Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2017 “Buca” di Alessia Chiappini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Mi piaceva fare buche ma ancor di più mi piaceva riempirle.
Le mie buche erano frutto di una ricerca accurata : la prima volta che mi venne in mente di farne una andai a cercare sul web proprio la parola BUCA:
Mi accorsi che vivevamo in un mondo di buche sia da vivi che da morti: c’era la buca del biliardo,la buca da golf, buca del postino,e poi tanti tipi di buche dedicate al morto: buca per il defunto, buca per il cadavere, buca per la salma.
Mi appassionai al mondo della buca e ancor di più alle linee guida sul web che suggerivano passo dopo passo come utilizzarle.
Il sito con tutti i consigli dalla A alla Z si chiamava: la famiglia in una buca
Praticamente spiegava step dopo step come mettere i componenti della famiglia in apposite buche fatte nel giardino.
Prima di entrare nel sito dovetti dare l’autorizzazione all’uso dei dati personali e compilare un modulo con la descrizione dei familiari da inserire nelle buche che avrei realizzato.
Ci misi soprattutto gli animali perché avevo solo una moglie, brutta e grassottella, che piantava garofani e crisantemi.
Scrissi l’elenco
Piccoli animali : criceto Otello
Animali medi: gatto Attila, cane Harlock
Animali grossi: moglie grassottela
C’era anche la voce dedicata ai componenti extrafamiliari, ovvero buche per i vicini, ma la casella riportava il riferimento ad un altro link intitolato : utilizzo della scavatrice per famiglie confinanti.
Avrei approfondito anche questo secondo link , ma ora era giusto che mi occupassi dei mie familiari.
Portai il computer in giardino e presi la gabbietta di Otello, il sito suggeriva, nel caso di seppellimento di piccoli animali come appunto il criceto di dargli prima una morte rapida e subito dopo recitare il seguente mantra per almeno due volte :
il criceto non manca di nulla in pascoli erbosi si va a riposare, il criceto non manca di nulla in pascoli erbosi si va a riposare.
Una volta in pace con il criceto, che avevo precedentemente soffocato in un secchiello d’acqua, continuai a leggere.
Seconda fase: trovare un posto raccolto come una aiuola e fare una piccola buca profonda almeno dieci centimetri ed inserire la piccola salma.
Anche questo passaggio fu rapido.
Infine visto che la memoria del criceto morto poteva incidere sul buon umore si sconsigliava vivamente di mettere una lapide commemorativa.
Ricoprii tutto con la terra e andai a fumarmi una sigaretta come ricompensa del primo lavoretto ben fatto.
Ora era il turno di Attila che se ne andava in giardino a flagellare le gatte, era grosso nero peloso ma era anche un po’ zoppo e non fu difficile prenderlo , anche lui come il criceto si ritrovò con la testa nel secchio d’acqua ma per essere sicuro che fosse davvero morto lo sbattei un paio di volte su un muretto.
Ad Attila non recitai il mantra perché il tutor non lo suggeriva.
Si consigliava di invitare qualcuno per assistere alla procedura di interramento ma al momento ne il cane ne la grassottella di mia moglie erano reperibili.
Procedetti dunque da solo leggendo il tutor e seguendolo ancora una volta passo dopo passo:
Porre il gatto, assicurandosi che non miagoli e non respiri, in una scatola, se non avete una scatola che lo contenga, in alternativa utilizzate una padella, possibilmente con i bordi alti in ultima alternativa seppellitelo con il suo solo pelo.
scelsi la padella e sigillai il tutto con il domo pack.
Ancora il tutor suggeriva: prima di chiudere la grande buca fatta con la pala, potete cospargere la stessa buca con un po’ di erba gatta o con qualche spezia come il cumino e il coriandolo per coprire gli odori.
Salutate per l’ultima volta il vostro caro gatto.
Un po’ mi vergognavo ma feci ciao ciao con la manina.
Infine riponete bene la terra sulla buca e se lo desiderate segnalate la buca stessa con una piccola croce andranno bene anche due stecchini incrociati con un piccolo spago, è fondamentale che li passiate prima in mezzo ai vostri denti soffiandoci sopra più volte con molta accuratezza cosicchè il gatto potrà liberare la sua anima accompagnato dal vostro alito invece che da un qualunque alito di vento .
Ero davvero bravo ma ero anche un po’ stanco e dovevo ancora occuparmi del cane e forse anche di mia moglie.
Mi dispiaceva un po’ mettere nella buca il cane Harlock e la mia unica moglie Tina bruttina e grassottella. Entrambi però facevano paura ai bambini: Harlock era un bassotto con un solo occhio, un solo orecchio, la coda spezzata e grassottello come Tina, insomma aveva l’aspetto di un grande Hot Dog masticato.
Il tutor suggeriva nel caso si avvertisse questo malinconico sentimento di affetto di chiamare le pompe funebri o in alternativa per non essere sopraffatti da sentimenti di buonismo accendere subito un falò.
Se non avete possibilità di accendere il fuoco in giardino potreste entrare in casa ed ottimizzare i tempi mettendo il cane a girare per qualche minuto nel microonde naturalmente si consiglia di far prima morire il cane, il nostro sito è sorvegliato dagli organi contro il maltrattamento degli animali, quindi prima di trattarli per il seppellimento si consiglia di dargli una morte rapida.
Non ricordo quanto fosse morto il cane quando lo misi nel microonde ma ricordo che ci fu una piccola esplosione nella cucina. Il cane era scoppiato, ma era colpa mia, il tutor l’aveva spiegato ma io non avevo letto che non tutti i microonde si combinano con un cane, solo i chihuahua possono essere messi in tutti i modelli.
Non potevo cambiar microonde ne prendermi un chihuahua da seppellire.
Mi limitai, mettendomi un paio di guanti, a prendere quello che rimaneva di Harlock.
Il link con la parte dedicata al seppellimento del cane sottolineava poi un punto fondamentale:
Il cane merita una vostra poesia che lo descriva in tutta la sua bellezza e l’amore che vi ha dedicato.
Una poesia era davvero cosa difficile, ero un sentimentale ma poesie per Harlock non ne avevo mai scritte.
Cercai sul Web e vidi una poesia di un certo Stefano Benni.
La riadattai al mio bassotto e la recitai con enfasi mentre coprivo la buca: “Harlock era un cane bassino quando camminava cinque orme lasciava , quattro zampette e il pisellino”.
Guardai fiero le tre buche mentre preparavo la quarta.
Il criceto aveva avuto il suo mantra, il gatto la sua croce e il cane una sentita poesia commemorativa.
Se con loro feci un bel lavoro con mia moglie Tina brutta e grassottella non riuscii ad applicarmi allo stesso modo.
Sul seppellimento della moglie il link riportava tante varianti ed era davvero difficile scegliere: puoi istigare tua moglie a litigare facendola parlare così tanto da provocarne il soffocamento, o ancora potete provocarne il suicidio stendendovi sul divano in mutande e canottiera con birra e telecomando, la faccia unta e pezzi di prezzemolo tra i denti e ruttando liberamente, ma qui c’è il rischio che lei se ne vada.
In qualsiasi modo la vogliate uccidere non vi chiedete perchè e per come. Fatelo e basta.
Trovai Tina in giardino a piantare i soliti garofani e crisantemi, era accovacciata nella stessa posizione in cui si trovano i cocomeri maturi sui campi.
Era davvero un gran cocomero , sarebbe bastata una leggera spinta per farla rotolare nella sua stessa buca, ma visto che volevo evitare di seppellirla viva e poiché avrei dovuto allargare il diametro della sua piccola buca, pensai di dargli un colpo di pala sulla testa.
Certo sarebbe stata più eclatante una morte in forno o sistemata in un certo modo in un surgelatore, ma non volevo fare lo stesso errore che avevo fatto con il cane anche perché non conoscevo i tempi di cottura di una moglie così grassottella, ne tantomeno avevo un surgelatore così grande da contenerla ne possedevo una motosega.
Il lavoro era comunque ben fatto, allargai la buca, deposi la salma e senza leggerlo nel tutor di mia spontanea volontà finii di piantare tutti i crisantemi ed i garofani.
Ora era davvero un bel giardino quattro buche di grandezza diversa e un nuovo profumo si diffondeva nell’aria, peccato che il mio vicino avesse un giardino così formale. Non passo molto tempo, però, che finalmente mi chiese di andare nel suo giardino ad aiutarlo a spostare dei sacchi di terra. Gli chiesi di concedermi un minuto e poi sarei andato.
Fischiettando e saltellando andai verso il computer. C’era ancora da usare il link: utilizzo della scavatrice per famiglie confinanti.

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11 commenti »

  1. Un divertente e originale pulp fiction casalingo scritto con un’ironia che non perdona nessuno. Complimenti Alessia!

  2. Meraviglioso, MERAVIGLIOSO! Alessia sei una ganza, ma che dico, stra ganza! Ormai conoscerai questo aggettivo fiorentinaccio ,(l’ho già usato per l’altro tuo raccontino) ma con te lo uso volentieri, perché , qui in Toscana , gli è il massimo.A dirla proprio tutta , ..il tema potrebbe essere tragico, ma tu, con un colpo di Pala, lo hai reso magico e divertente. Son morta dal ridere….MA NON VOGLIO TU MI METTA IN BUCA!!! P.s. Magari un accento sul ne,…non ci starebbe male.poi scusa, dove e’ quel link di cui parlavi? …così..

  3. Alessia, complimenti! Non ho parole.. Oltre ad essere un racconto che vale più di cento trattati nel mettere a fuoco problemi e aspetti del mondo contemporaneo, a mio parere ciò che lo rende un piccolo (Grande) capolavoro è il ritmo, il fatto che ogni parola è al posto giusto e al momento giusto, e non c’è frase che non si concateni in modo perfetto all’altra fino al finale che ci sospende su un niente abissale sconcertante ed esplosivo. Certo, può essere solo un parere personale, ma ciò che è certo, ciò su cui posso mettere la mano sul fuoco, è che nel momento in cui Stefano Benni si renderà conto di essere stato menzionato in un racconto del genere non potrà che esserne enormemente orgoglioso.

  4. Bellissimo! Io ci trovo un’analisi sarcastica della nostra quotidianità da urlo & risata insieme, alla maniera di certi film dei fratelli Coen o certi scritti di Manganelli. Bravissima davvero!

  5. Definirei questo racconto un incrocio tra il film Funny Games e il caso Blue Whale: l’ho trovato abbastanza disturbante, e del resto l’umorismo macabro deve esserlo.

  6. Alessia, te l’avevo detto che sei ‘GANZA! ‘ dimolto !!!

  7. Vero!
    Stra ganza!
    Ha ragione Laura!

  8. Cara Alessia, ti dico subito che dopo aver letto il tuo racconto “La Buca” mi si è aperta la porta dei ricordi riportando alla mia mente una canzone dei Beatles ed in particolare al tratto finale della canzone dei Beatles A Day in the life, laddove è scritto:
    “I read the news today, oh boy
    4,000 holes in Blackburn, Lancashire
    And though the holes were rather small
    They had to count them all
    Now they know how many holes it takes to fill the Albert Hall
    I’d love to turn you on”
    Traduzione
    Ho letto il giornale oggi, oh ragazzo
    4.000 fori a Blackburn, Lancashire
    E anche se i fori erano piuttosto piccoli
    Li hanno dovuti contare tutti
    Ora sanno quanti buchi servono per riempire la Albert Hall
    Mi piacerebbe accenderti.
    Naturalmente il mio parallelismo è del tutto personale! Amo quella canzone da sempre. Pur tuttavia qualche attinenza tra il testo di quella canzone ed il tuo racconto esiste. Il tuo racconto nella chiave paradossale che tutto rappresenta come estremo per raccontare una verità altrimenti non rappresentabile nei normali canoni descrittivi, si avvicina alquanto al modo come i Beatles volessero rappresentare quel tempo in cui i ragazzi attraverso le droghe facevano della psichedelia la loro chiave di lettura del mondo, e di come la società volesse attraverso il controllo sul numero dei buchi imporre canoni borghesi ormai desueti tra i giovani della Swinging London. Io credo che il tuo modo di rappresentare la realta sia essenzialmente di natura psichedelica. Inoltre il crescendo narrativo e il continuo riferimento ai buchi, prende così tanto come una coazione a ripetere producendo un effetto tripofobico che stringe il collo e toglie il respiro. Comunque il vero significato che i Beatles vollero dare al significato dei buchi, si tratta probabilmente di un gioco di parole all’inglese, a un buco per terra, qualcosa che può essere riempito con qualsiasi contenuto. E qui le cose ritornano.
    Brava!

  9. Si riempiono buche come si riordinano indumenti stirati e piegati dentro l’armadio 🙂
    Complimenti!

  10. Alessia, grottesco e irriverente; non so ancora bene che cosa mi ispira. Scavare svuotare riempire, seppellire affetti che non lo sono più… mi inquieta il tuo racconto,, ma forse è questa una delle sue funzioni.

  11. “puoi istigare tua moglie a litigare facendola parlare così tanto da provocarne il soffocamento, o ancora potete provocarne il suicidio stendendovi sul divano in mutande e canottiera con birra e telecomando, la faccia unta e pezzi di prezzemolo tra i denti e ruttando liberamente, ma qui c’è il rischio che lei se ne vada” qua sono proprio scoppiata a ridere davanti al pc!
    Racconto che cammina sul filo della follia, assolutamente sopra le righe ma con una leggerezza disarmante. Ciò che appunto mi ha colpito di più è il connubio tra lo stile placido di una fiaba e il contenuto così inquietante, se mi passi il termine: credo sia proprio questo mix che rende il racconto così godibile e forte allo stesso tempo.

    Complimenti!

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