Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2013 “La ballata della borsa blu” (sezione racconti per bambini) di Simone Dini Gandini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013

Tin tam bum

esce di corsa ed in mano ha una borsa

blu.

Dalla grigia stazione di una grande città, una mattina sbucò tutto trafelato un buffo ometto tarchiato con in mano una borsa blu. Si trattava di un semplice e buffo ometto tarchiato e di una semplice borsa blu, senza marchi e senza niente di particolarmente bello da notare se non il fatto che fosse blu.

«Su su,» diceva l’ometto e non si poteva distinguere se si trattasse di un’esortazione o il fiatone che aveva. «Tardi, tardi, perdo tram – guai; tardi tardi!», ansimava l’ometto, che per risparmiare fiato da dedicare all’accelerazione dei passi aveva tagliato le parti del discorso che non riteneva rilevanti. Il tram però era già alla fermata, i passeggeri stavano salendo, presto le porte si sarebbero richiuse e, per dirla con l’ometto, guai. Così senza pensarci due volte (anche perché non ci sarebbe stato tempo), l’ometto abbandonò la borsa sul piazzale della stazione e si fiondò dentro il tram appena in tempo per rimanere incastrato tra le porte. Il guidatore del tram, che quel giorno era particolarmente benevolo, le riaprì e dette all’ometto il tempo di salire come si deve.

Tin tam bum

esce di corsa ed in terra è una borsa

blu.

Casualità volle che una giovane ragazza al telefono, uscendo anche lei trafelata dalla stazione senza apparente motivo se non perché tutti stavano uscendo in quel modo, si accorse della borsa blu e volle provarla. Il taglio era un tantino sciatto, il colore un po’ troppo sgargiante ma che importava, avrebbe provveduto lei ad abbellirla con qualche nastro, perline e un paio di strass. In men che non si dica la ragazza venne trascinata via da una fiumana di persone, che andò a immettersi come un rapido affluente nel gran fiume della folla cittadina. La ragazza si lasciò trasportare, sballottata che nemmeno un tronco in mezzo a un’alluvione, fino a un un’importante via commerciale, allorché un’ansa – pardon, una curva – le permise di dileguarsi dalla folla. Fosse mai successo! La ragazza si vide riflessa sullo specchio di una vetrina e si rese conto che quella borsa blu, abbinata al vestito nero che aveva indosso, non ci stava a dir niente. Che vergogna se qualcuno l’avesse vista vestita così! Immediatamente la borsa cadde come una goccia di pioggia sul marciapiede e lì rimase. Appena le fu possibile, la ragazza si reinserì nella folla e la confortò il pensiero che presto di borse ne avrebbe avute quante voleva: dopotutto era venuta in città proprio per fare shopping.

Tin tam bum

la ragazza è di corsa e sull’asfalto una borsa

blu.

La borsa rimase in mezzo al marciapiede solo per qualche secondo, perché un ladro appostato all’imboccatura di un vicolo si accorse della borsa e vi si gettò sopra come un gatto su un gomitolo. Ma non ebbe il tempo di aprirla che si sentì battere sulla spalla: sull’asfalto s’allungò l’autorevole ombra di un prete e una voce tonante gli intimò «Pentiti!». Il ladro ebbe una fifa blu e fuggì come un sorcio nel buio del vicolo, lì dove l’ombra del prete non può entrare se non altro perché si confonderebbe con altre oscurità. Accadde pertanto che la borsa blu venne in possesso di un prete deciso a portarla alla prima stazione di polizia. E al prete non interessava un granché che il blu e il nero non stessero bene insieme.

Tin tam bum

tra la folla di corsa c’è un prete e ha una borsa

blu.

Il prete camminava risoluto verso la stazione di polizia quando ebbe una crisi di coscienza. Pensò che, di persona, non poteva certo consegnare il corpo del reato: le autorità gli avrebbero chiesto in che circostanze quella borsa blu gli fosse capitata tra le mani e, a quel punto, avrebbe dovuto o fare la spia, e incolpare quel disgraziato di un ladro, o raccontare una bugia del tipo che l’aveva trovata per terra o qualcosa di simile. In entrambi i casi avrebbe commesso un peccato. No, meglio lasciare la borsa di fronte al commissariato e fare come facevano una volta coi bambini alle porte dei conventi. Così la borsa cadde di nuovo come una goccia di pioggia sul marciapiede della grande città, stavolta proprio di fronte al commissariato di polizia. Del prete, manco a dirlo, nemmeno l’ombra.

In mezzo a tutto quel grigio, la borsa blu sembrava uno spicchio di cielo fuori posto, una sacca di mare là dove il mare non lo respira nessuno se non per due settimane d’estate, una porzione di notte vista da un astronauta perso nell’universo infinito e in continua espansione. «Toh, una borsa blu come il fiore di cui parla Novalis!» E di lì passava un poeta squattrinato che inciampò sulla borsa, la prese per sé e si rimise in marcia.

Tin tam bum

tra la folla di corsa un poeta ha una borsa

blu.

Il poeta camminava con passo irregolare, a tratti persino lento. Il suo pensiero però era già lontanissimo, verso il fiore blu di Novalis o al mare o nel cielo o ancora più su nella notte vista da un astronauta perso nell’universo infinito e in continua espansione. Pensava anche a un racconto o a una poesia incentrata su questa borsa blu trovata per caso e che non aveva ancora aperto. Fantasticò su cosa potesse contenere, se tesori di pirati, gioielli rubati, una bomba o dei funghi. Ma si sa, ahimè, i poeti sono distratti, e non appena svoltò l’angolo la sua attenzione venne catturata da un inaspettato fiore giallo, luminoso come il sole o una stella appena nata: allora il poeta lasciò cadere incurante la borsa, si mise a contemplare il fiore giallo e da quel momento per lui non ci fu più altro nel mondo, nemmeno una borsa blu trovata per caso sul marciapiede grigio di una grande città. Il poeta colse delicatamente il fiore, deciso a tenerlo tutto per sé, e riprese il cammino.

I clienti di un bar videro la scena e rimasero interdetti. E la borsa del poeta? Cosa farne? Ci fu chi propose di riportarla al poeta, ma la reazione scandalizzata degli altri clienti lo fece desistere. «Ma che schifo, mi scusi!» «Una borsa blu toccata da un poeta la toccherà lei, io no davvero!» «Poi in quel quartiere lurido chi ci mette piede?» «Nossignori io con quei poeti lì non voglio averci niente a che fare, né ora né mai!» «Va a finire che chiederà dei soldi!»«Con la crisi che c’è!» «Perché non si trovano un lavoro?!» E siccome tutti i clienti avevano molto da fare ed erano in ritardo perché si trattava di persone rispettabili, il bar si svuotò in un battibaleno e la borsa blu venne dimenticata sull’asfalto. Solo il barista rimase un po’ ad osservarla, il barista che sente mille storie ogni giorno e ogni tanto ce n’è una interessante, e uscì circospetto nel fitto viavai per scrutarla più da vicino.

Tin tam bum

tra la folla di corsa c’è un barista e una borsa

blu.

Il primo pensiero che saltò in mente al barista fu che quella borsa potesse contenere un bomba. «Che altro – balbettò terrorizzato – ci ci ci ci si può aspepepepettattattare dadai popoeti? Sì, sì, lì lì dentro c’è senz’altro uuna bomba; ecco davanti al mio bar, un attentato! Maledetti poeti, vogliono ababbattere la società borghese dei conconsumi, lo lo sapevo! O forse quel poetastro vuole evitare di saldare il coconto in sospeso che ha lasciato qui. Oh, in qualsiasi caso andrò in rovina! Però,» e qui il barista storse la bocca in un’espressione diabolica, «Però sai che pubblicità in tutto il Paese: “Attentato poetico nella grande città: salta il bar Centrale” oppure “Ultime notizie: al bar Centrale un attentato dinamitardo. Arrestato il poeta responsabile – La polizia ringrazia il titolare del bar in questione“. Sì, sì.» si disse soddisfatto il perfido barista, e subito rientrò per telefonare ai giornali e alla polizia. In pochi minuti il bar venne preso d’assalto da poliziotti in tenuta antisommossa, artificieri, carri armati e giornalisti di ogni sorta. Il barista accese la tv e guardò con soddisfazione il proprio bar in diretta su ogni tg speciale fregandosi le mani. Ben presto però dovette smettere e tornare a fare caffè e a servire paste e focaccine, visto che i poliziotti erano molti e la borsa non si poteva far brillare finché i tg non avessero finito i loro collegamenti. Finivano intanto i turni, i poliziotti si avvicendavano e ci fu addirittura chi tra loro si dimenticò la ragione per cui si trovavano in quel bar. Ma tutti si divertivano e stavano bene, allora perché rovinare la festa?

Se qualche poliziotto si dimenticò della borsa, lo stesso non si poteva però dire per un aspirante suicida, che bombardato su ogni canale dall’immagine della borsa blu, si mise il vestito buono e corse piangendo fino a gettarvisi sopra come un rugbista che arriva alla meta. Voleva saltare in aria con la bomba e farla finita per sempre. Ci fu un fuggi fuggi generale, i poliziotti più arditi cercarono di placcarlo, ci fu chi si pose come scudo a protezione di una bella giornalista e il barista svenne e si tirò addosso un latte macchiato bollente.

Tin tam bum

un aspirante suicida di corsa sulla borsa

blu.

Eppure non accadde niente. Nien-te, Nichts, rien. Ci fu solo, dopo qualche secondo, un sospiro di sollievo che riuscì a sollevare lo smog oltre i vecchi palazzi e a rianimare il povero barista sporco di latte macchiato. Evidentemente, scrissero i giornalisti, nella borsa non c’erano bombe. Il poeta, che era stato arrestato con un bliz delle forze speciali dell’esercito, venne rilasciato seduta stante e nessuna telecamera si occupò più di lui: ora bisognava assolutamente conoscere le ragioni profonde del disagio che aveva spinto l’aspirante suicida a voler diventare un suicida vero e proprio. Si scoprì che lo sciagurato aveva perso il lavoro e la sua fidanzata l’aveva lasciato. Ci fu uno speciale a reti unificate che durò tutto il giorno e tutta la notte; le tribune politiche si occuparono del caso dello sfortunato aspirante suicida e i politici promisero che se fossero stati eletti gli avrebbero trovato un lavoro; la sua fidanzata lo raggiunse in diretta televisiva, lo perdonò non si sa bene di cosa e accettò di sposarlo di fronte all’intera nazione. Fu un giorno di gioia per tutti. La borsa blu, ormai innocua e per questo insignificante, venne inghiottita dal buio della notte quando anche l’ultima telecamera si spense.

Che successe poi? Cosa c’era nella borsa? Chi era l’ometto buffo e tarchiato proprietario della borsa blu? Che ne so, giornali e televisioni non ne hanno più parlato e oggi come oggi, si sa, se di qualcosa non si parla vuol dire che non esiste.

Tin tam bum

che c’importa della borsa

blu.

Tin tam bum

trascorsa è la storia della borsa

blu.

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11 commenti »

  1. Storia spassosa e intelligente, scritta benissimo, e che si legge con autentico piacere. Non posso che congratularmi con il bravo e sagace autore

  2. Grazie giovanna!

  3. Una storia divertente per bambini e non solo. Mi è piaciuta molto.

  4. Grazie SIlvia, mi fa molto piacere che ti sia piaciuta!

  5. Ahah divertentissima!! Tin Tam Bum!! Piacerebbe molto ai bambini, bravo!!!

  6. anche io la trovo ottima. CEMF

  7. Simpaticissima! Mi piace il tuo stile!

  8. COMPLIMENTI SIMONE PER LA VITTORIA! dEL RESTO CON UN RACCONTO COSì NON POTEVA ESSERE ALTRIMENTI 😉

  9. Molto carina l’idea del ritornello modificato di strofa in strofa! E piacevole tutta la storia, non solo per bambini 🙂

  10. Grazie mille a tutti! graziegraziegraziegraziegrazie!

  11. una semplice borsa blu, che attraverso le mani di poeti “poveracci” e di preti “ombrosi”, lungo i fiumi tortuosi di una grande città, dentro alla folla ai bar alle telecamere, viene consegnata al lettore; di ometti buffi è pieno il racconto, così come il nostro mondo; ma la borsa cade, si perde, si ruba, e sempre arriva dove deve arrivare, per ridarci un colore, un fiore, il cielo e tutto l’universo; per consegnarci il sogno disincantato di un mondo diverso. una ballata composta per il cuore di tutti. grazie all’autore. Margherita

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