Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2013 “Enoizanigammi” di Francesco Gallina

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2013

La assumevo costantemente. Ne ero ormai dipendente, come quel Dio a cui qualcuno nella storia si era sottomesso, subordinato. Un essere superiore.

Io sono qui in basso, lui è là sulla più alta vetta. Lo stesso concetto, ma traslato nel mio cervello, nella mia mente vinta dalla solitudine.

Dunque mi ero inficcato nella testa una divinità. Avevo portato la metafisica nella fisica in un tentativo mai così ben riuscito. Avevo fatto coincidere l’irrazionale con il razionale, l’infinito con il finito.

Avevo… ho. Scrivo al passato perché quella che assumevo, anzi, assumo tuttora, è una droga così forte che mi sospinge al di là dei confini del tempo.

Non tocco mai terra, quando c’è lei. Sprofondo in un tunnel senza fine, sballottato da una parte all’altra. Non ne posso più fare a meno, è così! Ne sono talmente assuefatto che quando non c’è, piango. Piango perché ne ho bisogno, oh sì… un disperato bisogno!

È una vecchia polvere e non la usa oramai più nessuno, perché sostituita da tante altre. Dicono siano più efficaci, più potenti, dicono che aprano molto, ma molto di più il tunnel in cui mi piace tanto galleggiare. Dicono che dilatino i suoi limiti, rendendolo pressoché illimitato. Dicono. Dicono tante cose. Qui, intorno a me, dicono tutti i secondi. Dicono perlopiù grandi scemenze, le scemenze che queste nuove avanzate brillanti polveri inducono a dire.

Uno di questi composti induce a sostenere il contrario del vero facendolo passare per plausibile. Di questa polvere così attraente ne vendono a quintali, a tonnellate e le bancarelle ne sono talmente stracolme che basta un colpo di vento che… che l’aria se ne impregna e ci vogliono secoli prima che se ne disinfesti.

E quando ciò accade, un altro maledetto soffio di zefiro arriva e… puff!

Altra IGNORANZA per le strade e nelle narici di tutto il mondo. Sì, la chiamano IGNORANZA.

Io la chiamo medicina degli incoscienti. E la fanno anche pagare fior di quattrini: d’altronde convince di ciò che non è vero e tiene all’oscuro da ogni meccanismo d’angoscia.

 

Vuoi mantenere un cervello sempre in forma? Vuoi uscire dalle catene della paura? Sciogli in mezzo bicchiere d’acqua una bustina di IGNORANZA, la nuova eccitante polverina risolvi problemi!

 

Bah, stupide pubblicità! Ha un gusto vomitevole e per di più ti lega le catene ai polsi.

Ti paralizza e ti fa respirare la stasi, sebbene ti mantenga sempre il sorriso sulle labbra. Risus abundat in ore stultorum!

Ah, poi c’è quell’altra che va tanto di moda sniffare, ultimamente come non mai. Stimola l’azione, ma caso vuole che, in quanto sostanza illecita, si ponga contro la legge dell’azione. Insomma, in poche parole, quella che vedo da tanto tempo sugli scaffali delle vetrine tenta di sforare i confini del famoso tunnel, o così vuole l’apparenza. In effetti non fa che schiacciarli fino al limite della sopportazione. Il comune ragazzo steso sul divano, avvolto dai tentacoli soporiferi di Morfeo davanti all’ennesimo reality show, diventa tutt’ all’improvviso un lanciatore di massi dal cavalcavia e, infine, un criminale.

La NOIA si direbbe dunque l’ultima invenzione che possa rovinare le capacità cerebrali di quest’animale chiamato uomo. Io l’ho provata, ma ne sono rimasto odiosamente deluso. Mi faceva fare quello che non volevo fare: ma si può? Ero al centro di due fuochi, di due diavoletti: uno mi diceva <<Stai fermo!>>, l’altro <<Fai qualcosa di sconvolgentemente nuovo!>>. Che poi l’avverbio sconvolgentemente non è mai esistito, anche se di questi tempi ben altro uccide Madama Grammatica. Sconvolgentemente. Va beh, diamolo per buono anche se con la bontà questa droga non aveva proprio nulla a che fare.

Poi mi capitò tra le mani quella.

Nella mensola più antica di un negozio nella periferia di uno strano paese lontano, mi capitò di adocchiare uno sciroppo alcolico, una sostanza fluida e melliflua. Il barattolo emanava un riflesso adamantino, come se uno strato di pulviscolo di pietre preziose si fosse depositato ai suoi lati. Era un barattolo di vetro ambrato. Dovevo farlo mio. Avevo tentato di distillare tante droghe dall’animo degli uomini, forse troppe, ma mai nessuna era invitante quanto quella. Così sciropposa…

Distillati ne avevo prodotti anch’io, durante tutte le mie ricerche fantasmagoricoscientifiche, ma mai nessuna mi era uscita così… così bella. Chiesi al giovincello dietro al bancone quanto costasse. Mi indicò il sole, che stava lasciando il palcoscenico celeste ad una palla perlacea.

<<Costa come il sole, perché è il sole. Illumina la mente dell’uomo. E fa stare bene.>>

E poi soggiunse:<<Nella città da cui provieni siete liberi?>> e io frettolosamente risposi un emaciato:<<Forse>>.

A quel punto mi fissò negli occhi e disse:<<Lo temevo. Prendilo, è un omaggio. Laddove la libertà è solo un’illusione, puoi afferrarla bevendone un po’ da questa. Questa non è libertà qualunque, ma proprio per questo ti guarirà dalle ferite della schiavitù.>> e mi porse la boccetta dorata che riportava sull’etichetta una nomenclatura simile a quelle che leggevo da giovane sui libri di chimica: Enoizanigammi.

<<Quali composti sono stati miscelati qui dentro?>> gli chiesi con guizzante curiosità.

<<Estratti di fantasia follia al 50%, petali del fiore della libertà, l’altro 50%.>>

al che gli chiesi informazioni sulla dose da assumere; rispose:<<I monaci di Nonsense consigliano di berne poche gocce al giorno per acquisire la percezione perduta della realtà, stando pur sempre nella realtà stessa. Ti potranno imprigionare, immobilizzare, ma ricordati che grazie a questa sarai libero anche con le mani legate. Inizialmente non sentirai alcun cambiamento; la disperazione ti graffierà l’anima. Poi chiuderai gli occhi e… inizierai a viaggiare. Questa diventerà il tuo Dio. Credimi forestiero, sarà la tua unica arma di salvezza in una società che condanna, ma è la prima condannata. Ti prego, fanne tesoro, non è una cosa per le tasche di tutti!>>.

Uscii dal bazar.

Il tipo aveva ragione. Ora posso dirlo, ora che stanno per portarmi al patibolo e loro, i giudici, non capiscono per quale motivo sogghigni tra me e me, perché invece di urlare e divincolarmi dalle mani dei boia, sia tranquillo e li fissi senza ombra di vendetta. Sembro felice. Lo sono. Stanno facendo fuori così tutti quanti si oppongono allo stato di cose, qui, a Palindromandia, dove invece di guardare avanti, di andare avanti, si cammina a gambero, contando sul fatto che le cose rimangano sempre intatte. Cambio di prospettiva. Novità. Le cose nuove attraggono così tanto!

E sono sempre le più vecchie.

Qui da me è così, cosa volete farci! Nemmeno la storia ha più un senso. Ma quello che si scrive, se non passa nelle mani della censura, è destinato a vivere per l’eternità.

L’accetta è pronta per staccarmi la testa. Ma io immagino lo stesso. Lascio adesso più che mai che l’IMMAGINAZIONE agisca.

Fra tutte le droghe che collezionavo, questa è senza dubbio la più potente. Ma siccome da queste parti le cose si leggono da destra verso sinistra, ve la tramando per iscritto come i monaci di Nonsense l’hanno chiamata, sperando che, se un giorno doveste farla vostra, sappiate farne buon uso: Enoizanigammi.

 

 

 

 

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13 commenti »

  1. Un elogio dell’immaginazione. Mi ha sorpreso. Bel racconto, piuttosto fuori dagli schemi e con punti di vista che condivido pienamente. Complimenti e in bocca al lupo. Donatella

  2. L’immaginazione, l’unica “droga” per vivere e, probabilmente, sopravvivere. Che bello questo racconto, originale, ben scritto. Complimenti!

  3. Vi ringrazio di cuore per i commenti d’apprezzamento e sono davvero felice che vi piaccia! Per un autore giovane come me è una grande soddisfazione!!!

  4. Giovane autore? Allora il complimento si fa più grande!! Bravo, un racconto “strano” ma non per questo deludente, anzi bello il punto di vista dell’ enoizanigamm-I-mmaginazione come forma di stupefacente (in realtà lo è, ma non nuoce troppo! :-)) è piaciuto anche a me, in bocca al lupo!

  5. Racconto avvincente, che affronta come la dipendenza possa riguardare molte cose (il non voler sapere? la catena di immagini che ci inonda ogni giorno?). Perché non hai scritto anche gli altri nomi di droge al contrario? Sarebbe stato ancora più intrigante…

  6. Originale nella descrizione della miglior prescrizione da assumere.

  7. Racconto tra il disperato e lo scansonato, che andrebbe fatto leggere a intere scolaresche! Ne consiglio l’uso anche alla nostra classe dirigente che, da quel che sento e leggo, fa largo uso di quella che tu chiami “la medicina degli incoscienti” o come direi io “L’arma dei furbastri” . Un applauso al nostro paladino Francesco. Bella anche la forma, senza sbavature.

  8. “scanzonato”, sorry!

  9. Una grande idea! Bel lavoro!

  10. Vi ringrazio tutti quanti per i bellissimi commenti!!! @bertinogiovanna non sai quanto mi faccia piacere quello che hai scritto per un ventenne che ha appena concluso tirocinio di insegnamento in un liceo (anche se sono solo al II anno di Uni). Quanto consumo di ignoranza che si fa… per fortuna non tutti i miei coetanei ne fanno uso. 😉

  11. Francesco,
    che meraviglia scoprire che in questo mondo esistono ancora ventenni dipendenti dall’ Enoizanigammi!!!…
    Ad averne, in dose massiccia, di Enoizanigammi. e giovani come te!…
    Complimenti.

    Ci ripetiamo, fra tutti, ma in questo mondo alla diritta, che è il contrario di Palindromandia, di Enoizanigammi difettiamo più o meno tutti.

    Sarà perché, consumati da droghe varie, nel mio caso quella del vivere, ‘IN GIRUM IMUS NOCTE ER CONSUMIMUR IGNI’ (palindromo latino attribuito a Virgilio: andiamo in giro di notte – come falene, n.d.t. – e siamo consumati dal fuoco). 🙂

    Auguri di buona vita,
    Nikki

  12. Pardon, mi è scappato ‘ER’ in luogo di ‘ET’ nel palindomo latino.
    La vecchiaia 🙂

    Un caro saluto,
    Nikki

  13. Nikki, ti ringrazio di cuore per le tue belle parole!!! 🙂

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