Premio Racconti nella Rete 2013 “Lo sto facendo davvero” di Carmela Schettino
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013Cambiare vita. Cambiare aria. Andare via dai luoghi e dalle persone che ti ricordano, volente o nolente, il periodo appena trascorso…Eh sì, sembra facile.
Capita a tutti nella vita un momento in cui si dice o si pensa: “Basta, da domani cambio vita!” oppure “Me ne vado da questa città!”…Due versioni della stessa volontà di evasione, della necessità di ricominciare da capo…Alcuni sono seri nel dirlo, così alle parole seguono i fatti.
Tanto di cappello per il coraggio, penso io.
Per la maggior parte degli altri però, me compreso, è sempre stato un modo per esprimere noia, malcontento, tristezza…una specie di passatempo verbale, se così lo si può chiamare.
Philip Grey, trentanni suonati, occhi azzurri, londinese, senza uno straccio di donna né tantomeno di un lavoro stabile. Piacere,sono io. Qualcosa non vi torna?
Posso comprendere la vostra incredulità. Come fa uno, comunque ancora giovane, che vive nella città più figa del mondo, a non avere né una ragazza né un’occupazione? Per di più se dotato di occhi blu?
Calma.
Punto uno: il solo colore degli occhi non è indice di fascino/bruttezza estetica.
Non siamo mica tutti simil Paul Newman, noi ragazzi con gli occhi azzurri. E che cavolo, purtroppo no. Nel caso specifico poi, io sono anche piuttosto bassino e certo non ho un fisico atletico. Sono magrolino, direi una magrezza stile Richard Ashcroft, tanto per intenderci. E fra l’altro, sono un musicista anch’io…ok, abbasso le ali. Diciamo che ci provo (me la cavo a strimpellare la chitarra con gli amici, ecco).
Punto due: Londra, lo ammetto, è una città straordinaria, certo…Piena di storia (musicale e non), di cultura, di shopping, di arte, di locali, divertimento ecc ecc ecc…Ma quando in un posto ci nasci e ci vivi per tre decenni consecutivi, senza fare mai (“mai” inteso proprio come: neanche una volta) una vacanza o un viaggio all’estero, finisce che ti stufi. Finisce che te ne vuoi andare.
Finisce che vuoi cambiare vita.
Ammetto che fino a tipo sei mesi fa, non me la passavo così male. Cioè, questa voglia mica ce l’avevo. Uscivo con la ragazza inglese più bella della nazione, ma che dico, la più sexy del mondo: Grace. Esatto, Grace: come la Kelly.
Bionda come il grano, sguardo magnetico e gambe da urlo (e non solo le gambe, non so se mi spiego…) Tutta una curva. Ed era frizzante, assolutamente non timida ed incredibilmente spiritosa e intelligente…
Ok ok. La faccio finita di descrivervela, altrimenti pensereste che me la sto inventando per farmi bello e farvi crescere invidia. Grace era proprio così, comunque.
Ed era mia. Nel senso che era la mia ragazza.
Quanto siamo stati insieme? Nove mesi.
Come ci siamo incontrati? In un pub, un venerdì sera. E dopo tre mesi siamo andati a convivere.
Perché è finita?
Mi pare che litigammo pesantemente, o forse no. Fui scaricato apertamente? Del tipo: “Con te non ci sto più?” Non mi pare neppure questo, no. Fu colpa sua? Sì.
Decisamente sì. Nella maniera più assoluta. E ci tengo che questo sia chiaro fin dall’inizio. E non perché mi piace fare la vittima o fuggire dalle mie responsabilità (wow, notate come parlo da persona matura?), ma proprio perché andò così.
“Preferisci stare a casa a vederci un film stasera o vuoi andare in qualche locale a bere qualcosa?”
“Lo sai perfettamente che stasera devo uscire con Louise, te l’ho detto ieri…Questo comunque dimostra il fatto che quando parlo non mi ascolti mai, eh?”
Inutile dirvi che quella che doveva uscire con Louise non ero certo io.
“Scusami tesoro, deve essermi sfuggito di mente…ti aspetto sveglio comunque, buona serata!”
Che stupido deficiente.
Lei, il giorno prima, non mi aveva affatto parlato di quell’uscita maledetta. Ma sul momento pensai, come ero (anzi sono) abituato a fare, che fosse realmente colpa mia, che realmente me ne fossi dementicato.
Ma chi cazzo era Luise?? Ancora oggi vi dico che non lo so.
Quante cose che non so. Avete mai provato questa sensazione? Quella di non averci capito mai un cazzo?
Un po’ scemo lo sono sempre stato, posso concederlo…accidenti a me che non ho mai dato retta al mio amico Tom.
“Quella lì” mi ripeteva in continuazione, “quella lì è troppo per uno come te. Ma l’hai vista? E ti sei visto?”
Eh no, fermi, un briciolo di autostima ce l’ho anch’io, pensavo in quei momenti.
E che cazzo.
“Oh, ma guardati te va’…Che di donne non ne hai mai viste passare nemmeno una dalle tue parti…”
“E tu che cazzo ne sai?” Faceva lui.
“Tom, da quant’è che ci conosciamo?”
“Ehi, cazzo, guarda che io mica sto qui a raccontarti tutte quelle che mi faccio, sai? Anche perché io stesso tendo a perdere il conto…”
Seeee certo.
“…E comunque, non stavamo parlando di me, ma di te, cazzo. Ti dico che quella là ti sta tenendo buono finchè non trova un ricco bastardo a cui fregare tutto il patrimonio, fino all’ultimo centesimo…Vestiti, feste, automobili sportive…Ma non lo vedi che ha la puzza sotto il naso da qui agli Stati Uniti del cazzo?”
“Tom, la pianti di dire “cazzo” senza motivo? Cioè, con te è un continuo cazzo, cazzo, cazzo…”
E che cazzo, pensavo in quei momenti. Non è certo un campione di finezza, il vecchio Thomas.
E comunque, gente, questo era il nostro dialogo tipo davanti ad una birra il mercoledì sera durante tutto il tempo in cui io stavo con Grace e lei stava con i gioielli che si comprava, i vestiti, le sedute dall’estetista e tutto ciò che rendeva lei una strafiga da urlo, e me, il tipo-che-stava-con la strafiga da urlo.
Faceva (e fa tuttora) la modella per le riviste femminili. Ogni tanto, mentre camminavamo insieme per strada, sentivo qualche ragazzo fischiarle dietro e il rumore delle cinque dita della fidanzata del ragazzo in questione stamparsi sulla guancia di lui. Ah che goduria. Mi sentivo l’uomo più invidiato d’Inghilterra.
Invece quando uscivo da solo per andare a lavorare (il lavoretto del momento) o semplicemente per andare a casa dei miei a piedi, nessuno si girava a guardarmi e nessun uomo fischiava. Ok, non è che volessi che i ragazzi fischiassero per me…ma avete capito cosa intendo, no? Ridiventavo il semplice, invisibile, disoccupato, e anche un po’ sfigato, Phil di sempre.
Chiaro che, come avrete già capito, tutta la sua roba se la comprava lei, con i suoi soldi. E a dirla tutta anche l’appartamento dove vivevamo insieme lo aveva pagato lei, in gran parte. Ma che volete farci? A Grace sembrava non pesare il fatto che io fossi messo maluccio dal punto di vista economico, non mi rinfacciava niente di niente. Offriva la cena, le serate nei locali più esclusivi…tutti posti in cui da solo, non sarei potuto nemmeno entrare. Tutto questo allontanava, cancellava, distruggeva, rendeva assolutamente ridicola la tesi del mio amico Tom. O almeno così pensavo io.
Ricordo che un giorno le chiesi apertamente: “Perché stai con me quando potresti permetterti attori, modelli, gente importante?”
“Quante domande, Phil…Ti facevo un po’ meno filosofo…”
Io che di filosofia non c’ho mai capito un cazzo a scuola.
…E nemmeno di donne, ok, questa ve la concedo…
“Una come lei con uno come te…”
Che palle però. Cioè, a me stesso è ammesso avere dubbi su me stesso, ma gli altri non possono continuare a sminuirmi in questo modo. Non sono mica così brutto o stupido. E nemmeno un cattivo ragazzo: non mi drogo, non bevo, non spaccio…E a parte tutto, io sono l’unico che ha ildiritto di critica verso sé stesso. Voi altri dopo un po’ piantatela.
“…ancora non ci credo tesoro…dille da parte mia che era stupenda nel numero di “Vanity Fair”di marzo…quando vi sposate?”
Come, prego?
“Mamma, andiamo…stiamo insieme da quattro mesi…”
“Ma hai un’età, caro, non è che puoi aspettare ancora tanto…”
Fermi tutti. Per caso è entrata in vigore una legge che stabilisce un limite di tempo per potersi sposare? Una cosa tipo: ehi tu, vecchiaccio di 40anni, come osi prender moglie alla tua età???
“…e poi un’altra così dove la trovi?”
…...
“Tesoro mi stai ascoltando? Ci sei?”
“Mamma stanno suonando il campanello, ti richiamo eh? Ciao!”
Escamotage vecchio come il cucco, lo so. Ma le mamme sanno essere dannatamente pericolose e insistenti.
Non ve lo devo dire io.
Ricapitoliamo: io, uomo qualunque della City, stavo con Grace (Kelly) la regina delle riviste. Il perché lei stesse con me non mi era dato sapere, ma io ero convinto che fosse così perché in fondo so essere spiritoso, gentile, dolce e ho gli occhi azzurri (so cosa ho detto in precedenza sull’argomento, non vi scaldate. Ma quando stavo con lei ogni cosa sembrava più di quello che in realtà fosse davvero e quindi anche i miei occhi mi sembravano più attraenti che mai).
Posso confessarvi, pur bruciandomi abbastanza perché sono provvisto (da uomo) di un senso dell’orgoglio alquanto smisurato, che invece la ragione per cui io stessi con lei era chiara come il sole.
Io ne ero innamorato.
Io ne sono innamorato…cazzo.
Brutta faccenda, l’amore non corrisposto.
Sapete quando vorreste urlare in mezzo alla strada che lei non ha mai capito un cazzo di voi? Che la colpa di tutto è solo sua? Che vi ha solo preso in giro? Che tutto quello che vi ha detto erano solo stronzate? Ecco. Io quel momento di rabbia assoluta, di dolore, di frustrazione per non poterle gridare in faccia tutto quello che ho provato e che provo dentro, non l’ho ancora superato.
E se questo per voi non è amore, fanculo.
Volete sapere esattamente cosa è successo? Ve lo racconterò.
Tutto parte, come già detto, dalle uscite con quella Louise. La fantomatica amica Louise. Che tra parentesi, vi giuro che se ancora oggi incontro o sento parlare di qualcuna che si chiama Louise, mi cresce dentro una specie di istinto omicida difficilmente controllabile.
Non ti conosco ma ti odio.
È perché ti chiami Louise, ti basta?
Ma torniamo a noi.
Diciamo dopo otto mesi circa che stavamo insieme, le uscite con lei cominciarono ad essere sempre più frequenti. E dato che non sono scemo (qui Tom, non senza ragione, potrebbe dissentire, ma lasciamo perdere), una sera mi insospettii e la seguì in macchina.
Cazzo se faceva freddo. Era gennaio e si crepava. Ovviamente tenni le distanza dalla sua Jaguar per non farmi beccare e vidi che, dopo venti minuti di strada, si fermò nel parcheggio di un motel appena fuori città.
Ok, sicuramente Louise era la proprietaria del motel e le due avevano deciso di incontrarsi là perché lei doveva lavorare.
Oppure Louise era anche lei una specie di star della moda o della tv o del cinema e quindi entrambe avevano pensato di incontrarsi in un luogo appartato e assolutamente non rintracciabile da parte dei paparazzi.
Oppure Louise era una poveraccia che non poteva permettersi altro se non di soggiornare in una tetra stanza d’albergo di quart’ordine.
Per come conoscevo io Grace, così schizzinosa e maniaca della pulizia, mai mi sarei aspettato che potesse accettare di incontrare qualcuno in un motel.
Comunque, rimasi in macchina e la guardai scendere dall’auto. Cosa fare? Seguirla?
E poi, arrivò il momento che mai dimenticherò. Mi prese una terribile morsa allo stomaco e sentii il cuore fermarsi. Che in fondo, se fossi morto in quell’istante non me ne sarebbe fregato un cazzo. Quasi quasi preferivo.
“No non è possibile” pensai.
Ricordo tutto ancora nitidamente nella mia testa, come quegli adesivi che da piccolo attacchi ovunque in casa e poi non vanno più via.
Un tizio con una giacca nera, cappello e occhiali da sole scuri le viene incontro e la bacia rapidamente. Dopodichè lei segue lui dentro ad una Porsche schifosamente di lusso e se ne vanno.
No, credo di non voler capire, credo di non aver capito, credo di voler rivedere la scena, credo di essermi sbagliato…Non è possibile…
Mi vibra il cellulare, è Tom.
“Non ora Tom”.
“Non ora? Ma che cazzo dici? Sono due ore che ti aspetto al pub, oggi è mercoledì…Cioè, se avevi di meglio da fare con la tua ragazza, ci sta, ma almeno avverti cazzo…Anch’io ho una vita al di fuori di te, sai? Non è che…”
“Tom, avevi ragione tu…”
“Eh?”
“Grace si vede con qualcuno…sono davanti ad un motel del cazzo…”
“Piantala di dire stronzate, se volesse vedersi con qualcuno sceglierebbe un posto a cinque stelle, mica un albergo come dici te…Che ti prende?”
Mi prende che vorrei andare a sbattere con la macchina contro un muro e farla finita con la mia vita insignificante.
“Mi prende che avevi ragione tu Tom…Mi dispiace per stasera…vediamoci domani ok?”
“Stai bene Phil? Che succede dove sei?”
“Tranquillo, a domani…”
Chi cazzo ha messo in giro la voce che gli uomini non piangono? Probabilmente è stata una donna. Una stronza. Una stronza che si chiamava Grace e aveva i capelli biondi.
“Grace e George: la bella modella e l’affascinante ereditiero di casa Tyron: la nuova coppia del momento. Lei ha dichiarato alla nostra intervistatrice che ciò che guarda in un uomo non sono i soldi. Prova ne è che, afferma lei testualmente, “prima di George stavo con un ragazzo normalissimo, disoccupato e quasi senza un quattrino. Poverino, gli ho fatto anche del male perché credo di avergli spezzato il cuore…Lui era innamorato, io no: e queste cose poi ti sfuggono di mano e vanno sempre a finir male…Ricorderò sempre i suoi sforzi per cercare di accontentarmi in ogni cosa nonostante le ristrettezze economiche. Ma le storie prima o poi finiscono, no? Ora George mi dà tutto quello che una donna può sognare: shopping, borse, vacanze al mare….”
Vaffanculo.
Vaffanculo.
Vaffanculo.
Non ce l’ho fatta a leggere oltre. Stupidi giornaletti rosa del cazzo.
Vedete come vanno le cose? A fare la figura dell’idiota è sempre chi ama davvero. Vi confesserò pure questo: prima di conoscere Grace, di saltuario non c’erano stati solo i lavoretti ma anche le relazioni.
Che poi non dovrei nemmeno usare questo termine…. “relazioni”…No.
Una relazione è un qualcosa che dura, toh metti almeno due mesi o giù di lì, giusto? Cioè, è quando ti metti con una persona con l’intenzione di starci il più a lungo possibile, quando ci credi, quando ci metti tutta la buona volontà per far funzionare la roba, magari anche se ci sono problemi…
Io invece prima di lei cercavo volontariamente solo avventure, una notte oppure qualche incontro in più, ma chiarivo subito la mia posizione. Era una cosa tipo: io ti piaccio e tu anche, andiamo a letto una sera, poi magari ci risentiamo…ma non ci investivo sentimenti.
Sapevo che quando cominci a investirli in qualcosa di serio poi rimani fregato.
Ma non è come pensate:
- Non prendevo in giro mai nessuna: se vedevo che la ragazza in questione si stava coinvolgendo più del dovuto, ero io a stoppare tutto.
- Questo mio modo di fare non derivava né dall’essere stronzo, né da dolorose esperienze precedenti che mi avessero portato a diventare stronzo.
Semplicemente sapevo che l’amore, quello vero, porta a soffrire. E quindi volevo evitare.
Lo avevo capito dalla musica che ascoltavo, dai film che vedevo, dalle vicessitudini dei miei amici. Troppe volte avevo visto gente star male per amore. Perfino Tom, che adesso sembra così leggero sulle cose, così duro, così distante da certe cose, era stato da schifo per una donna.
C’ero io quando gli venivano le crisi d’ansia, cazzo. E le trenta sigarette al giorno e gli occhi lucidi e le notti insonni e la rabbia da tenersi dentro.
Penso, anzi ora so, che forse in mezzo a tutto il resto, l’aspetto peggiore stia proprio qui: nel dover reprimere rabbia e dolore. Due stati d’animo che già singolarmente ti spaccano, figuriamoci mescolati insieme. Un cocktail quasi letale.
Insomma, io non volevo essere il Tom della situazione, non volevo essere io quello ridotto in quel modo.
E invece eccomi qua.
In questo preciso momento, in un caldo pomeriggio di giugno, mentre la gente normale esce, si fa un giro e si diverte, io ascolto musica strappalacrime a casa dei miei, nella mia vecchia camera. Già perché, se ricordate bene, la casa in cui vivevo con Grace l’aveva comprata lei.
Ho smesso da poco (diciamo da circa dieci o undici ore) di chiamarla continuamente sul cellulare, di mandarle messaggi, di chiederle chiarimenti….di dirle che la amo.
Sì.
L’ho cercata di continuo dal giorno dopo quella sera davanti al motel, sei mesi fa. Lei non sapeva ancora che io sapevo. L’ho chiamata la prima volta e lei ha fatto la finta tonta. Quando le ho confessato che ero a conoscenza di tutto, lei è stata solo in grado di dirmi: “Tesoruccio, le storie iniziano e finiscono…è la vita. Ti rimetterai, bacioni.”
Ricordo un tuffo al cuore in quel momento, profondissimo. Insieme a quella rabbia di cui sopra.
Non volevo mollare.
E allora telefonate, sms, email…
“Se non la smetti ti denuncio per stalking”.
Ecco perché ho smesso. Dieci/undici ore fa.
Dal mio stereo escono le note di “Can’t help falling in love” di Elvis.
Di scatto afferro il mio borsone e le rempio di qualche vestito e qualche album.
Voglio andarmene di qui, voglio cambiare vita. Cambiare aria.
E stavolta, come se stessi guardando da spettatore esterno il film della mia vita, mi rendo conto che lo sto facendo davvero.
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