Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2012 “La cartolina” di Toni Ciaramella

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2012

La cartolina gli stava proprio di fronte, sulla mensola, tra i liquori, e quando aveva finito di bere il caffè, lungo, a dirla tutta, aveva già deciso di andare al sud, a trovare quella spiaggia. Inserito il nome nel navigatore, salutati quelli del bar, dopo essere passato da casa, era partito.

Guidava con piacere anche se lo aspettava la Salerno Reggio Calabria. Aveva un suo metodo per ingannare il tempo e se stesso nei lunghi viaggi alla guida, ma questa volta era tutto concentrato sulla cartolina, non voleva farsi sfuggire l’immagine che lo aveva spinto a partire. Era la prima volta che gli capitava una cosa del genere, una specie di appuntamento al buio, la foto di lei sul depliant dell’agenzia, aveva visto qualcosa del genere in un film, e se ne era innamorato a prima vista.

Le istruzioni scorrevano sull’ipad, la voce femminile gli diceva dove andare, e lui, proprio come per un appuntamento con una sconosciuta, a chiedersi se quella spiaggia e tutto il resto gli sarebbero apparsi proprio come nella cartolina. Stendhal credeva che le riproduzioni si sostituivano al ricordo dei luoghi visitati, gli venne di pensare, continuando a giocare con  l’immagine della cartolina. Addirittura sosteneva che talvolta le riproduzioni arrivavano ad annullare il ricordo. Non gli era mai capitato o forse non ci aveva fatto caso, ma ammesso che lo scrittore francese avesse ragione, lui poteva concentrarsi sulla foto della spiaggia quanto voleva, senza correre alcun rischio. Non aveva ricordi di cui preoccuparsi!

Era bloccato. Isoradio parlava di due chilometri di coda. Sempre la stessa targa, ferma, davanti agli occhi. D’altra parte, si sapeva che Stendhal era un emotivo e non é’ detto che dovesse capitare a tutti quello che era capitato a lui. E poi quella che lui chiamava riproduzione –  siamo nel 1800 – poteva essere una piccola opera d’arte che aveva avuto buon gioco con il suo ricordo di Ivrea. Ma non era il suo caso, si ripeté ancora una volta. La cartolina non poteva sostituirsi al ricordo di un posto che non aveva ancora visto.

Un’auto della polizia a sirene spiegate, seguita da un’ambulanza, era sfrecciata sulla corsia d’emergenza. Stavano per togliere il tappo all’autostrada. Mancavano soltanto 58 chilometri.

 

 

 

Gli ha fatto trovare ancora lo stesso lettino. Forse il lettino è diverso, ma la posizione é sempre quella del primo giorno. Quando gli aveva chiesto di conservargli quel posto, non aveva detto niente, come se non avesse udito, ma aveva capito il messaggio-

Mentre si sistema, i soliti gesti, il borsone, l’asciugamano, gli occhiali da sole e i libri, troppi, spesso in conflitto tra loro,  sente che sbraita contro una famiglia che ha provato a sistemarsi sulla spiaggia senza ricorrere ai suoi lettini. E’ un vecchio ispido e incattivito come capita qualche volta ai … sanguemisti. Quelli dell’albergo, un ex villa dell’800, in alto, proprio sopra la spiaggia, lo avevano avvertito quando aveva chiesto come si faceva per scendere a mare. E’ stato trent’anni a New York, dove, a quanto raccontano, ha fatto diversi mestieri, e al ritorno in patria ha preso la concessione per la spiaggia. Laggiù, in America, il sangue che si era portato da casa, dolce sangue meridionale, doveva essersi guastato a contatto con le crudezze della vita americana. Si era fatto  il sangue cattivo. Qualcuno sosteneva che fosse stato rimpatriato come persona  non grata, ma se in quel paese aveva svolto attività illegale non ne aveva tratto profitto. Vive in una grotta ricavata nella parete di tufo e cespugli che delimita la spiaggia. Dicono che dentro l’abbia messa bene. Vista da fuori sembra una sistemazione disagiata e poi il comune non gli autorizza la fossa biologica. Per la spiaggia, spiega incazzandosi, per i bagnanti che affittano lettini e ombrelloni, ma non c’é stato niente da fare. Quando qualcuno chiede del bagno, dopo le contumelie per il sindaco, lo manda nello stabilimento a fianco, una struttura su palafitte, elegante di fiori e tavolini azzurro-mare, dove c’è anche la possibilità di una caprese o una fresella con le acciughe.

No grazie. Vuocumprà, alti e variopinti,  arrancano incerti sui ciottoli neri che l’acqua rende lucidi e scivolosi. Una spiaggia instabile, mobile, di sassi piatti, ideali per chi ama il lancio a filo d’acqua. C’è chi li fa saltare anche sei o sette volte, cavallette d’acqua che finiscono contro i cavalloni. Perché il mare è sempre mosso, il mare che s’infrange contro la barriera di sassi, anche quando fuori, appena fuori dalla insenatura, è assolutamente calmo. Forse sono gli alti faraglioni che lo fanno infuriare. Lo spettacolo va in scena tra questi due speroni di roccia che fanno da quinte alla spiaggia. Particelle d’acqua esplodono nella luce del sole in forme mai uguali,  l’asincrono delle onde suggerisce soluzioni infinite, come note musicali in combinazioni sempre nuove e inattese.

Schizzi arrivano fino a lui. La prima volta in tre giorni che tiene fede a quel posto e sembrano scuoterlo. Ormai conosce quel panorama a memoria e deve ammettere che la cartolina non mentiva anche se la foto era stata presa da un punto diverso della spiaggia. Come per un’improvvisa fioritura marina, destinata ad appassire poco dopo, bollicine occhieggiano trasparenti tra i sassi invasi dall’acqua. Proprio un bel posto.

Si è tirato su. A fianco si è sistemata una famiglia con un grosso contenitore che da via un eloquente odore di pasta al sugo. Forse dovrebbe decidersi a partire. Certamente non dimenticherà quel posto e, se col tempo gli dovesse sfuggire qualche particolare, potrà sempre ricorrere alla cartolina sulla mensola del bar, in barba ai timori di Stendhal. Che poi, come faceva a essere così sicuro che fosse tutta colpa della riproduzione e che il difetto non fosse invece nel ricordo? Labile e di corta … memoria, che dopo un certo tempo aveva cominciato a sfaldarsi, a perdere pezzi e allora l’inconscio, per salvare una traccia di quella esperienza, aveva preso a colmare i buchi che si aprivano nel ricordo con quello  che ricavava dall’immagine …  come se domani, nel ricordo della spiaggia, incominciassero a sfumare i sassi neri e, lì, l’inconscio pronto a sostituirli con quelli della cartolina, quindi il faraglione di sinistra e poi quello di destra, subito rimpiazzati grazie alla foto e infine il pinnacolo che…  E’ certo che nella cartolina ci fosse  anche un sottile pinnacolo  sulla destra, lo ricorda bene, e  soltanto adesso  si accorge di non vederlo.

Favorite, favorite. La famiglia si è messa a mangiare. Per un attimo il caldo odore del ragout gli devia i pensieri. Ma è assolutamente certo che al bar il pinnacolo c’era. Il vecchio sta parlando con uno della famiglia che insiste per fargli accettare un piatto di pasta. Non riesce a frenarsi e appena vede che ha finito, gli fa cenno di avvicinarsi e gli chiede se una volta davanti alla spiaggia c’era anche un terzo spuntone di roccia. All’inizio non capisce, ma quando gli racconta la storia della cartolina, ha una reazione che assomiglia a quella di una persona molto soddisfatta. Con i soliti modi bruschi, farfugliando qualcosa, gli fa cenno di seguirlo. Alcuni scalini e sono su un piccolo terrapieno, il ballatoio naturale sul quale si apre la porta della grotta. Da lì il pinnacolo c’é, appena defilato sulla destra, è sembra sorgere dall’acqua come un’elegante stalagmite. Il vecchio l’ha lasciato solo e quando riappare ha in mano alcune cartoline, tutte uguali, uguali anche a quella sulla mensola tra i liquori del bar. Incredibile! L’ha fatta mio nipote, proprio da questo punto, gli dice mentre gliene porge una. Col computer mi trova gli indirizzi di bar e trattorie, a Roma, Milano, e io, che ne ho fatte stampare un po’ in paese, ogni tanto ne prendo una, aggiungo Saluti e felicità a tutti, Antonio, e la spedisco. Il nome? Non ci badano. E’ una cartolina di buon augurio e finiscono quasi sempre per metterla in mostra.

 

 

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