Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2014 “Susy Wong” di Ernesto Seritti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

Doveva ucciderlo. Non c’erano alternative. E doveva farlo subito, prima che gli passasse quello stato di eccitazione nevrotica. Prima che gli passasse il coraggio. E poi doveva andare all’appuntamento con Susy Wong che era così bella che quando la vedeva si sentiva male. Gli prendeva qualcosa di simile ad una fitta tra stomaco e petto e il cuore poi se ne andava per conto suo. Anche se stava facendo buio, sapeva dove cercare Nando, il titolare dell’officina meccanica dove lavorava da apprendista. Susy Wong era la ragazza più corteggiata del quartiere di Porta Nuova. Alta, magra, con la frangetta bionda, un visino dai tratti delicati. Andava per i diciott’anni. L’aveva notata al Bar Sport dove la vedeva spesso abbarbicata al juke box, con la testa reclinata sull’apparecchio, quasi ci volesse entrar dentro per meglio ascoltare Love me do cantata da un complesso inglese.

Diverse volte al giorno entrava, metteva cinquanta lire ed ascoltava quella canzone. Da sola o in compagnia. Dopo un quarto d’ora trovò Nando che giocava a bigliardino in un locale verso Montesilvano e gli chiese di uscire fuori chè gli doveva parlare di una cosa urgente. Ma quello doveva finire la partita. Non riusciva a star fermo. Da quando aveva conosciuto Susy Wong non era più lui.

Veramente lei si chiamava Antonietta e faceva la parrucchiera in un salone proprio di frontye al bar. La chiamavano Susy Wong per via dei suoi insoliti occhi a mandorla.

Poi avvenne tutto come in un sogno. Convinse Nando a seguirlo in un posto isolato su ai Colli. Là lo uccise a colpi di crick e diede fuoco al cadavere. In quei momenti gli pareva di essere spettatore di un film di cui conosceva a memoria la trama, si sentiva insomma estraneo alle azioni che andava compiendo e non avvertiva alcun rimorso o pentimento. L’aveva fatto per Susy Wong e non vedeva l’ora di precipitarsi da lei. Voleva far colpo sulla ragazza, portarla fuori per una serata memorabile.

Voleva che fosse sua, che si innamorasse di lui prima che qualcun altro gliala portsasse via. Ma ci volevano i soldi. Dunque era accaduto che il giorno prima un cliente a cui avevano riparsto la Giulietta era passato per l’officina e aveva chiesto del titolare per saldare il conto. Non trovandolo aveva incaricato lui di consegnare la busta con dentro il denaro. Troppo forte era stata la tentazione. Non fu in grado di resistere. E infatti intascò quelle sei banconote verdi da cinquemila lire.

Susy Wong lo aspettava a fianco del Bar Sport insieme ad un’amica e al fidanzato di costei. Li caricò su una macchina che aveva preso in officina e li con dusse nel miglior ristorante del Lungomare. Era stravolto da un groviglio di sensazioni e diceva a sè stesso che tutto era andato liscio, che aveva fatto le cosa per b ene, che nerssuno mai poteva risalire a lui per quello che era capitato a Nando. Non c’era nessun dubbio. Aveva dovuto farlo. Quella splendida ragazza che continuava a sorridergli mentre entravano nel più lussuoso ristorante cdella città, la sentiva ormai sua. E quando si sistemarono al tavolo lei gli carezzò la mano.Era al settimo cielo. Poi sarebbero andati al Luna park per concludere la serata e là l’avrebbe stretta a sè e l’avrebbe baciata. Non vedeva l’ora che passasse la serata per rivedersela tutta, momento per momento, a letto prima di addormentarsi. E allora sarebbe arrivato iòl omento èpert acquietarsi e di stemperare lo stato di eccitazione di cui era prteda da ore.

Poi si aprì la porta della cucina e ne usdcì il padrone del ristorante che si avvicinò per le ordinazioni.

Fu il momento peggiore della sua vita. Il momento in cui si sentì perduto e capì che non l’avrebbe fatta franca. Di fronte a lui, sorridente e ammiccante c’era il cliente che aveva pagato il conto della Giulietta, quello della busta con il denaro. A quel punto entrò in confusione totale e cominciò a guardare con indifferenza i piatti raffinati che si susseguivano, i vini pregiasti, la grande torta finale. Era completamente assente. Imbrigliato in un assolluto fatalismo. Gli scherzi, le risate deliziose, gli atteggiamenti civettuoli, gli sguardi teneri delle ragazze non destavano più alcun interesse in lui. Cominciò a capire la gravità di ciò che aveva fatto e un vago senso di rimorso cominciò a far capolino nella sua mente che ribolliva di materiale incandescente.

La fine della cena lo cacciò dentro quel tunnel di disperazione da cui non sarebbe più uscito e gli confermò che l’avrebbero scoperto. Era dunque ora di andare, per cui pagò il conto, molto salato, e poggiò ilò denaro sul tavolo.

Quando il padrone del ristorante si trovò davanti agli occhi le tre banconote verdi da cinquemila lire, prima lo fissò come per chiedergli qualcosa, poi impallidì visibilmente. Al Luna Park la piccola comitiva si era ormai resa conto che il loro amico aveva la luna storta e, nonostante fosse sabato sera, ben presto se ne andarono a casa.

Era passato tanto tempo da allora. Non era più tornato nel suo quartiere nè nella sua città. Solo che qualche settimana prima aveva sentito alla tv che erano trascorsi cinquant’anni da quando era uscita Love me do dei Beatles e aveva ripensato a quella storia che aveva rovinato la sua vita.

Chissà che fine aveva fatto Susy Wong?

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6 commenti »

  1. Racconto ben cadenzato, peccato per qualche refuso.

  2. Mi ricorda il romanzo “IL CAPPELLO DEL PRETE”in cui l’assassino l’avrebbe fatta franca se non fosse per la propria coscienza che, portandolo alla follia, lo induce a smascherarsi. Nel caso del racconto di Ernesto, la coscienza impedisce che il protagonista possa godere il frutto del suo misfatto, pur restando impunito di fronte alla legge. Unico neo, il racconto doveva essere corretto. Forse c’è stata un po’ di fretta nel pubblicarlo.
    Angela Lonardo

  3. Penso che il testo emetta un bel ritmo!

  4. chi se ne importa degli errori di battitura! si capisce che sono dovuti a fretta ed eccitazione, e NON ad ignoranza! è un racconto molto piacevole, sembra un fumetto. Ottimo da leggere dopo una giornata di lavoro, prima di spegnere il computer. Bravo l’autore!

  5. Errori a parte, è una storia ben inventata, con qualche ritorno al passato in cui molti possono ritrovarsi, e un deciso piede nel presente, in cui sembra che le persone uccidano altre persone per motivi addirittura più futili della volontà del protagonista della storia di fare colpo sulla bella di turno. Entriamo ben dentro alle emozioni che quello che oramai è un assassino si ritrova a dover gestire, e ne traiamo il concetto base che, come si diceva una volta, la farina del diavolo diventa crusca. Peccato che non capiamo se ci sia stato un qualche tipo di rimorso per l’uccisione dell’amico.
    Giovanni Fioret

  6. Assente da internet da qualche tempo, ho trovato dei commenti positivi al mio racconto. Ringrazio pertanto Emanuele Ratti, Angela Lonardo, Rosalia Santini, Giuseppe Feola, Giovanni
    Fioret che hanno avuto la pazienza e la bontà di scovare pregi e qualità degne di attenzione in ” Susy Wong “. Riguardo ai refusi, mi sono accorto con ritardo che era possibile emendare il testo. Errori di stampa dovuti alla fretta e alla mia scarsa dimestichezza con il mezzo informatico. Ho caricato la mia storia appena poco prima della scadenza e non ha funzionato il ‘ copia e incolla’ .

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