Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2020 “Il tocco del potere” di Eva Melodia

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2020

Il sole si è fatto rosso. “Andiamo”, disse la madre.
Mi carico di zaino, borraccia e sistemo le armi sotto la cintura, felice di vedere il falco di Houg volare sopra di noi: ci seguirà per raccontare della nostra impresa.

Morbide foglie d’autunno si piegano sotto i nostri passi.
“Qui inizia la salita” indica la Madre. Alzo lo sguardo al percorso e lo memorizzo. A breve ci sarà solo il buio e la guida opaca di una luna calante.

Nessuna ha voglia di parlare. Troppi pensieri cui dare ascolto, troppe risposte da trovare prima che sia domani.
Non desidero questo destino e mi tormento. L’essere padroni del proprio vivere è tutto ciò che conta.
Ho paura. Mi duole un ginocchio e ho il ciclo. Tra le prescelte sono quella messa peggio.
Così risalgo la colonna e raggiungo Methì, la Madre. Nel suo affanno trascina il bastone di mogano. “Appoggiati a me”.
“Perché hai scelto anche me, Madre?” oso chiedere. Nera foresta, c’è solo il luccichio dei riflessi di luna negli occhi degli insetti. Lei sbuffa. La mia domanda la disturba, è sciocca e inutile. Piega il viso verso terra, non mi risponderà.

La strada si fa ostile, i sensi non bastano. Scivolo, cado, il sentiero rivela insidie ad ogni passo.
“Cercate di non morire del morso di un serpente o per cose ancora più stupide” bisbiglia.
Veniva tramandata come una fiaba la storia della prescelta che cadde dalla scarpata. Il telo funebre, dipinto di oro e nero perché aveva fallito, avvolse solo che dei brandelli.
Mi viene in mente e rabbrividisco. Voglio tornare, viva.
Penso a Lyhà, giovani occhi che hanno bisogno di me. Devo assolutamente tornare.

Salendo, l’umidità del terreno lievita e ci avvinghia. Presto verrà il freddo pungente, stagnante, quello che solo i lupi sopportano. Se sopravvivo, decido, sarà il lupo la mia guida.
Flebili rumori della foresta, ascolto i sospiri degli animali disturbati dal nostro incedere tra le ombre della notte.
“La terra ci proteggerà” dice Lyhs. Pietrifica il suo terrore come può. Provo rabbia e compassione. All’alba saremo tutte morte, tranne una.

Sento addosso lo sguardo degli Dei, la loro curiosità annoiata che mi mortifica. Questo rituale è davvero crudele, inutile, selvaggio.

Proseguiamo tra i rami che si allungano, ci sfiorano, ci graffiano. Le pozze d’acqua s’infrangono al nostro passaggio.
Lasciamo il bosco alle spalle. La Madre si fa strada nella radura, noi assistiamo con occhi stanchi e incantati.
Qui invoca la bestia, nel nome del nostro popolo senza guida, mentre scalza riceve l’energia della terra.
Nel profondo della notte appare il gigantesco falò che tutto genera. Il fato magico si compie, ancora una volta.
Calore improvviso, devastante. Mi abbaglia tanto che devo nascondere gli occhi. Il respiro si fa veloce, la paura mi travolge.

Mi posiziono oltre la Madre, formando un semicerchio con le mie sorelle. Ora che posso vedere i loro volti, scambio con loro il triste addio, eco del mito di un luogo lontano dove un giorno ci ritroveremo.

Il Tigre appare. Finalmente, l’agonia e poi la fine.
Grande come dieci tigri terrene, con occhi di fiamma e artigli uncinati di metalli arcani, ruggisce. Sono stordita, un fischio assordante mi sfonda la testa.
Il Tigre abbassa mesto il capo. La Madre cede il suo potere con un tocco di luce sul suo muso, poi svanisce, fattasi fumo. Questa magia è così incantevole da dare senso al nostro sacrificio?

“Per Ilith!” grida Yenneh e si scaglia, in mano il coraggio e un minuscolo coltello.
Il Tigre si volta. Ha zampe grosse quanto me. Solleva l’esile donna da terra scaraventandola nel buio e io sento l’ultimo gemito. Ora è corpo senz’anima, slegato, immobile, straziato.

Ci lanciamo tutte. La bestia è il nuovo orizzonte, incubo che ottenebra le speranze.
Stringo in mano una spada ridicola. Ad ogni colpo sferrato sento la vita allontanarsi, comprimersi.
Non mi fermo, non penso, non posso. Le urla di strazio che odo sono la vita delle mie compagne che vola via, per sempre. Nasco guerriera e quindi combatto, ma quelle fauci hanno già sbranato anche me, spirito terreno.

Forza che cresce, mi bruciano i polmoni. Pianto la spada nel torace della bestia che si è abbassata. Quando si rialza resto disperatamente appesa all’arma con cui l’ho ferita.
Lacrime. Le voci delle mie compagne sono sempre meno, piango i miei morti.
Cerco il pugnale e squarcio il manto di pelliccia. Il Tigre neanche lo sente. Lascio la spada e affondo l’ultimo stiletto.
Sono sospesa, in trappola, non so che fare. Lascio allora i pugnali alla bestia e cado di schiena, rassegnata.

Siamo rimaste in due. Inhet è paralizzata davanti alle cavità fiammeggianti, occhi d’inferno che oscurano la mente.
Libero Inhet chiamando il Tigre con un urlo di guerra, la vallata risponde.
Giudizio mortale, adesso guarda me. Mentre soffia aria di vulcano dalle possenti narici, la sua scelta si compie. Un batter di ciglia e Inhet non c’è più.

Cado in ginocchio, il mio cuore è morto con tutte loro.
La bestia è domata da me, la nuova Madre.
Abbassa il capo e attende il mio tocco.

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10 commenti »

  1. Un racconto originale, potentissimo e suggestivo. Bello anche perche’ non lascia riferimenti di spazio e tempo con cui collocarlo, ci porta fuori dagli schemi di cui abbiamo bisogno per leggere il mondo.

  2. Complimenti per la scelta dello stile “fantasy”. Leggendo il racconto ho avuto la sensazione di avere tra le mani la pagina “strappata” da un romanzo . Un romanzo che leggerei volentieri. Molto brava!

  3. Buongiorno, grazie Monica del tuo incoraggiamento. In effetti ho immaginato il seguito di questo racconto. Sto lavorando ad altro al momento, ma non è detto che non sia il prossimo romanzo. Sempre se ne finisco almeno uno prima o poi! 😀

  4. Grazie Marco Florida. Ho avuto dubbi sul pubblicarlo qui, visto che il fantasy è un po’ demodé. Sono felice che sia piaciuto.

  5. Un racconto potente, ti immerge in quelle parole graffianti e ribelli.
    Una scrittura piena di ritmo dalla quale non riesci a distaccarti.
    La forza della sopravvivenza protegge inesorabilmente l’amore.
    Bellissimo!

  6. Un fantasy ben strutturato. L’ambientazione notturna è coerente con l’atmosfera di crescente pericolo che avvolge i personaggi femminili. Costruita con sapienza anche la trasformazione della protagonista, che supera le fragilità e insicurezze iniziali per affrontare, ligia al dovere, la battaglia contro il male (“Nasco guerriera e quindi combatto”).
    Una lotta che la vedrà vincitrice in virtù del coraggio e generosità dimostrati. Faccio i miei complimenti all’autrice.

  7. Tanta adrenalina, ma anche una sorta di rassegnazione: la nostra protagonista sapeva che sarebbe rimasta sola… non solo glorie, ma tante responsabilità! Sicuramente ne sarà all’altezza. Il fantasy è stato il mio primo amore, che belle emozioni, da rivivere <3

  8. Non sono un cultore del genere, ma sono passato a leggerti e “il luccichio dei riflessi di luna negli occhi degli insetti” mi è piaciuto. Adesso cercherò di scordare tutto il resto, altrimenti questa notte non prendo sonno. Non volermene.

  9. All’autrice un plauso per averci fatto ascoltare l’eco di un rito di passaggio, qualcosa di prettamente maschile nell’esperienza umana, qui compiuto da donne, e in modo così inesorabile. Sarebbe interessante approfondire. Scoprire cosa c’è oltre il frammento, a quale civiltà appartengano le donne. Sono forse amazzoni provenienti dal mito, oppure sopravvissute, sole abitanti di un mondo che ancora non conosciamo? Mi auguro ci sarà un seguito. Intanto, i miei complimenti.

  10. Adoro questo racconto! Non credo che il fantasy sia demodé, ma forse sono di parte, leggendo io in prevalenza fantasy. Comunque mi associo a quanto già detto da altri, bella atmosfera, immagini potenti e suggestive, ci si sente catapultati nella storia che si svela man mano, passo dopo passo, paragrafo dopo paragrafo. Una storia che coinvolge fino alla fine e lascia con la voglia di scoprire di più di questo mondo, di questa usanza e della protagonista, unica sopravvissuta a questa battaglia sacrificale per e contro il Tigre. Complimenti!

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