Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2022 “La bouillabaisse” di Valentina Braccini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022

Mariangela aveva appena messo nel carrello una grossa confezione di pasta all’uovo quando si sentì urtare. Alzò lo sguardo e incontrò quello di una donna che abbozzò un gesto di scuse prima di filare via e scomparire nel corridoio successivo. Le conosceva le donne così, quelle che rincorrono il tempo, che conoscono a memoria in quale preciso corridoio e scaffale trovare cibi e stoviglie prescelti e che si sbrigano, come se dovessero fare la spesa in apnea. Mariangela però apparteneva a un’altra categoria. A lei piaceva fare la spesa: ciondolare per i corridoi alla scoperta di nuovi prodotti, comparare le offerte e immaginare nuove ricette mentre a poco a poco le capitavano tra le mani un cestino di fragole o un taglio di pesce particolare. Ma era una passione che coltivava da sola ormai. Suo marito si spazientiva subito e all’ennesima interminabile sosta davanti al banco delle verdure cominciava a sbuffare e guardare l’orologio, e i ragazzi ormai erano troppo grandi per accompagnarla. Così, Mariangela si godeva con tutta calma la prevedibilità di quei lunghi corridoi, che a lei trasmettevano sempre un senso di quiete.  Tutto quell’ordine, la gioia semplice ma non scontata di avere qualsiasi cosa a portata di mano, e quell’infinità di ricette in potenza che le frullavano in testa, la mettevano sempre di buon umore.

Ma non solo, il supermercato era anche un ottimo luogo dove condurre i suoi personalissimi studi sociali. Aveva capito molto sulla cultura e le abitudini delle persone, semplicemente osservando con attenzione la moltitudine di clienti che le sfrecciava intorno.  Aveva imparato a classificare gli acquirenti in base al tipo di spesa che facevano. Ad esempio, sapeva che se in quel momento si fosse diretta al reparto surgelati avrebbe sicuramente rivisto la donna che l’aveva urtata. Mariangela svoltò dunque l’angolo con passo placido e si complimentò con sé stessa per averci azzeccato un’altra volta. La donna era lì, stava mettendo una pizza surgelata dentro il carrello. C’erano poche cose che per Mariangela potessero giustificare l’acquisto di cibi pronti surgelati, e riteneva che coloro che li mangiavano non potessero essere tanto diversi dal sapore di quei piatti: un pallido riflesso della vera pietanza, cucinata di fresco. Mariangela esaminò meglio la signora.

La donna, sulla quarantina, era avvolta in un giaccone scuro, troppo largo per lei, il volto pareva grigiastro alla luce dei neon e i capelli erano raccolti in una coda un po’ flaccida a metà nuca. Mariangela diede uno sguardo al carello mezzo vuoto: una bottiglia di vino, una lattina di passata di pomodoro, un anonimo pacco di pasta e una confezione di merendine al cioccolato. In quel momento la signora aveva aperto lo sportello in uno degli scaffali in alto e per un istante Mariangela vide il suo riflesso sfocato nella superficie di vetro. Forse era stata troppo severa, dopotutto. E mentre la donna scivolava via, verso una delle casse, Mariangela si fermò davanti allo sportello che era appena stato aperto. Cosa aveva acquistato? Il suo occhio critico cadde su una confezione su cui campeggiava l’immagine di una succulenta zuppa di pesce. Si sorprese ad allungare la mano per prenderla. Era come un canto di sirene, che la chiamava da un’altra dimensione. Non era tanto il contenuto in sé ad averla attratta, ma il nome della pietanza. La bouillabaisse. Quell’insieme di sillabe le provocò una fitta allo stomaco. Sentì salire alle narici il profumo speziato dello zafferano e della cipolla appena appassita in padella, e quello più pungente del pesce fresco. Mariangela non era più nel supermercato.

Aveva ventisei anni meno ed aveva appena versato in una ciotola la sua zuppa fumante. Aveva finito in tempo; dopo un lungo respiro si era permessa di rilassare le spalle: era un po’ sudata e i capelli le facevano prudere la testa dentro la cuffietta, ma era riuscita a non macchiare troppo il grembiule ricamato. Se solo sua madre avesse potuto vederla, pensò, sarebbe stata orgogliosa di lei. Mariangela l’aveva sempre ammirata perché era una di quelle donne eleganti, che sgobbano tutto il giorno e che però, alla sera, sembra che abbiano passato la giornata a oziare e rilassarsi. Poi il giudice si era avvicinato, e lei gli aveva porto il piatto, accennando un sorriso. Il tumulto dentro di sé si era placato, il piatto era riuscito, era tranquilla. L’uomo aveva preso una piccola cucchiaiata di brodo e l’aveva tenuta in bocca per quella che le era parsa un’eternità, come faceva a non deglutire dopo tutto quel tempo? Poi lui aveva mandato giù il boccone con una leggera smorfia e aveva posato il cucchiaio, stizzito: “Insipida”. Con quell’unico commento aveva liquidato il suo piatto ed era passato al candidato successivo.

Mariangela aveva ripercorso freneticamente tutti gli ingredienti, tutti i passaggi, nella sua testa. Eppure non riusciva a capire: aveva fatto tutto per bene. Aveva tagliato, dosato, e cotto con la precisione di un alchimista. Si disse che non aveva nulla da rimproverarsi. La sua zuppa era una buona zuppa, un’ottima zuppa. Poi però, nei giorni seguenti, quel piccolo commento aveva iniziato a farsi strada dentro di lei, ad acquattarsi negli angoli più remoti della sua mente per balzare fuori nei momenti meno opportuni. E ogni volta lo aveva combattuto: una piccola delusione non poteva certo definire la sua vita, e così ricacciava indietro quello che era diventato prima un sospetto, poi un timore, e col passare del tempo, quell’interrogativo si era trasformato in un’inquietudine sorda, che talvolta la teneva sveglia la notte, e di cui non riusciva neppure più a rintracciare l’origine, presa com’era, in quel frullatore che è la vita.

I bip-bip della cassa, il brusio della musica di sottofondo, lo scorrere dei carrelli, la riportarono al presente. Non aveva più cucinato una bouillabaisse dopo quella volta. Mise la confezione nel carrello. Avrebbe avuto esattamente il sapore che si aspettava.

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2 commenti »

  1. All’inizio mi ha ricordato un po’ le teorie fisiognomiche del Lombroso, con la protagonista che etichetta gli altri personaggi del supermercato. Bello il deja vu, anche se dal sapore “amaro”. Mi è piaciuto!
    P.S. la bouillabaisse è ottima

  2. Grazie per il commento. Eh sì, la bouillabaisse è un piatto un po’ speciale!

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