Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti per Corti 2017 “Il pianista” di Stefania Serio

Categoria: Premio Racconti per Corti 2017

Chopin, lo chiamano tutti con ironia, lui stesso ha dimenticato il suo vero nome.

Quando vivi da emarginato non ha importanza come ti chiami; un nome vale l’altro. Per Chopin un’unica cosa che ha importanza: procurarsi da bere.

Ogni giorno, tra mille peripezie fatte di accattonaggio, elemosina e meschinità si consuma la sua personale guerra che lo conduce sempre allo stesso obiettivo: una bottiglia scadente che cancella tutto il resto. Nulla ferma il suo intento, infatti ignorando che Gregorio, la sera precedente, lo ha cacciato dal suo locale e gli ha intimato di non tornare, lui si presenta lo stesso.

Lo sguardo torvo di Gregorio non lo intimidisce e, con sfacciataggine gli chiede una bottiglia. La meno cara, non ha importanza.

«Hai una faccia tosta unica, vecchio! E come pensi di ripagarmi?»

Chopin balbetta di una improbabile pensione e rimborso che attende, ma l’uomo che gli sta di fronte ride sguaiatamente e lo accusa di essere un bugiardo.

«Questa è un’altra delle tue balle, vero? Come il fatto che sei stato un famoso pianista.»

Nel locale non c’è molta gente, luci e musica soffusa, al centro un pianoforte.

Gregorio sempre ridendo propone a Chopin uno scambio: gli darà una bottiglia se lui suona qualcosa al pianoforte.

«Dimostrami che ciò che dici è vero! Se sei stato davvero un pianista, cosa ti costa farlo?»

Il vecchio si fa indietro, lo sguardo perso. Fugge dal locale.

Ritorna a casa, in cucina piatti sporchi nel lavandino, bottiglie sparse. Le raccoglie e tenta di stillare le ultime gocce rimaste, con un gesto di rabbia lancia una bottiglia conto il muro. Piange.

«Sei davvero irriconoscibile, non avrei mai creduto che avresti fatto questa brutta fine.»

Il vecchio è di spalle alla voce e resta dapprima immobile poi si gira e vede una figura in penombra seduto all’unica sgangherata poltrona.

Gli chiede chi sia e cosa ci faccia a casa sua, come è entrato.

L’interlocutore resta impassibile, di lui si vedono solo delle scarpe nere lucide e un pantalone nero da smoking. Il viso resta in ombra.

Continua a parlargli con un tono di rimprovero su ciò che è diventato e gli ricorda chi è stato in passato.

La stanza si riempie di una musica al pianoforte. È il Notturno di Chopin Opera 9 n° 2.

Il vecchio piange.

Flashback e si vede un uomo giovane al pianoforte in un teatro, la sala gremita, tutti in ascolto ossequioso.

La voce ritorna a parlargli ricordandogli i vari concerti che ha eseguito quando il mondo gli apparteneva.

Il vecchio gli chiede come fa a conoscere quei particolari della sua vita.

L’altro ignora le sue domande e gli parla ancora del suo passato.

Flashback: ora il concertista è dietro le quinte con una ragazza, gli parla all’orecchio, lei gli sorride.

L’uomo in penombra interrompe ancora i ricordi e quasi gli urla che è stato solo uno stupido a illudersi. Davvero aveva creduto che quella donna avrebbe sacrificato il suo nome, la sua ricchezza per seguirlo? Lui era stato solo una distrazione e in fondo lei non gli aveva mai detto di amarlo. Ma lui se ne era innamorato al punto tale che avrebbe scalato una montagna per lei.

Il vecchio ora sembra non ascoltarlo più, guarda in aria inseguendo i suoi fantasmi.

Flashback: Il pianista è a teatro, sale sul palco, viene applaudito, qualcuno gli lancia una rosa, la raccoglie. Vede la sua amata e bacia la rosa guardandola. In quel momento nota che seduto al suo fianco c’è un uomo che le parla in un orecchio. Lei lo bacia su una guancia.

Il concertista lascia cadere la rosa e va al piano. Le sue mani pigiano la tastiera con rabbia, una nota stonata. Fine Flashback.

La voce dell’uomo in ombra lo rimprovera per quella nota stonata e gli dice che da allora è iniziato il suo declino. Gli ripete ancora che è stata solo sua la colpa, aveva tante donne che gli giravano intorno ma lui no, voleva solo quella.

Il vecchio solo allora sembra attento alle sue parole e gli risponde che lui ci aveva creduto davvero e che mai avrebbe immaginato che lei potesse in seguito ferirlo così tanto.

«Anche la sua voce era cambiata e mi ha deriso, mi ha offeso . . .»

Ora l’uomo in ombra si alza e gli urla che lo disprezza. Il viso è sempre sfumato.

Flashback: il concertista e la donna litigano, lei gli dice di non infastidirla più e che non lo ama. Davvero credeva che l’avrebbe seguito in giro per il mondo? La sua risata è terrificante. Lui va in un bar e chiede da bere. Si presenta al concerto serale ubriaco, la folla gli fischia contro. Lo si vede seduto al piano di locali infimi e sempre con la bottiglia vicina. Viene cacciato anche di lì. Cammina, lo si vede allontanarsi di spalle che barcolla. Fine flashback.

«Cosa vuoi da me?» chiede all’uomo in ombra.

L’uomo gli risponde che vuole solo un’unica cosa: che finisca la sua vita come l’ha iniziata e aggiunge che glielo deve.

Il vecchio annuisce, esce di casa e torna al locale di Gregorio.

Al piano c’è qualcuno che suona, lui lo spinge e si siede al suo posto. Il cameriere sta per intervenire ma Gregorio lo ferma e guardano insieme la scena. Il vecchio fa prima degli esercizi, come a voler sgranchire le dita poi inizia a suonare sbagliando molte note e infine ne esce una melodia meravigliosa. Il notturno. Al piano si avvicina l’uomo in ombra e si mette di lato, ancora il viso è sconosciuto, il vecchio lo guarda e gli sorride, l’altro annuisce e piano si schiarisce finalmente il volto: è lui stesso da giovane.

Nel locale sono tutti in silenzio che lo ascoltano suonare. Quando finisce applaudono. Il vecchio esce dal locale, Gregorio è ammutolito e lo segue con lo sguardo.

Per strada si vedono di spalle il vecchio e l’uomo in ombra.

Il vecchio mette una mano sul cuore, i tratti deformati e cade per terra.

L’uomo in ombra continua a camminare e si perde nella notte.

 

 

 

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2 commenti »

  1. Stefania,

    quanta delicatezza ed eleganza in questo racconto.

    La storia del declino di un uomo, che sprofonda dalla magia delle note di Chopin alla dannazione della bottiglia.

    Il finale odora di rivalsa e, sono convinto, che mentre il vecchio stava cadendo a terra un sorriso sereno sia comparso sul suo volto.

    Magari con il suono del Notturno in sottofondo.

    Complimenti.

  2. Stefania, bellissimo, vorrei vederlo rappresentato nel corto, riuscita l’ immagine del doppio che accompagna il protagonista.
    Brava, brava.!

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