Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2013 “I sandali rossi” di Lucia Palatroni

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013

C’ero andato per noia, a quella festa.
La spiaggia si perdeva nel buio, oltre la luna. Il mare e la risacca erano un grosso gatto che faceva le fusa nel sonno. C’ero andato un po’ per noia, un po’ per lei.
Non avrei dovuto.
Lei era così bionda, così sottile, così giovane. Mentre fingevo di parlare con gli altri la guardavo, con la coda dell’occhio. Indossava un abito lungo, leggero, e un paio di sandali rossi a listelli sottili con il tacco, allacciati attorno alle caviglie.
Rideva con le amiche, e mi guardava, quando pensava che non la stessi osservando.
Me n’ero accorto da un po’, che mi guardava, delle occhiate brevi da sotto le ciglia, come dei lampi, e quando andavo a ficcare i miei occhi nei suoi era già fuggita.
E poi quelle parole, quelle piccole frasi che sembravano lanciate nel vento, ma io lo sapevo, che erano per me. Quell’estate mi stava struggendo.
Era strano, era come se mi conoscesse da sempre. E ci conoscevamo da molto, ma non così bene. E lei era così giovane.
Presi una birra. La terrazza del bar era decorata da file e file di lucine e improbabili crostacei finti color pastello appesi alle pareti. La udii ridere forte. Ero sicuro che l’avesse fatto per me, per farsi notare. Presi un’altra birra e mi avvicinai.
“Hai sete, Claudia?”
Lei mi guardò con un sorriso gentile, l’occhiata giusta da riservare a un ammiratore attempato. Bisogna essere cortesi, con gli anziani. Mi sentii improvvisamente imbecille.
“Grazie”, disse, e nel prendere il bicchiere mi sfiorò la mano. Le amiche videro solo il sorriso e sorrisero, pietose, a loro volta.
“Ho voglia di scendere in spiaggia. Andiamo?”, disse Claudia. Le amiche declinarono, timorose di rovinarsi l’abito, il trucco o i capelli con qualche granello di sabbia. Rimasi solo io.
“Andiamo”, le dissi, offrendole il braccio. Lei rise ancora più forte, si tolse i sandali rossi e spiccò una corsa. Le andai dietro. Man mano che ci allontanavamo dal bar rallentò il passo e la raggiunsi.
“Non proprio un abito da spiaggia, il tuo” dissi, indicando l’orlo che le si era riempito di sabbia.
“E parli, tu? ma ti sei guardato?”
“Perché, cos’ha che non va, la mia giacca?”
Claudia scoppiò a ridere di nuovo.
“E’ una di quelle che usi al lavoro, la riconosco.”
“E allora?”
“Non si viene a una festa con la giacca del lavoro, non è da festa”, sbuffò divertita, mentre si sedeva sulla sabbia.
C’era una luna enorme, quella sera, che le faceva brillare la pelle e la faceva assomigliare a una piccola fata. Sospirai.
“Se avessi vent’anni di meno…”
Claudia girò la testa di scatto.
“Se avessi vent’anni di meno saresti un giovane idiota e non mi piaceresti affatto.”
“Ah, beh, scusami. Era solo per dire che… insomma…”
“Quante storie. Quanti anni hai? Trentacinque, trentasei?”
“Trentasette.”
“Ebbene.” Claudia fissava il mare nero come se cercasse qualcosa laggiù, lonano, tra le luci delle barche da pesca. “Tutta questa storia dell’età, io non la capisco. Come Giulia, che si dispera perché il suo innamorato ha cinque anni meno di lei, o Carolina, che dice che si metterà solo con chi le giurerà di amarla per sempre. Ecco, per sempre è un’altra cosa che non capisco.” Si girò di nuovo verso di me, per assicurarmi che la stessi a sentire.
“Per esempio, Giovanni, pensa al tempo”, mi disse.
“Pensalo come vuoi, pensalo come dimensione astratta, come concetto filosofico. E’ talmente immenso, incommensurabile… cosa c’entra, cosa ha a che fare con noi? E poi, pensalo pure come uno scorrere di secondi, che diventano minuti, e poi ore, e giorni, e mesi, e anni, e secoli. E noi ci siamo in mezzo, a caso. Voglio dire, Giulia e il moroso avrebbero potuto non incontrarsi mai. Lui avrebbe potuto essere un faraone egizio e lei una damina del Settecento, e allora altro che cinque anni. Ma pensa che caso, incontrarsi proprio qui, e adesso, che fortuna sfacciata, no?”
Annuii. Continuavo a guardare la luna che le brillava sulle dita, mentre le muoveva per dare forza ai concetti.
“E l’eternità? L’eternità, chi la conosce? Se mi va molto bene, io camperò ottant’anni. L’eternità per me è l’attimo, un attimo talmente bello da diventare assoluto, eterno.”
Claudia s’interruppe. Restammo in silenzio a guardare il buio.
“Potremmo anche morire domani”, dissi, per restare in tema.
“Giusto”, convenne lei.
L’umidità saliva dall’acqua in lente folate. Le misi la mia giacca da lavoro sulle spalle.
“Adesso, però, dovresti proprio baciarmi”, disse.

 

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3 commenti »

  1. “…e noi ci siamo in mezzo a caso….e potremmo anche morire domani….. ”

    Ieri, attirata e d’impulso, ho acquistato un paio di sandali rossi bellissimi……..quanto a caso o non a caso forse solo io lo so!
    Resta il fatto che, non serviranno molto probabilmente a destare una particolare attenzione, ma che certamente siano forse un po’ anche loro come LA TUA FRASE ……
    Ci sono, con la loro bellezza per me, anche loro, in mezzo, a me, alla mia vita, e sapendo anche che….. che potremmo davvero anche morire domani!

  2. …cogli l’attimo! Questo sembra dire la protagonista. Romantico questo racconto. Mi è piaciuto!! 🙂

  3. Dalla premessa, lui sembrava un attempato e scopro che ha solo 36-37 anni; di contro , lei così giovane e inesperta, che alla fine parla della vita meglio di un filosofo . Insomma, qualcosa mi sfugge di questo racconto, che pure ha immagini molto belle e sensuali, sulla riva del mare.

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