Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti per Corti 2014 “Febbre d’estate” di Pasquale Antonio Marinelli

Categoria: Premio Racconti per Corti 2014

Quel giorno avvertivo una forte sensazione di caldo. Sulla fronte erano comparse piccole goccioline di sudore che, grondando a poco a poco, si posavano sulle folte sopracciglia. Era la prima avvisaglia di una febbre d’estate che mi avrebbe costretto a restare in casa, presumibilmente nel mio letto o accanto alla finestra della mia stanza che si affacciava sulla litoranea, pullulante di turisti e di automobili che si accodavano nel traffico estivo. Erano le conseguenze di una notte brava, trascorsa con gli amici sulla spiaggia, sin dalle prime luci adombrate del tramonto. Una notte accompagnata dai suoni armonici di una chitarra classica e di un tamburello, dai leggiadri movimenti delle gambe di ragazzi e ragazze intenti a ballare la pizzica salentina, con un passo di danza sempre più ritmato e coinvolgente, sino a lasciarsi cadere stremati sulla sabbia umida. Una notte illuminata dal bagliore delle stelle che, raccolte in cerchio in un cielo privo di nuvole, proiettavano fasci di luce cosmica sui nostri corpi intenti a volteggiare, a cantare, ad abbracciarsi e a godere dello spazio circostante, quello spazio che al mattino veniva occupato da una miriade infinita di ombrelloni, sedie a sdraio e asciugamani che lo rendevano  infinitamente piccolo e inaccessibile. Eravamo lì, a godere della libertà che la vita giovanile concede per tutta l’estate e della gioia di condividere quello spazio e quel luogo con gli amici di sempre. Quegli amici con cui trascorrevamo le prime mattine d’inverno sugli autobus, lungo i tragitti per giungere a scuola. Gli stessi amici con i quali, nelle piovose serate autunnali di un sabato tanto atteso, condividevo una pizza ed una lattina di coca-cola, i primi tiri di una sigaretta estratta da una pacchetto comprato insieme, per sentirsi liberi, grandi, uomini.

Ora quelle goccioline di sudore, che scendevano dritte e lente lungo il viso, lasciavano presagire che avrei trascorso qualche giorno di una torrida estate chiuso in casa, lontano da quei cari affetti, lontano da quella spiaggia calda che osservavo dalla finestra, lontano da quel mare azzurro, piatto, liscio che si perdeva nell’infinito orizzonte sino a congiungersi col cielo limpido. Allora pensai bene che quelle giornate non avrei potuto trascorrerle nella monotona cadenza di gesti consueti che si ripetono alla presenza di uno stato febbrile. Non potevo starmene lì, inerme, a misurare la febbre ogni tre ore, a deglutire sciroppi dal gusto sapor fragola, a restare incollato davanti al televisore guardando i soliti palinsesti televisivi. Volevo viverli quei giorni, anche restando a casa, e volevo immortalarli, segnarne un ricordo da condividere con i miei amici, con i miei figli, con i miei nipoti, quale traccia di uno spazio temporale che non poteva essere vissuto aridamente sotto le lenzuola fresche di cotone di un letto estivo.  Allora iniziai a fotografare la spiaggia, i gabbiani in volo, il tramonto, le prime luci dell’alba. Feci una miriade di scatti ed  autoscatti, ritraendo i vari momenti di quelle giornate: la colazione mattutina, la misurazione della febbre, la visita degli amici, mia madre che mi posizionava la borsa del ghiaccio in testa, il mio gatto fermo lì, ai piedi del letto. Teneri ricordi di una febbre d’estate che non dimenticherò mai.

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17 commenti »

  1. Bel racconto che mi ha coinvolto per la narrazione in prima persona. E’ stato un modo diverso di vivere alcune giornate al mare, più riservato ma più gratificato.
    Emanuele

  2. A volte eventi apparentemente solo negativi possono rendere un momento un ricordo unico.
    Interessante nella suo essere così vero.

  3. Il tema è veramente super perchè nonostante tutta la situazione c’è questo “riscatto… dello scatto”. Forse avrei sviluppato maggiormente l’ultima parte ma con questo elemento delle fotografie darai un suggerimento a moltissime persone e questo è già un gran regalo!!!

  4. Grazie Valerio. Hai centrato in pieno il messaggio che intendevo trasmettere. Ho sempre pensato nella mia vita, costernata da vicissitudini familiari poco piacevoli, quali la scomparsa prematura nei miei genitori e della mia cara sorella, che il bicchiere è meglio vederlo mezzo pieno e non mezzo vuoto. La nascita dei miei due spendidi figli è stata la gioia e la ricompensa per questo cauto ottimismo. Comunque l’episodio è vero..o quasi!

  5. Di necessità virtù. Semplice ma efficace.
    Angela Lonardo

    p.s. fammi sapere cosa pensi del mio racconto “Il ragazzo della frutta”

  6. Un bel soggetto, essenziale ma certo non povero di sfumature e sensazioni. Inizialmente la condizione di recluso in una camera, con una finestra sul mondo a disposizione e una fotocamera per immortalare immagini, mi ha ricordato lo Stewart ingessato del capolavoro di Hitchcock, ma poi la quotidianità e la routine di certi momenti hanno condotto il racconto in una dimensione calorosa e genuina. Ottima l’idea delle fotografie: sarebbe bello scattarle realmente e presentarle alla fine (magari sui titoli di coda) dell’eventuale cortometreggio.

  7. Minimalista, ma molto efficace: mi ha ricordato profumi e sensazioni che ho vissuto in prima persona. Sei riuscito a rendere molto bene l’atmosfera prodotta dalla combinazione febbre-calura.
    P.S. Grazie mille per il commento al mio racconto.

  8. Molto bella l’idea di un di un uomo che preparandosi al peggio, si fa venire a sua volta un’idea geniale per riuscire a vivere le stesse emozioni da un nuovo punto di vista. La scrittura diretta e asciutta è molto efficace perché spiega il necessario che aiuta a far correre la fantasia del lettore e degli eventuali sceneggiatori e registi.

  9. La fame di vivere di un ragazzo che non vuole perdersi nemmeno un minuto della sua vita e trova una soluzione nuova ed alternativa che lo soddisfi. L’ultima frase fa presagire l’adulto che sarà.

  10. Un ringraziamento a tutti voi per i commenti fatti. Jacopo e Roberto hanno centrato lo spirito del racconto. La volontà di immortalare i momenti di un’estate, anche quelli di una giornata di febbre, per poi raccontarli attraverso le foto ai propri figli è l’idea sulla quale viene costruito il racconto. Grazie a tutti

  11. il tuo racconto mi fa meditare sul fatto che l’uomo ha bisogno dei limiti per pensare:condizione indispensabile per poter scegliere ed infine liberarsi perchè non esiste libertà senza contenimento . Bel racconto.

  12. Saper ricavar il buono dalle proprie sfortune. Ottima via di fuga alla sfiga imperante. Anche la dilatazione attraverso il flusso dei ricordi lo trovo un buon espediente narrativo, pro cinematografico. Valevole.

  13. Si può raccontare con una fotografia e si può fotografare con un racconto. Evidentemente passeggi in modo disinvolto sulla linea di confine per trasmettere emozioni.

  14. Ancora grazie per i vostri commenti lusinghieri e significativi. Quello di Lea, Matteo e Dario sono la perfetta sintesi delle sensazioni ed emozioni che intendevo trasmettere con questo racconto, immaginando rappresentato in un cortometraggio che viaggi tra il presente vissuto, la sfera dei ricordi e la proiezione di quello che avverrà nel futuro rivedendo le foto. Grazie amici, grazie di cuore

  15. Personalmente amo sia scrivere sia fotografare, a volte fra le due cose il confine è davvero sottile e tu Pasquale, lo hai descritto molto bene. 🙂

  16. Un racconto autobiografico che non si ferma a descrivere i ricordi ma li fotografa, li ferma per sempre.
    Il senso vero, insomma, della fotografia, ben raccontato: immagini che hanno un significato di vita vissuta e non dimenticata, anzi per sempre viva.
    Da fotografo appassionato quale io sono comprendo ancor di più il senso di questo breve racconto, ben scritto, fluido, piacevole.
    Complimenti Pasquale.

    marco

  17. Beh che dire! I due ultimi commenti di Laura e Marco mi riempiono di gioia e mi gratificano immensamente, considerato che sono stati scritti da due appassionati di arte fotografica. Grazie ragazzi. Spero di poter raccontare altre storie capaci di suscitare in tutti voi le stesse emozioni.

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