Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2018 “Mago Chiò” di Rita Poggioli (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

C’era una volta, in una piccola isola, un mago che non sapeva far uscire i conigli dal cappello, né preparare colorate pozioni magiche e neanche trasformare, con un tocco di bacchetta, ranocchi in principi.
L’unica magia che riusciva a fare era scalare torri, fortezze, fari, campanili, castelli con grande agilità. Quando saliva su, era così veloce e sicuro che sembrava che i suoi piedi si piantassero nel muro, per questo motivo si faceva chiamare Mago Chiò (chiodo).
Non era né bello né brutto, né alto né basso, né magro né grasso, ma attirava l’attenzione di chiunque se lo trovasse di fronte perché era un personaggio un po’ bislacco, sia per la sua andatura goffa e dondolante, che per il suo modo stravagante di vestire. Sopra i pantaloni bianchi metteva una lunga casacca dello stesso colore, stretta in vita da una corda legata a doppio. In testa portava tutto l’anno un pesante cappello nero, che si calava fin sopra gli occhi e che allacciava stretto sotto il mento. Ma ciò che completava il suo abbigliamento erano due oggetti che portava ovunque. Il primo pendeva dalla sua cintura ed era un contenitore con tanto di tappo, dove aveva messo della vernice bianca e un pennello. Il secondo lo stringeva sempre in mano ed era una vecchia trombetta scassata, che aveva preso chissà dove o rubato a chissà chi, che annunciava con un segnale stridulo e inconfondibile il suo arrivo.
Quando andava per le campagne, si faceva precedere dal suono della sua trombetta e i contadini lo riconoscevano da lontano e si passavano parola: ”Attenzione, arriva il mago!”.
Talvolta facevano finta di non accorgersi di lui e gli lasciavano rubare qualcosa da mangiare dai loro campi, per sfamarsi. Altre volte lo rincorrevano arrabbiati, gridando di lasciare ciò che aveva preso. Per tutta risposta il ladruncolo suonava la sua tromba, dileguandosi in fretta. Sicuramente non aveva tutte le rotelle a posto, ma quando saliva in alto, tutti lo guardavano incantati perché pareva riuscisse quasi a toccare le nuvole. E sapete cosa faceva ogni volta che arrivava lassù in cima?
Tirava fuori il pennello e con la vernice bianca, a lettere cubitali, lasciava la sua firma:
MAGO CHIO’.
Scriveva lentamente e si impegnava tanto perché, dovete sapere che lui non era mai andato a scuola e quelle erano le uniche parole che sapesse fare. Ma dopo tutta quella fatica, com’era bello accorgersi che tutti, guardavano verso l’alto e parlavano di lui.
– Ehi guardate lassù!
– Che coraggio!
– Ma come avrà fatto?
– E’ eccezionale!
-Chi è?
-Dicono che si chiami Mago Chiò!
Qualcuno si meravigliava della sua capacità, perché le sue imprese sembravano incredibili, ma non potevano certo esserci dei dubbi, perché una volta arrivato a centinaia di metri d’altezza, ad un passo dal cielo, lasciava il suo nome.
Era abituato da sempre ad essere l’ultimo, ma quando si arrampicava, si trasformava in Mago Chiò, il meraviglioso funambolo.
Fu proprio all’apice del suo effimero successo che conobbe Eleonora, una ragazza bellissima e se ne innamorò perdutamente, al primo sguardo.
Il suo cuore conobbe un’emozione nuova, mai provata prima e giorno e notte pensò come poterla conquistare. Sapeva che non sarebbe bastata semplicemente una dichiarazione d’amore e neanche una romantica serenata. Si accorgeva di non essere bello, né intelligente, né elegante, quindi decise che avrebbe compiuto per lei un’impresa straordinaria, al confine dell’incredibile, che l’avrebbe certamente sbalordita e lo avrebbe fatto apparire come un eroe coraggioso e forte.
Pensò di scalare le fortezze del suo paese e una volta arrivato in cima di scrivere, con la solita vernice bianca non il suo nome, ma quello dell’amata, in modo che tutto il paese potesse vederlo dal basso. Pensò a lungo a quale zona delle mura scalare, poi decise che si sarebbe arrampicato sul bastione del Forte Stella, dalla parte del faro, indubbiamente quella più a picco sul mare. Non lo spaventava assolutamente salire fin lassù, l’importante era che la scritta fosse leggibile da quanta più gente possibile e lassù l’avrebbero potuta vedere anche coloro che, con la nave, arrivavano per mare nell’isola. Mago Chiò però sapeva scrivere soltanto il suo nome, come poteva fare?
Per fortuna da qualche tempo era diventato amico di un illustre pittore di Livorno, un certo Telemaco, che pazientemente accettava di portarlo in giro con sé e sapeva sopportarne le sue stramberie con disinvoltura.
Il mago chiese al pittore di insegnargli a scrivere il nome della ragazza di cui era innamorato, e lui glielo scrisse in un grosso cartone, in modo che potesse trascriverlo molte volte fino ad impararlo a memoria.
Ricopiò mille volte quel nome finché non fu sicuro di saperlo scrivere alla perfezione e poi si sentì felice come se avesse scalato la torre più alta del mondo. Era sicuro che Eleonora, appena avesse visto il suo nome sulle mura, avrebbe ricambiato il suo amore.
La ragazza, quando seppe che un famoso mago era perdutamente innamorato di lei, pensò alla fortuna di essere stata la prescelta tra tante e volle subito incontrarlo, immaginandolo bello, ricco e famoso.
Quando però se lo trovò davanti, prima lo guardò ben bene, poi sorridendo gli chiese:
– E voi sareste il celebre mago?
– Sì signorina, sono proprio il Mago Chiò. – le rispose lui, sicuro di sè
– E che tipo di magie sapete fare?
– Mi arrampico molto in alto.
– Tutto qui? – chiese lei
-So scalare torri, campanili, fortezze e castelli.
-E poi che fate?
-Dopo essere salito su, scrivo sempre il mio nome: Mago Chio’
– E come lo scrivete?
-Con il pennello e la vernice bianca. Vedete ce li ho qui. – disse toccando il contenitore che teneva appeso alla sua cintura.
-Scommetto che sapete scrivere solo questo…
– No, scriverò il vostro nome sul bastione più alto delle Fortezze.
Eleonora, guardandolo fisso, cominciò a ridere a crepapelle. Più lo guardava e più rideva, senza riuscire a smettere.
Mago Chiò per un po’ la fissò stupito, poi senza salutare si allontanò, deluso dal comportamento della ragazza, che si era presa chiaramente gioco di lui.
Quella notte, annunciato dalla sua trombetta, il funambolo cominciò la scalata del Forte Stella, accanto al bellissimo faro che guardava verso il golfo. Arrivato in cima, prese il pennello e fece una lunga linea bianca verticale, poi si fermò perché non ricordava più le lettere che avrebbe dovuto scrivere.
Il giorno dopo Eleonora, che aveva visto quel segno sul bastione, lo cercò e gli chiese:
– Come mai non avete scritto il mio nome?
– Ho bisogno di tempo. Lo farò sicuramente stanotte. – rispose il mago
– Non importa – ribatté la ragazza – tanto domani lascerò per sempre quest’isola e raggiungerò la città, dove andrò in sposa ad un ricco signore.
Mago Chiò, sentendo quelle parole, rimase mortificato, ma non si perse d’animo e le rispose mettendosi una mano sul cuore:
– Prima della vostra partenza, scriverò sulle fortezze per voi, lo giuro.
Per tutto il giorno si preparò, copiando e ricopiando quello che avrebbe dovuto scrivere quella notte, poi si incamminò verso le mura. Salì velocemente, come solo lui sapeva fare, e una volta su, cercò di completare ciò che aveva scritto la notte precedente.
Alla fine del lavoro era molto stanco, ma contento e se ne tornò a casa.
La mattina dopo Eleonora partì per raggiungere la città dove si sarebbe sposata. Durante la traversata, si affacciò all’esterno della nave, spinta dalla curiosità di vedere cosa ci fosse scritto sul bastione.
Sul muro c’era il nome del mago e non ne fu sorpresa. In fondo non si aspettava niente da quel pezzente, ma quando un raggio di sole illuminò le mura, il suo cuore ebbe un sussulto. Poco sopra la firma apparve un messaggio per lei: ADDIO AMORE
Chissà se la vernice di quello strano personaggio era davvero magica?
Da quel momento Mago Chiò diventò invisibile, fu cercato ovunque per mare e per terra, ma nessuno lo vide più, forse sparì per sempre dentro la leggenda incantata che lui stesso si era creato e che oggi vi ho raccontato.

 

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3 commenti »

  1. Bellissimo! sono davvero tornata bambina leggendo questa fiaba dal gusto di leggenda. Davvero di cuore tanti complimenti per questo delizioso racconto

  2. Grazie LauraBi, mi fa sempre molto piacere toccare le corde di grandi e piccoli con una fiaba.

  3. Grazie a tutti quelli che stasera racconteranno la fiaba di Mago Chiò ai loro bambini. A mia figlia piaceva così tanto che me la chiedeva ogni sera, prima della buonanotte.

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