Premio Racconti nella Rete 2012 “L’uomo con il contatore” di Serena Roasio
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012Ma gli angeli esistono? E se esistono si arrendono mai? Non poteva continuare così se ne rendeva conto, gli avrebbe fatto male. C’era gente che era morta, lo aveva sentito dire.
Il livello nell’ultima settimana era salito troppo.
Sperava ci fosse un guasto nel suo contatore.
Ma oramai li facevano in modo che non si rompessero più.
La legge imponeva di portare il contatore sui vestiti bene in vista, per cui non poteva neanche nasconderlo.
Sarebbe di nuovo andato dal suo amico che ritoccava i contatori.
Era la seconda volta in una settimana. Nemmeno ignorare la vicina o prendere a calci il cane del postino era servito a molto….
Doveva trovare qualcos’altro.
Un’idea, una pensata giusta. A volte basta quello.
Smettere di agire, forse era quella la strada. Sedersi e lasciarsi vivere lentamente. Poteva essere una soluzione.
I contatori venivano aggiornati ogni sera quindi non sapevi mai bene se quel giorno era andato bene o male.
Ti veniva appioppato un contatore alla nascita e con quello convivevi fino alla fine. La regola imponeva che gli altri potessero sempre vedere ció che segnava. Nessuno sapeva con certezza il perché chi aveva un contatore basso viveva meglio, più a lungo e aveva più successo nella società. Si sapeva solo che i potenti avevano sempre avuto un livello di bontà molto basso. Era diventato banale, scontato e nessuno si chiedeva più il perché. Neanche i bambini. All’inizio, dato che l’innocenza fa parte dei primi anni di vita, tutti avevano più o meno lo stesso livello. Poi cambiava e cominciava a vedersi chi sarebbe stato un vincente e chi un perdente.
Il presidente per esempio non superava mai il 1000.
C’era chi decideva di vivere in solitudine in posti sperduti per abbassare il livello. Era efficace ma non funzionava per tutti.
Lui era uno studioso del sistema, voleva capire dove stava il punto.
Il meccanismo andava smontato. Questo era il suo scopo. Perché trovava il tutto estremamente ingiusto, ma era un Donchisciotte solitario.
Ecco perché da piccolo aveva odiato quel paese. Ed ecco perché da grande non se ne era andato.
Voleva capire il perché.
Chi decideva quanto era salito il livello di bontà di una persona durante il giorno?
Perché chi era più indifferente agli altri aveva più successo?
Perché lui non riusciva a lasciarsi vivere ma sentiva sempre il bisogno di agire in qualche modo?
Legittime domande.
Che nessuno tranne lui si poneva.
Mentre fuori un gruppetto di mocciosi vocianti passava per strada correndo, si versó un bicchiere di latte.
Forse era il cibo?
Cibo troppo semplice aumentava il livello?
Stava pensando troppo. E questo non avrebbe fatto bene al suo contatore.
Aprì il libro che stava leggendo, mettendo con cura da parte la rosa usata come segnalibro, ma non riuscì a leggere più di una pagina.
Sulla copertina vi era disegnato un labirinto.
Un raggio di sole superata la finestra lo colpì d’improvviso illuminandogli le mani.
Così lo capì…….Capì proprio in quel momento e solo in quell’istante, non prima, cosa doveva fare.
Usci al sole e fece quello che nessuno in quel paese avrebbe mai fatto.
Al diavolo i suoi studi, non c’era proprio nulla da capire.
Con un’ottima dose di spocchiosità strappo i fili del contatore e lo gettó in aria.
Attese che qualcosa, una cosa qualunque, accadesse ma sentì solo il contatore cadere con un tonfo sull’erba.
Era libero. Il primo uomo libero.
Buttó nel baule un paio di cose, poche in realtà, a cui era affezionato e mise in moto.
Mentre oltrepassava l’ultima casa pensó che indubbiamente in quel momento il contatore avrebbe segnato zero.
Era guarito. Nuove regole…..le sue.
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