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24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2013 “Un atterraggio imprevisto” di Gioacchino De Padova

Categoria: Premio Racconti per Corti 2013

La navicella spaziale era in orbita attorno alla Terra.

Guardando il comandante, Nicholas capì subito che qualcosa non stava andando per il verso giusto.

– Nessun governo ci ha dato l’autorizzazione per atterrare sul proprio territorio! – esclamò il comandante.

Il volto del vecchio si incupì di fronte a quella parole. Ormai veniva trattato come un pericoloso sovversivo e gli si inumidirono gli occhi, a quel pensiero.

– La nostra navicella è dotata delle più sofisticate strumentazioni. Può atterrare in qualunque punto della crosta terrestre senza essere intercettata da nessun radar. Cosa vuole fare? – disse il comandante, guardandolo negli occhi.

Nicholas rimase a riflettere, ma solo per un istante. Non aveva dubbi: non avrebbe rinunciato al suo viaggio per nessuna ragione.

– Ho una missione da portare a termine. Non mi farò intimidire da nessuno. Puntiamo dritto verso Terra – rispose, accarezzandosi la barba …

Durante la serata, Nicholas e il comandante, frenetici per l’imminente arrivo sulla Terra, si abbandonarono ai ricordi. Iniziarono a rievocare gli episodi dei tanti viaggi che avevano già fatto insieme.

Tra una fetta di pane e salame e un bicchiere di vino rosso, trascorsero la serata a ridere, come amici di vecchia data.

D’un tratto, il comandante si accorse di avere dimenticato di aggiornare le coordinate di volo. Gettò lo sguardo fuori dal finestrino dell’astronave e si accorse che non si trovava dove avrebbe dovuto essere.

– Diamine, mi sono distratto e la navicella ha deviato la rotta! – esclamò.

Dall’alto si vedeva una parte di crosta terrestre fatta a forma di stivale, circondata dall’acqua e percorsa da montagne.

Il comandante aprì una mappa e la appoggiò sul tavolo.

– Noi dovevamo trovarci qui – disse, indicando col pollice un punto dell’Europa del Nord, tra Finlandia e Norvegia.

– E invece siamo qua – aggiunse, mettendo l’indice dell’altra mano sopra all’Italia.

– E ora, che facciamo? – gli chiese Nicholas.

– Ormai è tardi per cambiare rotta. Che dice se quest’anno iniziamo il viaggio dall’Italia?

Nicholas aveva un debole per quella terra che aveva dato i natali a personaggi come Dante, Leonardo, Michelangelo. E in cuor suo, fu quasi contento di quel cambio di programma.

Il comandante, smaltito l’effetto dei bicchieri di Chianti che aveva tracannato per tutta la serata, si accorse che la navicella ora stava sovrastando di qualche centinaio di metri una bella città toscana, circondata da una cinta muraria rinascimentale.

– Siamo a Lucca! – esclamò, guardando negli occhi il vecchio Nicholas.

Impugnò il timone a comandi laser e condusse la navicella a sorvolare il perimetro delle mura. Poi il Duomo, il Palazzo Ducale, fino ad arrivare sopra a Piazza San Michele.

Atterrarono proprio a lato della chiesa.

Il vecchio Nicholas conosceva tutte le lingue del mondo. Pure molti dialetti. Quando arrivava in un posto, respirare l’aria del luogo gli procurava lo strano effetto di esprimersi con la parlata locale. E lo faceva quasi senza accorgersene.

Appena il portellone della navicella si aprì, fece un respiro profondo e diede un’occhiata fuori.

Poi si voltò, a fissare per un momento il comandante.

– Oh comandante! Ma qua ’un c’è mi’a la neve. ’un c’è ghiaccio. ’un c’è neppure lo slittino. E le renne? ’ove son finite le renne? –  gli chiese con tono di rimprovero.

Il comandante allargò le braccia e assunse un’espressione sconsolata e di rincrescimento, quasi a giustificarsi per quella sua distrazione che aveva provocato l’atterraggio in un luogo non previsto.

Poi Nicholas, per gli amici Claus, protese la capoccia fuori dal portellone della navicella e diede un’occhiata in giro. Però, niente male quella cittadina. Gli garbava proprio!

Si accarezzò la barba bianca, caricò sulle spalle il sacco rosso e sorrise, pensando ai milioni di bambini che in tutto il mondo lo stavano aspettando.

Niente renne, niente slittino? Pazienza.

In occasione di quel Natale, il suo viaggio lo avrebbe fatto in sella alla bicicletta elettrica.

Quella che aveva immatricolato su Marte qualche giorno prima.

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6 commenti »

  1. Interessante questa versione Nicholas/Claus in giro a portare doni con la navicella spaziale. Nicholas ha un bel modo di imparare le lingue (il respiro), potrebbe essere utile a me che sono negato al parlare le lingue straniere. Grazie Gioacchino per avermi fatto divertire. Ciao, Emanuele.

  2. Ciao Emanuele, grazie.
    Sono contento che il racconto ti sia piaciuto e ti abbia fatto sorridere.
    Devo dirti che sulla padronanza delle lingue straniere non sono certo messo meglio di te.
    Un po’ di inglese imparato a scuola.
    Un po’ di spagnolo, peraltro imparato non sulle spiagge di Formentera, ma con le canzoni degli Hinti Illimani (ammetto che non sia stato il massimo del divertimento).
    E poi nulla più.
    Ma speriamo che il metodo Nicholas possa diventare fruibile per tutti.
    Grazie, ciao

  3. La definirei una favola, anzi una tradizione, riscritta con ironia e intelligenza. Bravo.

  4. Grazie Matteo, per le belle parole di commento.
    In effetti si tratta proprio della rivisitazione di un personaggio, che sta tra la favola e la tradizione.
    Volevo trasmettere una sensazione di fraternità, attraverso la tenerezza di questo personaggio, molto presente nell’immaginario di adulti e bambini, aggiungendo qualche nota di dolce ironia.
    E sono contento che il mio tentativo sia stato apprezzato.
    Grazie, ciao

  5. Ciao Gioacchino e Matteo, a “favole e tradizione” lasciatemi aggiungere “tempo” che non contrasta con la tradizione, ma la modifica nell’utilizzo dei mezzi. Nel caso specifico Nicholas, Claus e Babbo Natale lasciano le renne libere e usano i mezzi che il tempo offre loro, oltre alla navicella spaziale hanno anche la bicicletta elettrica brevettata su Marte.
    In questo “adattamento ai tempi” c’è la creatività. Da parte mia, spero di apprendere le lingue “con il respiro”, prima ancora del brevetto, perchè così non mi affatico.
    Emanuele

  6. Ciao Emanuele, ti ringrazio molto.
    Mi fa davvero piacere che in questo racconto tu abbia trovato diversi motivi di gradimento.
    Grazie, ciao

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