Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2012 “Problemi di manutenzione ordinaria” di Donatella Pisano

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012

Il 46 fermava davanti alla Chiesa Nuova. Scesa dall’autobus attraversavo Corso Vittorio e imboccavo Vicolo Sforza Cesarini. Se non c’era zia Elia da salutare proseguivo per Piazza dell’Orologio e da lì, passando per Via degli Orsini, di fronte a Palazzo Taverna svoltavo a destra per Via di Monte Giordano. A quel punto acceleravo il passo perché mancava pochissimo all’arrivo. Ad ogni civico una bottega. Il fabbro mi riconosceva per primo: “A piccolé… ‘ndo’ vai? Da papà? Ce sta, ce sta, senti come canta…”. Che fosse “Un dì all’azzurro spazio” oppure “Nessun dorma” o quello che gli andasse in quel momento, prendeva corpo dall’interno del palazzo di fronte alla salita del Montonaccio e risuonava fino a Piazza del Fico. Non potevi non essere orgogliosa di cotanto genitore. Finalmente arrivavo quasi di corsa al negozio, lui lo chiamava “il laboratorio”, e mi precipitavo a salutarlo e abbracciarlo forte. Qualche volta mi toccava aspettare l’acuto finale: “L’ho provato e riprovato tutto il giorno. Senti come fa…” mi sussurrava.

Mio padre era la colonna portante della mia vita. Una colonna dorica, però. Non amava i fronzoli. Nella sua tomba mia madre ha deposto un ramo di albero di fico, un tralcio di vite e un pezzo di legno. Era un ebanista raffinato, ricercato da antiquari, architetti e privati facoltosi, ma si divertiva a presentarsi: “Piacere, Vittorio. Faccio il falegname povero”. Io ero la prima dei suoi quattro pinocchi. Forse la più amata. Probabilmente la preferita. Credo perché, a differenza degli altri che lo hanno fatto molto prima di me, io ho trovato la forza di allontanarmi da lui soltanto quando ho saputo di aspettare un figlio. Avevo quarant’anni, ero sempre vissuta in casa con i miei genitori e da sette anni assistevo sconsolata al suo declino a causa dell’Alzheimer.

I portelloni delle finestre cedono uno dopo l’altro. Le cerniere arrugginiscono, cominciano a forzare, poi si bloccano e al primo colpo di vento, in genere alle raffiche di settembre quando le prime piogge raffrescano l’ultimo caldo estivo, le imposte precipitano a terra con un tonfo sordo. Naturalmente prima c’era mio padre che se ne occupava. Adesso preghiamo nostro fratello, tra i legittimi l’erede supposto più spirituale mentre non potrebbe essergli più diverso, di soccorrere la casa di famiglia nei suoi infiniti acciacchi.

Io per la mia invece ho trovato Giovanni. È un tuttofare di mezza età, di buona volontà, mattiniero, organizzato, lesto. Arriva presto e finisce tardi. E nel frattempo fa un mucchio di cose. Certo, non perfette come mio padre – il confronto non lo potrebbe reggere nessuno – ma senz’altro discrete. Ad osservarlo bene, un po’ me lo ricorda. Stesso fisico asciutto, quell’approccio sorridente al lavoro, con la battuta pronta. E poi canticchia mentre impasta o sega o incolla. Apprezza qualsiasi piatto prepari a pranzo e per questo lo invito volentieri a mangiare con noi. Mi da soddisfazione, proprio come faceva mio padre quando da ragazza sperimentavo in cucina e scherza volentieri col mio Orlando che oggi compie cinque anni.

Se non fosse per il fatto che mi sforzo di non essere credente in generale, potrei pensare che lo spirito di Vittorio-il-falegname-povero si sia calato nel corpo di Giovanni. Siccome non ci riesco, a non essere credente, allora mi ritrovo a immaginare almeno che mio padre da lassù abbia fatto in modo di farmi incontrare un suo alter-ego, uno che mi aiuti a risolvere quelli che sono ormai anche per me angoscianti problemi di manutenzione ordinaria. Continuo a scrutarlo da dietro la finestra, lui mi da le spalle, la maglietta sudata sotto il sole, va avanti e indietro per il giardino.

Non può accorgersi che sto piangendo.

Giovanni non può essere Vittorio. Se è per questo non è nemmeno Giovanni.

Giovanni è John e viene da Bucharest, Romania.

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12 commenti »

  1. Racconto bello e commovente che descrive in modo molto efficace il forte sentimento d’amore che lega per sempre una figlia a suo padre.
    Brava Donatella!

  2. Ti ringrazio, Franca. Ad un certo punto ho pensato di aver scritto in modo puerile. Che bella esperienza questo concorso! Una soddisfazione che aiuta in un momento di grandi disagi…

  3. Puerile?…
    Macché!…
    Bello e coinvolgente, piuttosto.
    Emozionante.

    In un certo qual modo anche più dell’altro tuo, che già mi era piaciuto assai.

    Chissà se è rivolto al tuo vero padre, chissà se parli di te.
    Non che faccia differenza.

    L’amore è amore: o lo si ha dentro, oppure no – così come la tolleranza e la fiducia nel prossimo, non è che le si possa andare a comprare dal droghiere.
    Tu ce le hai, tutte queste qualità – di certo, inculcate da un padre galantuomo.
    Che si tratti dell’ebanista del racconto, di un imprenditore Romano, di un muratore Forlivese oppure di un pescatore di cozze in quel di Pantelleria, che questo tuo lo trovi in vita oppure dal cielo, chiunque tuo padre sia non potrà che andare fiero di te.

    Auguri,
    Nikki

  4. Ho parlato di mio padre. Cercavo di farlo da tanto tempo, ma non trovavo la forma. Quando ho saputo del concorso si è come sbloccato un lucchetto e l’ho scritto. Di getto. In venti minuti quello che non sono riuscita a fare in cinque anni… Grazie delle belle parole, anche per l’altro testo, grazie davvero…

  5. Davvero bello e commovente, non è facile scrivere di certe cose, complimenti e Buona fortuna per tutto!
    Luisa

  6. Grazie Luisa! Incrocio le dita!

  7. Tu pensa…
    sono anni che vorrei scrivere di mia madre, e ancora non riesco a trovare le parole.

    Blocco dello scrittore, come si suol dire.

    Spero che il tempo lavori con me come ha fatto con te, e che prima o dopo dalla mia penna possano scaturire parole sentite e toccanti (fosse anche la metà, sarebbe già abbastanza…) come le tue, per tuo padre, nei confronti della persona cui ho voluto più bene, al mondo.

    Un abbraccio,
    Nikki

  8. Non so che dire. Come ho già scritto, ero davvero convinta che avrei fatto una figura ridicola. La classica papona che non ha superato il complesso. E forse è così o forse è così che deve essere. Il blocco dello scrittore prima o poi si sblocca. Quando sarà, spero che avrò la possibilità di leggere di tua madre. Evidentemente stai cercando per lei un ritmo speciale, originale o semplicemente il più adatto. Mio padre era una persona quasi umile e non avrei potuto descriverlo che con linearità, ma mi ci è voluto un po’ per metterlo a fuoco. Di più non dico anche perché non sono del mestiere. Un abbraccio anche a te. Donatella

  9. Racconto commovente e ben scritto. Brava!

  10. Grazie Silvia. Colgo l’occasione per scusarmi con chi mi ha commentato del fatto che purtroppo non ho tempo sufficiente per leggere i racconti di tutti. Se abbiamo partecipato al concorso è soprattutto, credo, al di la del vincere, per capire se quello che scriviamo, e come lo scriviamo, piaccia o meno. Per questo ho apprezzato tutti i commenti ricevuti per i quali ringrazio ancora e spero di poter ricambiare appena possibile. Intanto avevo cominciato a leggere “Qualcosa di sua madre”, ma naturalmente a metà è arrivata la telefonata del cliente scocciatore…

  11. Donatella, erano giorni che mi ripromettevo di leggere il tuo racconto e finalmente ci sono riuscito. Odio le tiritere di chi dice solo cose brutte della famiglia d’origine propria o del compagno. Si cresce e si matura in tanti modi e il tuo, visto che la storia è ispirata alla tua vita, è il modo di chi non dimentica, di chi è riconoscente e di chi, probabilmente, sarà di conforto anche ai genitori del marito nel momento del bisogno.
    Quando ho letto “faccio il falegname povero” mi è risuonata nella testa la voce di Andrea Balestri nel Pinocchio di Comencini. Un papà bambino e, nel ricordo tuo e di chi l’ha amato, eterno.
    Complimenti per tutto, per il cuore principalmente.

  12. Gianluca, grazie di cuore. Mio padre infatti si riferiva scherzando proprio alla storia di Pinocchio e certi flash della memoria non li dimenticherò mai. Hai ragione anche sul conforto ai genitori del marito ai quali sono molto affezionata… Auguri per i tuoi racconti!

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