fine settimana lungo il ruscello, cercando la meraviglia, spinto dal vento e dal rumore dell’acqua continua.
Gli anni passarono e per Corrado le vecchie storie della nonna lentamente cominciarono a perdere la magia. D’altronde si sa come, per fortuna dicono, con l’avanzare dell’età diventiamo sempre più bravi a distinguere ciò che è vero da ciò che è falso, la realtà autentica e importante dalle volatili fantasie. E Corrado a 13 anni si affacciava a quella scomoda età di transizione, troppo grande per il mondo dei piccoli ma troppo piccolo per il mondo dei grandi. Aveva ormai intuito che non avrebbe mai trovato fate, elfi o allegri nani pronti a fargli la festa giù lungo il Giocondo, ma ogni tanto, senza farsi vedere, percorrendo la dolce discesa dell’altipiano si recava presso la sponda, si sedeva e si fermava. Gli alberi intorno al Giocondo regalano sempre una dolce suggestione, Corrado sentiva il suo cuore rallentare, il respiro farsi profondo… ma intorno a lui tutto sembrava tanto vivo quanto morto, tanto pieno quanto vuoto. Dov’erano le maestose, intelligenti, impavide creature del sottobosco che da sempre nei racconti della nonna abitano le rive del ruscello Giocondo ? Così ogni volta, risalendo a fatica la collina, rincasava deluso, con l’animo giorno dopo giorno più pallido.
Le leggende erano rimaste tali, lontane, da quando la nonna era andata ad abitare presso la casa famiglia in città. Le magiche creature rimanevano aggrappate alla vita nella sua giovane mente, ma i bambini vivono di forti emozioni, siano esse buone o negative, non conoscono mezze vie. Quella salita diveniva sempre più ripida ed aspra a causa di quelle piccole insoddisfazioni e in un giorno di Novembre le meravigliose storie della nonna rimasero a valle. Corrado aveva ormai 16 anni, liceale e adolescente a tutti gli effetti, aveva capito che andare alla ricerca di elfi nel bosco era inutile quanto imbarazzante per uno della sua età. Trascorse così il freddo e grigio inverno, tra un compito in classe e qualche batticuore, e a Marzo giunse la pazza verde primavera.
In un sabato dall’umidità tangibile, mentre il sole sorgeva, Corrado perdeva lo sguardo dentro il fitto banco di nebbia che avvolgeva la casa, da ogni parte. Guardando dalla finestra gli sembrava di stare sulle nuvole. Scese le scale puntando alla colazione ma la posta che ogni mattina appariva sull’uscio della porta quel giorno nascondeva qualcosa di speciale. Una cartolina argentata, bordi rossi, inviata dal centro città. Corrado la prese, stuzzicato, e lesse: ”Il sole sorgerà per tutti nipote caro. Che sia oggi il tuo momento? – Nonna Clelia.” Non era la prima volta che la nonna gli mandava qualcosa, ma mai era stata così misteriosa con lui. Il ragazzo rimase catturato dalle criptiche parole, incuriosito da questa cartolina specchiata opaca. La mise in tasca e con un sorriso accennato sulle labbra si recò in cucina.
Il padre di Corrado era un uomo di poche parole, lavorava ogni giorno presso il giardino cittadino, curava il verde pubblico, nutriva le oziose oche del laghetto, raccoglieva le cartacce che i bambini lasciavano cadere, presi nella foga dei loro giochi. Era un onesto lavoratore e cercava sempre di non far mancare nulla a casa. Corrado lo sapeva, e mai gli aveva fatto notare che molte volte, l’unica cosa che realmente mancava in casa era la sua presenza.
Così anche quel nebbioso sabato mattina Corrado era solo, a casa. Uscì fuori e rimase nel porticato, seduto sulla sedia a dondolo. Non faceva particolarmente freddo, Corrado si sentiva bene e la sua testa poteva viaggiare con leggerezza. La nebbia fitta rendeva la collina un posto sconosciuto ed insolitamente interessante. Corrado si alzò e mosso da un puerile sentimento si mise a camminare, avanzando goffamente, verificando lentamente che il prossimo passo fosse ugualmente sorretto dalla solida terra. La cecità momentanea aveva reso il tutto un mistero, aveva dato un colore nuovo ad un sabato mattina vuoto e ozioso. Passo dopo passo, aumentò la sicurezza e con essa la voracità della curiosità, l’implacabile voglia di andare avanti. Corrado corse lungo la scoscesa pendenza della collina, arrestando la sua foga sulle punte dei piedi, svegliato dallo scrosciare del ruscello Giocondo, prepotente, ingrossato durante stagione delle piogge. Il posto sembrava nuovo, la nebbia permetteva di intuire vagamente le nuove folte chiome degli alberi ma nascondeva avidamente l’acqua del ruscello e le rocce bagnate che ne costituivano l’ansa. Corrado tornato in sé, si arrestò e prese un bel respiro. Era magico quanto sinistro essere lì, nel nulla. Tutto era sparito dietro la coltre, la realtà autentica diveniva indefinita e confondibile con le sottili intuizioni, con i pensieri di fantasia. Corrado avvertì il vuoto e si lasciò cadere sul prato bagnato che più di chiunque altro esultava in quel giorno bianco. Gli occhi si chiusero, il cuore rallentò, il respiro profondo… Sembrava uno dei tanti sabati, la cui mattina porta solo pagine da studiare e silenzio, ma quando il ragazzo riaprì gli occhi i colori sbocciarono come fiori nel vasto prato bianco di nebbia. Il sole si era alzato fiero nel cielo, entusiasta di illuminare il pianeta un altro giorno. Le chiome erano verdi, i fusti marroni, le pietre grige, l’acqua cristallina. La rugiada bagnava ovunque gli esili fili d’erba, il cielo libero, di un azzurro profondo ospitava lo sguardo dei sognatori. Corrado si sentì, in quel momento, a casa. Tutto divenne improvvisamente familiare e amabile. Si udiva il cinguettio dei passeri tra le fronde, il vento che dolcemente spirava mettendo in movimento le inanimate creature del paesaggio e il fragore delle acque del Giocondo primo violino di quell’orchestra naturale. E Lui era lì, felice ingranaggio di questo sublime paesaggio, silenzioso spettatore. Il suo sguardo seguiva, ammirato, l’oscillare dei fusti e delle chiome, lo scorrere dell’acqua, il volo del pettirosso e della libellula, il ronzare dell’ape, secondo naturale progressione.
Fu in quel momento che tra le acque, danzante sugli scuri e umidi sassi notò una creatura dalle forme sconosciute, dalla postura inusuale. Corrado si alzò immediatamente e in punta di piedi si mosse, avvicinandosi il più possibile. Aveva un vestito verde, cappello con piuma, stivali alti, marroni, un grande naso, una spilla importante sul petto, mezzo metro di altezza e una leggerezza straordinaria. I salti erano alti e ampi da sponda a sponda e Corrado non stava più nella pelle. Si alzò in piedi e a voce alta, non controllata chiese :”Chi sei tu, creatura selvaggia ?”. “Oh giovane uomo, sono un Elfo, guardiano del ruscello, cosa ti riporta qua sulle rive del Giocondo ?” rispose il magico essere. Corrado spalancò gli occhi, incredulo a quelle parole, sorpreso dalla speciale voce della creatura. “Sono anni che vi cerco, anni che vi aspetto qui sulle rive del Giocondo e finalmente ho la conferma ! Ho sempre sperato che le favole della nonna narrassero del vero” rispose il giovane Corrado, tempestato da alterne emozioni. “La speranza è la chiave figliolo, la stavi perdendo. Se non mi fossi oggi manifestato avremo perso anche te… Perché per voi umani è così difficile percepire la magia, la bellezza?”.”Percepire? Ora che ti vedo davanti a me so. Le creature del sottobosco sono vere, Elfi, Nani, Fate, in tutta la loro leggendaria bellezza”.”Ah, vedere tu dici… voi umani dovete vedere, dovete dare forma e colore a tutto. Anche la magia con voi diventa una noiosa stilizzazione. Corrado, giovane uomo, ritieni necessario vedere per sapere, quando non ti accorgi della bellezza che è sempre stata intorno a te. Fai silenzio… Non è forse il rumore del vento tra le fronde dolce poesia? O lo scrosciar dell’acqua tra le dolci rocce? Non è forse il rumore dei soffici passi sui manti erbosi o il canto dell’usignolo a impreziosire la giornata? Non senti il profumo del ranuncolo e della salvia, come colora l’atmosfera? E ancora, non ti compiaci del quotidiano lavoro dell’ape e della formica, non ti senti provocato dall’ulular dei cani o dal profondo richiamo del gufo? La luna e le stelle che ogni notte illuminano benefiche il cielo non ti rendono meravigliosa la vita? Non è forse questa prova sufficiente della bellezza del mondo, della magia della Natura? Noi siamo frutto della vostra immaginazione, giochi per bambini, Elfi e Fate esistono per loro, le farfalle al tramonto e la rugiada cristallina per voi più grandi. Piuttosto che rinchiudervi dietro alte barriere cementate di fretta e superficialità riuscirete ad aprire il cuore alle cose veramente preziose?. Piccolo umano son io, l’Elfo del Bosco che ti pone queste domande, rifletti e se capisci, beati dell’inestimabile valore del tuo Pianeta”.
Così come apparve fugace, L’elfo si dissolse nell’aria frizzante di quel Sabato mattina. Corrado non sapeva cosa provare, una montagna russa di emozioni che improvvisamente terminava la sua corsa. Come avrebbe potuto spiegare ai suoi amici, a suo padre quello che aveva vissuto quella mattina? Chi mai gli avrebbe dato ascolto, chi non l’avrebbe definito pazzo?. Fu in quel momento che facendo cadere le braccia sui pantaloni sentì qualcosa nella sua tasca. Una cartolina argentata con su scritto :”Il sole sorgerà per tutti nipote caro. Che sia oggi il tuo momento?”. Corrado si lasciò cadere a terra, ripensando, rimuginando su quelle parole…”E’ davvero sorto il sole stamattina?” pensava, mentre sotto di se distingueva, sentiva, il forte battito del cuore di Madre Terra, viva.
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Mi sorprende moltissimo non leggere altri commenti a questo racconto, passato ingiustamente inosservato. Spero che il mio commento possa indurre anche altri a leggerlo perché è un buon racconto, scritto bene e che tratta temi che mi hanno sempre affascinato molto. C’è un’età in cui non si è più bambini, ma non si è nemmeno uomini, è un lungo tunnel chiamato adolescenza in cui si passa dal credere a tutto al non credere a niente… La magia è soprattutto negli occhi di chi guarda e di chi riesce ancora a sorprendersi nonostante l’età. Se ne hai la possibilità mi farebbe molto piacere sentire il tuo parere sui miei racconti (in particolare su “Eghus” nella sezione racconti per bambini).
Ciao Luigi,
Ho appena letto “Eghus”, e sono rimasto colpito dalla tua capacità di intrecciare queste due piani tematici così distanti. Ho trovato inoltre divertente, rileggendo più volte il brano, comprendere sempre più i collegamenti tra le due storie e il trovare le piccole “perle” nascoste silenziosamente inserite. Credo che il tuo racconto sia piazzato nella categoria giusta, anche perchè penso che nessuno meglio di te possa definire il tuo racconto. Il messaggio della storia mi è ancora in parte oscuro, non mi sono chiare nella totalità le tue intenzioni, ma da quello che sono riuscito a comprendere il tema forte della malattia (con tutto ciò che ne consegue) si oppone in modo dolce e bello a quello dell’infanzia,vista come ultimo baluardo, ultimo arpione alla vita.
“Il ruscello” parla della mia realtà. Nei racconti miei racconti raramente c’è qualcosa di falso. Nella mia giovane vita mi sono trovato più volte ad interrogarmi su dove fosse la bellezza e la magia nel nostro mondo, e per ora la risposta l’ho trovata nello studiare, comprendere ed ammirare il mondo naturale, che ha generato noi e le cose meravigliose che quotidianamente possiamo osservare. Come giustamente dici te, la magia è soprattutto negli occhi di chi guarda e di chi riesce ancora a sorprendersi nonostante l’età. Spero di trovare sempre qualcosa per cui valga la pena staccare tutto e restare in silenzio.
Grazie per le belle parole spese, buona fortuna !