Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2012 “Il colloquio” di Filomena Malescio

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012

La sala d’attesa

 

–          Pronto… Sì, sono io…

–          …

–          Come hai detto che ti chiami?

–          …

–          Ma certo! Gli amici mi hanno parlato di te… fai pure il mio nome alla dottoressa!

–          …

–          Scusa, mi cercano sull’altro telefono. Fammi sapere poi, eh!

 

L’appuntamento era fissato per mercoledì 18 settembre. Aveva accumulato una certa esperienza in colloqui. Si ricordava bene l’ultimo, parola per parola, il più breve fra tutti: “Si accomodi. Cosa dice? Ma io non sono stato informato. Vorrebbe lavorare da noi? Sono spiacente, ma qui l’organico è al completo, arrivederci”. E che stretta di mano da cafone! Forse gli conveniva dimenticare, per non scoraggiarsi; era meglio al momento trascurare la questione, per evitarsi inutili ansie. Decise di aggiornare solo il suo curriculum.

 

Il giorno arrivò e la maggiore preoccupazione della mattina fu scegliere il vestito più adatto all’incontro. Voleva presentarsi elegante. Aveva saputo che la responsabile della comunicazione amava circondarsi di giovani attraenti e grintosi, e che curava in modo maniacale il suo aspetto fisico trascorrendo lunghe giornate nei centri benessere e nelle palestre. Sarà una bella donna senz’altro, non si sa mai che ci scappi la storia, magari poi ne parlano sul giornale “Scandalo: responsabile della comunicazione seduce giovane neo assunto in Public Relation”.

Il giorno prima si era recato dal parrucchiere per i colpi di sole. Voleva assomigliare al Gesù di Zeffirelli che aveva visto da piccolo alla TV. Dall’estetista si era fatto depilare per benino il torace con la ceretta, caso mai avesse deciso di non mettere la cravatta, poteva lasciare la camicia aperta e far esaltare il suo torace nudo e liscio. Al collo il ciondolo di caucciù con la croce d’oro. Aveva traslocato più volte dentro e fuori dall’armadio tutto il suo guardaroba scegliendo alla fine un abito nero, una camicia verde acqua a cui aveva abbinato una cravatta a fantasia. E le scarpe? Bianche, per attirare l’attenzione, la laurea in comunicazione servirà pure a qualcosa no! L’abito fa il monaco, eccome! Al polso destro un braccialetto d’oro Morellato, regalo della sua ex, polso sinistro il breil. Sono perfetto.

 

Alle dieci in punto era entrato nel fresco androne dell’edificio medioevale dove aveva sede la direzione dell’azienda, ed era salito al primo piano.

– Buongiorno, ho un appuntamento con la responsabile della comunicazione, la dottoressa Feliciotta.

– In fondo al corridoio, la terza porta – aveva detto l’usciere con gli occhiali sul naso e la testa china sul giornale.

Il corridoio era lungo e stretto, senza finestre. Una targa con caratteri dorati segnalava l’ufficio della dott.ssa Feliciotta. A fianco c’era un’altra porta semi aperta e dentro s’intravedeva una donna davanti al PC.

– Posso aiutarla?

– Ho un appuntamento per un colloquio con la dottoressa Feliciotta. Alle dieci.

– Il suo nome?

– Giacomo Rocca

– È sicuro di avere un appuntamento per oggi? Chi gliel’ha fissato? – Disse la donna cercando nell’agenda.

– Ho parlato al telefono con il segretario personale, il sig. Moschetti

– Ho capito. Attenda in sala d’attesa.

La sala d’attesa era adiacente all’entrata. Due divani in eco pelle, uno rosso e uno azzurro, collocati uno di fronte all’altro colpirono l’attenzione di Giacomo.

Chissà come mai questi colori, forse una telecamera nascosta spia le persone e le classifica secondo il divano sul quale scelgono di sedersi. Mi conviene stare in piedi. Questa gente le studia tutte, ma io sono più furbo.

L’orologio segnava le dieci e cinque.

Per ammazzare il tempo, si era messo a osservare le vetrinette collocate ai quattro lati della sala, come se si trovasse in un museo, anche se non ricordava l’ultima volta che c’era stato. Erano miniature dei servizi elargiti: un camion della spazzatura e due carretti trainati da omini vestiti di verde, un pulmino per trasporti invalidi, uno scuolabus e un’ambulanza.

Poi qualcosa lo distrasse. Il cameriere del bar era entrato con il vassoio e ora si stava dirigendo verso il corridoio della dottoressa.

Forse deve fare ancora colazione. Erano le dieci e venticinque.

Vide passare ancora una ragazza bionda con un abito corto e aderente, alle orecchie gli auricolari bianchi collegati al i pod che teneva in mano. Mica male. Sarà un piacere lavorare con questa stangona!

Poi fu la volta di tre uomini in vestito gessato che parlottando si diressero lentamente versola Sala Consiliare, adiacente alla sala d’attesa.

– Il quaranta per cento va alla Quaglia

– Chi lo ha stabilito?

– Lo Squalo

Saranno assessori. Comoda la vita, eh! Alle prossime elezioni mi candido anch’io. Ma con quale partito?

 

Il tempo scorreva, ma nessuno lo chiamava, alla fine decise di sedersi. Si sedette sul divano azzurro ricordandosi che alle ultime comunali aveva vinto la coalizione di centro destra. E così li frego.

L’inquietudine aveva fatto la sua apparizione e, per tenerla a bada, Giacomo si mise a giocare con il cellulare. Faceva ancora caldo malgrado fosse fine estate, un alone di sudore comparve sotto le sue ascelle. E’ meglio che mi rimetta la giacca per nascondere la macchia, potrebbero pensare che ho l’ansia.

Alle undici la donna del PC si era finalmente affacciata alla porta della sala d’attesa.

– Signor Rocca, sono spiacente, ma la dottoressa oggi non c’è.

– Come! non c’è?

–  Stamani non è in ufficio

– Ma mi hanno fissato un appuntamento con lei!

– Mi dispiace. Mi lasci il suo numero di cellulare, la richiameremo per darle un altro appuntamento.

La donna annotò sull’agenda il numero di Giacomo, che avrebbe voluto dirle – poteva avvisarmi un’ora fa – ma si trattenne, non si sa mai.

 

Trascorse un anno. La giunta cadde, e il consiglio d’amministrazione pure. Giacomo si fece confermare un altro incontro con la nuova responsabile della comunicazione. Per l’occasione spese un capitale in abiti al negozio del corso: questa volta scarpe nere!

Salì ancora al primo piano, salutò il simpatico usciere sempre chino sul giornale. Nella sala d’attesa si sedette sul divano rosso e aspettò.

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