Premio Racconti nella Rete 2016 “L’ultimo alchimista” di Oriano Giusti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016Giovanni Kramer era un docente in lettere e filosofia e insegnava da oltre venti anni in diversi Istituti scolastici superiori a Firenze. Non riusciva a realizzarsi nel suo ruolo di educatore. Quando commentava gli autori classici come Dante, prodigandosi in minuziose, colte e appassionate annotazioni su la Divina Commedia vedeva il suo uditorio del tutto assente, disinteressato. Kramer con la sua voce flebile e monotona non riusciva a destare interesse e questo gli creava frustrazione ed amarezza. La sua stessa figura passava del tutto inosservata. Piccolo di statura, pochi capelli, viso di un pallore malaticcio, occhialetti tondi, abbigliamento trasandato. Viveva da solo, nessuna donna aveva mai incrociato il suo sguardo. Unico interesse la lettura. Il suo tempo libero lo passava nei locali della Biblioteca Statale di Firenze. Dopo aver approfondito le sue conoscenze nel campo della chimica e della fisica, si era dedicato negli ultimi anni alla raccolta di testi relativi all’Ars Regia, l’Alchimia. Uomo colto aveva tradotto dal latino, per proprio uso, manoscritti di Arnaldo da Villanova, Raimondo Lullo e tanti altri . Ne annotava scrupolosamente le analogie, cercava di interpretarne l’oscuro linguaggio. Sapeva benissimo che tutto ciò che faceva era “teoria” , l’ampia conoscenza libresca che aveva acquisito illuminava ben poco la sua vita. Lasciò nel giugno del 2000 l’insegnamento. Senza rimpianti. Ora doveva cercare il luogo adatto per poter passare alla “pratica” alchemica. Era solo come uno scalatore di fronte ad una montagna talmente alta da non vederne la cima. Non aveva mai avuto contatti con gruppi o sette esoteriche. Il “lavoro” che stava intraprendendo poteva – se ne era degno – sublimare se stesso facendolo approdare ad uno stato superiore di intelletto e di spirito oppure risolversi nel nulla. Ma cosa aveva da perdere: niente altro che una esistenza infelice, scialba, fatta di sonnolento grigiore quotidiano. L’alchimia significa – in senso letterale – “mescolanza”. L’unione di alcuni metalli vili per crearne – in determinate circostanze di tempo e di luogo – uno del tutto nuovo dotato di poteri eccezionali: la Pietra Filosofale. La riuscita di questa mutazione incideva misteriosamente sull’alchimista stesso portandolo in una diversa dimensione dell’esistenza. Ad una “più che vita” come indicava Jacob Bohme alchimista del 1500 nel suo libro ‘’L‘Aurora nascente‘’. A questo punto, dopo aver valutato diverse soluzioni , puntò la sua attenzione su di un piccolo paese della maremma toscana : Pari. Non casualmente. Kramer riteneva di aver trovato in questo borgo antico, dalla forma quasi circolare, il luogo dove il magnetismo terrestre esprimeva la sua forza, necessaria per la riuscita dei suoi esperimenti. Inoltre le origini di Pari si perdono nella notte dei tempi. Fu insediamento etrusco, poi romano sino a diventare nell’epoca medioevale un bastione difensivo tutt’ora intatto. Camminando per le strette e tortuose vie del paese si sentiva circondato da un profondo senso di serenità e gli odori che scaturivano dalle antiche pietre lo riportavano indietro nel tempo, come se vi avesse abitato in una vita precedente. Affittò , al limitare del paese a ridosso del fitto bosco che circonda l’abitato, una casa-torre, tre stanze una sopra l’altra collegate da una ripida scala in pietra. L’ultimo piano lo adibì a laboratorio, due piccole aperture – quasi delle feritoie – l’una di fronte all’altra, lasciavano filtrare una leggera luce. Sopra un tavolo, che occupava quasi tutto l’ambiente, pose un crogiuolo tondo di rame con al di sotto un fuoco a gas. Tutto intorno alambicchi, ampolle e provette di varie dimensioni. Si procurò una quantità di pirite, la pietra ricca di ferro che costituisce il sottosuolo di quella area della maremma, del mercurio e dell’acqua sulfurea. Aveva i quattro elementi (terra, fuoco, acqua e aria) per iniziare l‘opera. Nei sette anni successivi non ebbi alcuna notizia del professor Kramer. Fu nel mese di maggio del 2006 che ricevetti una sua lettera di poche righe: “ Ti aspetto a Pari . Vieni il prima possibile. Porta con te un contatore Geiger. Saluti.” Appena reperito l’apparecchio richiesto, che misura la quantità di radiazioni presente in un ambiente, inviai un telegramma per annunciare la data del mio arrivo. Mi attese nel piccolo parcheggio a ridosso delle prime case del paese. Aveva un ottimo aspetto fisico ed anche la voce era squillante: appariva ringiovanito di parecchi anni. Ci incamminammo per le stradine del borgo e nel passare davanti all’unica trattoria – dalla singolare insegna: “ L’Etrusca e il Greco “ – lo invitai a pranzo. Cercavo in quella maniera di prendere tempo prima di arrivare alla sua abitazione, ero impaziente di conoscere gli sviluppi dei suoi esperimenti. La piccola sala da pranzo arredata semplicemente era accogliente e vi si respirava una calda ed avvolgente atmosfera di antiche tradizioni. L’ottimo cibo contribuì anch’esso a rendere fluida la nostra conversazione. Kramer fece però solo pochi cenni su ciò che aveva scoperto dilungandosi sulle origini pre-etrusche delle fondamenta della Chiesa di Pari. Giunti in silenzio nella stanza laboratorio Kramer mi chiese di accendere il contatore Geiger . Nel fornello alchemico perennemente acceso – sul cui fondo vi era del mercurio e del metallo in ebollizione – Kramer pose pochi grammi di una polvere bianca che sprigionarono bagliori di luce accecanti , multicolori. La lancetta del contatore impazzì; le radiazioni erano oltre il massimo livello. Una forza incredibilmente potente mi schiacciò alla parete, sentivo dentro di me una risvegliata vitalità, una lucidità mentale unita ad un senso di olimpica quiete mai provate. Fluttuai per pochi secondi in un’altra dimensione, fuori dal corpo fisico. Compresi allora come la paziente ripetizione – per mesi, per anni – delle stesse operazioni – il “ solve e coagula” degli alchimisti – , i vapori e le radiazioni che ne scaturivano fossero propizi per il superamento della condizione umana – come il “ballo ruotante” dei Dervisci o alcune pratiche del Tantrismo. Le stesse esalazioni potevano avere anche una valenza venefica – chiamata“ Drago Verde” nei testi dell’ermetismo – per coloro che si avvicinavano a questa Opera senza ‘’purezza di intenti‘’. Kramer era davanti alla ’’ Soglia”, superata la quale avrebbe camminato “sopra le acque” del divenire, per raggiungere la vera fusione finale tra il suo “microcosmo” ed il “macrocosmo” dell’Universo. Oggi mentre scrivo questo racconto ho davanti a me una piccola provetta contenente pochi grammi di quella polvere bianca donatami da Kramer. Di lui non ho più notizie. Ha lasciato il paese di Pari. Forse si trova in quella simbolica, mistica ed invisibile terra verde di “Groenlandia” dove abitano – secondo le antiche leggende nordiche – gli uomini “liberi”, gli immortali.
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Ottimo racconto, visionario e coraggioso. Complimenti.
Un buon racconto. La conquista dell’eterna giovinezza, frontiera inarrivabile verso cui l’umanità tende, ingorda e cieca… Ho preferito la seconda parte, la prima l’ho trovata un po’ didascalica. Comunque nel complesso avvincente e ben ideato. Complimenti.