Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2012 “Emme” (sezione racconti per bambini) di Maria Regina Berlingieri

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012

Mi avevano scaricato da un’auto. Cadendo non mi ero fatto male, ma ero già dolorante ed intontito: avevo un orecchio reciso ed un gran senso di vuoto allo stomaco.

Non ero più nel mio paese, dov’ero nato. Intorno a me c’era solo erba ingiallita. Poco lontano, il nastro nero e puzzolente dell’asfalto. Faceva così caldo e avevo sete, ma non mi alzai, vinto dal torpore mi allungai all’ombra di un grande albero e mi addormentai per qualche ora.

EMME era giovane, molto giovane ed inesperto. Il suo corpo era lungo e flessuoso e aveva il colore delle spezie ambrate che trovi a sacchi nei mercati egiziani. Dentro ai suoi occhi c’erano pagliuzze di grano maturo e dorato.

Avevo fame e mi svegliai: un altro bisogno ancestrale aveva vinto il sonno. Mi guardai attorno con più attenzione. Faceva ancora caldo, non passava nessuno, solo qualche auto sfrecciava di tanto in tanto.

Decisi di raggiungere il gruppo di case più vicino. Non c’era  proprio nulla che mi fosse familiare: chissà che fine aveva fatto la mia famiglia!

Camminavo velocemente e sotto i muri per restare all’ombra e non dare troppo nell’occhio.

All’improvviso vidi lei.

PI (lei)  era statuaria, il suo corpo era muscoloso e senza età: sembrava la Sfinge. I suoi bellissimi occhi erano di un verde abbagliante.

Girò solo la testa verso di me, di scatto, sgranando gli occhi. Sembravano quelli della mia mamma, ma l’espressione non era per niente invitante.

Sentii un brivido lungo il corpo, nonostante il caldo, e rimasi impietrito e ad una certa distanza, pronto a scappare al minimo ulteriore segno di ostilità.

Avevo già sopportato abbastanza.

La cosa durò qualche lungo istante, finchè sentii due che confabulavano lì vicino.

Proprio non capivo la loro lingua. Che intenzioni avevano? Il cuore mi batteva forte. Mi nascosi con un balzo dietro ad un cespuglio.

Quei due si allontanarono ma “lei” no. Sapeva dov’ero: mi seguiva attentamente con quegli occhi gelidi e penetranti e soprattutto annusava l’aria e la mia paura.

I due ricomparvero poco dopo: una aveva sulla testa dei lunghi peli  chiari e riccioluti e mostrava i denti, ma non soffiava, anzi emetteva un richiamo piacevole che avevo già sentito. In passato mi ero fidato ed ecco il risultato, quindi avevo deciso di restare nascosto.

L’altro, che aveva sulla testa pelo corto e scuro, emetteva un suono più grave, ma ugualmente dolce e … “Oh sì!”, aveva in mano una scatoletta piena di cibo: che buon odore! Che fame! Che meraviglia! “A me! A me!” Ripetei più volte.

Lo avevo convinto, evviva! Mollò la scatoletta in un angolo sull’erba, tra me e la mia simile, che ora aveva cambiato posizione del corpo ed era pronta a scattare per darmi addosso.

La mia mamma non l’avrebbe mai fatto, mi avrebbe fatto mangiare e poi mi avrebbe leccato per lisciarmi il pelo.

“Ah sì?! Vuoi la guerra? E guerra sia!” pensai, mentre afferravo stretta fra i denti la preziosa scatoletta e fuggivo via veloce come il vento.

“Sono più giovane di te, non mi prenderai mai!”.

La gattona mi corse dietro cercando di raggiungermi, era veloce, ma non era abbastanza affamata, voleva solo difendere il suo territorio,  e presto rinunciò.

Così, nascosto in un angolo riparato di quel giardino, che vi confesserò dopo qualche tempo divenne anche il mio, potei godere indisturbato del mio bottino.

Come avrete capito i personaggi principali del racconto sono gatti. Il protagonista è Mimì: un giovane  soriano tigrato. La signora dallo sguardo glaciale era Pippa: una meravigliosa e più attempata certosina dal lucente pelo argenteo, alla quale mi piace pensare mentre corre felice nel “Paradiso dei Gatti”.

Le comparse siamo io e mio marito: convinti fornitori di cibo e coccole a questi impagabili amici, che non sono giocattoli e non vanno mai abbandonati per strada, perché un racconto a lieto fine come questo, potrebbe trasformarsi in una triste storia.   

 

 

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