Premio Racconti nella Rete 2012 “Una notte importante” di Benedetta Lenci
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012La luna nascosta dalle nubi illuminava a sprazzi la notte rabbiosa di pioggia e il viso corrucciato di Rosalba. Furtiva abbandonava il suo letto e la sua casa, affrontando la tempesta di vento e d’acqua ghiacciata che scuoteva prepotente i tigli del viale. Scese rapida per la scala esterna che la separava dalla strada. In sottofondo udiva ancora il russare sonoro proveniente dalla camera di Natale, suo marito, che subito dopo cena era crollato nel suo solito sonno profondo e rumoroso, solitario ormai da anni.
Un altro potente suono sentiva Rosalba: quello del suo cuore accelerato che batteva all’impazzata e accordava il ritmo del suo respiro, corto e spezzato, all’assillo di quella pazzia che stava per fare. Sì, era una pazzia, lo sapeva, ma l’insistenza di Ivo era stata così tanta! E poi, cosa mai poteva essere? Solo il bisogno di due vecchi amici di discutere tra loro con un po’ di intimità, un doveroso conforto di fronte ad ansie e inquietudini.
Rosalba svoltò l’abside tonda della chiesetta romanica e si infilò nella porta, lì accanto, della vecchia canonica, ormai trasformata nella sede del circolo paesano. Svelta come sempre accese la grossa stufa con la bombola e la fiamma rossastra del gas nella serpentina colorò di chiarore l’ambiente. In quell’istante lo schianto improvviso di un tuono le ricordò la tempesta che fuori agitava la notte e un brivido dolce l’assalì, in movimento lento fino al cuore. Nella penombra mise a fuoco il grande tavolo centrale e l’unica panca rimasta di fronte al quadro della Santa Maria del Soccorso: anche lei era sola nel cielo tempestoso, ma, poderosa e serena, con la spada alta sulla testa respingeva quei brutti diavolacci neri che, con ghigno minaccioso, spaventavano i bambini innocenti attaccati alle sue gonne. Alla sua potenza nei cieli Rosalba si affidò, in un’attesa che si faceva ad ogni istante più tormentata, l’animo diviso tra la sconvenienza del gesto ed il dovere dell’amicizia.
L’auto che arrivava ruppe i rumori della notte e i timori di lei. Ivo parcheggiò proprio nello spiazzo libero adiacente alla casa di Rosalba, quello che Natale rivendicava da anni come proprio e dove non voleva che si posteggiasse.
Pochi passi ondeggianti e Ivo fu da lei, atterrato sulla panca dopo aver abbandonato il sostegno incerto che la gamba matta gli dava fin da bambino: “il zoppetto” lo chiamavano. Ma Rosalba non se ne era mai curata, lo aveva visto sempre bello, con quel viso un po’ segnato che in lei accendeva un sentimento complesso, dove l’attrazione era impastata con una qualche forma di pietà.
Ivo subito le fu vicino: -Rosi! Tesoro mio! Come sono contento che ci sei!-
Le prese le mani, rapido le strinse e le baciò, inframmezzando i suoi slanci con le tante suadenti galanterie in cui era maestro. Lei era la sua regina, la sua luce nella foresta, la sola capace di capire i suoi sentimenti. E giù baci grandi e baci piccoli, sulle guance e sul collo, finanche sulle labbra, in un accerchiamento fisico dei più dolci.
Ecco! Rosalba lo sapeva. Sapeva che la vicinanza di lui era pericolosa e lei fallace. E tanto disse e tanto fece, Ivo, e ancor più fece quel freddo assassino, che le distanze tra i due corpi si accorciarono ed infine si annullarono. Quanti gemiti e sospiri giunsero alle orecchie della Signora del Soccorso, avvezza tutt’al più a litanie e giaculatorie. Neanche la sua bella spada, alzata con vigore contro i diavoli tentatori, potè molto quella notte.
Fino a quando, fra un respiro e un sussurro, un insolito rumore esterno prese spazio nelle orecchie di Rosalba: passi concitati sul ghiaino, colpi sordi su lamiera e, inconfondibile, la voce alterata di suo marito. Riuscì a riscuotere anche Ivo dal quel delirio amoroso e a spedirlo fuori giusto in tempo per fronteggiare Natale, arrabbiato come una biscia, che stava prendendo a calci l’auto di quell’arrogante che aveva parcheggiato dove non poteva. Ivo ci mise del bello e del buono per calmarlo, impegnandosi solennemente a non accostarsi mai più a quello slargo. Rosalba ne approfittò per sgattaiolare in casa, ringraziando il cielo di avere un marito così collerico.
Pioggia e vento si erano placati ma la burrasca non era ancora passata. Lo squillo inatteso del telefono annunciò a Rosalba la nascita prematura della tanto desiderata nipotina. Così lei fu ben lieta di richiamare il marito in casa ai suoi nuovi doveri di nonno, rimproverandolo aspramente per l’intemperanza e facendosi aiutare ad appendere sulla porta un grosso fiocco rosa, annunciato come una promessa alla luce chiara del mattino.
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Rende benissimo l’idea della concitazione vissuta dalla protagonista, del rischio che corre, dell’imprevisto. Bello anche il finale, con il fiocco rosa che è una sorta promessa alla luce del mattino. Molto coinvolgente!
Intenso, passionale e vibrante. La trasgressione rende Rosalba imperfetta e umana. Scrittura vivida e felice.
Palesemente insoddisfatta della propria vita sentimentale, Rosalba manifesta con la sua temerarietà un grande desiderio di passione, da troppo tempo sopito.
Sfida la tempesta atmosferica e quella provocata dall’ira del marito pur di appagare i suoi sensi. Il fiocco rosa stempera tutto e placa gli animi. Bel finale..poteva andare peggio!
Racconto piacevole. Complimenti Benedetta e in bocca al lupo!
Rita G.