Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2016 ”Ma il bosco era scuro l’erba già alta…” Una storia ai confini della realtà – di Iside Del Fabbro

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

Sono stanca, sono stufa. Sono quattro ore che guido e non ne posso più. Non mi piace guidare, di notte poi… su queste strade dalla carreggiata stretta, un po’ dissestata, è molto più faticoso. Spingo sull’acceleratore, cerco di correre per arrivare presto a casa: sogno una doccia bollente, una tisana allo zenzero e il letto caldo. In ogni caso, ne ho ancora per un po’ e per tenermi sveglia alzo il volume del CD al massimo e la voce di De Andrè mi fa compagnia. Sì… magari a quest’ora non è l’ideale “Sally”, così dolce e rilassante, ma a me piace questa canzone; inserisco il “repeat” e mi concentro sulla strada. Ecco l’ultima galleria, la più buia e lunga di tutto il percorso… Non amo le gallerie e, quando devo percorrerle, cerco di farlo velocemente, senza pensare, magari cantando a squarciagola, così il tempo passa presto. Soffro di claustrofobia e ricordo ancora quando ha avuto inizio questa paura: alla fine della gravidanza di mio figlio, eravamo in chiesa per le funzioni pasquali; non c’era posto per sedersi, così ci ritrovammo lontani dalle porte, con davanti la folla che le ostruiva. Cominciai a sudare e a tremare, il mio timore era di sentirmi male e non fare in tempo ad uscire. Ovviamente ci sarei riuscita senza grossi problemi, la gente si sarebbe spostata, ma in quei momenti fermare il pensiero e ragionare è complicato; così, da allora rifuggo gli spazi troppo stretti, la folla, e se devo per forza starci in mezzo, cerco di fare tutto in fretta e uscire presto all’aperto. Sono sopra pensiero, quando improvvisamente vedo passare qualcosa davanti agli occhi; mi scuoto e fisso davanti a me, ma non vedo niente. Boh, penso, sarà la stanchezza… ma ecco ancora, un’ombra bianca che attraversa velocemente la strada e istintivamente mi fa rallentare. Cos’è quella cosa? Non capisco più niente, la mia mente è alla ricerca di una risposta plausibile ma non la trova; improvvisamente, sul lato sinistro si materializza una persona che cammina lentamente e viene verso di me. Ma che ci fa di notte, in galleria, a piedi, questo qui? È completamente fuori di senno? Non faccio in tempo a formulare il pensiero che è già davanti all’auto; prontamente sterzo verso destra e un clangore di lamiere mi lacera il cervello. Per un attimo non capisco più nulla, poi lentamente scendo dalla macchina e mi guardo intorno. Non c’è nessuno. No! penso sconsolata, sono fuori del tutto. Attribuisco la colpa alla stanchezza e, visto che guai grossi alla macchina non ce ne sono, mi giro per risalire e riprendere il cammino; ma ecco che proprio lì, dietro alla macchina, un po’ nascosto, c’è un’apertura nella roccia. Mai vista, penso. Se la curiosità è femmina, allora io sono la quintessenza della femmina. Non resisto e mi infilo in questo pertugio, un po’ stretto a dire il vero, e mi stupisco di come le mie gambe si muovano, di come sono tranquilla. Boh, misteri. Dopo diversi minuti di cammino, l’apertura si amplia e, improvvisamente, mi trovo all’aperto e mi rendo conto di essere dall’altra parte della galleria. Che strano davvero, nessuno mi aveva parlato di questo luogo, eppure lo conosco come le mie tasche. Proseguo lentamente: adesso cammino nell’erba, la sento sotto i piedi, e mi dirigo verso una luce non molto lontana, che brilla dalla finestra di una casa. un po’ malconcia al chiarore della luna.

Devo capire dove sono:se c’è luce, qualcuno dentro ci sarà. Mi avvicino e, mentre sto per bussare, istintivamente guardo nella finestra. C’è una bambina accoccolata a terra, spaventata e piangente, e attorno a lei due ombre bianche volteggiano. Pare la chiamino, vogliono che vada con loro, ma lei non si muove, scuote la testa in segno di diniego, mentre le ombre volteggiano attorno sempre più velocemente, come un vortice. Non capisco più nulla, sono spaventata, perplessa, quando una luce accecante mi ferisce gli occhi e una voce di uomo mi urla nelle orecchie. “Signora, signora…sta bene? “. Sono seduta al mio posto, in macchina. Era solo un sogno, ma senz’altro molto inquietante!

Esco piano, aiutata dal signore così gentile; mentre mi spiega che sta andando in vacanza con la famiglia, che ha visto la macchina sul muro e si è fermato a prestare soccorso, una signora socchiude piano la portiera e si avvicina con un thermos da cui versa del liquido dal profumo inconfondibile. In verità non sarebbe l’ora giusta per un caffè, giacché voglio correre a casa e mettermi a dormire, ma sono ancora scossa e accetto con gratitudine la bevanda calda, che scende velocemente dentro il mio corpo e subito mi rinfranca. Decidiamo che, se la macchina funziona, io andrò avanti e lui mi seguirà piano. L’accensione è istantanea, e ringrazio mentalmente questo ferro vecchio, che non mi ha mai lasciato a piedi, neppure ora; la botta al fianco destro non impedisce il funzionamento, così piano piano esco da quell’orribile budello e sono fuori, con l’altra macchina che mi segue. Arriviamo a destinazione dopo una buona mezz’ora, io svolto a sinistra, lui prosegue: ci salutiamo con un colpo di clacson io, con i fari lui. Che carini penso, sono così rare le persone disponibili, soprattutto a queste ore della notte. Sono a casa, finalmente! Macché doccia, sono sfinita! Mi lavo un po’ e mi accoccolo subito a letto, con la boule. Dormo senza sogni; quando mi sveglio, la vita riprende e l’episodio si affievolisce nella mente. Passano alcuni giorni: una mattina, sento il rumore dell’’elicottero del soccorso sopra la testa. È una giornata splendida, come ieri, come da tanti giorni ormai. Non siamo abituati in montagna a giornate così e quando capitano, ci stupiamo e le assaporiamo con voluttà. Ovviamente l’elicottero va a recuperare qualcuno, e il mio pensiero va ai soccorritori che mettono a repentaglio la loro vita per scriteriati che vanno in montagna senza un po’ di cognizione del percorso e dei pericoli! Le notizie arrivano verso mezzogiorno. Pare che una famiglia si sia persa, hanno dato l’allarme i parenti dalla città, che non riuscivano a mettersi in contatto con loro; secondo le ultime notizie volevano raggiungere un rifugio, al quale non sono mai arrivati, e ora squadre a piedi e l’elicottero dall’alto cercano di localizzarli. Passa anche la notte, un’altra: chissà che li abbiano trovati, questo è l’ultimo pensiero prima di addormentarmi. Ed è il primo pensiero di stamattina quando mi sveglio, mentre mi stiracchio davanti al finestrone guardando la meraviglia che mi sta di fronte, queste montagne dal profilo inconfondibile che tutto il mondo conosce.

Mentre mi avvio al lavoro, vengo attratta dalle locandine poste davanti all’edicola, che riportano a caratteri cubitali la notizia: … ritrovata la famiglia dispersa. Entro e compro il quotidiano, lo apro alla sezione locale e rimango folgorata. Le foto che vedo stampate sono quelle della coppia che mi ha soccorso in galleria. Oh mio Dio! Ho le gambe di gelatina, mi appoggio al muro e tremo, mentre leggo. “Ritrovati i corpi senza vita della famiglia scomparsa l’altro ieri, caduti in un dirupo probabilmente per salvare la loro bambina scivolata; i genitori sono morti sul colpo, la bambina con fatica si è trascinata in un vecchio casolare abbandonato, e lì l’hanno trovata i soccorritori, accoccolata in un angolo, anche lei senza vita.” …

 

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7 commenti »

  1. Complimenti, mentre leggevo ho avvertito i brividi. Sembrava reale…

  2. Per un pelo non ho lasciato il tuo racconto a metà perché la tua protagonista è veramente un concentrato di ansie e paranoie, ma sarebbe stato un errore perché mi sarei persa il tuo finale da ” ai confini della realtà”. Comunque questa storia è un po’ troppo ‘ nervosa’ e l’effetto paranormale ( che ho molto apprezzato) passa in secondo piano.

  3. Grazie per il commento Patrizia…ma.. non possiamo essere tutti standardizzati…
    Ciao Iside

  4. Iside, con un nome così altro che un racconto così potevi scrivere ! a dicembre, quando inserii la prima versione del mio iniziale, fu uno dei primi che lessi e mi piacque da morire essendo io diciamo particolarmente ..dentro all’argomento e simili. Per me, era un normale soggetto , molto ben conosciuto.ora invece alzo la voce..perché il mistero, che per noi è pane quotidiano ..piace ma fa paura a molti (così realistici,poveretti!) proprio perché tale.Certo, se si vive nel mulino bianco ,inzuppando tarallucci, non si può certo prestare orecchio al rebus della vita (e della morte). Io invece ,(affrontando ogni giorno l’oscurità della mia caverna) ho capito subito dove andavi a parare..poi lo dici anche tu..’boh, misteri! quindi , non ti curar di loro ma guarda e ..continua a scrivere !

  5. Ciao Laura! Sono contenta che ti sia piaciuto questo racconto.. che da quando l’ho scritto, da quando ho messo nero su bianco le sensazioni che provo ogni volta che entro in quella galleria, per fortuna l’ansia che provavo è un pò scemata.. Ogni volta che la affrontavo pensavo che qualcosa sarebbe successo, che da “quel” punto preciso in poi nulla sarebbe stato come prima…
    Adoro tutto quello che è strano, diverso, inspiegabile, misterioso.Come dici tu…con un nome così e, aggiungo io, appartenendo al segno dello scorpione, non potrebbe essere diversamente. Buona Vita, cara!

  6. Una storia che rivisita un tema caro alla letteratura di fantasmi ‘classica’ attualizzandola e rendendola godibile anche al lettore di oggi. Al di là della trama (che è comunque molto ben congegnata) devo dire che mi ha convinto il modo in cui hai ‘raccontato’ la tua protagonista, le sue ansie, le sue paure, le sue paranoie… Brava davvero Iside.
    Sei riuscita a rendere credibile il personaggio e la sorpresa finale ne beneficia (se è vera lei allora deve esserlo anche la storia che racconta). Se ti va passa a trovarmi. Ho scritto un racconto per bambini, Eghus… Ciao

  7. Ciao Luigi e grazie per il tuo commento! Grazie per aver “capito” le paure, le ansie, le paranoie della protagonista e, se un pò di noi c’è in ogni cosa che scriviamo, in questo racconto ho messo un pò di me in lei! Ho raccolto il tuo invito e ho letto il racconto per bambini… bambini un pò grandicelli, tutti appassionati di creature fantastiche e magiche!
    Sei bravo, io non riuscirei mai a scrivere di questo! E’ un terreno difficile e bisogna muoversi con cautela: io sono un ciclone!
    Vedo anche che sei piuttosto “famoso”.. .Auguri per il tuo lavoro e, soprattutto, per la scrittura che apre un mondo fantastico a tutti coloro che la praticano!
    Hasta! Iside

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