Premio Racconti nella Rete 2013 “L’uomo nel coro” di Cav. Emilio Michele Fairendelli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Occorreva salire per raggiungere l’ingresso dell’Hotel Adler.
Un percorso breve, rettilineo, lastricato, così largo da avere un che di solenne.
Si faticava con il proprio bagaglio, le macchine potevano raggiungere solo il piazzale più sotto.
Quando fui davanti alla vetrata guardai come facevo ogni volta la scura aquila di metallo appesa alla facciata.
Mi pareva una scultura di alta qualità, mi colpiva soprattutto l’atteggiamento protettivo ed aggressivo ad un tempo che l’animale aveva nei confronti di chi sotto di lui oltrepassava quella soglia,
Sul retro dell’edificio, in un prato bianco di neve si vedeva la grande piscina esterna a forma d’arco.
Vi si accedeva direttamente dalla vasca principale delle terme interne, dal primo seminterrato.
Era un giorno di fine gennaio, il freddo era assoluto.
Alcuni ospiti dell’Hotel si muovevano nell’acqua calda, in quel vapore capace di sciogliere la neve sino ad un metro oltre il bordo della piscina.
Di alcuni, immobili mentre guardavano la lunga linea di corona di quei monti dei Grigioni, non si scorgevano che la testa e le spalle.
Altri nuotavano – le braccia e le gambe si muovevano lentamente come volassero poco al di sopra della superficie liquida – o galleggiavano accarezzando l’acqua con le mani, il viso leggermente inarcato all’indietro, gli occhi al cielo.
Il tutto pareva un limbo, uno spazio temporaneo e sospeso in cui qualcosa sarebbe potuto accadere.
Da anni, e sempre in quel periodo di gennaio dove le tariffe erano migliori, venivo all’ Hotel Adler di Vals: acque sulfuree e fanghi.
Piacevole e, alla mia età, consigliato dal medico.
Quell’anno la mia compagna, Maria Cristina, non aveva potuto raggiungermi e mi preparavo a trascorrere dieci giorni di riposo, di lettura, di cure vaghe e di indolenza serale – i notiziari, un giro di carte con qualche gruppo – da solo.
Lui, lo vidi quella sera stessa, prima di cena, nella vasca delle rose, al termine del mio consueto giro del primo giorno alla ricerca delle novità di quell’anno.
Era una piccola vasca ipogea – non vi si poteva stare che in una decina – cui si accedeva da una scala di pietra.
Nell’acqua limpida e tiepida galleggiavano petali di rosa di diversi colori: all’incirca ogni ora venivano aspirati e sostituiti.
Dal fondo della vasca alcune luci rotonde proiettavano, tanto più grande e vibrante, l’ ombra dei petali sulla curva volta di pietra.
L’aria era carica di un profumo indimenticabile.
L’uomo, che stava seduto sulla panca perimetrale semisommersa, mi rivolse un silenzioso cenno di saluto.
Rimasi per una ventina di minuti.
Ad occhi chiusi lo sentii sussurrare a se stesso qualcosa: una frase in una lingua dura e scabra che in quel momento non riconobbi.
Quando riaprii gli occhi se ne era già andato.
Lo rividi a cena occupare un tavolo singolo non lontano dal mio.
Ero orfano di Maria Cristina, di un calice alzato con lei davanti ai suoi grandi occhi verdi e allo sguardo che mi riservava chissà da quale giorno del tempo, da quale altra vita; in questa, pensavo a volte malinconicamente, non me lo sarei mai potuto meritare.
Al termine del pranzo dell’indomani, senza averlo deciso prima, avvicinai l’uomo e gli chiesi se voleva condividere il tavolo.
In quel momento eravamo gli unici ad essere soli nell’Hotel e in fondo sarebbe stato piacevole, qualche parola, un commento sui piatti della cuoca.
Accettò.
A cena trovammo pronto un tavolo per due, i numeri delle nostre camere davanti al piatto di ognuno in un piccolo vaso basso con un fiore.
Era un uomo piacevole, i capelli bianchi e ordinati, elegante, sempre con una giacca e un girocollo scuri.
Dissi che venivo all’Adler da molto tempo, di solito con la mia compagna, ma un problema con la madre l’aveva quest’anno trattenuta.
Qualche fango, e i massaggi.
Poi tanto ozio, i libri che rimanevano non letti durante l’anno.
A Zurigo, abitavo a Zurigo.
“Anche io e mio fratello abbiamo abitato per molti anni a Zurigo.”
“Voltastrasse 15.” – disse come se quel nome e quel numero avessero un potere magico.
“E’ solo da qualche anno, da quando lui non c’è più, che mi sono trasferito in un piccolo villaggio, una ventina di chilometri a sud.”
Pensai che non eravamo più noi due soli.
Aveva voluto da subito, che suo fratello fosse con noi.
Erano gemelli, aveva detto.
Pronunciammo i nostri nomi.
Il suo era Richard Schwarz: un ebreo, quasi certamente.
Capii immediatamente cosa gli avevo sentito dire nella vasca delle rose: una berakhà, la benedizione degli aromi.
Doveva averla imparata tanti anni prima, forse da bambino e quella vasca era certamente un buon luogo per pronunciarla.
Era il primo anno per lui a Vals.
Glielo aveva quasi ordinato il suo medico: schiena e nervi.
La mattina gli era oramai impossibile alzarsi dal letto, occorreva una buona mezz’ora prima che potesse muovere una gamba o un braccio.
E una volta in piedi i primi passi erano quelli di un infermo.
“Forse tutto simbolico, forse no. Meglio, sempre, provare a guarire.” – aveva detto sorridendo.
Ci vedevamo a metà mattina per un caffè, dopo l’ora dei fanghi.
Nella giornata ci incontravamo e ci lasciavamo diverse volte, tra le vasche delle terme, la sauna e i bagni a vapore, la grande hall.
Ai pasti – due uomini che si conoscevano da poco eppure in qualche modo uniti da un legame – parlavamo di così tante cose.
Da lui emanava una energia calma, che sentivo e che mi confortava.
Ad entrambi piaceva uscire nel pomeriggio, poco prima che scurisse, nella piscina esterna.
Guardavamo allora quelle montagne che non davano requie, tutt’intorno.
Il confronto che – silenziose – chiedevano, qualunque altro accadimento sarebbe stato rimandato all’indomani.
Il buio scendeva.
Fu due giorni prima della sua partenza, noi due soli nella hall deserta intorno alla mezzanotte, un brandy, una candela accesa sul piccolo tavolo rotondo, che tornò a parlarmi del fratello.
“Sa come sono i gemelli.”
“Quando la carne è stata un tempo, nel ventre di nostra madre, una, lo è anche l’Anima.”
“Ci separammo dopo gli studi universitari, pur abitando nella stessa città. Ci vedevamo ogni fine settimana, non potevamo farne a meno, ma iniziammo a vivere due vite diverse. Sapevo che insegnava matematica all’ETH, sapevo di una sua compagna per qualche tempo, di quanto amava e cercava.”
“A settembre di quell’anno, io e Daniel avremmo compiuto quarant’anni, fui chiamato dalla ragazza che abitava sotto di lui. Mi conosceva.”
“Veli di acqua sporca avevano iniziato a dalle fenditure del vecchio solaio di legno. Aveva suonato senza ricevere risposta e mi aveva chiamato credendo mio fratello fosse via per lavoro. Sapeva che avevo le chiavi della casa.”
“Quando arrivai trovai Daniel disteso nella vasca dalla quale usciva un’acqua rossa. I polsi recisi da un coltello che vidi a terra, gettavano fiotti di sangue color rubino ad ogni battito del suo cuore. Aveva già perso conoscenza, il viso, pallido e bellissimo come mai lo avevo visto, stava di un lato, appoggiato sulla spalla sinistra.”
“L’ambulanza arrivò in pochi minuti. Ci vollero due giorni per salvarlo, per farlo ritornare nel mondo. Poch minuti di ritardo e sarebbe morto.”
“Fu quando tornai nell’appartamento una mattina, per preparare il suo rientro e sistemare le cose, che vidi quel quaderno. Stava, chiuso, sul tavolo. Lo avevo già notato ma non avevo immaginato contenesse le parole di mio fratello, il senso del suo gesto, il messaggio per me.”
“Lessi tutto. Tutto. Daniel si era macchiato di una colpa innominabile, tra le più orrende che un uomo possa compiere. Una colpa che non nominerò. Morire gli sembrò un nulla, ma un giusto contrappasso, il primo passo verso un tempo nuovo: per sé e per la propria Anima che nello Sheol avrebbe vagato per mille e mille anni prima di trovare un’altra possibilità di redenzione nella realtà materiale, per la memoria del mondo e per quella di chi era stato colpito e forse ancora esisteva ma solo come un curvo fantasma legato alla ragnatela di quel Male.”
“Quando fu tempo, tornammo insieme nella sua casa. Abitai con lui per un mese. Avevo riposto il quaderno nella libreria, a lato di un libro che lui amava. Quando lo avesse aperto, per rileggere le lunghe note che aveva lasciato in una grafia sempre più agitata, avrebbe trovato al fondo una scritta con il mio nome: tuo fratello, Richard Schwarz. Non ne parlammo mai.”
“La convalescenza di Daniel fu rapida e sicura: il supporto psicologico che l’Ospedale gli aveva indicato fu efficace e continuò poi i colloqui negli anni. Tornò al lavoro e l’anno successivo la pubblicazione di due articoli su una rivista di studi matematici gli valse la Cattedra di ordinario.”
“Con il tempo la nostra frequentazione tornò quella di un tempo: una visita settimanale alla casa di uno di noi, l’intera giornata passata insieme parlando di tutto, del passato e non del futuro ma come se ancora condividessimo quella stanza di Voltastrasse.”
“Oltre che ai suoi studi di dedicava a quelli religiosi ed esoterici. Non ho ancora terminato di decifrare i torrenziali appunti che riempiono i margini dei testi della biblioteca che ho ereditato.”
“Daniel era stato da ragazzo, con grande soddisfazione di nostro padre, un ottimo cantore di Sinagoga. Entrò nel coro della Predigerkirche, la chiesa domenicana a pochi isolati da lui.”
“Le Cantate, la Grande Messa in si minore. Non mancavo mai, alle rappresentazioni più importanti. Gli archi, la gioia delle trombe, la musica che ti colpiva come un’onda. Il “Dona nobis pacem” alla fine di tutto. Guardavo con il mio binocolo da teatro i volti dei coristi, labbra ed occhi aperti in quel volo del respiro e di tutto il loro sé come il Direttore sembrava chiedere, donne giovani e meno giovani, i loro lunghi capelli, uomini dallo sguardo limpido e aperto, altri che parevano compresi in un dolore, in uno smarrimento, poi lui, Daniel, mio fratello. Nel suo canto, che sapevo attento e preciso, fissava un punto oltre di noi, in alto, tra le scure volte della chiesa. Pensai che da lì sperasse venire, crollati quei muri larghi metri, una Luce, una Luce che nulla dimentica ma tutto include nell’Eterno. Non saprò mai se già la vedeva, se mai ne avesse visto almeno qualche segno.”
“E’ morto anni fa. Io ero all’estero e arrivai solo dopo qualche giorno.”
“Ecco, è tutto. Mi perdoni, ho parlato per più di un’ora e di una sola cosa. Quale interesse per lei, poi. Ma era il mio gemello. Non me ne voglia. Domani, a pranzo e cena, ascolterò io.”
Il giorno successivo era l’ultimo che avremmo trascorso insieme.
Sarebbe partito molto presto la mattina del lunedì.
A pranzo discorremmo di cose inessenziali e vaghe, del profilo e delle gambe di Monika, una delle cameriere più giovani.
Non lo incontrai che verso sera, nella sauna.
Era seduto, immobile, nudo, gli occhi chiusi.
Rivoli di sudore scendevano lungo ogni parte del corpo.
Le braccia erano rilasciate sulle cosce, i palmi leggermente ruotati perché il corpo potesse respirare appieno.
Vidi solo allora le due cicatrici ai polsi, larghe e rettilinee, irrimediabili.
Le portava come medaglie, pensai.
Dopo pochi minuti, silenziosamente, uscii.
Lui era Daniel.
L’altro, il gemello, forse non era mai esistito.
Solo in quel modo aveva potuto raccontarmi la storia, sperare di condividerne il senso.
Lui aveva compiuto quel delitto inimmaginabile, lui era guarito nel tempo – forse togliendo da sé e dal mondo quel Male agendolo, così come il corpo rigetta in modo orrendo il cibo corrotto dopo ore di sofferenza – lui era il professore di matematica, l’esoterista.
Lui era l’uomo nel coro.
Mi sembra di rivederlo con gli altri nella Predigerkirche.
Così diversi, non erano che uno.
Chi sarebbe potuto mancare in ognuna delle file?
Nessuno, mai.
Mentre la musica si alzava visi e labbra, ogni intenzione della voce, ogni sguardo, mostravano la propria imperfezione, la propria distanza dalla purezza assoluta.
E tuttavia qualcosa, precursore di quella Luce che Daniel dalla gola e dal fondo degli occhi chiamava, accadeva.
La notte sognai spalti infiniti, un coro di milioni dove eravamo io e Maria Cristina e Daniel e Richard ed ogni altro.
Gli avevo promesso che mi sarei alzato per salutarlo e così feci.
Lo vidi nella hall, una grande valigia al fianco.
“All’anno prossimo, allora.”
L’anno prossimo, l’anno prossimo a Vals.
![]()
proseguo lungo la dolorosa strada dell’autocommento positivo. oh, qui abbiamo tolto riferimenti esoterici, abbiamo sfrondato nomi e date, abbiamo cercato una idea narrativa semplice. ora attendiamo, sereni, il giudizio di bertino e tamarri. il racconto andrebbe letto ascoltando sul tubo il “Dona nobis pacem”, ultimo pezzo della Messa in Si di JSB, direzione Karl Richter. 🙂 fairendelli
….insomma, sfrondandolo di tutto forse la speranza è che diventi un racconto “elementare”, cosa che non è affatto, adatto quindi ad essere compreso da menti “elementari”? Sbaglio o a seguito di altri commenti,, che peraltro ho letto con molto gusto, vi è una leggerissima delusione in questo scrittore chiamato Fairendelli? Comunque uno scritto apprezzabilissimo, questo, anche se un mio concorrente devo ammettere che….sì, è interessante.
Solo interessante? Ma io getto la testa contro lo schermo a cristalli liquidi, signori!!! Allora: 1) Delusione? Solo per lo stato attuale del mondo, qui si gioca, e vedo racconti che farebbero sclerare un monaco in Vipassana. Pubblicare o morire! Ne resteranno solo 25! 2) Richiedo solo commenti positivi anzi entusiasti?: certo, da piccino ho sofferto troppo e poi scrivo bene e sempre guardando in alto. Non vi costa niente, dunque conformatevi. 3) Nel Commissario Dolano I suoi capelli d’oro ma come in molti altri miei scritti qui non presentati (Eugenia Tajka o del vedere, Nel Bardo) la mia scrittura è aiutata da una Veggente. Questo fa una bella differenza! O no? Ce l’avete voi una/una Veggente? 4) Faccio un altro lavoro, alle 6,30 sono in piedi e poi in miniera. 5) Baricco e la Tamaro li trovo insopportabili. Gli scrittori devono aiutare la Luce che deve scendere nel mondo non guardare a destra e sinistra e considerare qualunque insignificante palpito dell’animo umano – leggasi stronzata – come qualcosa che valga la pena dire. 🙂 ciao. Fairendelli
Ti ho letto, il racconto è originale, ben scritto e ha un certo fascino. Mi ricorda una scena con Mastroianni in “Sostiene Pereira”. C’è secondo me qualcosa da rivedere, come la frase : “Veli di acqua sporca avevano iniziato a dalle fenditure del vecchio solaio di legno. ” o anche subito dopo la scena del tentato suicidio: le vene tagliate non danno fiotti di sangue al ritmo del cuore come fanno le arterie. Molto bello il finale.
Andrea M.
Anche questo racconto è davvero molto bello. I tuoi racconti racchiudono una saggezza ermetica davvero notevole, oltre a fare intravedere un vissuto del tutto particolare. Proiettano in un’altra dimensione. Poi, umanamente, hai quella dose di narcisismo ed egocentrismo che, ad una artista, dà la sfrontatezza di mostrarsi, di mettersi a nudo, dunque fondamentale se non obbligatoria. Chi non crede profondamente in ciò che fa, non fa affatto.
amaso: “veli di acqua sporca avevano iniziato a CADERE dalle fenditure del vecchio solaio di legno”, è rimasto nella penna, correggo subito. giustissima l’osservazione fisiologica sul sangue: ora vedo forse lascio così, è il fratello che “sente” e giustamente la corrispondenza con i battiti del cuore esausti di daniel. devo vedere se cambiare o no anche il Commissario Dolano fa spesso interrogatori senza l’avvocato di garanzia e oggi sono impossibili.
angela_b: sento caldo alla pancia per parole così buone (non scherzo). a mio parere il vero scrittore deve aprire la pancia con le mani davanti al lettore non fargli un venticello poco sotto il cuore o nella testa o sull’ombelico o magari più sotto (luogo straordinariamente bello ma che deve tacere se parli di Anima o di Luce). inoltre il segreto è l’inchiostro, che deve avere un colore intollerabile in quanto fatto di un liquido che ha in sè sangue, linfa, seme, ogni altro liquido organico. questo rende la scrittura tale e degna di collaborare alla Trasformazione del mondo. in giro vedo boccette d’inchiostro con liquidi tenui, color pastello o con le stelline dentro. è il primo il tipo di inchiostro che io, emilio michele fairendelli, mi sforzo di usare sempre nei racconti più esoterici (Cristina dei morenti, Il figlio dell’Uomo, Il Circo del Dottor Corbaci).
chiedo scusa per la lunghezza della risposta: in 15 gg mi troverete intollerabile. è che la vita di miniera (anche la settimana scorsa una terribile esplosione di grisou, 4 compagni morti ed io vivo per miracolo) mi sfianca. e la paura di non vincere, di non essere inserito nella lista dei 25, pure. 🙂 🙂 🙂 Fairendelli
Scrivi molto bene e la storia è bella, anche per le immagini che crei con le parole. Il finale lascia quasi in sospeso e mi piace. Bravo.
p.s. Intollerabile ti trovavo ai primi post che hai pubblicato, adesso li attendo con curiosità .-)).
eccomi, uscito ora dal tunnel minerario, ringrazio per l’attenzione. commenti sempre entusiasti mi raccomando, colorati di commozione è meglio. ho scoperto oggi che non si possono pubblicare qui che tre racconti soli. spero si possano almeno sostituire. ho le gambe di ghiaccio e il vecchio cipollone manca colpi…se non fossero i migliori? se mi escludessero dai 25????ha letto eugenia tajka o del vedere, storia vera quanto il sole che sorge domani? e il circo del dottor corbaci, storia di finzione come pinocchio? e il figlio dell’uomo storia straordinariamente e dolorosamente vera??? li ha letti???????
ps scusi l’agitazione ma la prospettiva di un mancato riconoscimento qui mi getta nello sconforto. non posso venire premiato prima, che so a marzo? ora chiedo… :-):-):-) emilio michele fairendelli
non dica più bravo. se uno apre la pancia davanti a te va bene tutto ma non bravo (ok p.e. oh! o miodio! o sì, sì! ecc…) ok? 🙂 emf
…buonasera Signore d’altri tempi! Ho inspirato, attraverso il racconto, il profumo delle acque calde e termali …quel profumo che sa d’uovo. Ho immaginato Richard (Daniel) con gli occhi celesti che raccontava la sua angoscia e…ho visto l’amico che l’ascoltava, fra volute di fumo di una sigaretta, per nascondere l’emozione chiusa da un groppo in gola: un film…davanti ai miei occhi è stato proiettato un bellissimo film! (Y)
grazie per il commento. io non fumo, comunque (deformazione professionale: se in miniera resiste anche solo un filo di grisou si salta per aria, poi i miei fumavano come turchi in una infanzia nera d’ossidiana, mi chiedo come io non sia diventao satanista come jennifer crepuscolo). avrei solo due domande: lei intuisce la colpa di daniel? può fare delle ipotesi? e secondo: potrebbe commentare altri miei racconti in rete in modo che io sia più felice? grazie 🙂 emilio michele fairendelli
diventato…ogni volta che vengo qui mi assale il timore di poter perdere e mi tremano le mani…’azz…
In effetti l’orrenda colpa non è stata rivelata, dettaglio non di poco conto… rileggendo il racconto ho pensato che (visto che la compagna è presumibilmente viva, al capezzale della madre) Richard-Daniel abbia ucciso qualcosa di immateriale: la sua arte (canora), dunque le sue più profonde aspirazioni, i suoi sogni, per dedicarsi alla scienza (matematica). Potrebbe essere?
la domanda non era un indovinello: è che io non lo so. non conosco la colpa dell’uomo. Dio, che apre alla veggente mille porte (conosco per esempio molti dettagli della casa di voltastrasse) ne lascia chiuse alcune: se lei prova ad aprire, come le ho chiesto, il quaderno nero di daniel, non vede nulla. per essere saggio, Lui è saggio. così questa colpa non la conosceremo mai. non è un omicidio, sempre in fondo semplice e normale. è l’io narrante che dice della compagna, tra l’altro, non richard/daniel. il crimine più orrendo quale è?: non certo uccidere la propria vocazione (anche io non avrei mai voluto fare il minatore: avrei voluto essere un profeta). credo che richard/daniel abbia abusato un bambino o che abbia maledetto il proprio padre. ma non lo so nè lo saprò mai. 🙂 emilio michele fairendelli
Fairendelli, i racconti sono 71, mi dici da dove ti vengono fuori 25??????devi calcolare dal mese di ottobre, dalla data in cui si è aperto il concorso…….MAGARI SOLO 25!!!!!
La storia mi ha sedotta lentamente. All’inizio la leggevo in maniera svogliata poi, a poco a poco, come il protagonista mi sono fatta incantare dal racconto de “l’uomo del coro” e dalla sua misteriosa vicenda.
Complimenti, davvero un buon lavoro.
caterina: ah sono 71??? va bene ho sbagliato. li riducano a 25 e chiudano, buondio, non c’è più tempo!
rotolo: l’espressione “un buon lavoro”, così come p.e. “bravo” mi fanno fremere di rabbia impotente e spacco tutto. adesso, dopo avere aperto la dolorosa strada dell’autocommento positivo, inauguro quella del commento negativo (circa il lavori di tutti, intendo). state a vedere.
adieu
🙂
emilio michele fairendelli
Esimio cav. Fairendelli, è iniziata una nuova era, quella di chi riesce a distruggere prima e meglio gli avversari? spero di no, anche se io sono forse stata una di quelli che ha reagito “violentemente”, sempre verbalmente parlando, ad una critica a me mossa dalla Giovanna Bertino, la “creatrice” di racconti per bambini. Ma, aimè, (si scrive così, vero?) sopporto tutto ma non la mancanza di fantasia.
Ma è un’era iniziata da mò, quella! Tempi prebiblici, e non scherzo. Peraltro anche Dio, o meglio le Forze che lavorano per Lui fanno così: cercano di distruggere prima e meglio l’Avversario. Vuole contestare? Essenzialmente siamo qui per divertirci e sai come si incazza lo scrittore se gli dici che non va bene? Proseguirò dunque con i commenti negativi. Non posso tollerare commenti melensi, due righe, bravo, avvincente ecc. Scrivere bene non basta, anzi è peggio se mancano profondità, tensione spirituale e se il colore dell’inchiostro non è quello che dico io (non deve avere tinte tenui ma un colore orrendo in quanto composto di sangue, linfa, seme, sudore, ogni altro liquido organico). Cordialità 🙂 🙂 🙂 Emilio Michele Fairendelli ps si scherza, eh?
il liquido di cui dico, l’inchiostro intendo, si tratta di una metafora e non va versato sulla tastiera o applicato in qualunque modo allo schermo. ci sarebbero danni e, probabilmente, una più o meno lunga interruzione del flusso scritturale. 🙂 EMF
Ma come mai, mi chiedo, qui ci si permette di esprimere opinioni senza prima avere letto gli altri racconti di uno stesso autore/autrice? Io credo sia importante, ripeto, prima di emettere quello che a volte sembra un giudizio, e non opinione, andare a leggere TUTTI i racconti scritti dalla stessa mano e leggerli anche due o tre volte ( mi riferisco alla Bertino che ha subito emesso la sentenza di morte del mio racconto ) ammettendo poi di non avere capito un tubo della natura del vecchietto dal cappello verde!!!!
OCCHIO RAGAZZI, LEGGIAMO BENE PRIMA DI ESPRIMERCI ALTRIMENTI FACCIAMO UNA FIGURA DI M…..
lo facciamo per divertirci. 🙂 EMF
ahahahahahahahahah……..ok, se si fa per ridere…..mo’ vi arrangio io allora!!!!!
caro CEMF, convince questo tuo racconto che fluttua lieve tra i vapori delle terme, riservandoci alla fine un piccolo colpo di scena. Bella la narrazione, colta senza essere astrusa e che tiene desta l’attenzione di un lettore come me, che facilmente si distrae. Qui almeno non ci sono 19 personaggi!
🙂
In che senso non hai parole?????
Questa volta sono davvero curiosa di conoscere i vostri prossimi commenti…
Sul nuovo corto…
Ebbene…..si……sono io,purtroppo o per fortuna,la candidata ….Fairendelli, mi vorrai ancora bene e mi rispetterai come scrittrice o mi devo aspettare che si apra il cielo su di me per le madonne che mi tirerai?
no problem fiore. un tempo irridevo tutti (da piccolo in ospedale anche gli altri bambini per la pochezza delle loro patologie) ora non più. ricorda peró che la destra diventa interessante, al contrario della sinistra, quando è estrema. intendo da un punto di vista essenziale, profondo. farai tesoro di ció che dico? 🙂 CEMF
Il racconto è scritto benissimo, sembra parte di uno scritto importante importato qui sul sito, la storia è molto bella e moolto interessante. La colpa dell’uomo che ha macchiato l’anima di quest’ultimo da spingerlo al tremendo tentativo di suicidio poteva essere svelato…ma anche no. Probabilmente così incuriosisce ancora di più, anzi meglio un po’ di mistero!!
grazie. meglio lasciare quel peccato nell’ombra. così possiamo sperare che sia indicibile e la sua misura incalcolabile. se lo dicessi – io che lo so – non saprei la reazione. oggi sembra tutto accettabile, ai Giudici diremon che siamo innocenti, la Scientifica non risolve un cazzo e via con il dubbio. Una donna di oggi direbbe “Ma per questo, solo per questo ti sei tagliato le vene?” Meglio le donne di un tempo che, udita la colpa, avrebbero sgozzato l’uomo con una lama arrugginita. Chi ha orecchie ed orecchini per intendere, intenda. CEMF
Eccomi eccomi …. ma quale vacanza d?Egitto…..ho attraversato un brutto momento ma ora sono di nuovo tra voi e….Fairendelllyyyyy come vedi, invece di commentare SOTTO IL MIO RACCONTO, commento sotto il tuo…..devo rendere onore al mio compito, tanto alla giuria non gliene importa un fico secco del numero di letture, la giuria, intelligentemente considera altre cose, ha altri parametri, ma……è per noi stessi che questa chat è VITALE, ce dici tu, cavaliere…..altrimenti spacchi la testa contro il pc e non ti voglio sulla coscienza!!!!!!!
grazie caterì. bene per il brutto momento che genera in genere una migliore scrittura non di genere. 🙂 il rabbi lo dice: soffrite, soffrite come cani e le cose FORSE andranno meglio. i Giudici? considereranno tutto, anche le attenuanti? si possono mandare memorie o certificati? non so niente della Giuria. ma bertino ne fa parte? 🙂 CEMF
No cavaliere, per fortuna la Bertino non fa parte, altrimenti saremmo rovinati…….ESIGENTISSSSSIMA QUELLA DONNA LI…….
Cara Caterina Silvia Fiore, hai letto la Campana Lena??? Tutti a leggere Lena e Tutti i nostri complimenti a BERTINO gran donna!!! Tanti cari auguri anche a te Caterina e fallì da parte mia anche al tuo adorato Fairendelli.
Scusa Emanuela ma ….perché dovrei fare io per te gli auguri a Fairendelli?????? Hai anche tu le manine per scrivere a lui direttamente…..ma rob de’ matttttt…..ma qui ogni tanto si va fuori de capaaaaaa….e, a proposito, ho già letto LENA ecc ecc ecc…..grazie ed ho lasciato il mio commento. BUONA PASQUA!!!
Oh Caterina Silvia !!! Lo Sai come si dice in Toscana? STIA CALMINA!!! Scherzavo ! Di cuore , di nuovo i miei Auguri Sinceri.
Emanuela…..ma anche io scherzavo!!!! STAI CALMINA TU E BUONINA CHE LA PASQUA PORTERA’ SERENITA E CALMA NEI CUORI DI TUTTI
La Bertino non è in giuria?… è incredibile. E adesso, Fiore? Su che cavallo puntiamo? 🙂 CEMF
A CHI, vivaddio!, dobbiamo piacere?
Sarebbe superfluo dirti che, in primis, dobbiamo piacere a noi stessi ma mi rendo conto da sola che ho detto una immane caz….Dr Brandi, la prego, quando ci leggerà, non sia duro nei suoi giudizi, abbiamo il cav. con bende dappertutto, sarà arrivato al 35esimo pc distutto……….nun se pòòòòòòòòòò……nunn’è vita……
….:-)
Fiore piacere a noi stessi è facilissimo. Noi dobbiamo piacere alla Giuria! E pubblicare! Ti ripeto che sono agitato, molto. Ogni mia proposta per me tranquillizzante (anticipare il premio al 25esimo inserimento, etc.) è naufragata. Per fortuna ancora non arrivano notizie nere tipo pre- giudizi confidenziali, inviti al ritiro o cose ancora più sataniche. Stiamo tranquilli, finchè tutto tace ancora possiamo sperare. E’ come diceva il Rabbi. “Da Dio nessuna nuova. E vi va di culo.” 🙂 CEMF scherzo, dai
Fairendellyyy….ma porcaccialamiseria mi stai mettendo addosso un’ ansia che prima non avevo!!!!! Allora, io di pc da rompere non ne ho, IO NON HO POSSIBILITA’ DI SFOGOOOOOO……che faccio cavaliere?
specchi e mazze da baseball… o il viso di tuo marito se hai qualcosa da rimproverargli. ma solo in quel caso eh? ok? 🙂 CEMF
letto tutto a un fiato.inchiodato alla lettura.sembrava di stare a sentirlo dal vivo il racconto.bello complimenti , tiene legati alla sedia.
Fairendelli – oh, ma sei un Cav oppure è tutta ‘na posa? Magari vanti somiglianze, non fisiche, mi auguro per te, col Cav di PdLliana memoria?… 🙂
Ben trovato.
Ti ringrazio, intanto, per i commenti al mio brano cui risponderò più tardi.
Ti ho letto perché volevo farmi un’idea di te, per quanto possibile dalla lettura di un paio di tuoi racconti, prima di esprimere un parere (fosse anche un giudizio banale) da veterana del sito rea confessa, quest’anno, di colpevole latitanza.
Per adesso, in te – in questo tuo racconto, leggerò gli altri a seguire – non trovo niente di scontato. Certo non nella maniera che hai di porti al pubblico: ebbene sì, Cav-che-forse-cav-non-sei-manco-per-una-ciaspola , perché noi siamo il tuo pubblico, qui e ora.
Di per sé, tanto dovrebbe essere sufficiente a soddisfare il tuo narcisismo, in cui, sia inteso, non trovo niente di male, anzi. Un certo Wilde sosteneva che l’egocentrismo sia la migliore qualità degli scrittori – di tale peccato, noi tutti, qui presenti siamo stati dichiarati colpevoli all’unanimità ?
Ma tanto non ti basta.
Al tuo pubblico non domandi solo attenzione e approvazione: percepisco in te un bisogno ancora più profondo, ancestrale, quasi, di stupire e catturare, amare ed essere amato, avviluppato dentro, e con esso in un rapporto viscerale di commistione fisica, oltre che mentale. Che dire?…
Se questo è il tuo scopo, con me ci hai preso in tutti i sensi.
Trovo la tua vena ironica sapientemente miscelata alle richieste di conforto (ce la farò?… Sarò tra i venticinque fortunati?…), le profferte di umiltà (il lavoro pesante – che sia ‘na cavalierata, pure questa?…) accostate ai richiami colti ed esoterici una combinazione assolutamente esplosiva. Nel senso buono, intendo.
La trovata delle Veggenti, poi – una, due, centomila – che ti guidano è a dir poco esilarante.
Di nuovo, in senso buono.
Che la Forza e lo Spirito siano con Loro, e con te.
Che quello che dici sia vero o meno, oppure semplici boutade, non fa differenza.
Tu. Sei. Un. Personaggio. Punto.
Uno di quelli di cui si sente proprio il bisogno, di questi tempi, nell’editoria.
Ciò premesso, con qualche microscopico errore più di penna che di vera e propria sintassi, qua e là (te lo fanno notare: se è critica costruttiva, fanne tesoro. Diversamente, non ti curar di lor, ma guarda e passa: dicesi invidia dello scrivano 🙂 la tua narrazione colta ed erudita e le ambientazioni da cinema d’essai mi hanno letteralmente avvinta allo schermo, trasportandomi in una dimensione onirica. Non mi accade spesso, credi.
A scrivere bene, in maniera corretta, s’impara.
Ma narrare – trascinare, coinvolgere il lettore in una dimensione trascendentale – aliena, nel senso di estranea da sé – è una qualità innata: o la si ha, oppure no.
Narratori si nasce, non si diventa.
E tu, parafrasando un certo Vecchio Principe di edoardiana memoria, tu lo nacqui.
Oltretutto, devo ammettere che il tema scelto per te dalla Veggente mi affascina non poco (leggi il mio racconto ‘THE FAKE, Due passi nel delirio’ dello scorso anno, e capirai).
Un solo, microscopico appunto che un appunto non è, ma mera opinione – dicesi opinione l’espressione di una preferenza personale in un senso, piuttosto che in un altro: al tuo posto io avrei troncato il racconto con la scoperta delle cicatrici sui polsi di Richard/Daniel.
Ripeto, trattasi di gusto personale: prediligo i finali in qualche tronchi che fanno riflettere il lettore, aperti a doppia, magari anche tripla lettura (di nuovo, vedi il mio dello scorso anno: le gemelle sono due, oppure solo una?), del tipo DanielpotrebbeessereRichard,maancheno.
A un certo punto della sua vita Richard, potrebbe avere deciso di ripercorrere il destino del fratello. Chissà.
Personali voli pindarici a parte, ti saluto, per adesso, e a ben ritrovarti.
A presto,
Nikki
PS: il fatto che sia donna – a dispetto del nome ambiguo, sono una femminuccia – garantisce risposta anche a me?… ?
PS.2: Mettiti il cuore in pace e comincia a impacchettare scarponi e piccone che, a mio parere, nei venticinque ci stai alla grande. E chissà che non ti porti bene. ?
Grazie a Simonetti. Parole buone: fanno bene a mente cuore e pancino. Ella (sic) tuttavia ha creato un Mostro, da persona equilibrata e mai sopra le righe che ero. Ho comunicato le mie dimissioni al caposquadra di miniera, che mi ha guardato allibito. Ho tirato fuori il vestito bello, che sapeva come di polvere umida e la cravatta a fiorellini che si è cartonata negli anni. La vecchia valigia ha un enorme alone a forma di cuore. La grande editoria mi attende, ed era ora che le aprisse, ste cazzo di braccia. Parto domani per Lucca. Là vivrò di espedienti sino al Verdetto. Mi connetterò ogni tanto per sorvegliare le cose. Dio me la mandi buona e Simonetti sia vero Profeta. 🙂 CEMF ps il cavalierato è d’autonomina
La vicenda del corista è avvincente. Sulla colpa innominabile però è impossibile avanzare ipotesi. Anche se non fosse menzionata, il racconto conserverebbe comunque il suo mistero. Un dubbio, però, mi assale: com’è che è un profumo indimenticabile?
Impossibile Matteo non è …..e comunque è bene, direi molto importante, che ognuno possa immaginare, ponga l’attenzione su quale possa essere …..e su tutto questo racconto………
Un profumo indimenticabile non è un dubbio ma una certezza… che si è incollato addosso a noi qualcosa di unico….
Per la risposta dell’autore…dobbiamo attendere che sia lui a rispondere….
Certo è ….che è un racconto come quel profumo no?
Impossibile Emanuela è per me…è ovvio che parlavo per me. Non l’ho specificato con un secondo me, ma secondo me non era necessario farlo. E’ impossibile per me ipotizzarlo, perché un tentato suicidio può avere tante cause diverse che uno può perdersi nell’individuarne una soltanto. Per questo ho scritto che riferire di una colpa innominabile non era indispensabile, secondo me, per generare mistero. E questo a tutto beneficio della struttura del racconto. Voleva essere un complimento all’autore. Sul profumo indimenticabile, per me, e solo per me, resta un dubbio. E produrre dubbi in chi legge è un’altra qualità apprezzabile in uno scrittore.
Le terme di Vals…un racconto in bianco e nero con un ritmo che sembra tranquillo e d’altri tempi ma in realtà sento “bollire sotto il coperchio” vita che pulsa. Molto ” grigionese”. Interessante.
Il racconto è interessante. Anch’io mi sono chiesta quale potesse essere la colpa di cui si era macchiato il personaggio del racconto, perciò grazie per i chiarimenti dati in risposta a un commento.
Ho riletto a distanza di tempo questo pezzo……avvolgente, affascinante nella sua descrizione dell’ambiente termale, sempre un po’ decadente ed in questo scenario la descrizione del gemello si incastra in modo quasi intimo, sembra di respirare un’aria passata di nobiltà, intesa non solo come appartenenza ad uno stemma ma nobiltà d’animo, con tutti i sentimenti ad essa connessi. BELLISSIMO RACCONTO.
A proposito CAVALIERE ma….dove sta scritto nel regolamento che la vittoria la si può devolvere? Mi interessa il quesito……
Si appunto…brava Caterina…hai posto una questione fondamentale…BRAVA!!!!
Imparate a concentrarvi sull’essenziale e non sulle pieghe dei regolamenti, femmine! Sta scritto sul cuore. Apologo di Rabbi Kaplan sul tema; “Shlomo mi chiede cosa è la Verità. Che domanda originale! Io non lo so cosa è ma so dove sta scritta: nella linea d’ombra che l’osso scapolare disegna all’interno sulla schiena delle donne. Solo che non si puo leggere. Io almeno, pur impegnandomi
di brutto, non ci sono mai riuscito.” Orecchini da intendimento e intendere. CEMF
perché mi devo prendere delle lavate di capo dal Fairendelli…..perché……eppure qualcosa di male devo aver commesso, per meritarmi questo….
colpa primigenia. genesi I. niente di grave. ci siamo dentro tutti. abbracci . CEMF
Macchè ! Caterina…..macchè!
Su…via…!!!! volgere in positivo l’esperienza traumatica e fare buon uso della stessa! Fiducia! Fiducia! AVANTI !!!
ma certo. con fiducia e affetto guardo fiore e fagnani e penso che il fairendellismo è in ottime mani. 🙂 CEMF
Chapeaux cavaliere, ora potrà sfoggiare la sua magnifica maglietta,devo dire che questo racconto tra i suoi molti, mi era sfuggito,l’Angelo l’ha comunque assistita.Complimenti.
Grazie Francesca. Grazie Marcella per il tuo commento così bello e profondo. Per una volta ometto di dire: occorre fare di più. Un Maestro della Luce sicuramente vero e attendibile ma di piccolo cabotaggio, ok? Potrebbe essere diversamente con uno che indosserà la maglietta appuntandovi come medaglie alcuni pezzi di carta con brani di commenti ricevuti? Il Maestro che meritate, probabilmente.:-) CEMF
…ALLORA HA VINTO CAVALIERE …HA VISTO CHE CE L’HA FATTA? Mi auguro di incontrarla personalmente…
ok ma alzarsi in piedi all’applauso, ok?
…certamente e ci aggiungo anche l’ovazione! 🙂
basta alzarsi in piedi a applaudire a schiena dritta e con convinzione (cfr comportamento della commissione d’esame e del pubblico al diploma di pianoforte di V. Horowitz, Kiev 1929).
io mi commuovo, stringo il pugno e vi saluto. va bene, no? CEMF
Di tutti i tuoi racconti “L’uomo del coro” è quello che ho preferito e commentato. Lo rifaccio con i complimenti per il premio.
Silvia
il tuo commento non
era caldissimo .qui non contano i grigioni ma l’innominabile colpa dell’uomo. la conosci tu? ti chiedo comunque un ok
di massima per applaudire a schiena dritta quando saliró sul palco. ok, con la maglietta. va bene? CEMF
Finalmente ho l’occasione e il tempo per poter commentare il racconto vincente dell’arcinoto Fairendelli 🙂 già lo avevo letto, ma ora posso dedicargli più tempo 🙂 mai mi sarei presentata a Lucca senza prima omaggiarla signor CEMF 🙂 che dire? Ho letto tutti i racconti dell’autore ma questo è quello che preferisco, sarà per la mia galoppante ignoranza in certe tematiche 🙂 molto bella la parte iniziale, le descrizioni, sembra di essere davvero nella vasca con i protagonisti!
curioso che piaccia più questo degli altri due, che sono superiori. e se anche su questo racconto i commenti sono così tiepidi, cara colantoni, dove finiremo? 🙂 ok per lei alzarsi in piedi ad applaudire mentre salgo sul palco? maglietta, in cambio? CEMF ps si scherza…
Appena possibile rileggerò con calma gli altri due per cercare di rivedere la mia posizione 🙂 Mi alzerò in piedi ad applaudire molto volentieri, ma gradirei in cambio lo stesso trattamento! ahahah scherzo anche io 😉
intanto tanti auguri!!!!
Fairendelli, una domanda: come mai il tuo profilo su fb mi dice che non è visibile perché è corrotta la pagina?
mancanza di purezza da parte mia, immagino. 🙂 faccio un check nel pomeriggio e ti relaziono ok? CEMF
Merita. Meritato.
Un racconto di peso, non c’è che dire. Da un punto di vista “simbolico” l’immagine più forte è, a mio avviso, quella in cui Richard, apponendo la firma in calce alle righe maledette scritte sul quaderno, si appropria della confessione e fa suo (in tutti i sensi) il gesto abominevole commesso dal presunto gemello. L’atmosfera rarefatta delle terme e l’immobilità dello scenario montano fanno giganteggiare il dramma di un uomo che probabilmente sta ancora cercando di fare i conti con un passato difficile. Lascia un senso di inquietudine….
Grazie Muscara.CEMF
Anche se non compare, su Muscara c’è l’accento finale….e visto che, come qualcuno insegna, per colpa di un accento si possono prendere fischi per fiaschi, era una doverosa precisazione…
se non compare non lo vedevo no? muscara tranquillizza, muschio umido nei boschi e pace, in muscarà c’è un aculeo sonoro, forse anche intellettualistico, che mi ferisce. ma chi è che insegna ‘ste cose dell’accento? non ci sono altre priorità? si fa per ridere, abbracci. 🙂 CEMF
le ultime due sillabe di
muscara si aprono come un lago azzurro circondato dal verde. in muscarà io ho un poco di paura e sono sincero. quando la liquida sale sull’ultima vocale come in una conquista io provo vera paura. direte che non sono a posto. per fortuna. 🙂 CEMF
http://www.youtube.com/watch?v=tcgArAqfJXU
per richard, daniel, per la Luce che verrà. per maria cristina: ogni cosa è sempre ai suoi piedi. ascoltate fino in fondo. il dona nobis pacem che l’uomo nel coro canta nella predigerkirche è nella seconda metà del video. entriamo in un altrove. 11 minuti, concentrati e aiutate il Lavoro.ok? ok 🙂 CEMF
Nessuno aveva mai disquisito sul mio cognome, e di questo la ringrazio. In più, le chiederei un approfondimento del mio nome di battesimo, al di là dell’ovvia derivazione latina.
Per quanto riguarda la storia degli accenti, non so se ne possa parlare in questa sede, si è trattato di una vicenda dolorosa…Pensi, un tale di Santhià credeva d’essere alla meta e invece era appena alla metà…Per fortuna, un passante lo avvertì dell’errore, un certo Gianni Rodari…Buona settimana!
Ma devo fare sempre tutto io? Sul nome Fairendelli erano iniziate delle timide analisi ma si sono poi arenate. Comunque ok, ci proveremo. A una prima analisi pare vertiginoso, ma davvero!, il volo – chiaramente è tale – della labiale iniziale verso la prima a. Cosa c’è mai, prima della l? Cosa la precede? Sorge dal nulla, dal silenzio? Tenga però conto che il mio metodo di lettura è puramente fonetico e quindi, come molte delle mie produzioni intellettuali un po’ “alla cacchio”. Svaghi oziosi e di totale inutilità, invece di lavorare. Per chiarire il metodo incollo qui l’analisi fonetica del nome del mio Commissario:
“Il nome del Commissario era Bruno Dolano.
Aveva pensato che quello stesso nome – ma forse era così per tutte le cose di questa realtà se solo si sapesse davvero udire – contenesse in qualche modo la sua storia, il senso della sua vita.
Lo sforzo che la labiale e la liquida compivano, insieme, lottando tra loro – la seconda infine cedendo – per aprire il suo nome non corrispondeva a quegli inizi così difficili verso l’essere ciò che sarebbe stato, alla sua incapacità di sopportare, di accettare il delitto?
Seguivano poi larghe sillabe aperte – la prima consonante del suo cognome vi si trovava in mezzo come un limpido tocco sonoro – che rappresentavano la calma a cui era approdato negli anni, la serenità in cui oramai accoglieva, considerava ogni aspetto del male, ogni più estrema cosa, lì, nella stessa stanza al secondo piano, al numero sei di Piazza Venino.”
Qui il link al racconto che è, vivaddio!, straordinario: http://www.centrostudilaruna.it/il-commissario-dolano.html
🙂 CEMF
la lettera l è “linguale” e non “labiale” dice wikipedia. iniziamo malissimo. linguale mi sembrava orrendo, però.b labiale va bene, invece. meno male. r liquida: ok. 🙂 CEMF
mi scuso per lo scherzo sul nome muscarà, era solo un gioco, spero non se la sia presa (da quando c’è garuccio qui c’è un’agitazione…). chiedo a tutti a che punto siamo con fairendelli 83: visto il video? in ginocchio? stillato sangue il cuoricino nell’agnus e miele poi l’anima nel dona nobis pacem? dite di sì… CEMF
L’avevo fatto inconsapevole che l’invito era rivolto a me.
Grazie amico.
L’ho riascoltato prima di scriverti, con lo stato d’animo che comprenderai dopo aver letto la posta elettronica del Centro.
Garuccio io non vorrei perderti: un pezzo a quattro mani l’anno a venire? Guarda cosa rispondo a un commento ricevuto dalla Strega Nelida sul Centro: “Scusa Nelida ma mi preme dire qui una cosa e il curatore del sito me lo permetterà. Oggi oggi stesso un lettore irriverente ha fatto ironia sul nome Dolano (sillabalo). Ho risposto su un blog che avrei cambiato il nome in Delano perchè consentiva la stessa analisi fonetica. Eccoti, 72 ore prima, con Delano. Sei una Strega e se cedi ancora un poco e inizi a sognare per me, senza voli quantici o altre pirlate, tutto andrà bene. 🙂 CEMF” Il lettore irriverente sei tu, parte del Grande Disegno.
Lo aveva chiamato già così venerdì scorso, capisci? 🙂 CEMF
Amico e fratello, grazie per il dono che mi hai fatto.
Mi fermo a fairendelli 83, nemmeno un 83 virgola, una replica alla direzione, un aggettivo per i fortemente scontenti e le retro pugnalatrici, non un altro commento né un’altra partecipazione, purtroppo nemmeno un racconto a tre mani (Scusa, ma io con la sinistra sostengo il pistolino. Il mio).
Madonna quanto mi fa piacere sentir dire “Maestro…”. Un Maestro della Luce ma di piccolo cabotaggio (un lùcciolo?) tuttavia uno dei pochi disponibili, forse quello che vi meritate. Roba rara di ‘sti tempi amari. Sto soffrendo molto e se la Veggente chiude bottega (chi ha orecchi od orecchini per intendere intenda) qui mollo tutto e mi dedico definitivamente alla deboscia. Scusa Marcella per l’ouverture non gaia, vengo subito all’importante punto e ringrazio per averlo posto. I nomi hanno sempre un senso e più la scoperta avviene DOPO l’istante della creazione più è significativa. C’è una bella e profonda discussione su questo tema sul mio racconto “Le mani di Eva”. Cose che io non avevo affatto colto. Ora ne “L’uomo nel coro” il nome Daniel è fondamentale, ma io cercavo semplicemente un nome ebreo. Daniel significa “Dio è il mio Giudice” o “Mi giudica Dio” e questo è in relazione strettissima con la colpa dell’uomo, estrema e innominabile. Lui non poteva chiamarsi diversamente. Solo Dio giudicherà. Altro che vendette da noir da due soldi, il vero tema è che chi compie il Male – necessario al Divino quanto se non più del Bene – ne porta il peso ben oltre la dimensione morale o della colpa “psicologica” e il nome Daniel è il destino dell’uomo. Schwarz è cognome ebraico ma anche Nero, là dove sta ancora ogni cosa della storia. Verrà tutto illuminato, l’anno prossimo a Vals? Rivedendo questo racconto colgo molte altre cose che non ho mai pensato razionalmente. Occorre salire per raggiungere l’ingresso dell’Hotel, come in ogni percorso di Redenzione. L’Aquila osserva, impersonale, “vede” gli uomini sotto di lei. Occorre dire che da sempre l’Aquila è un simbolo altissimo dello Spirituale (v. anche in Castaneda), del Brahma in cui tutto viene divorato, si reimmerge dopo la morte per poi rinascere in nuove forme. Questo è dovuto all’origine prima indoeuropea della parola tedesca Adler: AD, ossia avviare la Luce, divorarla, mangiare. L’uomo entra all’Hotel e non ne uscirà uguale. La vasca delle rose dove Daniel-Richard pronuncia la Berakhà, la benedizione degli aromi che il protagonista riconosce è l’esatto contrario (!) della pioggia di rose che è prescritta come simbolo della discesa dello Spirito nella pentecoste ebraica e cristiana. I due uomini possono vedere i fiori solo riflessi su volte di pietra, dalle profondità della vasca.Il loro tempo non è ancora venuto, lo Spirito è per loro ancora un sogno evanescente. Di Maria Cristina sappiamo tutto: è la Veggente e finchè ne ho forza la inserisco in ogni racconto. Ogni cosa è dovuta a lei, dunque tutto è ai suoi piedi, come ne “Il Commissario Dolano” o in “Cristina dei morenti” o ne “I suoi capelli d’oro”. Monika, la cameriera del ristorante dell’Adler è una donna come tante, immaginarne il profilo dolce e le gambe zenitali, non farà male e ci darà un istante di sollievo mentre ci tocca come un’onda, senza ancora essere precisata, la colpa innominabile di Daniel. E’ tutto. Chiedo scusa per essere stato forse noioso, ci si innamora sempre troppo delle proprie cose. Chiedo scusa anche per il rimando ad altri miei racconti ma desidero tanto che li leggiate e li amiate. 🙂 CEMF
Mi fanno notare che le ferite ai polsi, che Daniel/Richard porta, nudo, “come dei gioielli”, rimandano ai braccialetti di Rachele della tradizione cabalistica ebraica. Mi sembra troppo: l’esoterismo tirato per i capelli e senza basi solide è pericolosissimo. Finisce che una donna ti vuole guarire dal cancro con i suoi cristalli (sempre che tu li metta per 15 gg. sotto sale). Daniel porta le larghe ferite come gioielli perchè sono il simbolo del peso che ha vissuto – attore del Male, colpevole ma liberando me e voi – la sua cifra più alta, la scrittura in linee che dice infine il suo vero nome. Ognuno di noi facesse così con le proprie ferite tutto andrebbe meglio. 🙂 CEMF
🙂 è sempre divertente stare qui
O ma come mai Fairendelli tutta questa sofferenza….tutto questo andare e venire….più andare, che venire, da questo sito letterario????? Non ci farà per caso lo scherzone che ad ottobre si sarà dimenticato il concorso, la premiazione e tutto il resto, già pronto verso nuovi lidi????
caterì, arrivarci, ad ottobre…gliela farà il vecchio cipollone? speriamolo. 🙂 CEMF
Gliela farà, cavaliere….ha superato persino la miniera, vuole non farcela ?????
Ridi, ridi ma mi toccheranno altri 20 anni di miniera. Anche oggi il malore di un compagno (e ha due figli); l’hanno portato su e sapremo di lui solo stasera. Scrivo da una postazione di fortuna (quella del capolivello che si è appartato con una moldava del servizio pulizie) dal Settore -6. Ho preso comunque liberi i giorno dal 10 al 13 ottobre, per la premiazione. La mattinata del 13 la famiglia tutta si troverà a Termebagnidilucca per un incontro “in action” isipirato al mio “L’uomo nel coro”. Immersi sino all’ombelico (attenzione, donna: terzo chakra!) e con un calice di prosecco in mano sarà facile brindare alla Vita ed essere poi migliori di quello che siamo alla premiazione. Vengano tutti: amici, colleghi, mariti, amanti, anime gemelle, brutte o belle. L’organizzazione di tutto, oramai avanzata, è nelle mani della Compagna Fagnanski. Sui suoi palmi aperti si è già materializzato un primo petalo di rosa. Coordiniamoci privatamente. Abbracci. 🙂 CEMF
….il CAVALIERE e le sue immagini fantastiche !!!
….. è caduto il silenzio, quasi un sipario morbidamente avesse sopito le voci animate fin qui.
Anche il silenzio può parlare oppure ci può accarezzare corposo e denso di ciò che porta dentro e restiamo come sospesi ad osservarlo e ad osservarci e a farne quanto di meglio ognuno riesce a farne….
A volte nel silenzio si riascoltano le cose più piacevoli scartando le cose più stridule che meno ci va di sentire e tenendoci stretti a quello che di bello ci resta ne sentiamo ancora più grande la loro bellezza….
teniamoci tutti un silenzio bellissimo da stringere forte e sarà un modo per non disperdere l’eco melodioso che suona per noi ….
Ascoltiamo.
Ascoltiamo come fosse la musica più bella che abbiamo mai udito!