Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti per Corti 2018 “Schroedinger” di Lisa Santucci

Categoria: Premio Racconti per Corti 2018

Simona è una ricercatrice seria e affidabile, un’autorità nel suo campo, non un genio ma con alle spalle un consistente numero di ricerche internazionali con il suo nome sopra.

È ostinata e forte, sempre a testa alta affronta suo marito Walter, ricercatore anch’egli ma decisamente inesperto. Sapeva bene a cosa andava incontro con il matrimonio, ma con lui la vita era colorata e semplice. Entrambi si dedicano alla ricerca e al cervello, Walter è particolarmente preso ma non ha lo stesso talento di Simona, per questo quando lei ha ottenuto il posto di lavoro all’EBRO, un famoso istituto di ricerca a livello europeo a soli 28 anni, la gelosia e la competizione hanno cominciato a distruggere la coppia. Quando, 5 anni dopo l’ha finalmente raggiunta i rapporti erano ormai freddi. In quel periodo lui ha anche smesso di chiamarla Mona e tesoro, come aveva fatto fin dai primi tempi della loro relazione.

Simona ha un amante, il professore Nicholas Brown, un uomo di 52 anni estremamente affascinante dalle leggere lentiggini e pratico… ed estremamente diverso da Walter.

La sua era diventata un’ossessione, era passionale, gelosa, viva, ogni sguardo un affronto, ogni passo un assalto e ogni contatto una battaglia. Non c’erano regole, tranne una: lui doveva chiamarla Mona.

La loro ricerca mira a scoprire le aree del cervello specifiche che controllano i centri della memoria e del linguaggio per poterle modificare a loro piacimento. Ufficialmente è per curare l’Alzheimer e altre malattie neuro-degenerative. L’EBRO è un ente indipendente e privato, ma come ogni istituto ad alto livello è principalmente finanziato dalla Difesa.

Lo stato infondo è controllato dalla guerra anche in un periodo di pace.

Una chiamata improvvisa dall’ospedale l’avverte che suo marito è rimasto coinvolto in un incidente, la sua vita è in grave pericolo.

La corsa in ospedale non è facile. È notte fonda, l’ospedale è dall’altra parte della città.

La prima cosa che le viene in mente è chiamare Nicholas, non risponde, allora prova con un taxi ma è venerdì sera e deve attendere almeno 10 minuti prima che ne arrivi uno.

Quando finalmente riesce ad arrivare in ospedale la madre è già lì ad attenderla ed insieme aspettano i risultati dell’intervento, intanto nei notiziari sono comparsi i nomi delle persone coinvolte: Walter Castelli e una famiglia con un figlio, morto sul colpo. Seguono mille chiamate al cellulare di Simona, che non risponde a nessuna, nemmeno quella di Nicholas.

Walter è vivo ma in coma e finalmente Simona incontra il professore nei corridoi dell’ospedale. Si lamenta del fatto che la coppia coinvolta voglia alzare un polverone; dichiarano che sono andati a sbattere perché la macchina di Walter era già ferma sulla carreggiata a luci spente.

Infine il marito viene dichiarato morto cerebrale e quel giorno lei rivela a Nicholas di essere incinta. All’inizio entra nel panico, dice che è di Walter e che ora dovrà crescere senza un padre. Si corregge affermando che non sa di chi è il bambino.

“Voglio usarlo” dichiara, riferito al marito, ma Nicholas rifiuta per gelosia.

Molti, compresi i genitori del bambino morto nell’incidente vogliono che sia staccata la spina e che i soldi che sta sprecando su un morto siano usati a scopi benefici e più utili. Lei continua a difendere suo marito, facendo appello all’umanità delle persone, affermando che c’è ancora vita in lui per poi non crederci veramente neanche lei. Un giorno constata felice che il suo corpo può ancora avere un’erezione.

Di ritorno dal pranzo Simona entra nella stanza di Walter per trovarla vuota, chiede all’infermiera che cosa è successo e scopre che il marito ormai è stato portato all’obitorio, “qualcuno con un’autorità più alta della sua ha dato il consenso”.

Simona torna al lavoro in laboratorio, scopre che ci sarà un’aggiunta al suo team: un gruppo mandato dagli americani.

Appena entrata nel laboratorio Simona è sorpresa di vedere un cervello vivo.

Grazie ad un errore burocratico provocato da Nicholas con l’aiuto degli americani, sono riusciti a mettere le mani su un altro paziente, dichiarato morto per arresto cardiaco poco dopo essere giunto in ospedale, ma con il cervello ancora reattivo.

Simona risolve presto la sua moralità e inizia le ricerche fino al primo segno di risposta del cervello, il monitor segna attività nelle aree del cervello cognitive e legate all’immaginazione: sembra che stia sognando. Finalmente la risposta che cercavano! Il cervello risponde agli stimoli come dolore e freddo, se crede di percepirli.

Simona sta riordinando i fogli di ricerca e sta per spegnere il microfono quando Nicholas l’afferra da dietro e le bacia il collo. La gira e s’inginocchia: “mi vuoi sposare?” Simona è incredula, distoglie lo sguardo è nota dietro la testa dell’uomo la scansione del cervello e la lucina rossa del microfono. Allora l’amante riformula: “Mona. Mona, mi vuoi sposare?” Il cervello reagisce e la donna lo guarda, senza fare niente.

Nicholas quindi si ritira dichiarando che aspetterà. Non sono le aree cognitive ma quelle della memoria ad aver risposto e continuano ad essere attive, ragiona ad alta voce Simona e chiedendosi se incredibilmente non fosse sveglio… vivo.

Domande dicotomiche si susseguono… e il cervello risponde. Partono da cose semplici, di cui conosce le risposte grazie alla sua cartella: da “sei un uomo?” a “sei sposato?” o “hai figli?”. Nessuno ne sa niente, vuole la ricerca per se.

Simona è pensierosa, si tocca la pancia ormai impossibile da nascondere e “walter” esce dalle sue labbra.

Una risposta. Dal cervello. Un brivido e poi “Mona” riverbera nella stanza. Una reazione. “Sei Walter? Il tuo nome è Walter Castelli? Tua moglie si chiama Simona?” La reazione è molto più intensa delle precedenti. Cade a terra portandosi dietro diversi fogli e la cartella clinica del paziente Ramon Antonio.

Dopo essersi ripresa, con una siringa inietta un farmaco nella flebo cerebrale e il cervello si spegne.

“Se ti dicessi che uscirò con te a cena, prenderesti un corpo per me?” Dice a qualcuno dall’altra parte del telefono.

La persona che si presenta al tavolo di Simona è il capo del gruppo di ricercatori americani, un certo dottor Ritz. La mette al corrente dell’operazione che ha coinvolto i membri della sua equipe nell’estrazione del materiale di ricerca; “per niente spagnolo ma molto italiano”, aveva assicurato.

Alla domanda su chi avesse dato l’autorizzazione Ritz risponde solo che gli avevano dato motivi sufficienti per credere che fosse stata lei.

Sotto casa della donna, Nicholas confessa di aver dato lui stesso l’autorizzazione a staccare la spina; per vivere la sua storia con lei liberamente.

Possono giocare insieme allo stesso livello, le promette una vita di rispetto, controllo e passione, qualcosa di soddisfacente per entrambi. Stanno per addormentarsi quando Nicholas, con una mano sulla pancia di lei afferma di voler prendere un appuntamento al più presto, “Uno pro aborto lo troviamo”.

Parla al cervello del marito, con domande dalle risposte monosillabiche gli chiede se sarebbe stato felice di avere un figlio, gli dice che probabilmente uno lo hanno davvero.

Ciò che l’ha convinta è la comunità in rete: si è confidata come con nessuno, il primo commento l’accusava di essere una snaturata di madre, che non amava suo figlio, che dovrebbe assumersi le sue responsabilità.

Il secondo, più pacato, le chiede che vita pensa avrebbe il figlio e se le va bene così: prende appuntamento.

Il giorno del matrimonio di Simona e Nicholas non è molto diverso dal solito: al mattino lavorano in laboratorio come sempre, sono tutti in fermento e discutono della possibilità che il cervello sia vivo, perché dei rilevamenti hanno indicato un’attività cerebrale simile a quella della fase REM, molto intensa.

Alla sera Nicholas ha voluto portare la sua sposa di nuovo in laboratorio, nonostante le proteste di lei. Qui le confida che il cervello su cui stavano lavorando da mesi è in realtà quello di Walter. Che se lo meritava perché con un testa coda aveva ucciso delle persone, Simona non capisce, la macchina non era già ferma in carreggiata?

Ritz si siede gongolante davanti a Simona, “Hai scoperto che ha ucciso lui tuo marito?” Ovviamente Ritz ha fatto le sue ricerche: Nicholas aveva fatto richiesta all’associazione americana lo stesso giorno dell’incidente, affermando che avevano trovato un cervello e ovviamente aveva anche già comunicato il nome di Walter Castelli.

Gli tira un ceffone, poi un altro, ancora fino a che non vengono cacciati dal ristorante.

Fuori gli chiede se vuole testare la vita eterna: dovrebbe interessare all’America.

Nicholas dorme nel loro letto, un gruppo di paramedici entra e lo porta via senza problemi.

Walter sta venendo preparato per l’intervento e Simona lo rassicura, avrà di nuovo un corpo e sarà quello di suo marito. Avranno una famiglia insieme, ma pancia gonfia.

Un uomo si sveglia in ospedale, la prima cosa che vede è una testa bionda, quella di Simona, appoggiata alla sua mano, poi gli occhi lucidi di lacrime.

Una bambina arriva zampettando e abbraccia la donna, ha le lentiggini come l’uomo nel letto.

“Walter? Sei tu…? …Nicholas?” Un po’ più in ansia.

“Mona” è la prima parola che l’uomo pronuncia. E sorride.

 

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