Premio Racconti nella Rete 2016 “Lettera da una sorella che non hai mai avuto” di Maristella Bulleri
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016
Ospedale Santa Chiara, luglio 2010.
Trovarsi in un corridoio davanti ad una porta chiusa e sentirsi dire duramente: «Vai pure a casa, tanto non entra nessuno», sapere che dentro quella stanza, oltre quella dannata porta, c’è la persona che, pochi giorni prima, ti ha detto: «Sei la sorella che non ho mai avuto» e non poterla vedere e abbracciare, sapere che potrebbe essere l’ultima volta che la vedrai in vita è orribile; la rabbia ti fa scoppiare il cuore.
Non riuscendo a contenere il dolore che mi dilania l’anima, esco da questo luogo odiando tutto e tutti, urlando e imprecando, senza neppure vedere le persone che incontro durante il mio cammino. Le copiose lacrime che ho represso con tutte le mie forze, adesso, come un fiume che esonda con tutta la sua potenza, hanno oramai rotto gli argini. Sì, cara amata cugina, sento che non ti rivedrò mai più viva!
Passano i giorni e la tristezza e l’angoscia non si placano; le notizie che ricevo dagli altri parenti non mi bastano. Le parole della tua amica che ha il privilegio di varcare ogni giorno la soglia di quella maledetta stanza, dove io non posso entrare, mi fanno veramente rabbia. Odio sentirle dire: «È meglio se non la vedi e conservi il ricordo di com’era!».
Finalmente in una calda mattina di agosto, la telefonata di chi, qualche giorno prima, mi ha impedito di vederti, mi riscalda il cuore. Inizialmente lo squillo fa accelerare i miei battiti all’impazzata. Il timore di ricevere la brutta notizia mi impedisce di alzare subito la cornetta; mi manca il coraggio, se non rispondo, forse… Tuttavia l’interlocutore dall’altro capo del filo non demorde, quindi non mi resta che arrendermi e rispondere, anche solo per far tacere quel trillo assordante, ma non posso farlo io, allora passo il telefono a mio marito, dicendogli: «Rispondi tu».
Non riesco a sentire cosa viene detto dall’altra parte, sento solo Riccardo pronunciare questa frase: «Veniamo subito».
Mi sento gelare il sangue nelle vene, ma, per fortuna, non è la notizia che temevo, anzi, tu hai chiesto di vedermi! Sappiamo entrambe cosa ciò voglia dire.
I chilometri da percorrere per raggiungerti sembrano moltiplicarsi, poi finalmente mi ritrovo davanti al grande cancello di quel centro all’avanguardia nelle cure palliative che ti permetteranno di avere una morte un po’ più dolce.
Hospice Pisano, luglio 2010
Varco quel cancello e, alla mia sinistra, vedo una piccola grotta con una statua della Madonna, mi fermo a chiederle di infondermi il coraggio necessario per affrontare il nostro incontro, perché devo trovare la forza per non crollare dinanzi a te. Entrati nella struttura, percorro un lungo corridoio con tante porte bianche, sia sulla destra che sulla sinistra; dove sarai? Tanto silenzio e tanto dolore nei volti dei parenti che si intravedono dalle porte semi aperte delle altre stanze. Alla fine raggiungo la tua, ma la porta è chiusa, ci sono gli infermieri dentro, ancora attesa; mi sembra un’eternità e la mia anima si lacera ancora!
Mentre sono qui che aspetto, penso a cosa riuscirò a dirti. Dopo un lasso di termine interminabile, quella porta si apre e qualcuno, di cui non ricordo il volto, dice: «Potete entrare». Finalmente ti vedo. Non dimenticherò mai l’emozione che mi ha pervaso quando mi hai sorriso. Per non parlare del nostro fortissimo abbraccio quando ti sono arrivata vicino, prima che tu scoppiassi a piangere. La mia amata cugina, sempre forte dinnanzi alle avversità, che ha affrontato in tutti questi anni quel brutto mostro che la corrode dentro senza mai piangersi addosso, ora lascia esplodere tutta la sua fragilità. Sappiamo ambedue che questo potrebbe essere il nostro ultimo abbraccio. Nonostante tutti quei tubi che fuoriescono dal tuo debole corpo, mi dici, da brava sarta quale sei stata, che ti piace come sono vestita! Per un attimo mi è sembrato di essere tornata indietro negli anni, quando eravamo felici e il male non ti aveva ancora presa.
Da grande donna quale sei, hai anche la forza di scherzare e, divorando quei ghiaccioli al limone preparati con amore dalla tua mamma, progetti di andare in inverno a fare insieme una vacanza sulla neve, ma sono sicura che, ancora una volta, cerchi solo di rincuorarci e non farci capire che sai che questa sarà la tua ultima destinazione. Il tempo vola, le ore trascorrono senza che io me ne renda conto. Vorrei fermare il tempo ma non posso. Tu ti preoccupi che vada a casa perché è ormai passata da un pezzo l’ora di pranzo, ma io non me ne voglio andare. Non mi accontento di averti visto, non voglio separarmi da te! Voglio rivederti ancora e ancora e quindi alla fine ti chiedo: «Posso tornare?». Quel tuo: «Sì» mi fa sentire la persona più felice del mondo!
Torno di nuovo da te, ma, quando apro quella porta, non vedo più il tuo sorriso. Vedo che hai gli occhi chiusi nell’incoscienza dei medicinali che servono a lenire il dolore e le guance arrossate a causa della febbre altissima. Mi avvicino e prendo la tua mano nella mia, lasciando che il mio cuore ti parli nel silenzio. Mi sento così impotente, spero tanto che tu non soffra. Sento il bisogno di aiutarti a fare quel passaggio così importante. Il mio unico desiderio è quello di farti sentire la mia vicinanza, quindi senza mai staccare la mia mano dalla tua, con l’altra tocco la corona del rosario che tengo nella tasca dei pantaloni e nel silenzio recito una preghiera per me molto importante; quella stessa preghiera che ci terrà unite per sempre,. Tenere la tua mano caldissima mi fa sudare, ma non voglio lasciarla, perché sento che sono gli ultimi momenti in cui sentirò pulsare la vita nelle tue vene.
È il primo sabato di agosto ed il telefono torna a squillare, ma questa volta non è per darmi gioia. Di una cosa sono certa: tutte le confidenze che ci siamo fatte e tutti i momenti che abbiamo condiviso ci terranno unite oltre la morte!
Ti voglio bene Franca.
La sorella che non hai mai avuto.
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La scrittura è asciutta, essenziale, efficace. È una lettera triste che mostra il dramma della malattia vista da chi soffre impotente e nulla può contro il Mostro. Mi ha toccato e coinvolto. Brava.
Un racconto drammatico che tocca il cuore di chi lo legge. Dalle tue parole si evince un legame bello e indissolubile che ti ha legato a questa persona e che neppure la morte è riuscito a spezzare. Brava! Un racconto, che nonostante l’epilogo, lascia una speranza a tutti coloro che hanno perduto o che stanno vedendo spegnersi una persona cara. Purtroppo ogni giorno sempre più persone devono combattere con quello che tu definisci mostro e molto spesso sono loro stesse che infondono coraggio nei loro cari. Questi sono i veri eroi della nostra generazione. Che il tuo racconto possa giungere fino a loro e che possa infondere un po’ di speranza a chi piange la loro perdita, Complimenti davvero per la tua sensibilità. Credo che la tua amica sarà fiera di te!!!
Carissimo Marco il tuo commento mi ha toccato il cuore, e si il legame di cui parlo nel racconto è con mia cugina Franca, che nonostante siano già 5 anni che non c’è più fisicamente, vive e vivrà per sempre nel mio cuore e nei miei ricordi!!!! Grazie per il tuo bellissimo commento!!! Maristella
Grazie Maria Sordino per il tuo commento, si è verissimo ci sentiamo impotenti difronte alle malattie gravi quando colpiscono in special modo le persone care, però con la nostra preghiera e l’affetto possiamo almeno accompagnarli affinchè il passaggio sia più dolce !!! Maristella
Non avevo il coraggio di leggere questa lettera, sapendo che poi sarei stato male. Sono solo nella stanza e man mano che la leggo scoppio a piangere e non riesco ad arrivare in fondo. Devo ricominciare tre volte prima di riuscire a terminarla. Questa esperienza l’ho vissuta con te. Lei per te è stata come una sorella, per me come una mamma, mi ha sempre trattato come un figlio. Ci sono stati momenti bellissimi passati insieme, tanti ricordi vivi nella mia mente che non saranno mai cancellati. Brava Maristella, bella lettera!!!
Si Ric, è vero ti ci è voluto tanto tempo prima di deciderti a leggere questa mia dedica a Franca, e quando lo hai fatto è stato doloroso perchè non era un racconto come un’altro ma vivi ricordi di una persona che per tanti anni ha fatto parte della nostra vita e con la quale abbiamo condiviso molti ricordi felici e tristi, si anche quelli tristi perchè Franca è stata una persona eccezionale che nonostante i suoi gravi problemi di salute era sempre pronta a starci vicino e a volerci un mondo di bene! E nemmeno la morte può portarcela via definitivamente, perchè almeno con il suo ricordo rimarrà viva nei nostri cuori, e poi noi che abbiamo fede, siamo certi che anche se non la vediamo fisicamente, spiritualmente è sempre qui vicina a noi e ai suoi bellissimi nipoti che purtroppo non hanno avuto la fortuna come noi di condividere con lei tanti momenti. Grazie Ric perchè mi hai espresso in queste righe i tuoi bellissimi sentimenti.!!!
Per anni mi sono chiesta come avrei reagito a fronte di una situazione come la tua. Poi quel momento e’ arrivato, e seppure si sia risolto ma non prima di due momenti in cui tutti avevamo pensato non ce la potesse fare, mi sono detta che anche per chi resta ci vorrebbe una cura; ché dopo non si è più gli stessi.
Sono sicura che la tua cara cugina ha già letto il tuo racconto e fa il tifo per te. .
Ciao Carla, le tue poche righe hanno dato la risposta alla domanda che domenica scorsa ho fatto a mio marito che ha vissuto quei momenti con me. Guardando il mio racconto qui pubblicato e leggendo il commento che lui mi aveva fatto, gli ho chiesto: “chissà se Franca ( cioè mia cugina) sarà contenta che ho deciso di dedicarle?” Questo ricordo è molto vivo in me anche se sono passati già cinque anni e mezzo. Ecco che è arrivato il tuo commento! E’ come se attraverso le tue parole, mi avesse inviato la sua risposta!!! Grazie Carla.
Io sono sempre stata convinta che nulla succeda per caso. Stara’ sorridendo, ora.
In bocca al lupo!
Sei stata capace di evocare quelle atmosfere in modo doloroso. Purtroppo parlo con cognizione di causa. Sto leggendo davvero dei bei racconti in questo concorso, e sono molto contento.
una lettera che esprime un dolore composto e lacerante, che scava dentro e trasforma tutto quello che incontra. Un bel ricordo
molto toccante e molto ben scritto!
Cara Laura Monteleone, ti ringrazio del tuo commento perchè il fatto che venga commentato in modo positivo da chi non mi conosce e non ha vissuto la mia esperienza in quel momento, vuol dire che ho trasmesso veramente ciò che ho provato e che mi è uscito dal cuore!!!