Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2012 “La Quercia e il Fannullone” (sezione racconti per bambini) di Daniele Bertolucci

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012

C’era una volta un giovane fannullone che rifiutava di guadagnarsi da vivere non volendo sforzarsi nel lavorare e preferiva andare in giro per il mondo mendicando e a volte rubando ciò di cui necessitava. In un giorno primaverile giunse in prossimità di una grande quercia nel centro di un folto bosco e si volle riposare sfruttando come giaciglio le sue radici.
“Come vorrei essere un albero” disse lamentandosi “fermo tutto il giorno nel solito luogo e nutrito dal cibo che cade dal cielo sotto forma di gocce di pioggia. Tutto questo senza muovere un muscolo.”
Ma la quercia, che era magica, ascoltò per bene il lamento del giovane e ribattè :”Bada bene a ciò che dici ragazzo. Credere che la vita di noi alberi sia semplice e senza alcuna difficoltà è credere male.”
“Perchè?” volle chiedere il fannullone.
“La nostra esistenza è difficoltosa e piena di fatica ma ci insegna quanto può dare dei bellissimi frutti un lavoro ben fatto e l’importanza della condivisione.”
Ma il giovane non volle credere alle parole dell’albero e continuava a sostenere che la vita di una pianta era molto meglio di quella condotta dall’uomo.
“Se non posso dimostrarlo a parole lascia almeno che lo faccia attraverso l’esperienza concreta” disse allora la quercia “Ti propongo un piccolo scambio: la mia anima dentro il tuo corpo e la tua nella mia corteccia.”
“Sta bene” disse il fannullone ed accettò l’accordo.
La quercia allora sollevò una piccola radice e toccò con la punta il petto del giovane ed istantaneamente le loro anime si scambiarono.
“Siamo in primavera” disse allora l’albero nel corpo del giovane “tra un anno tornerò a riportarti il tuo corpo ed allora decideremo quale delle due è la vita peggiore” e prima di lasciarlo aggiunse “Un ultimo consiglio: la primavera rende la mia chioma folta e bella ma ciò non durerà per sempre poichè le altre stagioni son per noi le peggiori. Durante l’estate, povera di piogge, impara non solo a risparmiare il cibo ma in particolare a condividerlo con le mie dilette foglie. Se questo non farai allora esse non resisteranno alla potenza della stagione autunnale e saranno strappate via con facilità dalla sua forza in quanto indebolite. Senza le tue compagne avrai pochissime possibilità di superare l’ultima delle quattro, quella invernale, la più rigida e malvagia nei nostri confronti. Essa arriverà imperversando sul tuo tronco indifeso e tu sarai costretto a sottostare alla sua forza essendo un albero incapace di ogni movimento. Segui dunque il mio consiglio” e se ne andò per la sua strada.
Il giovane visse una primavera di pace e tranquillità. La sua chioma cresceva diventando giorno dopo giorno folta e prosperosa ed egli non faceva altro che vantarsi con gli altri alberi di essere il più bello del bosco. Arrivò poi l’estate e, come aveva previsto la quercia, le piogge furono alquanto scarse. Il giovane si fece assetato e teneva per sè ogni singola goccia d’acqua non volendo sforzarsi in un lavoro di condivisione con le sue foglie che chiedevano a gran voce di essere nutrite. Arrivò poi l’autunno e, come aveva detto la quercia, cominciò ad attaccare la sua chioma. Non fu difficile per la severa stagione strappargli via tutte le sue foglie poichè esse giacevano fortemente indebolite a causa della mancanza d’acqua. Giunse infine l’inverno e, come la quercia aveva predetto, esso fu violento e malvagio. Venti sempre più forti e freddi cominciarono ad imperversare sul giovane e i suoi rami spogliati furono ben presto ricoperti da una neve sempre più fitta. Il fannullone aveva freddo, così tanto che pensava di morirne, avrebbe voluto almeno coprirsi ma aveva perduto la sua calda coperta di foglie a causa del suo comportamento egoista. Avrebbe voluto sollevare le radici così da muoversi in un posto sicuro dove gli fosse possibile trovare un riparo ma per quanto provasse e riprovasse il suo nuovo corpo non ne voleva sapere di muoversi. Fu costretto a sopportare quella cruenta stagione e ogni giorno che passava egli si faceva sempre più debole e di consequenza il suo tronco essicava giorno dopo giorno. Giunsero poi dei taglialegna in cerca di un albero da abbattere così da ricavarne legna da ardere per i loro focolari. Tra tutti gli alberi della foresta notarono in particolare quella quercia emaciata e scarna. Reputandola buona solo per il fuoco tagliarono completamente il tronco del giovane lasciando soltanto un piccolo ceppo e se ne tornarono alle loro case con la legna.
In primavera la quercia tornò nel bosco e vide che del giovane era rimasto soltanto il ceppo, quest’ultimo si stava lamentando della sua sfortunata sorte.
“Ti avevo avvertito di cosa sarebbe potuto accadere” lo redarguì allora la quercia “Lascia in pace la cattiva sorte poichè l’unica cosa per cui bisogna che tu pianga è il tuo sciocco comportamento” ma osservando il ceppo che piangeva ne ebbe compassione ed aggiunse “Hai imparato dunque quale delle due vite risulta la più faticosa?”
“La tua di certo!” esclamò il giovane lacrimando.
“Allora ritorna nel tuo corpo e fa tua l’esperienza di questo anno.”
Così le due anime si scambiarono di nuovo tornando nei loro corpi originali.
“Va dunque giovanotto poichè ti ho reso ricco e migliore” disse la quercia.
Così il giovane comprese come in quell’anno l’albero avesse sfruttato il suo corpo da umano lavorando duramente e guadagnandosi da vivere attraverso azioni oneste. Quell’esperienza cambiò completamente il fannullone che imparò a darsi da fare adoperandosi in diverse attività così da procurarsi il fabbisogno personale in modo retto e giusto. Come riconoscimento verso colei che l’aveva aiutato a maturare quella nuova vita egli si prese cura della quercia e ben presto da quel piccolo ceppo crebbe un albero rigoglioso e ancor più bello del precedente.

Loading

1 commento »

  1. Un racconto con molte più chiavi di lettura di quanto si possa pensare in un primo momento, non solo morale nei confronti della pigrizia, ma anche la natura madre che aiuta gli esseri umani, gli esseri umani stessi che si rivoltano e tagliano gli alberi, la cooperazione fra specie e razze diverse. Un bellissimo racconto per i piccoli che emoziona anche noi adulti, Bravo!!!

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.