Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2016 “Una barca color vinaccia” di Antonio Elia

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

Adriana si preparava per uscire con i suoi amici. Avevano programmato una serata a Santa Cesarea, in un locale sul mare, non lontano dal palazzo moresco che strapiomba dalla sua base nel mare, dove si poteva ballare e ascoltare musica in un’atmosfera distensiva che conciliava le confidenze e la complicità. Il Caicco evocava atmosfere orientaleggianti, tende che si muovono discrete al soffio della brezza marina, viaggi per mare tra Bisanzio e Otranto, e alzando lo sguardo verso occidente, stagliata contro il blu cobalto del cielo notturno, ti folgorava la nitida visione della cupola del palazzo illuminata dalla luna nel suo primo quarto, sospesa sopra la breve guglia tondeggiante.
Era la notte di S. Lorenzo, il dieci di agosto, la notte in cui un gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Il cielo era terso, la fresca brezza che soffiava da sopra la serra infliggeva alla superficie del mare brividi intermittenti che rifrangevano la luna come una distesa di piccoli specchi semoventi; l’aria era leggera, ideale per osservare lo sciame delle Perseidi, che d’un pianto di stelle inonda la cupola celeste, ed esprimere desideri giammai esauditi, pronunciati con la convinzione e la segreta speranza che si avverino.

Luigi e Tommaso avevano deciso di non seguirli. Essi non amavano la confusione dei locali affollati, preferivano il silenzio dei paesini deserti e lontani dai richiami dell’estate o le manifestazioni popolari, tipo le feste patronali o le musiche e le danze tradizionali. Quella sera avevano in programma di recarsi a Corigliano dove si teneva un concerto dei Ghetonia, una delle tante serate preparatorie della “Notte della taranta”. Gli altri preferivano quello conclusivo del ventitré a Melpignano, dove si suonava e si ballava fino all’alba, dove erano attese oltre centomila persone.

La musica accarezzata dalla brezza si diffondeva tra i tavoli del Caicco come un flusso ondeggiante di alti e di bassi prima di disperdersi sulla scogliera e sul mare. Nessuno ballava sulla rotonda.
Adriana era taciturna. Il suo umore quella sera non era dei migliori. Aveva cercato di convincere Luigi a stare con lei, sarebbero andati da soli a cena in un locale tranquillo, una passeggiata romantica e per finire un posto appartato dove guardare in silenzio le stelle cadenti.
“L’occasione era favorevole: le stelle cadenti, un po’ di romanticismo, magari si distraeva, gli tornava il desiderio di guardarmi, di fare l’innamorato… dopo tanto tempo. L’occasione poteva aiutarlo… dopo tanto tempo”, pensava Adriana. Luigi aveva gentilmente declinato le avances, l’aveva invitata a seguire gli altri. Gli aveva risposto che non le pesava restare con lui, avrebbe preferito anche lei un po’ di tranquillità se solo lui l’avesse voluta con sé.
Non l’aveva voluta.
“Si poteva andare insieme, io e lui, al concerto di Corigliano. mi invita ad andarmi a divertire con gli altri. Mi dice di approfittarne, che con lui mi annoierei”

«A Melpignano ci saranno più di centomila persone…», disse Gina, mentre la discussione era caduta sulla “Notte della taranta”;
“Preferirei la compagnia di uno a quella di centomila. Poi con lui potrei stare anche in mezzo ad altri centomila, sarebbe ugualmente come stare da soli”.
«Chi ce la fa fare a immergerci in quella bolgia…», cercò di dire Assunta, timidamente.
La sua perplessità fu contraddetta senza riserve dai più giovani.
«C’è Caparezza, con le sue interpretazioni sarcastiche e surreali…», disse Gianrocco:
Vieni a ballare in Salento, Salento, Salento… il canto delle ultime estati;
«Chi non vuole venire può sempre guardarla alla televisione, su Telenorba…», aggiunse sarcasticamente Riccardo.
«È impareggiabile anche la magia del luogo, l’atmosfera straordinaria che circonda l’evento…»;
«La chiesa e il convento degli Agostiniani immersi nell’atmosfera della “Notte della taranta” sono una suggestione esclusiva, inimitabile…».
Frammenti di conversazioni che Adriana non ascoltava più. Sarebbe andata anche lei a vegliare la Notte della taranta; avrebbe preferito mete e occasioni più tranquille che coinvolgessero anche Luigi, o solo lei e Luigi in compagnia di Assunta e Tommaso.
Il pensare divagante di Adriana fu interrotto dall’inattesa proposta di Riccardo:
«Andiamo a fare una gita in barca. Potremo guardare le stelle cadenti nel silenzio e nel buio assoluto del mare, lungo la costa».

Ci andarono con due barche. Sulla prima salirono Riccardo, Rita, Adriana e Rocco, sulla seconda gli altri cinque. Dal porticciolo tagliato nella roccia dove le barche, come in una bomboniera, si cullavano placide al ritmo della pigra risacca, si diressero a nordest, lungo la costa che va verso Otranto, oltre le luci che illuminano il paese, nei pressi di un’insenatura dove il buio era più fitto e si stava riparati dalla fresca brezza che soffiava dall’alto della serra.
Sulle barche si facevano confidenze. Si parlava piano per paura di disturbare la quiete del momento, quell’atmosfera sospesa che era un misto di attesa e di tempo interrotto. Non si sentiva neanche lo sciabordio delle onde sulle carene. Nell’insenatura il mare era liscio, privo di increspature, solo al di là del piccolo promontorio che riparava la baia dalla tramontana i riflessi argentini della luna facevano intuire l’azione del vento. A intervalli irregolari da una barca all’altra, distanti una ventina di metri, ci si scambiava qualche breve frase; dopo si udirono soltanto gli ooohhh di meraviglia a ogni scia di meteora intravista nel cielo.
Adriana e Rocco stesi a prua sul fondo della barca si scambiavano impressioni sulle loro letture preferite.
«La Maga, in Rayuela di Julio Cortázar, racchiude in sé il senso della vita e della morte. È un personaggio vitale e tragico allo stesso tempo, pieno di risorse e problematico, enigmatico, sfuggente; ma è l’unica, come dice l’Autore, che in fondo sa che “per arrivare al Cielo servono solo un sassolino e la punta di una scarpa”», diceva Rocco, e mentre le parlava sentiva per Adriana una forte attrazione, un desiderio irrefrenabile di baciarla.
Quella sera la Maga era Adriana, enigmatica, sfuggente, che avrebbe saputo come far salire in cielo l’uomo che le stava accanto. Avrebbe saputo ma non ne aveva alcuna intenzione e se ne stava immobile sul fondo della barca. Anche Rocco se ne stava immobile. I loro corpi si sfioravano, non osava toccarla e allora parlava. Le parlava della Maga e di Horacio Oliveira, loro ambedue sudamericani, portegno lui e uruguagia lei, della vita da bohemien negli anni Sessanta del secolo passato, trasportati dagli eventi, interamente assorbiti dalle vicende del piccolo circolo di intellettuali dove si parlava di metafisica, si ascoltava musica jazz, ci si ubriacava, del loro incontro parigino, dove niente era reale, tutto era simbolo e si scavava a fondo su qualsiasi questione senza arrivare a niente di concreto, stando sempre al di qua della verità, inconsapevolmente. Solo la Maga sembrava conoscere qualcosa che sfuggiva a tutti gli altri, Horacio compreso.
“Non faceva freddo, però il corpo della Maga gli scaldava la gamba e il fianco destro; si scostò a poco a poco, pensò che la notte sarebbe stata lunga”.
Rocco si avvicinò al corpo di lei, sentì il suo calore; lei non si mosse. Ne fu incoraggiato; le accarezzò la mano distesa lungo il fianco e si voltò a guardarla. Adriana aveva gli occhi chiusi, lo ascoltava assorta, presa dalla figura della Maga che “sapeva come arrivare al cielo”.
“Come si arriva al cielo? – pensava Adriana – Quale forza magnetica devi possedere, quale pienezza per vivere almeno la vita che ti è data, e comprenderla, per comprendere le pene di un uomo, per alleviarle e rasserenarlo facendolo camminare al tuo fianco? …”.

In quel momento un ooohhh prolungato si levò dall’altra barca. Una lunga scia luminosa stava solcando il cielo da oriente a occidente, larga e resistente. Erano le 0.23 dopo la mezzanotte.
«Esprimi un desiderio», disse Rocco, e sullo slancio di quelle parole, senza pensarci, le diede un bacio sulla bocca. Adriana non oppose resistenza, gli offrì le sue labbra e con un gesto naturale del braccio destro portò la sua mano sulla schiena di lui e ne accompagnò il movimento. Dopo il primo bacio si guardarono negli occhi, increduli che fosse successo eppure consapevoli che fosse inevitabile. Non si dissero niente e continuarono a baciarsi in quel modo tenero e coinvolgente che sperimentano i ragazzi quando nel bacio esauriscono la loro sessualità adolescenziale.
“Una barca color vinaccia, Maga, ma perché non ci siamo saliti quando eravamo ancora in tempo?”
Rocco e Adriana nei lunghi silenzi delle effusioni che si scambiavano, tra una stella cadente e un’altra, non esaurirono il reciproco desiderio tra baci e tenerezze. Al riparo di un plaid steso sui loro corpi, silenziosamente, riparati dietro la piccola cabina di pilotaggio dagli sguardi della coppia che si era sistemata a poppa, ebbero un lungo-tenero-lento amplesso che li lasciò senza forze e senza domande.
“Ci conoscevamo appena e già la vita ordiva quanto era necessario per farci allontanare minuziosamente”.

Al termine del concerto Luigi e Tommaso si concessero un bicchiere di vino in un bar sulla piazza del paese.
Alle 0.23 la loro attenzione fu attratta da una vistosa scia luminosa che solcava obliquamente il cielo da est a ovest, appena appena sfocata dalle luci della piazza.
«Per ogni stella che cade bisogna esprimere un desiderio», disse Tommaso sorridendo, ripensando alle tante volte in cui lo aveva fatto da giovane insieme a qualche ragazza, nelle periferiche notti torinesi male illuminate.
Luigi non rispose subito. Prese il calice di vino ancora mezzo pieno, lo alzò con un movimento solenne, quasi ieratico, ne centellinò un sorso e si trovò a esprimere un desiderio, pensando a sua moglie Adriana. Dallo stupore si riprese quasi subito e rispondendo all’invito di Tommaso, in tono deciso, replicò: «Non è solo tempo di desideri, adesso; è tempo di riparazioni», e si meravigliò ulteriormente delle sue parole.

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10 commenti »

  1. Dolce, delicato, romantico…. molto poetico!

  2. Bello ritrovare atmosfere e paesaggi familiari… quasi si sente l’affetto dell’autore per questi luoghi, idealizzati, sognati forse…

  3. stranisce un po’: sembrerebbe un racconto che parla di adolescenti e scappatelle notturne, al mare o in giro per feste e concerti… invece allafine ne emergono le frustrazioni e i sogni di un mondo adulto, altalenante tra una realtà un po’ apatica e sogni di romanticismo. Interessante!

  4. Delicato, dolcemente nostalgico e addiritura romantico. molto piacevole.

  5. In fuoco del racconto sta nella magia della notte e dei personaggi evocati. Magiche sono le rievocazioni letterarie di cui si nutrono Adriana e Rocco, nelle quali si inserisce il loro inatteso rapporto. Ma come tutte le situazioni magiche quel fugace incontro tra due anime è destinato a interrompersi perchè sulla barca quelle anime ci sono salite troppo tardi, il loro tempo era scaduto e le loro vite erano destinate ad allontanarsi minuziosamente.

  6. Quel “ma perché non ci siamo saliti quando eravamo ancora in tempo?” suona strano e li per li non capisci. Qualche riga dopo si svela tutto. Come ha detto Gabriele ti aspetteresti dei ragazzini e invece sono adulti, gia stanchi in un certo senso.
    Mi ha disorientato un po’ l’inizio, la terminologia usata nella descrizione, mi sembra non leghi troppo con lo stile più sciolto che invece prende il racconto.
    Però nel complesso mi è piaciuto.

  7. Grazie, Daniele, per aver letto e commentato il racconto. Sono anche contento che ti sia piaciuto.
    Ho considerato seriamente il tuo rilievo, tuttavia non trovo le differenze di registro stilistico che indichi. Ti ha disorientato lo stile o l’atmosfera del luogo descritto? Quanto a questo è proprio così, atmosfere orientaleggianti in un sito che è testimonianza diretta del rapporto tra Oriente e Salento.
    E poi la Maga e quel “…ma perchè non ci siamo saliti quando eravamo ancora in tempo?
    Con la citazione ho voluto rappresentare la difficoltà della relazione occasionale tra i due protagonisti; una relazione finita prima di cominciare, effetto della magia di quella specifica sera, di quelle particolari condizioni che, con il loro speciale fascino, hanno stregato A. e R.
    Se ne hai vogia e ti fa piacere possiamo continuare a parlarne.

  8. Mi piace l’ambientazione, la barca, le stelle, ma soprattutto il mare, mutevole come l’amore!

  9. Il palcoscenico è stupendo ed è galeotto, asseconda il desiderio di realizzazione affettiva dei protagonisti, ma già nel momento dell’abbandono c’è in loro la consapevolezza che non ci sarebbe stato un seguito: su quella barca ci erano saliti trppo tardi.

  10. Si legge tutto d’un soffio, leggero,soave, pieno di visualizzazioni descritte con sentimento e trasparente attaccamento alla propria terra d’origine.

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