Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2012 “Storia di una chiave” di Serena Roasio

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012

Era passata sul ponte. Ancora una volta. Aveva perso la chiave.

Sperava di ritrovarla ma era quasi sicura che fosse caduta in acqua.

Nulla di ció che era stato scritto di quella notte era vero. O era stato utile. Lei lo sapeva perché c’era, anche se aveva perso un pezzo di memoria in quell’acqua gelida di febbraio.

Poi era stata portata in ospedale, ovvio. C’era stata due mesi. Non tanto per l’acqua nei polmoni, no, ma perché non si ricordava più a chi apparteneva o a che luogo e, non avendo documenti, nessuno sapeva dove mandarla.

Poi era arrivato il sole, un giorno, in primavera. E lei aveva ricordato un posto. Lontano da li. In mezzo ad un bosco, in collina. Vicino al mare. Una casa dalle tende bianche, dal profumo di lavanda, una visione di lei seduta su un dondolo dai cuscini morbidi, sotto il portico con un cagnone grigio e pelosone che russava sotto le sue gambe.

Era dove intendeva andare adesso. Ma prima di lasciare Verona doveva trovare la chiave.

Sapeva, sentiva che era importante.

E di quel ponte di pietra aveva osservato accuratamente ogni minuscolo dettaglio per trovarla. Era una piccola chiave, con la testa a forma di trifoglio. Nemmeno sapeva che cosa avrebbe aperto. Ma quel giorno partiva, prendeva un treno. Ed era tornata un’ ultima volta, così …..senza speranza ma solo con la sua ingenuità in borsa.

Ripercorrendo le stesse pietre notó due ragazzi che erano scesi sul ciglio in cemento del fiume, e se ne stavano seduti a prendere il sole.

Allora brilló. Era li che l’avevano tirata fuori. Ora lo sapeva. Quel brillare era lei quella sera,inzuppata di acqua dentro e fuori. La luce intermittente dei soccorsi, volti sconosciuti che la tiravano su e le dicevano “respiri, coraggio respiri”e le tiravano fuori tutta l’acqua di troppo e la caricavano sulla barella, e la chiave, scivolata da chissà dove, che ora brillava, glielo riscriveva nella mente adesso. Corse alla fine del ponte e scese la scaletta.

Arrivó vicino ai due ragazzi che la guardavano perplessi e raccolse il bagliore del sole. Era a forma di trifoglio. Era la chiave. Che stupida a cercarla sul ponte, era chiaro che lei era sempre stata li. Nel punto in cui l’avevano salvata quella notte.

La aspettava per poter aprire di nuovo qualcosa, qualcosa che forse le avrebbe dato risposte.

Provó un senso immenso di giusto, di esatto, stringendo quella chiave nel palmo della mano.

Ora poteva partire.

Disse addio al ponte e lo ringrazió perché aveva conservato la sua chiave.

Fermó un taxi e disse: “Porta Nuova stazione, grazie” e si allontanó giocherellando con la chiave in mano.

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